Anteprima

The Evil Within

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a cura di AleZampa

Londra – Il cielo è grigio nella campagna intorno a Londra, la magione nella quale siamo radunati è silenziosa e isolata dal resto del mondo. Difficilmente potremmo immaginare una location migliore per la presentazione europea di The Evil Within, avvenuta all’interno dei BFG Days 2013, consueto appuntamento annuale organizzato da Bethesda nel quale viene mostrata la line-up dei titoli di prossima pubblicazione del publisher americano. Per iniziare con il piede giusto, Pete Hines ci ha tenuto a presentare personalmente proprio The Evil Within, titolo su cui la compagnia punta evidentemente forte, viste le personalità coinvolte all’interno del progetto. Accendete tutte le luci di casa, portatevi un peluche di Kirby, e preparatevi a un disturbante viaggio che vi porterà nei recessi della mente umana.

Abisso umanoLa demo che abbiamo potuto vedere (ma purtroppo non provare) corrisponde ai momenti iniziali dell’avventura del detective Sebastian, che dopo essere stato chiamato per controllare cosa sta succedendo all’interno di un ospedale psichiatrico si troverà ad affrontare eventi evidentemente più grandi di lui. Il primo impatto con il titolo è in effetti di quelli che si ricordano: innanzitutto dal punto di vista tecnico, visto che il formato video non è il classico 16:9 ma un ben più evocativo 2,35:1, ma sopratutto ciò che colpisce in prima battuta è la potenza e la crudezza dei primi istanti di gioco, nei quali, dopo esserci accorti che tutti all’interno del manicomio sono morti o morenti, veniamo catturati e appesi a testa in giù da un gigantesco nerboruto armato di motosega. Una volta ripresi dallo smarrimento iniziale dovremo riuscire a liberarci e a sgattaiolare lontani da questa pericolosa situazione, grati del fatto che le attenzioni del nostro carceriere siano tutte dedicate ad altri prigionieri, alcuni dei quali nostri compagni.

Il nostro tentativo di fuga silenziosa viene interrotto da un allarme scattato all’improvviso, che ci costringerà a scappare il più velocemente possibile lungo i corridoi dell’ospedale, in una sezione nella quale l’attenzione nel non farsi scoprire dovrà prevalere sulla paura vera e propria, facendoci sfruttare l’irruenza del nostro inseguitore a nostro favore. Se riusciremo a fare questo, nonostante le ferite riportate, saremo in grado di guadagnare la fuga attraverso un provvidenziale ascensore, mai tanto apprezzato come in questo caso. Una volta guadagnata l’uscita però il mondo (almeno per noi) sarà totalmente cambiato, e la scena apocalittica che ci troveremo davanti sarà solo l’inizio del nostro personale viaggio all’inferno. Giusto il tempo di metabolizzare quanto appena visto, che parte la seconda parte della dimostrazione live di The Evil Within, più focalizzata sulla componente action del titolo. A mettere subito le cose in chiaro ci pensa una scena che rappresenta una sorta di assedio nel quale dovremo far fronte ad orde di nemici che entrano dalle (fottute) pareti, in un’ordalia di assalti che metterà a dura prova la nostra resistenza. Se riusciremo ad averne ragione, il che significherà sterminarli o trovare una via di fuga alternativa, allora potremo proseguire lungo cunicoli bui nei quali ci sarà data la possibilità di trovare qualche oggetto utile alla nostra sopravvivenza, come siringhe per curarci (l’equivalente del classico med-kit) piuttosto che munizioni o mine di prossimità.

Tornare al survival delle radiciNon potendo purtroppo provare con mano la build mostrata, non siamo in grado di dirvi esattamente quanto The Evil Within sarà difficile da giocare, ma l’impressione, nonché l’obiettivo conclamato di Tango e Bethesda, è quello di creare un survival horror nel quale il giocatore debba sempre pensare come prima cosa alla sua sopravvivenza piuttosto che all’uccisione dei nemici. In questo contesto ad esempio si integra perfettamente l’indicatore della nostra salute, rappresentato da una sottilissima barra posta in basso al centro dello schermo, che nonostante le dimensioni al limite della logica risulterà sempre bene evidente e dai colori particolarmente accesi, in modo da servire quasi come monito per i giocatori che perdessero di vista lo scopo principale del titolo: non morire. La mano di Shinji Mikami è sempre evidentissima, visto che alcune delle caratteristiche più riuscite dei suoi vari prodotti vengono riportate e potenziate in The Evil Within. Come ci ha tenuto più volte a ricordare Pete Hines, il più delle volte non dovremo nemmeno pensare di ingaggiare il nemico e sparare all’impazzata, perché saranno molte più le occasioni nelle quali ci troveremo con 5 proiettili per 10 nemici che viceversa. E’ proprio per aumentare questa sensazione di continua caccia che il level design delle varie aree è studiato per incoraggiare la ricerca di soluzioni alternative, come l’aggiramento dei nemici, la fuga, o l’utilizzo di qualche diversivo, uno su tutti il lancio di oggetti per attirare l’attenzione degli avversari lontano dal nostro nascondiglio.

