Ai tempi di Williams Grover-Williams le corse note come Grand Prix erano decisamente diverse dall’attuale Formula 1: erano fatte di uomini coraggiosi e fuori di testa, spesso ribelli di famiglie agiate che pur conservando un’aura di classe e nobiltà sceglievano una vita al di sopra delle righe e delle regole, rischiando il collo ad ogni gara. Proprio il suo essere brillante e donnaiolo, unito alla sua ottima conoscenza di inglese e francese, consentì all’allora pilota delle scuderie Bugatti l’accesso allo Special Operation Executive, un’agenzia segreta responsabile della Resistenza Francese durante la Seconda Guerra Mondiale. Nei pochi anni di servizio che lo separavano dalla pallottola nazista che mise fine alla sua incredibile vita, Grover-Williams mise a segno alcune delle operazioni di sabotaggio ai danni del Terzo Reich più riuscite ed efficaci della guerra, e fu riconosciuto come Eroe della Resistenza.Affascinato dalle pagine de “The Grand Prix Saboteurs”, libro del 2006 che racconta nei dettagli quegli avvenimenti, Andrew Goldman, CEO di Pandemic Studios, ha proposto ai suoi colleghi un’ottima idea per un nuovo titolo: mettere il giocatore nei panni di un Sabotatore in una Parigi devastata ed oppressa dalla forza nazista. La recente acquisizione di Pandemic da parte di Electronic Arts ha dato nuova linfa al progetto ed ha permesso a noi di dare un’occhiata ad una versione Pre Alpha durante il recentissimo Europe Showcase organizzato dal publisher.
Ville Lumière, en noir et blancIl personaggio principale di The Saboteur, Sean Devlin, è chiaramente ispirato a William Grover-Williams, ed all’appassionato di cinema potrebbe essere descritto come una miscela in parti uguali di Harrison Ford, Steve McQueen e John McLane. La sua vita fatta di splendidi bolidi, altrettanto splendide donne e sigarette di marca viene bruscamente scossa dall’assassinio di un amico ad opera delle forze naziste, lasciando spazio solo per un bruciante desiderio di vendetta. Questo profilo si discosta notevolmente dall’”eroe medio” cui i videogiochi ci hanno abituato: egoista e piacione, Sean prende coscienza della palese minaccia della dominazione nazista solo quando essa intacca pesantemente la sua sfera privata, facendone più che altro un Reluctant Hero, che inizialmente combatte per sola soddisfazione personale. Pescando a piene mani dal proprio passato (ed in particolare da Mercenaries) Pandemic pone il giocatore in un vasto ambiente aperto e completamente esplorabile, circa 15 chilometri quadrati di Parigi e dintorni rurali. La riproduzione della città è stata affrontata con spirito di licenza, dando origine ad una di versione romanzata della Ville Lumière, notevolmente scalata nelle dimensioni ma fortemente caratterizzata dalla presenza di monumenti ed edifici celebri, che gli sviluppatori amano definire “Parigi in versione Disneyland”. La principale peculiarità del comparto visivo è la scelta di restituire l’oppressione esercitata dalle forze naziste tramite una completa desaturazione dei colori delle aree soggiogate, in un vivido bianco e nero spezzato solo dal rosso acceso delle onnipresenti bandiere del Reich, su cui le Swastike campeggiano sinistre. L’unico modo per riportare il colore e la vita nei quartieri della città sarà combattere indebolendo le forze nemiche, accendendo nel popolo il cosiddetto Will to Fight (Volontà di Combattere), che porterà i comuni cittadini ad imbracciare le armi al fianco del protagonista.
