Anteprima

Medal of Honor: Warfighter

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a cura di Pregianza

Londra – Il mondo degli fps negli anni si è fatto sempre più affollato e competitivo. Dopo il successo strabiliante ottenuto dalla serie Call of Duty, gli shooter militari ormai spuntano come funghi, e gli sviluppatori non sembrano volersi discostare da una struttura lineare con enfasi sul multiplayer che riesce ad essere garanzia di successo nella maggior parte dei casi. La scelta è giustificatissima da un punto di vista commerciale, non è dopotutto facile lanciarsi in un progetto originale il cui impatto sul pubblico sarebbe imprevedibile, in particolare se si considera l’ormai agguerritissima concorrenza nel genere.I videogiocatori però iniziano a chiedere qualcosa in più, uno sparatutto dotato di caratteristiche uniche, in grado di offrire un sistema innovativo o, perlomeno, una campagna in singolo all’altezza del comparto multigiocatore e un gameplay curato in modo maniacale. Ecco dunque che EA, dopo il successo ottenuto con Battlefield 3, si è ributtata nella mischia con Medal of Honor: Warfighter. Noi siamo volati a Londra per provarlo, e per constatare se questo gioco può effettivamente dire la sua nella guerra virtuale degli sparatutto in prima persona, o se è solo un altro soldato semplice. Ecco le nostre impressioni.

Guerra virtuale reale?Il buon Rich Farrelly, Senior Creative Director di Danger Close, era abbastanza teso durante l’evento. Le luci soffuse della sala avranno sicuramente contribuito al suo stato d’animo, ma la tensione probabilmente derivava dall’importanza del progetto in cui lui è il suo studio sono coinvolti quest’anno. In un mercato ricco di carnivori entrare subito a far parte del gruppo dei predatori non è cosa facile, dunque l’aumento del nervosismo con l’avvicinarsi della data d’uscita è cosa più che naturale. Preso il coraggio a due mani ci ha comunque mostrato una breve demo dello sparatutto, e descritto le principali feature ivi presenti.Medal of Honor quest’anno uscirà dall’Afghanistan, discostandosi così dalle mille polemiche legate a talebani e non talebani incontrati durante la campagna del predecessore. Gli scontri stavolta saranno sparsi per il mondo: gli sviluppatori si sono basati su vere news di guerra per creare le missioni, e hanno scritto la storia seguendo le indicazioni e i racconti di due Tier 1 Operator. In pratica, tutto ciò che si vivrà nel gioco sarà basato su eventi realmente accaduti. Niente esagerazioni per ottenere un effetto “Hollywood”, ma reali azioni di guerra costruite sulle esperienze di veri combattenti. Ci saranno anche elementi di contorno atti a rendere più immersiva e drammatica l’esperienza, come conversazioni tra militari e le proprie famiglie prima degli incarichi. Pensate che ben trenta soldati esperti sono stati chiamati in causa come consulenti durante lo sviluppo. Per sottolineare ulteriormente questo aspetto, a provare il gioco c’era Tyler Grey, ex membro delle forze speciali probabilmente in grado di eliminare tutti i presenti in sala con una forchetta nel giro di venti secondi. Ottima motivazione per stare attentissimi alla presentazione.

Mille modi di spaccare una portaLa demo presentata si svolgeva a Isabela City, nelle Filippine durante una tempesta. Il prode Tyler ci ha mostrato una sparatoria contro terroristi dell’organizzazione Abu Sayyaf, in una grossa villa molto curata. Fin da subito abbiamo potuto notare l’ottimo lavoro fatto con il Frostbite 2, il cui livello di dettaglio è sempre incredibile. Ottima anche la distruttibilità degli ambienti, seppur ci sia parsa leggermente limitata in certi punti. Ok, la demo è stata mostrata su PC, per la serie “ci piace vincere facile”, ma che Danger Close abbia fatto un lavoro egregio resta indubbio (l’effetto fumo in particolare ci è sembrato eccezionale). Il gameplay mantiene le basi classiche del genere. Possibilità di scattare, mirare zoomando, e accucciarsi. Schema di controllo basilare ma funzionale e stracollaudato, che non delude quasi mai. Abbiamo notato un mirino secondario laterale su una delle armi utilizzate (simile a quelli visti in Syndicate), che potrebbe indicare una doppia modalità di puntamento per alcune bocche da fuoco. Durante la missione abbiamo assistito ad un paio di assalti con sfondamento di una porta. Contrariamente a quanto visto nei vari Call of Duty, in Medal of Honor: Warfighter le entrate in scena di questo tipo sono multiple. Sfondare con un calcio rende l’azione veloce, ed è utile per prendere di sorpresa piccoli gruppi di nemici rapidamente, mentre l’utilizzo di una granata accecante rallenta il tempo e facilita l’eliminazione di grossi gruppi o il salvataggio di ostaggi. Già visto, ma ad ogni modo d’effetto, inoltre gli assalti rapidi sono parte integrante delle azioni militari ed era improbabile non vederne nella campagna. La demo si è conclusa con una breve sessione con torretta a bordo di un gommone, nel mezzo della tempesta. Anche qui a sorprenderci è stata più la grafica che il gameplay, ma va detto che la prova è stata molto breve. A dimostrazione conclusa ci è parso piuttosto chiaro che Danger Close non sta puntando a stravolgere il genere degli fps militari o a portare grosse innovazioni, ma a limare il gameplay al massimo e a offrire un’esperienza solida. La nostra speranza, e probabilmente quella di molti fan di questa tipologia di videogame, è quella di avere per le mani un singleplayer più sostanzioso, curato e longevo del solito, cosa più che plausibile vista la natura variegata ed estesa della campagna, e l’ispirazione derivante dai fatti di cronaca. Per quanto riguarda l’online gli sviluppatori hanno deciso di giocare una carta piuttosto atipica, quella del patriottismo. In Medal of Honor: Warfighter gli scontri multiplayer vi costringeranno a scegliere tra 10 squadre di forze speciali provenienti da tutto il mondo, come le SAS britanniche. Il progresso di ogni gruppo verrà documentato e segnalato. Non ci sono buoni contro cattivi, solo “buoni” di diversa nazionalità e, se ve lo state chiedendo, niente squadre speciali italiane per ora. Supersoldati col tricolore non ne abbiamo visti nella lista.

– Gameplay solido e collaudatissimo

– Enfasi su narrativa e campagna in singolo

– Interessante multiplayer che punta su forze speciali di nazioni diverse

– Ottimo uso del motore Frostbite 2

Medal of Honor: Warfighter non sembra certo voler rivoluzionare gli shooter, ma già ora sembra un titolo estremamente curato, e in grado di soddisfare i fan del genere. Gli sviluppatori di Danger Close affermano di essersi impegnati molto nella creazione di una campagna in singolo complessa e dal forte impatto, caratteristica che, se si dimostrasse vera, basterebbe a distinguere il gioco da gran parte della concorrenza. Siamo curiosi di vedere se questo fps supererà le nostre aspettative e se sarà in grado di entrare a far parte del pantheon degli fps militari. Tra Frostbite 2 usato egregiamente e impegno profuso nella produzione le potenzialità per stupire ci sono tutte.

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