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The Legend of Zelda: Majora's Mask 3D

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Avatar di LoreSka

a cura di LoreSka

Pubblicato il 20/01/2015 alle 00:00
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Sono molti i motivi per cui il pubblico ama la serie The Legend of Zelda e ognuno ha le sue ragioni personali per apprezzare la saga creata da Shigeru Miyamoto. Ma, in fondo, c’è un aspetto che mette d’accordo tutti quanti quando si tratta di mettere d’accordo varie generazioni di giocatori in merito a pregi di questo marchio: in Zelda siamo tutti degli eroi. È incredibile il legame che si crea tra il giocatore e il protagonista di questa avventura, e alla fine di ogni capitolo siamo convinti che una parte di Link sia rimasta dentro di noi e ci abbia cambiati almeno un pochino.
La conferma di ciò la si può avere giocando a un qualsiasi capitolo della serie, ma è con Majora’s Mask che qualsiasi dubbio viene spazzato via. Perché Majora’s Mask è un vero e proprio pugno nello stomaco, che ci trascina in una spirale continua fatta di gioie, dolori, paure e certezze. Questo capitolo, spesso descritto come il più “oscuro” dell’intera serie, è probabilmente uno dei più complessi mai creati. Non parliamo solo dell’aspetto ludico, ma anche della comprensione di quello che ci avviene attorno. In questo gioco sentiamo istantaneamente il legame empatico con Link, passando attraverso tutti gli stati d’animo che il nostro eroe di verde vestito deve provare in una situazione come quella vissuta in questo gioco: siamo dubbiosi, impauriti, storditi, frustrati. Ma anche dannatamente determinati ad arrivare in fondo. Bastano pochi istanti per capire che l’avventura nella quale ci siamo imbarcati è diversa dalle altre, e poche ore per essere sopraffatti dai sentimenti contrastanti che prova chi, come chi vi scrive, per la prima volta gioca a Majora’s Mask.
Viva il remake!
Bisogna ammettere che, questa volta, Nintendo ha ascoltato il coro dei propri fan. Era dai tempi di Ocarina of Time 3D che si chiedeva un remake di Majora’s Mask attraverso petizioni e improbabili “progetti in codice”. Di solito i giapponesi mantengono un basso profilo di fronte alle richieste popolari, ma questa volta Nintendo decise sin da subito di assecondare le richieste dei propri fan. “Se lo vorrete, lo faremo” ci dissero, e le timide richieste si trasformarono in una vera e propria preghiera da parte dei fan, che fu esaudita lo scorso anno e si concretizzerà il prossimo febbraio con l’arrivo del gioco nei negozi.
Allo stesso modo, dobbiamo riconoscere che dietro alla decisione di Nintendo non si siano celate grandi sorprese. Il remake di Ocarina è stato un successo, e Majora’s Mask è stato uno dei giochi della saga a vendere più copie. A questo dobbiamo aggiungere che, grazie al remake di Ocarina, Nintendo si era già spianata la strada per far approdare Majora su 3DS, in quanto questo capitolo fa uso delle stesse tecnologie del proprio predecessore. Non ci sorprendiamo, dunque, nel constatare che la gestazione di Majora’s Mask 3D sia stata più breve rispetto a quella di Ocarina 3D, né ci sorprendiamo nel riconoscere che – per nostra fortuna – il risultato da un punto di vista tecnico è analogo. Bastano pochi minuti di gioco per comprendere che, anche questa volta, ci troviamo di fronte a un remake di straordinaria fattura, fedele all’originale ma svecchiato quel tanto che basta per soddisfare i nostri bulbi oculari. Alcune trovate visive di Nintendo – come lo schermo che si rimpicciolisce all’arrivo dell’alba e della notte – vengono riprese anche in questa versione portatile, con il risultato di mettere in risalto la straordinaria modernità di questo gioco, che dopo quindici anni riesce ancora a sorprenderci con degli effetti semplicemente geniali. Confessiamo di essere andati su Youtube per rivedere qualche filmato di gameplay del gioco datato aprile 2000 per capire se, effettivamente, queste idee fossero state implementate già a quei tempi: immaginate la nostra sorpresa nel verificare che, effettivamente, ciò che ci è sembrato troppo moderno (come alcuni jump cut nelle cut scene e particolari distorsioni del campo visivo) erano già presenti nel gioco originale.