In fuga verso il confineAl fine di darci un’idea di come si svilupperà il gameplay di The Saboteur nella versione finale, gli sviluppatori ci hanno mostrato due missioni; prima un assalto ad un’enorme fabbrica tedesca riadattata a fucina militare, con conseguente fuga verso il confine francese.Qui, complice anche la natura di tutorial della missione, l’azione domina, e permette di scoprire un cover system dinamico abbinato alla visuale in terza persona, che si attiva al semplice avvicinamento ad una superficie consona. Come dimostrato durante la prova, il ritmo dell’azione può bruscamente cambiare, ed ecco che ci si ritrova in un corridoio buio, dove scivolare silenziosamente alle spalle dei nemici è molto più saggio che dare il via ad un’orgia di piombo: in questo caso, si ottiene accesso a delle Kill Move contestuali attivabili alle spalle di ignari nemici, che vedranno Sean liberarsene nei modi più disparati, dal coltello alla sempre goduriosa defenestrazione. Per quanto ci è stato possibile vedere, l’Intelligenza Artificiale che muove i nemici è ancora acerba, e si auspica un lavoro in tal senso che li renda un po’ di semplice carne da cannone. L’azione scivola veloce in crescendo verso il gran finale, dove ci troviamo a bordo di una jeep in fuga verso il confine, inseguiti da tedeschi a bordo di mezzi militari e tipiche moto con sidecar. Qui si ha il primo assaggio della natura free roaming del titolo: in qualunque momento è possibile scendere dal mezzo ed esplorare la campagna circostanza, magari in cerca di qualche arma pesante con cui rallentare gli inseguitori. Data la situazione, la scelta più intelligente rimane comunque correre a rotta di collo verso il confine, oltre il quale avremo finalmente accesso a tutto ciò che The Saboteur ha da offrire.
Tutti i colori di ParigiLa missione mostrataci successivamente si colloca invece a circa metà gioco, con Sean ormai pienamente calato nei panni dell’agente segreto, fornito di armi, intelligence ed una casa di campagna come rifugio. Nel garage di quest’ultima riposa un vezzo del protagonista, che sembra non voler rinunciare alle sue passioni nonostante le tragiche circostanze: una splendida Morini Aurora, fiammante nel suo azzurro e nelle sue forme sinuose, ha permesso agli sviluppatori di mostrarci un sistema di guida immediato e divertente, che permette di farsi strada nell’intricato dedalo di viuzze che caratterizza i sobborghi di Parigi. Una piccola ricerca ci ha rivelato che la macchina è in realtà frutto della fantasia dei disegnatori, ma il richiamo alle macchine da corsa dell’epoca è assolutamente chiaro. Dopo aver apprezzato il contrasto tra i colori vivissimi della campagna ed il luccicante bianconero della città oppressa, gli sviluppatori ci hanno guidato all’obbiettivo della missione, ovvero la messa fuori uso di un gigantesco cannone posto in cima ad uno dei palazzi, con l’aggiunta di un conto alla rovescia di nove minuti a rendere l’azione ancora più tesa. L’approccio è in questo caso assolutamente aperto, e lascia la giocatore la scelta se avvicinarsi silenziosamente all’apparato bellico pesantemente piantonato, oppure scatenare una piccola guerra. La scelta è ricaduta sulla seconda opzione: onde ottenere una buona visuale sui bersagli, sono state sfruttate le eccezionali capacità di scalata di Sean, che in movimento non possono non richiamare alla memoria le sinuose movenze di Altair in Assassin’s Creed. Ogni superficie può essere scalata con la ripetuta pressione del tasto A (o X nella versione Playstation 3) in prossimità di appigli, che vanno dai davanzali delle finestre, alle grondaie, ai parapetti, fino al raggiungimento dei tetti, che offrono una profondità di campo notevole. Raggiunta una posizione favorevole, si è dato il via all’operazione vera e propria sfoltendo le fila naziste grazie ad un fucile da cecchino; quest’ultimo rappresenta una piccola parte del vasto arsenale a disposizione del giocatore, che spazia dalle pistole e fucili mitragliatori dell’epoca, alle armi pesanti come lanciarazzi ed il lanciafiamme, sino ad armi sperimentali estreme frutto della fantasia degli sviluppatori unita alle reali ricerche tedesche dell’epoca. La tattica messa in atto dagli sviluppatori permette di eliminare l’ingegnere addetto al cannone, chiaramente riconoscibile dall’abbigliamento diverso da quello dei soldati, in modo da fermare il conto alla rovescia, anche se il completamento della missione è ancora legato alla distruzione dell’apparato militare. Gli scontri a fuoco hanno confermato la capacità del protagonista di rigenerare la propria salute semplicemente defilandosi per qualche secondo dal