A mettere un po’ di pepe nella componente tattica del titolo ci penserà l’introduzione delle mine, speciali trappole dal diverso effetto che scatteranno quando i nemici ci si avvicineranno. Pianificare con un certo anticipo la propria strategia risulterà vitale per sopravvivere ai momenti più concitati, così come crearsi una via di fuga su un percorso precedentemente minato risulterà in alcuni casi vitale per trarsi d’impiccio da situazioni altrimenti mortali.

Paura in terza personaDal punto di vista del gameplay The Evil Within si presenta come il classico titolo in terza persona con visuale alle spalle, ormai elemento quasi imprescindibile da questo genere di produzioni. L’interfaccia utente è ridotta ai minimi termini, e questa è sicuramente una condizione essenziale per mantenere l’attenzione del giocatore su quanto succede a schermo, senza distrarlo con inutili orpelli. Ogniqualvolta ci avvicineremo ad un oggetto o a una parte dello scenario con la quale potremo interagire apparirà il comando contestuale a schermo, anch’esso ridotto ai minimi termini per essere il meno invasivo possibile. Visto il particolare tono della produzione, non ci sarà spazio per possibili bivi narrativi che cambieranno la storia principale: il susseguirsi degli eventi deve essere uno e uno soltanto, e questa, anche a nostro avviso, è una condizione necessaria per poter avere il miglior impatto narrativo possibile. Non è ancora chiaro cosa abbia dato il via ai raccapriccianti eventi del manicomio, così come non è chiaro se i toni della sceneggiatura saranno tendenti alla cospirazione globale in stile Resident Evil o alla pazzia del protagonista, ma quello che possiamo anticiparvi senza timore di smentita è che la scrittura sarà comunque in grado di colpire e spiazzare, con immagini e scene dal fortissimo impatto emotivo.A dare vita a questo mondo dell’incubo ci penserà l’id Tech 5, motore autoprodotto e aggiornato alle necessità di Tango. Le nuove routine comportamentali, così come l’impressionante sistema di ombre dinamiche (nelle versioni PC e Next Gen saremo in grado anche di vedere in maniera dinamica l’ombra dietro tende e tessuti in generale) sviluppate insieme ad idSoftware fanno ben sperare per la riuscita del prodotto finale, anche se l’ambientazione chiusa e principalmente buia aiuta non poco a coprire eventuali magagne o mancanze dell’engine grafico. Più che apprezzata invece la scelta del particolare formato video widescreen, che diminuendo ancora di più la visuale del giocatore contribuisce a creare un effetto di angoscia e paura dell’ignoto, evidentemente più accentuato che nella classica visuale 16:9 (vi basti pensare che, a meno di abbassare lo sguardo, il pavimento non sarà mai in vista).

– Ambientazioni suggestive

– Immagini e scene forti, perfette per il genere

– Gameplay volto alla sopravvivenza più che all’azione

Questo nostro primo assaggio di The Evil Within ci ha lasciato decisamente impressionati. Il fatto che il padre dei survival horror sia tornato in prima persona a sovrintendere un progetto che punta al rilancio del genere è un fattore che non possiamo sottovalutare, visto sopratutto quanto bene sta crescendo il titolo di Tango. Il particolare stile visivo dato dalla filigrana a mò di horror movie e il suo formato video contribuiscono, insieme a una campionatura degli effetti sonori e una musica d’accompagnamento particolarmente evocativa, ad aumentare le aspettative per un titolo che pone come obiettivo assoluto la sopravvivenza del protagonista, e che per questo potrebbe contribuire a riportare il genere Survival Horror sulla strada pensata in origine dal suo stesso creatore.

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