Unire in un unico progetto tre mostri sacri del panorama videoludico come Shinji Mikami, Goichi “Suda 51” Suda e Akira Yamaoka è senza ombra di dubbio uno dei “sogni erotici” più spinti che un giocatore di vecchia data possa fare. Lo stile, la genialità, l’esperienza e il talento musicale del trio giapponese hanno partorito Shadows of the Damned. Grazie ad un codice preview giunto in redazione abbiamo avuto modo di provare i primi due atti dell’avventura che vede il protagonista Garcia Hotspur impegnato nel salvare la seducente Paula da un’orda di demoni desiderosi di usare la ragazza come mezzo per impedire al nostro eroe di continuare la sua caccia.
Un teschio come amicoDopo il breve incipit narrativo, farete la conoscenza del vostro partner, l’ex demone ora teschio trasformista, Johnson. Un elemento fondamentale per l’avventura in quanto egli sarà in primis la vostra unica arma in grado di sterminare i demoni, in secondo luogo una vera e propria enciclopedia del mondo circostante, tanto da meritarsi una voce dedicata nel menù chiamata appunto “Johnsonpedia”. All’interno troverete ogni tipo d’informazione, dalle creature ostili alle meccaniche avanzate di gioco, sempre disponibile per la consultazione. Johnson sarà un compagno imprescindibile, oltre ad avere uno spiccato senso dello humour. Lo scambio continuo di battute tra il teschio e Garcia vi strapperà delle sonore risate in più di un’occasione, e i commenti dello stesso su demoni e personaggi secondari vi rimarranno impressi nella memoria per lungo tempo. L’altra caratteristica di Johnson è la capacità di trasformarsi in qualunque cosa: una torcia, una moto, una pistola, un mitragliatore e così via. Il vostro compagno potrà potenziarsi grazie a speciali gemme blu che una volta incastonate sulla fronte gli conferiranno un nuovo potere. Non solo quantità, ma anche qualità dell’arsenale, grazie al sistema di potenziamento delle armi a vostra disposizione. Le gemme di colore rosso andranno a migliorare la velocità di ricarica, la potenza e il numero di munizioni trasportabili; ovviamente come sviluppare tali caratteristiche rimarrà a completa discrezione del giocatore. Questo sistema ricorda molto quello visto in Resident Evil 4, d’altra parte la mano di Mikami su tutto quello che concerne il gameplay è più che evidente, ma di questo ne parleremo più avanti. L’aspetto che ci preme sottolineare è la cura e la genialità di questo duo (Garcia/Johnson) in grado di inscenare siparietti comici in una situazione del tutto surreale, l’impegno profuso per creare questa alchimia è notevole. L’aspetto di Garcia è volutamente appariscente e non nasconde la sua origine sud americana, anzi, ne fa un pilastro portante della caratterizzazione, infarcendo il suo vocabolario con frasi completamente in lingua spagnola nei momenti più intensi dell’azione. Inoltre il rapporto teschio/uomo non è solo un’idea geniale, è anzi in realtà un omaggio alla cultura messicana. Se per noi europei i primi due giorni di novembre sono dei giorni tristi, El Dia de Los Muertos è motivo di festa e venerazione dei morti, un momento in cui tutta la comunità e i quartieri ispanici si riempiono di colori e di teschi, non per spaventare ignari turisti ma per ricordare i defunti. Tutto questo per sottolineare che la scelta di un protagonista latino unito ad un teschio non è frutto del caso o un’idea particolarmente stramba, ma semplicemente uno studio e un omaggio delle tradizioni culturali.