fuoco nemico, e la parziale distruttibilità degli scenari, che consente di togliere di mezzo coperture nemiche improvvisate, come casse di legno. L’operazione di avvicinamento si è rivelata più difficile del previsto a causa del gran numero di guardie nemiche, che hanno costretto alla continua ricerca di coperture; il livello di difficoltà non è stato comunque ancora calibrato, e non è chiaro se sarà proposto nelle classiche tre opzioni o meno.Durante l’avvicinamento all’obbiettivo abbiamo notato la presenza di una torre di osservazione nemica avvolta da un evidente effetto glow rosso, aura difficile da non notare in un ambiente completamente desaturato: essa serve ad evidenziare gli edifici completamente distruttibili previa disposizione di cariche esplosive, la cui dipartita dallo scenario sarà permanente, ed andrà ad influire sul gameplay impattando non solo la missione in corso, ma anche tutte le successive da svolgersi in quella data area.Raggiunto finalmente il cannone è stato possibile piazzare un esplosivo attivabile da remoto, lampante esempio delle licenze poetiche che gli sceneggiatori si sono concessi, in quanto tale apparato esisteva al tempo solo in forma rudimentale, ed avrebbe richiesto diversi metri di cavo e molto tempo per essere approntato. Una breve cut scene realizzata con il motore di gioco ha mostrato la spettacolare esplosione finale, condita con ottimi effetti particellari che hanno reso la festa di fiamme e frammenti estremamente “densa” e realistica.Andato il cannone, abbiamo potuto apprezzare la ricolorazione del quartiere, che si è tinto di toni accesi in una panoramica che ci ha ricordato il “risanamento” visto nel recente Prince of Persia; ad essa è seguita anche una decisa ripopolazione delle strade, ed un conseguente aumento del Will to Fight.Prima di prendere congedo, gli sviluppatori hanno approfittato di qualche minuto d’avanzo per mostrarci la base operativa di Sean, che ha sede in un locale Cabarèt dalle forti tinte osè che non disdegnerà qualche nudo femminile (parziale, ovviamente…), sito proprio di fianco al leggendario Moulin Rouge; data la natura ancora incompleta del titolo, non abbiamo avuto la chance di ammirare gli interni, ma è confermato che essi verranno riprodotti con il giusto livello di dettaglio, così come quelli di altri edifici dislocati nei tre ampi distretti parigini. A facilitare la navigazione saranno presenti sia una minimappa a schermo, che mostrerà gli obbiettivi missione e l’ubicazione dei nemici, sia una mappa full scale con informazioni più dettagliate. Le missioni principali si renderanno disponibili dal quartier generale, anche se l’esplorazione della città permetterà di intraprenderne di secondarie, per una durata complessiva che si attesterà tra le 15 e le 20 ore di gioco.
Comparto tecnicoNonostante la build mostrata fosse ancora acerba sotto molti aspetti, The Saboteur si presenta dotato di un design molto curato, a partire dal personaggio principale: per quanto costantemente in missione, Sean presenta un abbigliamento riconoscibile e caratteristico. Ispirato è anche il design di Parigi, che pur prendendosi ampie licenze riesce a trasmettere tutta la tristezza delle zone oppresse in netto contrasto con i vividi colori di quelle liberate. A proposito di bianco e nero, onde evitare un appiattimento eccessivo dell’immagine gli sviluppatori hanno implementato una tecnica di edge lighting, ovvero l’illuminazione dei contorni, in modo da far sempre risaltare il personaggio rispetto allo sfondo. Buono anche il frame rate, che non ha mostrato cedimenti di sorta. La colonna sonora dinamica, che si adatta all’azione in corso sullo schermo, si compone di pezzi che vanno dalla classica allo swing tipico dell’epoca, e garantisce nel complesso ottime atmosfere.
The Saboteur testimonia la volontà di Pandemic di percorrere un sentiero di crescita: dopo il divertimento spensierato e caciarone di Mercenaries, la casa fa più di un passo avanti. Il particolare concept cromatico, unito ad una storia originale che permette di rivivere l’abusato setting della Seconda Guerra Mondiale in maniera completamente nuova, dà al titolo una vera e propria personalità. Resta da vedere come l’Intelligenza Artificiale si comporterà nella versione finale, oltre a tutta una serie di dettagli sul gameplay ancora oscuri. Nel complesso, un titolo di ottime speranze, che va ad arricchire la già ottima line-up di Electronic Arts. In sviluppo per PC, Playstation 3 e Xbox 360 The Saboteur non ha ancora una data d’uscita: confidiamo in un hands on a breve, che senza dubbio permetterà di farsi un’idea molto più precisa della validità del gameplay.