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Strider

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a cura di Pregianza

Pubblicato il 21/07/2013 alle 00:00
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Pensate a quanti anni sono passati dalla nascita dei videogiochi. Ora moltiplicate questi anni per un numero folle di titoli e proprietà intellettuali varie, e otterrete una galassia formata da personaggi più o meno leggendari, ambientazioni più o meno evocative e serie storiche pronte a tornare con la forza di un’eruzione vulcanica. Di recente le case hanno ravanato non poco in questo brodo primordiale di saghe classiche, uscendosene con reboot di ogni tipo, o semplici riedizioni hd per fare cassa. Capcom, in particolare, ha navigato per benino sulle onde dei suoi grandi giochi del passato, eppure ha sempre lasciato da parte uno dei marchi più adatti a un remake di un certo livello: Strider. Parliamo pur sempre di una sorta di super ninja futuristico, amato da moltissimi videogiocatori e tornato alla ribalta grazie alle sue molteplici apparizioni in crossover quali i Marvel vs Capcom. Una gallina dalle uova d’oro per un action game insomma. 
Tutti si aspettavano un ritorno del prode Hiryu prima o poi, e infatti le previsioni si sono rivelate vere al Comic Con di quest’anno, con un bell’annuncio arricchito da un trailer di presentazione e da qualche minuto di gameplay. Il reveal, tuttavia, si è rivelato essere un po’ meno “epico”, di quanto si potesse desiderare. Vediamo perché.
Nothing can stop me
Chi si aspettava un remake totale, o magari una trasformazione in un action hack n’ slash in terza persona, è stato subito tappato dal primo trailer. E’ evidente che questo nuovo Strider non è altro che una sorta di riproposizione evoluta in finto 3D dell’originale, con visuale fissa a lato e gameplay basato su mappe bidimensionali. Come i vecchi Strider, in poche parole, un action platform ricco di nemici e proiettili da schivare, nobilitato da una mobilità notevole del protagonista e dal suo carisma. 
La prima cosa che si nota è come l’agilità di Hiryu sia rimasta stellare, visto che il protagonista può ancora attaccarsi alle pareti e scalarle, eseguire salti doppi, e rapide scivolate a terra. Tante possibilità ben si sposerebbero con livelli alternativi ricchi di ostacoli, o persino qualche sezione stealth per spezzare il ritmo, ma per ora non ci è dato sapere se effettivamente saranno presenti nella campagna. Quel che è certo è che il livello mostrato era ricco di combattimenti e azione adrenalinica, e che il nemico è ancora una volta il pericolosissimo Grandmaster Meio, avversario storico della saga.
Anche gli scontri sono simili al passato: Strider Hiryu dispone di una potentissima spada chiamata Cypher, in grado di fare a pezzi con facilità qualunque nemico base e di potenziarsi con dei power up sparsi per i livelli. La novità è rappresentata proprio dai potenziamenti, che sembra saranno permanenti o comunque selezionabili di missione in missione una volta ottenuti, dando al gioco una spruzzata di metroidvania che non può che fargli bene dopo tutti questi anni.
Le mappe paiono essersi evolute allo stesso modo. La prima mostrata era infatti molto estesa, ricca di zone da esplorare e navigabile in vari modi. L’estensione maggiore delle locazioni e la presenza di potenziamenti da scoprire potrebbero aggiungere notevole varietà e longevità al gioco, distaccandolo dai ben più lineari predecessori.
La dimostrazione visionata ci è sembrata veloce e divertente, ma qualche dubbio è rimasto. Gli impatti coi nemici non ci sono parsi particolarmente chiari, e i proiettili in particolare sono difficili da distinguere nel caos. Forse il cambiamento è dovuto anche alla maggior accessibilità del tutto, visto che la barra della vita di Hiryu si è dimostrata fin troppo resistente ai colpi, tolto un incontro con un potente miniboss della guardia d’elite di Meio. La battaglia con il succitato miniboss ci ha comunque permesso di notare il ritorno dei satelliti del protagonista, che gli donano per un periodo di tempo limitato la capacità di lanciare proiettili dalla distanza. Una volta sconfitta, la guardia ha persino garantito all’eroe una nuova abilità, un colpo caricato in grado di infliggere danni moltiplicati e necessario per avanzare.
Plasma scarf!
Lo stile grafico del gioco sembra strizzare l’occhio ai vecchi coin op della serie. Tutto si vede attraverso un filtro che ripropone le scan lines dei cabinati, mentre la grafica è fondamentalmente un remake completamente in 3D dei modelli visti nei predecessori, con Strider che ha mantenuto praticamente lo stesso aspetto del secondo capitolo. L’unico cambiamento è rappresentato dalla sciarpa del protagonista, ora non più composta da tessuto ma da plasma (regole della fisica, addio) e divenuta un elemento dell’interfaccia, visto che cambia colore per indicare l’attivazione di uno specifico power up. 
Il gioco ci è sembrato piacevole da vedere, anche se forse ci aspettavamo di più a livello di dettaglio. L’unica cosa che gratta in modo non proprio piacevole sui nostri desideri è il nome del team di sviluppo, quei Double Helix che sembrano essere passati improvvisamente da “squadra di quarta categoria” a “software house affidabile”, dopo l’annuncio di Killer Instinct. Ci sarà da fidarsi? Noi speriamo con tutto il cuore di sì. Una cosa l’hanno dimostrata comunque: sanno sfruttare bene il fattore nostalgia. Infatti hanno chiuso la dimostrazione con un serpentone rosso facilmente riconoscibile per chi ha giocato il titolo originale…

– E’ il ritorno di un personaggio storico

– Azione veloce e adrenalinica

– Elementi di sviluppo che lo avvicinano ai metroidvania

Ci aspettavamo un remake totale dal nuovo Strider, magari un hack n’ slash esagerato che sfruttasse al 100% il carisma del personaggio. Ci siamo invece trovati davanti a una sorta di evoluzione contenuta dei predecessori, che sembra voler mantenere gran parte del gameplay tipico della serie, con qualche aggiunta interessante legata allo sviluppo del protagonista e all’estensione delle mappe. Comunque da tenere d’occhio, ma i Double Helix si saranno davvero trasformati in un team su cui è cosa buona fare affidamento? Non resta che aspettare per scoprirlo.

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