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La guerra ai tempi di Call of Duty 3

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Avatar di Nicolò Bicego

a cura di Nicolò Bicego

Redattore

Pubblicato il 02/05/2018 alle 00:00

Di recente si è tornati a parlare di Call of Duty, soprattutto del prossimo Black Ops 4 e di quelle che saranno le sue componenti. Il dibattito sulla mancanza, chiacchierata ma non ancora confermata, di una campagna single player mi ha portato a ripensare alla mia personale storia con Call of Duty, cominciata nel lontano 2005 con Call of Duty 2. Nel particolare, però, il mio pensiero si è soffermato su uno dei capitoli che più vengono snobbati tanto dalla critica quanto dai giocatori: Call of Duty 3, uscito nel 2006 su console (unico Call of Duty a non vedere luce su PC). Per questo ho pensato di parlarvene, inaugurando così una nuova rubrica, “Diari di un videogiocatore”, uno spazio in cui condividere esperienza e ricordi aperto alle discussioni. 
Nella Seconda Guerra Mondiale, ancora una volta
Call of Duty 3 era il primo titolo principale della serie sviluppato da Treyarch, che in passato si era occupata dell’edizione per console del secondo capitolo, denominata Big Red One, nell’epoca in cui le versioni console e PC di Call of Duty erano giochi completamente diversi (anche se Call of Duty 2 arrivò su Xbox 360). Il 2006 faceva parte di quel periodo in cui ancora spopolavano i giochi ambientati nella Seconda Guerra Mondiale, nonostante si cominciasse ad avvertire una certa stanchezza del pubblico nei confronti di uno scenario visto e rivisto. Forse per via della loro poca esperienza col brand, forse per via delle ottime vendite del secondo capitolo, Treyarch ed Activision decisero comunque di puntare ancora una volta su questo scenario, mentre Infinity Ward, dietro le quinte, lavorava già su quello che sarebbe stato il punto di svolta per la serie, Modern Warfare. Così, Call of Duty 3 non viene certamente ricordato per la sua componente single-player, che effettivamente presenta ben poche novità rispetto ai capitoli precedenti. Venivano introdotti gli obiettivi multipli all’interno delle missioni, e la campagna aveva come focus principale lo scenario francese, ma a parte questo il gioco era in tutto e per tutto una riproposizione di quanto già visto nell’episodio precedente, a partire dal motore grafico. A questo si aggiungeva il fatto che nessun livello spiccava in termini di divertimento o spettacolarità: è il motivo per cui, se chiediamo ad un giocatore di ormai vecchia data quali livelli ricordi della serie di Call of Duty, raramente sentiremo il nome di un livello proveniente dal terzo episodio. Sia chiaro, questo non significa che la componente single player di Call of Duty 3 fosse totalmente da buttare: ciò che mancava era un qualsiasi tipo di personalità che distinguesse il lavoro di Treyarch da quanto di buono fatto da Infinity Ward, nell’ombra di cui il team di Santa Monica sarebbe vissuto ancora per qualche anno. Ma se il gioco era così anonimo, perché siamo qui a parlarne oggi? Per rispondere alla domanda, dobbiamo passare alla seconda componente del gioco, vale a dire il comparto online.
La prima vera guerra mondiale su console
Call of Duty 2 era giunto su Xbox 360, come ho detto, portandosi dietro la sua componente online, ristretta ad otto giocatori (contro i sessantaquattro della versione PC). Su Playstation 3 e Xbox 360, Call of Duty 3 permetteva ad un massimo di 24 giocatori di scontrarsi online: un numero decisamente altisonante per l’epoca, e che ancora oggi rimane il più alto mai raggiunto da un Call of Duty su console. Questo si traduceva, innanzitutto, in mappe molto più grandi del passato: Call of Duty 3 rimane ancora oggi uno dei Call of Duty con le mappe più ampie di sempre, in contrasto con le mappe ristrette a cui ci siamo abituati nel corso del tempo. Il design delle mappe era efficace e ricco di personalità, in contrasto con quanto visto nel single-player; inoltre, l’elevato numero di giocatori però faceva sembrare le mappe molto meno grandi di quanto non fossero, nel senso che dietro ogni strada delle campagne francesi poteva celarsi un nemico. Così, il multiplayer di Call of Duty 3 rimaneva caciarone e confusionario, una caratteristica resa ancora più evidente dalla presenza dei mezzi. A differenza degli altri titoli della serie, in Call of Duty 3 era possibile utilizzare diversi veicoli durante i match online: carri armati, jeep e motociclette permettevano a due o tre giocatori di seminare panico e distruzione all’interno della mappa di gioco. Impossibile non ricordare la corsa al veicolo che caratterizzava l’inizio di ogni partita: accaparrarsi il carro armato significava mettere in scacco gli avversari, che si sarebbero visti costretti a selezionare l’apposita classe anticarro per poter sperare di eliminare l’infernale macchinario. Già, le classi. Riscoperte di recente dalla serie, qui ciascuna di esse era caratterizzata non solo da un armamentario specifico, ma anche da peculiari abilità: rianimare i compagni caduti, fornire munizioni, e così via. Tutto ciò contribuiva a rendere il multiplayer di Call of Duty 3 completamente diverso da quanto visto in precedenza su console, ed ancora oggi rimane un episodio unico all’interno della serie, sia per numero di giocatori che per l’utilizzo dei veicoli, che tornarono solo in parte in World at War. Come ciliegina sulla torta, nella versione Xbox 360, quella che ancora possiedo, era possibile connettersi con altri tre amici dalla stessa console e giocare online. I riquadri sullo schermo diventavano minuscoli, ma si trattava di una delle esperienze online più divertenti su console nell’epoca in cui ancora il multiplayer costituiva solo un aspetto secondario. 

A quasi dodici anni dalla sua uscita, Call of Duty 3 rimane un episodio unico all’interno della serie grazie ad una modalità multiplayer che vanta caratteristiche mai ripetute negli episodi successivi e che ricordiamo con un pizzico di nostalgia. E voi, vi ricordate di Call of Duty 3? Vorreste rivedere alcuni di questi elementi in un nuovo episodio?

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