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Avatar di Valentino Cinefra

a cura di Valentino Cinefra

Staff Writer

Pubblicato il 06/03/2017 alle 00:00

Da un po’ di tempo si è notato, anche piuttosto palesemente, un cambiamento di rotta in una certa direzione in termini di assimilazione del videogioco da parte del pubblico. Mi riferisco alla sempre più maniacale attenzione, al limite del morboso, per gli aspetti tecnici di un videogioco. Anti-aliasing, pop-up delle texture, teraflops, effetti particellari: questi termini, insieme a molti altri, sono entrati nel linguaggio comune del videogiocatore medio.È una storia che conoscete sicuramente (perché probabilmente voi siete tra questi), e stavolta non voglio lamentarmi troppo di questa situazione, ma vorrei condividere con voi quello che è un pensiero che, negli ultimi mesi, credo che possa riassumere perfettamente la situazione.Con la diffusione di termini e metodi di approccio al videogioco un tempo relegati al mondo PC (e neanche così tanto), si è creata secondo me una scissione dell’utenza videoludica in due parti nette: gli appassionati di videogiochi, e gli appassionati di tecnologia.

L’effetto “wow” della next-genTutto inizia, col senno di poi, quando si comincia a parlare delle macchine che dovranno sobbarcarsi l’eredità della cosiddetta generazione PS360. Con un po’ di fiuto già all’epoca si iniziava a sentire che qualcosa stava cambiando, perché le discussioni sull’hardware partivano dagli stessi produttori di console.Nel giro di qualche mese, Sony e Microsoft promettevano di portare al mondo delle console in grado di emulare quasi alla perfezione l’esperienza del PC, in particolare in termini di fluidità. In relativamente breve tempo, i sessanta frame per secondo diventeranno un suffisso di uso comune, anche per chi fatica a capirne il significato. Quei due numeri e tre lettere, spesso insieme a “1080p”, diventeranno sempre più frequenti anche nelle notizie provenienti dalla stampa di settore.Fermatevi un attimo a pensare a quante volte avete letto cose come “Pinco Pallino girerà a 60fps”, oppure “Tizio afferma che LOL Simulator non girerà a 60fps”, e vi ritroverete davanti a un disagio simile a quando, da un momento all’altro, riflettete su tutte le figure barbine fatte negli ultimi anni della vostra vita. Ed è anche “colpa” nostra, in un certo senso, l’aver fomentato questa situazione. Ma di fatto, non per discolpare me o i miei colleghi, una notizia è una notizia, e se il capo dello sviluppo del gioco più importante dell’anno fa dichiarazioni simili, non ha alcun senso non riportare l’informazione seguendo una chissà quale etica giornalistica improbabile ed inventata sul momento.Sta di fatto che, e questo non devo certo spiegarvelo, da qualche anno a questa parte la console war esplode nella maggior parte dei casi con la miccia corta dei 60fps.Gli schieramenti difendono le proprie posizioni basandosi unicamente su fattori tecnici. La mia console è più fluida, la mia ha la RAM che gira in verticale e quindi carica di più, noi abbiamo il cloud gaming, noi i processori segreti da sbloccare con l’allenamento nella Stanza dello Spirito e del Tempo, e così via.La stampa, ma anche i produttori di console pensano a gettare benzina sul fuoco, perché le esclusive non ci sono, le console escono in beta e si sviluppano dopo anni, e quindi qualche carta buona bisognerà pur tirarla fuori.Fatto sta che, nel 2017, siamo allo zero comico assoluto. Mentre i titoli in esclusiva come Uncharted 4 e Horizon Zero Dawn, sviluppati da team imponenti e decisamente non alle prime armi come Naughty Dog e Guerrilla Games, fanno i salti mortali per rimanere sui 30fps relativamente stabili, qualcuno inaugura come nuova frontiera della console war il 4K (un livello di dettaglio che richiede cifre ed hardware ben superiori) e l’HDR, in questa continua corsa a sembrare sempre di più dei produttori di PC.Non voglio passare per il complottista di turno che grida “SVEGLIA!!1!!1”, ma credo che sarebbe almeno il caso di fare una buona colazione ogni tanto, ecco. Non è molto edificante ridurre il medium videogioco a una bolgia del genere fatta di schede tecniche e numeri. Neanche nel cinema succedono cose così, seppure ci siamo sempre più sedicenti esperti di fotografia e montaggio che neanche al DAMS, ma quello è un altro discorso. Ci sono voluti quattro anni, dal 2013, per iniziare a vedere qualcuna di quelle promesse di allora finalmente mantenuta, e per continuare a provarci servono delle console addirittura “nuove”. La tecnologia ha fallito, è evidente, ma per fortuna i videogiochi rimangono.E adesso parliamo di Nintendo Switch.

