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Warhammer 40.000: Dawn of War III

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Avatar di Gottlieb

a cura di Gottlieb

Pubblicato il 07/03/2017 alle 00:00
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In una delle nostre consuetudinarie tappe a Londra siamo volati nella caratteristica zona di Covent Garden per provare in anteprima il multiplayer di Dawn of War III, il nuovo RTS basato sull’universo di Warhammer 40.000 firmato Relic, con uno stampo incredibilmente conservativo e con uno stile enorme, in ogni sua forma, per rispondere al motto che più grande è, meglio è, come confermatoci anche dagli sviluppatori. Per una disamina della modalità single player, che avevamo analizzato quasi un anno fa, vi rimandiamo all’articolo apposito, nel quale troverete anche più informazioni sul gioco in sé.

Warhammer digitaliL’utilizzo della licenza di Warhammer 40.000 in ambito videoludico venne acclamata in maniera abbastanza positiva al debutto, con un primo capitolo che era riuscito con i suoi modi a conquistare gran parte della platea videoludica, salvo poi far cadere il sequel in una bailamme di scarsa convinzione, spaccando in due la critica e il pubblico, non del tutto convinti dai risultati. Adesso con la terza iterazione, Dawn of War III, Relic ha provato un ritorno alle origini, con un RTS molto più tradizionale di quanto si possa pensare, con tutti i pro e i contro del caso. L’esperienza, vi diciamo subito, ci ha convinto a metà, perché se da un lato abbiamo trovato divertente la gestione delle nostre truppe, dall’altro ci è sembrato tutto fin troppo artificioso e insipido nello sviluppo dell’esperienza, con delle meccaniche di gioco che, per quanto già collaudate, potrebbero risultare stantìe. Non abbiamo toccato il single player, sottolineiamo questo aspetto, pur potendovi dire che vi saranno diciassette diverse missioni, che vi guideranno all’utilizzo di tutte e tre le fazioni a vostra disposizione, come spiegatoci nell’intervista. La storyline, in ogni caso, è stata creata per lo più per arrivare a una conoscenza più profonda delle fazioni che avremo la possibilità di gestire poi nel multiplayer, approfondendo la conoscenza di tutti i componenti, dagli Space Marines fino agli Eldar, con una lore che, a detta degli sviluppatori, tende a essere molto più profonda di quanto si possa credere. Una sorta di tutorial, insomma, per catapultarci, poi, nel mondo competitivo. Detto ciò veniamo a quello che Relic ha voluto individuare come principale punto di forza di Dawn of War III, ossia la personalizzazione della nostra fazione. Una volta scelto, infatti, lo schieramento, ci è stata data la possibilità di scegliere in che modo calarci sul terreno di battaglia: non parliamo di una customizzazione dettagliata e ad altissimi livelli, ma che in ogni caso ci ha permesso di gestire gli shaders e modificare la skin per una mera variante estetica, mentre dal punto di vista del gameplay è stato possibile scegliere le unità di supporto avanzato e anche le abilità passive da tenere pronte ad attivare. Abbiamo disputato tre partite, una con ogni fazione: la prima – quella con gli Eldar – è stata quella più longeva, arrivata fino a trenta minuti, denotando a nostro parere un ottimo bilanciamento, anche grazie all’avversario. Il divertimento, vi diciamo, è stato più alto rispetto alle altre due sfide. Gli Eldar non sono come ve li ricordate nel precedente Dawn of War II: grazie al Battle Focus hanno la possibilità di attivare uno scudo rigenerativo che va innanzitutto distrutto prima di poter essere colpiti, il che li rende decisamente più complessi da annientare rispetto alle altre fazioni. Una volta abbattuto lo scudo, però, cadono in maniera abbastanza rapida, come se non avessero molta resistenza dalla loro al di sotto dell’involucro protettivo. Rispetto ai tradizionali Space Marines e i guerriglieri Orchi, sicuramente gli Eldar hanno rappresentato, come dicevamo anche poc’anzi, il momento più piacevole della battaglia, anche per lo stile con il quale vengono proposti e per tutte le skill a loro disposizione, capaci di attacchi ad area che permettono di sbaragliare e stordire gli avversari in maniera abbastanza rapida. Scegliere la fazione giusta starà alle vostre necessità di battaglia, perché è palese che con gli Orchi avrete dalla vostra un esercito brutale, che basa le proprie azioni sul corpo a corpo, mentre gli Eldar, oltre al già citato scudo, rimangono ancorati sugli attacchi alla distanza, ergendo a loro favore delle barriere energetiche. 

