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Ghostwire Tokyo: abbiamo provato i primi due capitoli

Ghostwire Tokyo è un titolo assolutamente particolare e ancorato alle sue radici nipponiche. Ve lo raccontiamo dopo averlo finalmente provato.

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a cura di Domenico Musicò

Deputy Editor

Informazioni sul prodotto

Immagine di Ghostwire Tokyo
Ghostwire Tokyo
  • Sviluppatore: Tango Gameworks
  • Produttore: Bethesda Softworks
  • Distributore: Bethesda Softworks
  • Piattaforme: PC , XSX , PS5
  • Generi: Avventura
  • Data di uscita: 25 marzo 2022 - 12 aprile 2023 (Xbox)

Vi avevamo parlato di Ghostwire Tokyo il mese scorso, dopo aver assistito a un'anteprima che non ci aveva francamente molto convinti (potete leggerla qui). Oggi l'opinione sulla nuova opera di Tango Gameworks si è ribaltata, perché il gioco lo abbiamo finalmente provato per diverse ore e abbiamo portato a termine i primi due capitoli, acquisendo nuove consapevolezze.

Non essere più filtrato da informazioni di seconda mano o dall'assistere in modo passivo a una presentazione che non può dare una chiara idea di un'opera così particolare è davvero tutto, per Ghostwire Tokyo. Ce ne siamo resi conto quando, dopo il primo capitolo, il gioco ha ingranato la marcia più alta, aprendosi in modo importante e mettendo sul tavolo gli elementi fondanti del suo gameplay.

L'avventura di Akito è orgogliosamente giapponese in tutto e per tutto e, per approcciarla, è necessario che il giocatore si avvicini con convinzione alla visione degli sviluppatori, che non si sono inventati nulla di nuovo ma hanno trovato metodi alternativi e assai originali per rendere unico e peculiare il proprio progetto.

Ghostwire Tokyo, la storia

La prima mezz'ora di gioco di Ghostwire Tokyo può confondere e spiazzare. Tutto il primo capitolo dà un'infarinatura della storia e delle motivazioni che spingono Akito a liberare la città dagli spettri malevoli che si aggirano per le strade, e lo fa di certo in modo inconsueto e a tratti sorprendente. Ma cosa è successo davvero? E qual è la premessa di gioco? Se in fase di presentazione non era ancora chiarissimo, adesso possiamo dirvi con certezza che il protagonista è stato vittima di un terribile incidente stradale e si trova in uno stato non nettamente definibile. Il suo scopo, da quanto visto finora, è quello di salvare la sorella in fin di vita, che si trova in un letto d'ospedale in un non-luogo sospeso tra spazio e tempo. Entrambi, per motivi ancora tutti da svelare, sembrano galleggiare in una sorta di limbo tra la vita e il trapasso finale.

Nel frattempo, Tokyo è stata letteralmente invasa da una densa nebbia che ha fatto evaporare i corpi dei cittadini, riducendoli a spiriti rancorosi richiamati al dovere da un uomo che indossa una maschera Han'nya del teatro . Per comodità (nostra e del gioco), l'arcinemico viene appunto chiamato Hannya, e i suoi reali scopi rimangono al momento imperscrutabili. Sappiamo però che ha ordito il piano proprio per eliminare la popolazione, trarre forza dal cataclisma che ha causato e dare vita a un misterioso rituale dagli effetti tutti da scoprire.

In questa follia che viene perpetrata da colui che appare come una sorta di demone, con tanto di fedeli tirapiedi a dargli manforte, l'unica speranza di Akito è legata a un uomo di nome KK, che pare trovarsi nelle stesse condizioni di Akito ma che, a differenza sua, possiede dei poteri che possono essere utilizzati tramite l'unione in un unico corpo. Ecco dunque che KK usa l'involucro di Akito per dargli i poteri che gli giovano per combattere i terribili yōkai, tutti caratterizzati in modo superbo e affini alla storia folkloristica del Paese del Sol Levante. In questi primi due capitoli i dettagli su KK sono piuttosto vaghi, e crediamo proprio che il legame con Akito sia un aspetto di grande importante per la narrazione.

