Colonia – Allo stand Bethesda della business area della Gamescom 2013 abbiamo potuto provare gran parte della lineup della software house statunitense. Tra i titoli presentati, però, quello che ci ha colpito maggiormente è stato Wolfenstein: The New Order, nuovo capitolo della serie a cura di MachineGames che è riuscito sin da subito a soddisfarci e ci ha intrattenuto per circa quaranta minuti.
Viulenz
La prima parte della demo messa a nostra disposizione ci vedeva nei panni di B.J. Blaskowicz durante un’irruzione nella roccaforte di Deathshead, un folle scienziato visionario nazista impegnato a creare l’esercito perfetto con esperimenti sugli esseri umani. L’obiettivo del pazzoide è dare vita a una vera e propria razza superiore, facendo uso degli ultimi sviluppi scientifici di quel periodo. Sin dai primi momenti di gioco si nota come MachineGames voglia spingere gli utenti a non gettarsi a capofitto nel vivo della scena, bensì a valutare attentamente ogni tipo di approccio alle situazioni che verranno proposte. Si potrà optare per una serie di uccisioni furtive, oppure per una vera e propria carneficina, sparando all’impazzata e mettendo fuori gioco qualsiasi cosa ci si pari davanti, e lo stesso discorso si può applicare alle fasi di esplorazione. Nascosti in giro per lo scenario di gioco sono presenti diversi oggetti bonus come munizioni o medikit altrimenti introvabili, che spesso vi daranno più di una mano se giocherete ai livelli di difficoltà più elevati. Insomma, il team di sviluppo cerca di intrattenere il più possibile gli utenti all’interno di un singolo livello, spingendoli ad esplorarlo da cima a fondo per scoprirne i segreti.
I was waiting for thee
Giunti a circa venti minuti dalla fase iniziale veniamo tuttavia sorpresi da Deathshead in persona, che molto generosamente decide di metterci fuori gioco attivando una pressa orizzontale presente nella nostra stanza e successivamente ci stordisce. È in queste fasi di gioco che si nota ancor di più la volontà del folle scienziato di creare una sorta di esercito perfetto, partendo addirittura dai commilitoni che ci hanno accompagnato fino a quel punto. Deathshead non guarda in faccia a nessuno, è un individuo spietato e senza ritegno che farebbe di tutto pur di raggiungere il proprio scopo. Questo è chiaro una volta entrati nelle celle, in cui sono presenti delle carcasse ormai martoriate e torturate fino alla morte, alle quali sono stati rimossi diversi organi. La stessa sorte, o forse una ancora peggiore, potrebbe toccare a noi, ma fortunatamente poco prima dell’irreparabile riusciamo a liberarci dalle manette che ci legavano a terra e grazie a un piede di porco aprirci un varco rimuovendo delle inferriate. Sembra ormai fatta quando, improvvisamente, l’intera stanza salta in aria, e mentre Blaskowicz si lancia verso la salvezza viene colpito da una scheggia che gli sarà quasi fatale per il corso dei quindici anni successivi.
Il nostro protagonista si risveglia infatti totalmente paralizzato, accolto in una struttura medica dove ci sono altre persone che versano nelle sue stesse condizioni, se non persino peggiori, e curato da un’infermiera di nome Anya. Blaskowicz per i primi anni non riesce a fare praticamente nulla, passa le giornate a guardare fuori dalla finestra, ad assistere ai pasti dello staff che lo sta mantenendo e a tutti i soprusi dell’esercito che, immancabilmente, arriva di tanto in tanto a prendere qualche persona malata o paralizzata per fare i comodi di Deathshead. Gli anni passano, e l’unica cosa che cambia è il livello di rabbia del protagonista nell’assistere a scene di quel tipo, soprattutto perché incapace di agire in qualsiasi modo. Di punto in bianco, però, Deathshead decide di chiudere la nostra casa di cura. A notificarlo sono sempre i soldati dell’esercito, che dopo aver annunciato al dottore la decisione presa decidono di liberarsi in maniera brutale dei pazienti onde evitare di dovergli trovare una nuova sistemazione e supportarli.
Inizia dunque una carneficina di massa, con colpi alla testa inferti da un fucile a canne mozze che colpiscono anche le infermiere che tentano di impedire che possa accadere una tragedia, purtroppo invano. Anya viene ferita, ma anziché ucciderla l’esercito decide di rapirla e di portarla davanti a Deathshead, che ne deciderà le sorti. Qui entra finalmente in gioco Blaskowicz che, accecato dalla rabbia e ormai rinsavito, almeno in parte, dai danni causati dalla sua precedente esperienza, evita l’esecuzione e mette fuori gioco una guardia tagliandole la gola. Iniziata la seconda parte della build presentataci dagli sviluppatori, ci siamo messi a fare piazza pulita delle dozzine di soldati che hanno raso al suolo l’intera struttura, con l’obiettivo di salvare Anya.
Pura crudeltà
Nonostante la versione di prova fosse ancora in fase alpha, se non addirittura a uno stato più embrionale, è innegabile l’ottimo lavoro svolto fino ad ora da MachineGames. Il team di sviluppo è infatti riuscito a creare un comparto tecnico più che buono, in grado di difendersi piuttosto bene per quanto riguarda la modellazione poligonale e le texture. Al momento il titolo soffre di qualche problema di ottimizzazione che provoca un rado tearing e qualche problema di ragdoll, tale da creare talvolta delle situazioni ilari dopo le uccisioni di determinati nemici. Il tempo che ci separa dalla data di lancio è tuttavia molto ampio, ed è indubbio che il team di sviluppo stia lavorando per risolvere anche questi piccoli inconvenienti e migliorare quanto fatto fino ad ora. L’intelligenza artificiale sembra invece realizzata in maniera convincente, con dei soldati capaci di adattarsi ottimamente alla situazione a schermo.
– Brutalità ai massimi livelli
– Possibilità di affrontare le situazioni con vari approcci
Wolfenstein: The New Order si presenta sin da ora come un titolo valido, interessante e originale. I molteplici approcci all’azione spingono a un gameplay più ragionato, evitando di porre l’utente nelle condizioni di dar vita a una carneficina di massa senza prima tentare una soluzione stealth, regalando numerose soddisfazioni e spingendo a esplorare tutte le location dove avranno inizio gli scontri. Nulla da eccepire anche sul fronte tecnico, con una qualità a livello grafico più che buona se consideriamo che il titolo è ancora in piena fase di sviluppo. MachineGames riuscirà certamente a stupire con questo sparatutto, e sicuramente varrà la pena di tenerlo d’occhio.