La luna nera
Majora’s Mask si differenzia da tutti gli altri Zelda a causa della struttura ciclica del suo gameplay. Uno strano folletto ha rubato una maschera maledetta a un viandante, causando una sciagura: una minacciosa luna con volto antropomorfo si sta per schiantare sulla terra, e il mondo ha davanti a se tre giorni di vita. Grazie alla sua fedele Ocarina, Link può riavvolgere il tempo e tentare di rimettere a posto le cose. Mano a mano che si procede nel gioco, si ha la possibilità di ricominciare da capo mantenendo alcuni oggetti e alcuni poteri incarnati in una serie di maschere da indossare, che si riveleranno indispensabili per giugnere alla soluzione del problema.
Questa particolare organizzazione del tempo e la minaccia costante dell’orologio che ticchetta modificano in maniera sensibile il gioco, che ci obbliga a un backtracking continuo e all’aggiunta di alcuni tasselli ad ogni rewind. Ciò che, sulla carta, potrebbe apparire ripetitivo, in Majora’s Mask diventa virtuoso: grazie ad alcuni punti di teletrasporto e ad enigmi che si bloccano se si giunge in un luogo troppo tardi, la ripetitività delle azioni è quasi nulla, tanto che ad ogni nuovo giorno si hanno spesso dei compiti completamente nuovi da svolgere.
A differenza degli altri Zelda, Majora’s Mask è un sequel diretto di Ocarina e si rivolge a un pubblico che, verosimilmente, conosce a menadito il capolavoro per Nintendo 64. Così, quella che ci viene presentata è un’avventura davvero complicata, che prende a cazzotti il giocatore sin dal primo istante e ci porta a grattarci la testa di continuo. Chi ancora oggi si lamenta del Water Temple di Ocarina farà meglio a prepararsi al peggio: Majora è un Water Temple dal momento esatto in cui si preme “Start” per la prima volta.
Fedeli alla linea
The Legend of Zelda: Majora’s Mask 3D arriverà nei negozi assieme al New Nintendo 3DS. In effetti, nel momento in cui iniziamo per la prima volta a giocare con questo titolo ci verrà chiesta la presenza di un Circle Pad Pro o, se vogliamo, del nuovo analogico presente nella nuova iterazione della console portatile di Nintendo. Anche se la versione per Nintendo 64 dava la possibilità ai giocatori di controllare la telecamera, dobbiamo ammettere che la conversione per Nintendo 3DS ha reso la telecamera automatica praticamente perfetta: solo in rare occasioni ci siamo trovati a premere il tasto L per centrare la visuale, e in generale non si sente la mancanza di un secondo analogico. O, se preferite, l’upgrade a New Nintendo 3DS non sembra cruciale per godersi appieno Majora’s Mask 3D. Ciononostante, la presenza di un effetto 3D davvero ben calibrato e affascinante in alcuni frangenti ci ha più volte fatto pensare a come sarà l’intera esperienza sulla nuova console, visto il miglior effetto 3D che – almeno sulla carta – dovrebbe giungere grazie al sistema di head tracking incluso in New Nintendo 3DS.
Da segnalare lo straordinario audio avvolgente: non riusciamo a capire come Nintendo sia riuscita a calibrare così bene i piccoli altoparlanti della propria console, tanto da darci l’illusione di un suono proveniente anche dalle nostre spalle. Così come era avvenuto per Ocarina of Time 3D, anche questo Majora’s Mask 3D potrebbe rivelarsi uno dei remake meglio realizzati nella storia dei videogiochi.

– Miglioramenti grafici

– Grande rispetto dell’originale

– Gioco originale invecchiato molto bene

In breve: se amate il mondo dei videogame, The Legend of Zelda: Majora’s Mask 3D vi dimostrerà quanto questo medium fosse già “maturo” alla fine dello scorso millennio, e quante delle idee che vediamo nei giochi contemporanei siano già state realizzate con mezzi tecnici certamente meno all’avanguardia da quel genio di Shigeru Miyamoto, ben quindici anni fa. Majora’s Mask è una testimonianza, oltre che un videogioco, e il suo valore storico è tale da lasciarci immediatamente gridare quanto segue: viva il remake!

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