Allo stesso modo, da questa sorta di fusione nascono per Akito delle possibilità senza le quali sarebbe stato impossibile per lui farla franca contro gli avversari che aleggiano per la spettrale Tokyo. Se dunque il primo capitolo - piuttosto breve - funge da infarinatura, il secondo lascia intendere in modo piuttosto chiaro in che modo verrà gestita la progressione. Immaginate a tal proposito l'intera cittadina di Tokyo avvolta da una nebbia che vi provoca dei danni nel momento in cui provate ad attraversarla, e avrete un'idea piuttosto chiara delle limitazioni iniziali.

Ecco dunque che Ghostwire Tokyo alterna dei corridoi preimpostati a zone che vanno man mano espandendosi. Ma in che modo avviene la progressiva apertura della mappa? Ebbene, tramite l'esorcizzazione dei portali Torii riuscirete a dissipare la nebbia che si trova nelle immediate vicinanze, così da avere maggiore spazio di manovra e anche diverse missioni primarie e secondarie che verranno sbloccate di volta in volta.

Di conseguenza, aprendo la mappa potrete anche teletrasportarvi da un portale all'altro e completare ciò avevate lasciato in sospeso, decidendo se focalizzarvi maggiormente sulla storia principale o se interessarvi anche delle vicende e delle richieste delle anime spiritiche dei poveri cittadini. Il consiglio, da quanto abbiamo visto, è quello di portare a termine più secondarie possibili, perché i premi saranno spesso legati a utili miglioramenti, pezzi di inventario e persino poteri non banali.

Gameplay

Torniamo però a discutere di quanto sia bizzarro Ghostwire Tokyo e di quanto le sue caratteristiche uniche potrebbero sul serio tirarvi dentro al suo mondo in pochissimi minuti e non lasciarvi più. Ridotto ai minimi termini si tratta di un action-adventure in prima persona inserito in un contesto sandbox, e questo dovrebbe già bastarvi per capire se si tratta o meno di un prodotto affine ai vostri gusti. L'opera di Tango Gameworks spicca però per i suoi sistemi di gioco, perché Akito non avrà armi da fuoco e, al di là di arco e frecce, per difendersi potrà usare la cosiddetta Tessitura Eterea.

Si tratta di rapidi movimenti delle mani che vi consentono di lanciare magie spiritiche di diversi elementi, al fine di indebolire gli spettri e far emergere il loro nucleo che poi dovrete prontamente estirpare. Se continuerete ad attaccarli ve ne sbarazzerete, ma perderete la chance di questo attacco finale risolutore, che indubbiamente vi avvantaggia non poco a livelli di tempistiche.

Le difese del nucleo tendono infatti a rigenerarsi e dovrete dunque continuare ad attaccare per avere la meglio, il che non è esattamente la migliore delle strategie quando il numero degli avversari tenderà ad aumentare. Inoltre, è prevista la parata perfetta che sbilancia i Visitatori e lo sfruttamento delle loro debolezze per migliorare l'efficacia in battaglia.

Nella sezione da noi provata siamo entrati in possesso della tessitura del vento, dell'acqua e del fuoco, oltre a delle protezioni sotto forma di rosario a un particolare talismano da lanciare addosso agli spettri per bloccarli per qualche secondo sul posto. Ne esce fuori un sistema di combattimento piuttosto vario, anche in virtù della diversità degli Yokai e delle loro caratteristiche uniche. Ad esempio, ci sono i classici nemici di base, quelli potenziati, il tank difficile da tirare giù e altri avversari che si comportano invece in modo meno consueto. Su tutti, un bambino in impermeabile giallo che dovrete cogliere alle spalle in stealth, se non volete che strilli e chiami a raccolta diversi nemici da far fuori.

