Londra – Per un motivo o per l’altro questi BFG Days 2013 sono stati decisamente interessanti: abbiamo infatti avuto modo di vedere per la prima volta The Evil Within, fare qualche livello in The Elder Scrolls Online e infine provare il recentemente annunciato Wolfenstein: The New Order. Quest’ultimo, anzi, ci ha piacevolmente sorpreso, grazie a due estratti che hanno fatto un po’ più di luce su componenti fondamentali come l’ambientazione e il sistema di shooting, colonne portanti dell’intera produzione MachineGames.
Un gioco d’atmosferaPrima di darvi le nostre impressioni sulla demo che abbiamo potuto giocare, è bene inquadrare cosa ci aspetterà giocando a Wolfenstein: The New Order. Il titolo è ambientato in un’Europa alternativa degli anni 60, nella quale i Nazisti hanno vinto la guerra ed esteso il loro dominio a tutto il vecchio continente. La fonte della loro supremazia bellica ha però origini decisamente misteriose: la tecnologia che infatti gli permesso di prevalere sugli Alleati ha origini sconosciute ed è evidentemente troppo avanzata per il setting storico nel quale è ambientato il gioco, e la ricerca di maggiori informazioni relative a questo particolare aspetto rivestirà una parte importante nello svolgimento della trama. Il personaggio principale di quest’epopea a sfondo bellico è ancora una volta B.J. Blazkowicz, storico protagonista della serie che quindi timbrerà il cartellino anche in questo reboot a firma MachineGames. Dopo essersi risvegliato da un coma che lo ha di fatto catapultato in un mondo totalmente diverso da quello che aveva lasciato, B.J. si ritrova in fuga su un treno nel quale sono presenti Frau Engel e Bubi, personaggi che si scoprirà in seguito essere i nostri principali antagonisti. Questa prima sezione si contraddistingue per un’atmosfera dal forte impatto emotivo, che ricorda a grandi linee l’incipit di Bastardi senza Gloria, con un interrogatorio volto a capire il nostro grado di arianità capace di avere un tono al contempo surreale ed angosciante, in un crescendo di tensione che crea un climax sorprendente il cui unico difetto è finire troppo presto.
Fare i conti con il passatoL’obiettivo dello studio svedese, composto da ex membri di Starbreeze e quindi già capace di creare titoli del calibro di Chronicles of Riddick e The Darkness, è quello di far dimenticare ai fan il non troppo riuscito Wolfenstein di Raven Software, proponendo un action-adventure in prima persona totalmente basato sull’esperienza single player (non ci sarà infatti alcuna modalità multiplayer) che sappia proporre ai giocatori una sfida di cui non si dimenticheranno presto. Per riuscire a bilanciare l’alto livello di difficoltà e mantenere vivo lo spirito della serie, c’è stato un grande sforzo di ricerca sulle armi che potremo usare, e sul gameplay ad esse collegato. Preso in mano il pad per il nostro hands-on è stato infatti subito evidente come le sezioni action siano improntate ad una frenesia notevole, nella quale il problema delle munizioni sarà velocemente bypassato dall’incredibile arsenale che potremo portare con noi. B.J. infatti non è uno che si fa grossi problemi ad imbracciare due enormi fucili e usarli contemporaneamente, andando a coprire con la potenza di fuoco l’inevitabile diminuzione di precisione. Lo schema dei controlli di Wolfenstein: The New Order è abbastanza standard, con i grilletti posteriori deputati al fuoco delle armi (quando ne imbracceremo due al grilletto di destra corrisponderà l’arma di destra e al grilletto sinistro quella sinistra, che avranno così fuoco indipendente), il dorsale sinistro alla copertura, quello destro alla scelta delle armi e i tasti frontali al reload e all’interazione con il mondo di gioco. A farci compagnia ci sarà anche una sorta di versione potenziata della fiamma ossidrica, che grazie alle sue due tipologie di fuoco potrà tornare utile per rompere delle catene piuttosto che aprirci varchi nelle recinzioni e nelle reti metalliche. E’ proprio questa sua versatilità che la renderà uno dei nostri compagni preferiti, visto che nelle fasi più avanzate ci permetterà di tagliare alcune lamiere per creare dei perfetti punti dai quali sparare rimanendo protetti. Seppur il sistema di coperture svolga dignitosamente il suo compito, l’impressione è quella che gli sviluppatori vogliano un giocatore sempre in movimento per aumentare il più possibile la dinamicità dei combattimenti, impressione rimarcata dal fatto che l’alta distruttibilità dell’ambiente circostante non permette di rimanere protetti dietro le stesse coperture per troppo tempo. L’intelligenza artificiale dei nemici ci è sembrata attestarsi su buoni livelli, mentre l’impressione generale è che il gioco presenti una difficoltà sopra la media, lasciando morire molto spesso il giocatore. Non volendo caratterizzarsi solo come un action, sarà richiesta una certa dose di spirito d’intraprendenza e desiderio di esplorazione, visto che spesso med-kit, munizioni e giubbetti antiproiettile saranno nascosti in stanze secondarie o in percorsi non obbligati. La nostra salute si rigenererà automaticamente, ma per non rendere le cose troppo facili lo farà solo fino alla ventina successiva (per fare un esempio: se ci troveremo con la salute a 27, il regen ci porterà al massimo fino a 40, arrotondando sempre per eccesso ma fino alla ventina successiva).