Si spara come in Resident Evil… eppur si muove!Shadows of the Damned è a tutti gli effetti uno sparatutto in terza persona, come fu lo storico Resident Evil 4 più volte citato nell’articolo. Le meccaniche di gioco pescano a piene mani dal passato creativo di Shinji Mikami, non senza però le dovute differenze e innovazioni. In primo luogo Garcia può muoversi e sparare allo stesso tempo, schivare i colpi nemici e correre velocemente per un breve tratto. Il gameplay è strutturato in maniera piuttosto lineare suddiviso in micro aree nelle quali troverete nemici e piccoli enigmi da risolvere per avanzare. Il primo passo sta nell’illuminare la zona in cui vi trovate, poiché l’oscurità rende forti i nemici e indebolisce Garcia. Grazie a uno speciale “colpo di luce” potrete attivare delle lanterne o ancor meglio delle teste di capra che, come tutti ben sapranno, sono delle “rinomate fonti di luce” (cit.). Compiuta questa operazione potete darvi all’esplorazione dell’area eliminando i demoni che si parranno di fronte a voi, alcuni di essi possono essere colpiti direttamente, altri godranno di uno scudo d’oscurità da eliminare sempre con il colpo di luce di cui sopra, una meccanica identica già vista in Alan Wake. Il più delle volte vi sarà chiesto di trovare un frutto particolare da dare in pasto al guardiano del cancello, oppure disattivare dei pulsanti rossi per sbloccare l’apertura di una porta. Questi dispositivi però sono visibili solamente quando sarete immersi nell’oscurità più profonda, il che rende l’operazione tutt’altro che semplice. Difatti Garcia subirà un progressivo deterioramento dell’energia vitale mentre si trova all’interno dell’oscurità, creando così una situazione di pericolo mortale dando al giocatore un breve lasso di tempo per risolvere la situazione. In alcune occasioni sarete costretti ad attraversare intere sessioni all’interno dell’oscurità, per questo motivo lungo il cammino troverete dei cuori in grado di ripristinare una modesta quantità d’energia permettendovi di giungere a destinazione sani e salvi. Nel caso in cui la barra vitale sia prossima all’esaurimento potrete bere dell’alcool, poiché si sa che all’inferno bere fa bene alla salute. Durante l’esplorazione troverete diverse qualità di alcolici, quelle più pregiate come l’assenzio vi restituiranno un quantitativo maggiore di punti vita, inoltre sarà possibile acquistarli tramite appositi distributori spendendo le gemme bianche ottenute dai demoni uccisi: in base alla disponibilità economica potrete optare per la singola bottiglia o addirittura per una cassa intera formato famiglia. Il gioco è diviso in atti (1-1, 1-2…) che si concluderanno con il boss di turno. Il codice preview a nostra disposizione conteneva due boss fight, entrambe piuttosto semplici a causa di schemi d’attacco prevedibili e meccaniche ormai abusate in molti titoli dello stesso genere. Da questo punto di vista speriamo che progredendo nella storia si possano affrontare situazioni quanto meno diverse dal solito e soprattutto più impegnative. Le similitudini con il titolo Capcom sono molteplici, a cominciare dalla telecamera posta poco sopra le spalle del protagonista, oppure la necessità di premere un tasto per dare vita a semplici azioni contestuali, come aprire una porta, buttare giù una fragile staccionata o per muoversi attraverso l’area di gioco (scavalcare un muretto o lanciarsi da una finestra).
Poligoni Vs. StileQuando si analizza un comparto tecnico particolare come quello del titolo EA si crea un divario d’analisi tra la pura potenza grafica, il design e lo stile utilizzato. Shadows of the Damned non è un prodotto che fa gridare al miracolo o capace di spremere le console HD come altri esponenti del genere, anzi, mostra il fianco in più di un’occasione a critiche a causa di modelli poligonali e texture ambientali poveri di dettaglio. A controbilanciare il quadro generale ci pensa l’estro e la fantasia di Suda 51 che attraverso soluzioni stilistiche al limite del grottesco riesce a distogliere l’attenzione da alcune imperfezioni grafiche, rendendo l’esperienza visiva un viaggio psichedelico oltre il limite dell’assurdo con soluzioni ed espedienti impensabili da una mente comune. Restiamo comunque in attesa di testare il gioco nella sua forma definitiva che apporterà sicuramente migliorie tecniche da non sottovalutare. Per quanto concerne la colonna sonora abbiamo saggiato solo in parte l’estro di Akira Yamaoka, storico compositore che attraverso i suoi brani ha contribuito a rendere celebre la saga di Silent Hill. Anche in questo caso, nonostante il setting diverso, l’artista nipponico si è espresso con personalità musicale creando dei pezzi che ben si sposano con l’atmosfera grottesca e ironica del titolo. Per avere un quadro completo della situazione anche dal punto di vista sonoro non possiamo che rimandarvi alla recensione completa del titolo il prossimo Giugno.
– Stile da vendere
– Mikami, Yamaoka, Suda 51
– Johnson/Garcia duo irresistibile
Dopo aver provato con mano le prime ore di Shadows of the Damned siamo desiderosi di poter provare la versione definitiva del titolo. Lo stile e la fantasia perversa di Suda 51 trasudano da ogni poligono, non solo grazie ad un design malato e decadente, ma anche per la presenza di dialoghi surreali infarciti di battute grottesche e dissacranti. Tuttavia ci sono alcuni elementi fondanti del gameplay che non hanno convinto pienamente, la sfida vera per il gioco sarà quella di tenere vivo l’interesse per tutto l’arco dell’avventura cercando di variare l’azione a schermo e soprattutto costruire delle boss fight più emozionanti e meno guidate. Restate sintonizzati sulle pagine di Spaziogames per la recensione completa del titolo.