Considerate appunto che Ghostwire Tokyo prevede anche l'azione di soppiatto, con tanto di esorcizzazioni immediate e silenziose. E vi consigliamo di non sottovalutare mai simili manovre, quando vi renderete conto che la calma è meglio di ogni altra azione avventata.

Akito potrà anche usare i poteri per emulare un rampino e attaccarsi ai Tengu che svolazzano qua e là tra i cieli di Tokyo, avendo inoltre la possibilità di fluttuare per qualche secondo e spostarsi tra i tetti. I secondi di volo possono essere incrementati, così come possono essere migliorate tutte le abilità legate alle tessiture, all'arco e alle skill intrinseche del personaggio. Il tutto, attraverso un completo menù che divide le diverse categorie e vi dà modo di spendere i punti guadagnati tramite le uccisioni, il salvataggio degli spiriti e il completamento delle missioni.

Le attività satellite, inoltre, non mancano mai: vi capiterà ad esempio di sfamare gli animali o leggere i loro pensieri, andare alla ricerca di spiriti da assorbire o da salvare. In quest'ultimo caso, succederà di imbattervi in cubi di contenimento minacciati dalle intenzioni malevole degli spiriti, che provano ad assorbire la loro anima residua. Starà dunque a voi evitare che ciò accada prima che la percentuale della loro salute arrivi a zero.

Quanto detto rappresenta solo un campione di ciò che è Ghostwre Tokyo e di ciò che si potrà effettivamente fare nel gioco completo. Abbiamo la limitazione di potervi parlare solo dei primi due capitoli in questione, che sono comunque bastati per inquadrare il gioco e per far cadere gran parte dei dubbi che la produzione ci aveva fatto venire in fase promozionale. Gli amanti dell'horror non devono però aspettarsi nulla che sia sulla scia delle opere di Mikami o dello studio nipponico, perché oltre alle venature orrorifiche legate alle storie del folklore e della tradizione giapponese non sembra esserci nient'altro che faccia accapponare la pelle.

Ci ha colpito molto invece il design dei mostri, aderente alle descrizioni viste innumerevoli volte nei testi che hanno alimentato le credenze popolari e in grado di simboleggiare al meglio quel coacervo di (ri)sentimenti e attitudini culturali della società del Sol Levante.

I nemici, che prendono il nome di Visitatori, possono per esempio simboleggiare frustrazioni scolastiche, forme di rabbia tenuta sotto chiave, rancore da parte di chi ha passato una vita a essere calpestato dagli altri, sconforto e incertezze per il futuro, rassegnazione per i desideri insoddisfatti e molto, molto altro. Sono critiche alla società giapponese, e non ci sorprendono pertanto i riferimenti alla letteratura di Ryūnosuke Akutagawa e altri mostri sacri che hanno saputo puntare il dito verso tutte le contraddizioni del Paese nel corso della sua storia.

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Voto Finale

Conclusioni Finali di SpazioGames

Pro

  • Orgogliosamente giapponese e diverso dai soliti giochi

  • Il sistema di combattimento funziona, è vario, divertente e decisamente inconsueto

  • La premessa narrativa ci ha già stuzzicati

Contro

  • Il numero delle missioni secondarie e la loro natura potrebbero annacquare un po' il gioco

  • Riuscirà a rimanere solido e vario fino alla fine?

Commento

Ghostwire Tokyo è riuscito a farci cambiare idea in positivo e ha finalmente reso chiara la sua natura, che è senza dubbio assai particolare e orgogliosamente giapponese fino al midollo. Si tratta di un action-adventure sandbox che propone un modo inedito di approccio alle meccaniche, affidandosi a magie spirituali, esorcizzazioni e una modellazione del mondo di gioco basata con forza sul folklore del Giappone. Al momento ci ha convinti, ma c'è ancora tanta strada per esprimere un giudizio definitivo sulla nuova opera dello studio del maestro Mikami.
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