Ed è… scaffale!Vi sarete stancati di sentir parlare di Switch dopo l’ultimo fine settimana, ma il lancio di una nuova console (soprattutto Nintendo) è sempre una grande fonte di studio antropologico. Proprio con l’ultima arrivata della casa di Kyoto si è visto ancora una volta tutto il carrozzone di cui parlavo prima. L’unica differenza è che, vista la grande esposizione mediatica e social di Switch, tutto è stato amplificato a dismisura.Parliamo delle critiche quindi, e che critiche. Vado a raffica e un po’ a memoria cercando di ricordare le migliori che ho sentito e letto negli ultimi mesi: il mio S7 Edge ha più RAM; lo schermo portatile è 720p, scaffale; se Switch cade si rompe (come se tutto il resto dell’elettronica di consumo fosse fatto di gomma); la batteria dura solo tre ore (chissà su S7 Edge quanto dura?); non c’è Netflix al lancio (messaggio scritto da un device dei duecento che hai a casa che te lo fa vedere); e l’ultima, la mia preferita di sempre, ovvero che Nintendo Switch fa le stesse cose che fa un tablet cinese con Android.Critiche sempre sul lato tecnologico, perché di questo parliamo, che mirano per la maggior parte a ricercare le solite cose: 1080p e 60fps. Se non c’è, allora scaffale. Ad onore di cronaca, va detto che Switch è stata generalmente ben accolta, e le critiche non è che non siano venute anche per altri fattori, come la lineup di lancio e la poca maneggevolezza dei Joy-Con, per dirne due.E vi dirò di più, state pronti per lo “Shyamalan-twist” perché una parte di queste critiche viene da gente del settore, esperti di tecnologia o influencer sedicenti tali (no, non ve lo dico chi).Chi è appassionato di videogiochi, pur non apprezzando per qualche motivo Nintendo e ci sta, non può non riconoscere in Switch l’importanza che questa console avrà, ed ha già avuto per certi versi. In un momento in cui dal lato console l’offerta si uniforma ogni giorno sempre di più a quella PC, Nintendo porta ancora una volta innovazione ed idee nel mercato (seppure alcune cose si potevano fare oggettivamente meglio). Gli altri, invece, si fermano alla risoluzione del portatile, a leggere le schede tecniche.Appassionati di videogiochi, ed appassionati di tecnologia. Non c’è niente di male a far parte della seconda categoria, ma difficilmente le due filosofie possono coesistere, secondo me. Se preferite la risoluzione all’emozione, cercate di capire cosa cercate dai videogiochi. 

Ad ogni grande evento videoludico l’utenza si polarizza in due categorie sempre più distinte, che divido comodamente in “appassionati di videogiochi” ed “appassionati di tecnologia”, chi guarda i panorami e chi vede l’anti-aliasing. Sono due tipi di pubblico tremendamente diversi, secondo me, con un approccio diametralmente opposto al medium. I videogiochi sono tecnologia di fatto, vero, ma non riesco a vedere un punto d’incontro tra chi si ferma a vedere dei Boblin che vanno a caccia di cinghiali sullo sfondo in Breath of the Wild, ed un tech-addicted che boccia Switch per l’assenza di Netflix, ma magari sbaglio io. E allora vi chiedo: voi che tipo di utente siete?

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