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Pro
- il trauma, la memoria collettiva e la trasformazione di un disastro in culto rendono il manga riflessivo oltre che spettacolare
- la psicologia della protagonista è cesellata in maniera impeccabile
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Contro
- la narrazione di questo primo volume non ha un ritmo elevatissimo
- i personaggi secondari sono appena abbozzati
Il Verdetto di Cultura POP
J-POP Manga porta in Italia Gaea-Tima, un interessantissimo seinen a tema kaiju consigliato da Shinji Higuchi - co‑regista di Shin Godzilla, firmato da KENT - autore già conosciuto in Italia per l'ottimo Colorless (Musubi Edizioni). L'opera, la cui serializzazione è iniziata nel 2023 sulla rivista Monthly Young Magazine di Kodansha e attualmente vanta 6 volumi, verrà pubblicata bimestralmente nel nostro paese.
Di cosa parla Gaea-Tima 1
Un attacco devastante di un kaiju sulla cittadina costiera di Sukuba, provocando uno tsunami distruggendola quasi completamente. La protagonista, Miyako Morino, sopravvive all’attacco e, dieci anni dopo, vive nella stessa città rinata: da quando il kaiju si è inabissato, il mare è diventato fertile, e Gaea‑Tima, il mostro stesso, viene venerato come “divinità della fertilità” mentre la comunità prospera attraverso turismo e pesca. Anche Miyako sembra aver superato il trauma e produce e vende souvenir raffiguranti il kaiju.
Miyako viene avvicinata dall'esuberante Ryūgoku Matsushima, uno scienziato interessato a rintracciare il kaiju e studiarne gli effetti sull'ecosistema. Questo improvviso e caotico incontro coincide però con altro evento incredibile: la comparsa di un kaiju al largo di Sukuba. Altrettanto incredibilmente però riappare anche Gaea-Tima a difesa della città.
Qual è il rapporto fra il kaiju e Miyako? Chi è davvero Matsushima? Ma soprattutto qual è l'origine dei kaiju che si scontrano non curanti degli umani?
Cosa hanno in comune Gaea‑Tima e Monarch?
Gaea-Tima esplora temi centrali come trauma, memoria collettiva e la mercificazione del dolore. Da un lato la città trasforma una tragedia in una "trappola per turisti" dall'altro la protagonista, Miyako, è il volto di questa ambiguità: sopravvissuta al disastro, oggi vende souvenir ispirati al mostro che ha distrutto la sua infanzia. La sua vita è segnata da una contraddizione profonda, tra il desiderio di andare avanti e l’impossibilità di dimenticare.
La narrazione induce a interrogarsi su cosa renda i mostri tali e su come la società idolatri e tenda a mitizzare anche gli eventi più tragici.
In questo senso l'approccio di Gaea-Tima è molto simile ai film dell'Era Showa di Godzilla, che aveva un forte sottotesto di critica sociale, ma anche all'ottima serie TV Monarch – Legacy of Monsters in cui al centro della narrazione viene messo il rapporto profondo, spesso traumatico, tra l’uomo e i giganteschi kaiju, riflettendo su cosa significhi realmente “conoscere” un kaiju.
A metà strada fra l'action di Kaiju No. 8 e l'approccio autoriale di Asadora! di Urasawa, Gaea-Tima 1 offre sì le tipiche scene spettacolari di un fumetto di kaiju ma si prende il suo tempo per cesellare il background e la psicologia della protagonista offrendo al lettore una visione molto diretta dei suoi sentimenti rendendo così il twist sulle origini di Gaea-Tima ancora più sorprendente.
La seconda parte del volume è decisamente più ritmata mostrando anche il carattere più corale della narrazione non lesinando neanche passaggi più leggeri e grotteschi offrendo una valvola di sfogo in un contesto altrimenti carico di implicazioni.
Gaea‑Tima: un kaiju-manga dall'estetica retro-vintage
Il tratto di KENT contribuisce a rendere Gaea-Tima 1 facilmente riconoscibile. Ancora influenzato da una certa estetica anni 80 con personaggi dai tratti dolci, linee continue e melliflue e una particolare attenzione al panneggio. Le linee pulite valorizzano il ritmo delle tavole e facilitano la lettura fluida, mentre nei momenti di comic relief le espressioni vengono volutamente esagerate e rese grottesche.
Le scene d’azione sono dense e dinamiche, con neri profondi in cui si scava, e spesso occupano doppie pagine che rendono l’impatto visivo potente. Nell'ottica di questa estetica retro-vintage, lo stesso Gaea-Tima sembra un enorme pupazzone ma nel complesso il design è fresco e lontano dal cliché dei kaiju rivelando anche dettagli anatomici non indifferenti.