Ritorno agli Space MarinesGiocando nei panni degli Space Marines abbiamo avuto la possibilità di toccare con mano, per la prima volta dal suo annuncio, Jonah Orion, la cui presenza è stata confermata lo scorso settembre dopo l’apparizione in Dawn of War II. Da Chaos Rising, Orion ha mantenuto il suo ruolo di capo-fazione e dal punto di vista del gameplay resta un’unità di grande supporto strategico, che riesce a creare una barriera attorno a sé e che con le sue abilità può portare a barcollare gli avversari. Johan però non è l’unica unità di quelle speciali che ci ha sorpreso, perché anche Knight Lady Solaria ha saputo conquistare i nostri occhi: un mech munito di mitragliatrici al posto delle braccia e che dalle spalle può lanciare dei missili, una vera e propria macchina da guerra, che per quanto sia colossale ed enorme non è di certo invincibile. Tutte le sue armi, d’altronde, hanno un raggio basato sulla lunga distanza, quindi se attaccata alle gambe cadrà immediatamente a terra. Il raccontarvi di queste meccaniche vuole sottolineare la varietà che Dawn of War III mette a disposizione del giocatore, che potrà sempre trovare il tallone d’Achille del proprio avversario, anche quando questi schiererà in campo l’artiglieria pesante. Il bilanciamento, pertanto, ci è sembrato a buoni livelli, anche se non sarà una prova di un’ora e mezza a permetterci di elaborare una disamina coerente e corretta, soprattutto dinanzi al multiplayer, che rappresenterà, a nostro parere, il cuore dell’intera esperienza. Per adesso c’è da dire che il passo al tradizionalismo è tutto da studiare e da capire meglio, così come la direzione che vuole prendere Dawn of War III, per ora ancorato alle meccaniche già note degli RTS, tra la costruzione di strutture che permettono il level up del vostro esercito e la gestione delle unità che vanno dai semplici soldati ai costruttori. Stuzzicati sull’idea di portare il loro titolo sulla scena competitiva, gli sviluppatori hanno chiosato rivolgendo ai videogiocatori la scelta: starà, infatti, a chi ci giocherà dare l’importanza adeguata al titolo, arrivando così a valicare l’ostacolo. Intanto, per il team di Relic, avere un titolo così da badass è un vanto, perché anche stavolta più grande è, meglio è.

Stratega facileDawn of War III, in chiusura, ripercorre le stesse meccaniche già note dei precedenti capitoli, quindi se siete dei veterani del prodotto vi troverete a casa vostra: Relic ha puntato anche stavolta sull’importanza dell’avere il controllo del territorio piuttosto che di altri aspetti sulla mappa, conducendovi alla conquista di piccoli accampamenti o avamposti che possono fornirvi materiali aggiuntivi da riutilizzare per la vostra struttura. I punti di difesa sono posizionati in dei luoghi predefiniti della mappa, quindi il territorio diventa molto più protagonista di quanto ci si aspetti, visto che bisognerà adattarsi agli avamposti di cui sopra per una battaglia molto più coerente con quello che viene indicato dallo scenario proposto. Come se Relic decidesse per voi cosa è meglio fare. Allo stesso modo la strategia di battaglia, al di là delle indicazioni fatte poc’anzi, ci ha dato l’impressione di dover essere sempre la stessa, senza grandi escamotage per abbattere la difensiva avversaria: l’obiettivo resta quello di anticipare l’avversario sui punti strategici, inviando subito delle truppe a conquistarli e difenderli, così da giovare della presenza di un maggior numero di materiali spendibili. Da lì bisognerà poi organizzare le proprie truppe e partire all’assalto: studiata una singola strategia, insomma, sarà possibile declinarla su qualsiasi tipo di scenario e contro qualsiasi avversario, lasciando la varietà soltanto alla presenza di fazioni e truppe diverse, da attaccare a seconda di quelle che sono le necessità. 

– Versatilità delle fazioni, adatte a qualsiasi giocatore

– Unità enormi e decisamente sceniche

Il comparto multiplayer di Dawn of War III è sicuramente il cuore dell’esperienza del titolo di Relic, e per questo dovrà essere studiato molto più in maniera approfondita quando avremo la nostra copia review tra le mani. Per adesso abbiamo avuto modo di apprezzare la varietà delle fazioni, così come comprendere i punti deboli di ognuna di esse e lasciarci sedurre dall’una piuttosto che dall’altra. Come dicevamo, gli Eldar ci hanno dato molta più soddisfazione, mentre aggiungiamo adesso che gli Orchi, molto più caciaroni, sono stati quelli che meno ci hanno emozionato. In ogni caso abbiamo disputato con piacere le varie sfide, sebbene l’insipidezza di tutto il contenuto si sia fatta sentire. Nulla di grave, sia chiaro, ma un qualcosa che ci permette di avere quel ragionevole dubbio che dovrà essere placato e soddisfatto tra poco più di un mese.

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