La quantità e la varietà di armi che potremo usare nell’avventura sarà sterminata, e non poteva essere altrimenti visto che si tratta di uno dei nodi principali del gioco. Oltretutto potremo usare ogni arma in dual wield, senza curarci minimamente del loro ingombro, a patto che riescano a vomitare la giusta dose di fuoco sui nostri nemici. Per quanto riguarda l’intelligenza artificiale del titolo, la mezzora che abbiamo potuto passare a uccidere nazisti non è riuscita a rispondere a tutte le nostre domande. Partiamo intanto dal presupposto che il gioco si presenta come decisamente impegnativo, e ci vorrà parecchia mano ferma e rapidità di movimento per avere ragione dei nostri assalitori. Il comportamento dei nemici non ha brillato per particolare impegno nello stanarci o in elaborate tecniche di caccia, ma d’altra parte sappiamo che la componente action di Wolfenstein: The New Order verterà più sull’azione frenetica che su raffinate strategie offensive o difensive. Di sicuro la varietà d’azione è garantita da livelli molto ampi disegnati per avere molteplici vie risolutive, il che è sempre qualcosa da non sottovalutare. Garantita anche la rigiocabilità una volta terminata l’avventura principale (la cui durata si assesterà intorno alle canoniche 10-14 ore), visto che, senza entrare troppo nel dettaglio, nelle prime fasi di gioco ci troveremo davanti a un bivio che cambierà l’intero tono dell’avventura, invogliandoci quindi a prendere una diversa decisione nel nostro secondo playthrough.
Aiuto dall’altoDal punto di vista di tecnico il nuovo Wolfenstein è una produzione solida, già in grado, nonostante l’uscita sia ancora lontana, di mostrarsi capace di grandi cose. Il motore utilizzato è ovviamente l’id Tech 5, sviluppato in casa da id Software che, secondo le parole di Jens Matthies, Creative Director dello studio, si è subito mostrata molto coinvolta nel progetto, ospitando presso i propri studi per un’intera settimana MachineGames in modo da valutare il lavoro svolto e dare qualche utile consiglio anche a livello di gameplay e lore, visto che la serie l’hanno creata proprio loro in un’epoca ormai remota dell’industria videoludica. Come vi dicevamo, l’impressione generale è che il motore grafico sia già pronto per la next gen, riuscendo a gestire con apparente facilità ampi spazi e parecchi nemici contemporaneamente. Certo, il fatto che entrambe le demo fossero ambientate all’interno di edifici chiusi (per quanto grandi), ha sicuramente influito, ma le premesse sono ottime, vista anche la grande qualità dell’illuminazione dinamica (come sempre magnificamente realizzata e dalle spropositate potenzialità immersive) e degli effetti particellari legati alle esplosioni.
– Atmosfera molto coinvolgente
– Il comparto tecnico appare già solido
– Gameplay frenetico e alto livello di sfida
Questo nuovo Wolfenstein, nonostante sulla carta non faccia nulla per rivoluzionare il genere, è riuscito a ritagliarsi sin dalle prime battute un importante spazio tra i titoli di prossima uscita più interessanti, e il tutto grazie a un riuscito miscuglio di atmosfera e sparatorie adrenaliniche. L’esperienza dello studio che lo produce, unita ad un motore grafico potente come l’ id Tech garantisce sulla carta un prodotto solido con parecchi spunti interessanti, impressione confermata anche dalla demo che abbiamo potuto giocare. Insomma, le premesse per un gran titolo ci sono tutte, ora starà solo a MachineGames dare a Wolfenstein un nuovo brillante inizio.