La novella Gamesweek tenutasi in questi giorni a Milano non ci ha certo stupito per il numero di stand presenti e per le dimensioni dell’area d’esposizione, ma questo non significa che mancassero i gioconi. A ulteriore dimostrazione del fatto che spesso le dimensioni non contano, l’esclusiva forse più rilevante presente alla fiera si trovava in uno degli stand più piccini e imboscati, quello di Rockstar. Il gioco di cui stiamo parlando è Max Payne 3 e, anche se non abbiamo avuto modo di provarlo personalmente, abbiamo assistito ad una lunga ed esplicativa dimostrazione che fino ad allora era stata mostrata solo al Comicon. Ecco le nostre impressioni.
Uno che si chiama Massimo Dolore non può certo essere fortunelloSe avete avuto il piacere di giocare a uno qualsiasi dei due Max Payne, saprete sicuramente che il gioco si distingue dalla massa per due caratteristiche principali: i temi molto maturi, e il bullet time. Difficile quindi non gioire per il passaggio di consegne da Remedy a Rockstar. Sia chiaro, Remedy è una software house talentuosissima, ma i creatori di Grand Theft Auto ci sanno fare più di chiunque altro quando si tratta di storie crude e violente, e un personaggio turbato e cinico come Max Payne sembra fatto apposta per loro (hanno inoltre già collaborato allo sviluppo della saga). Considerata la nota abilità della casa nella creazione di locazioni enormi e immersive, i nostri dubbi riguardavano più che altro il gameplay. I Max Payne sono dopotutto action game piuttosto classici e lineari, che poco hanno a che fare con lo stile dei GTA o di Red Dead Redemption. Ciò che abbiamo visto però ci ha fatto ben sperare e lasciato un languorino in bocca. La demo è cominciata con il Max che tutti ricordiamo, impermeabile di pelle nera e cravatta inguardabile compresi, nel suo appartamento in compagnia di un vecchio amico. Non si tratta di una visita puramente di piacere. Il compare del nostro eroe è lì con un’offerta ben precisa, vuole che Max vada con lui a San Paolo in Brasile, dove il mercato della sicurezza privata sta avendo un boom incredibile e un veterano del suo calibro ha molteplici possibilità di sguazzare nell’oro. Il rude ex-poliziotto non pare convinto dell’affare ed è sul punto di rifiutare, quand’ecco che il discorso viene interrotto da uno stereotipatissimo boss mafioso, arrivato fin lì con i suoi scagnozzi per vendicare il figlio (forse Jack Lupino? Chissà, Max ha ammazzato un triliardo di persone, i nemici non gli mancano). Il primo livello si svolge quindi nel fatiscente palazzo dove vive il protagonista, assediato dalla criminalità organizzata. Impossibile non notare subito la notevole cura profusa nelle ambientazioni. L’appartamento di Max è incredibilmente dettagliato e il motore Rage di Rockstar ci ha fatto un’ottima impressione, specialmente se si considera che la versione mostrata era un’alpha priva delle limature finali. Max si è trovato a dover affrontare una sparatoria nei corridoi dell’edificio, finché un ex-soldato in mutande non è uscito dalla sua camera, ha ucciso molti dei mafiosi con un fucile a pompa, e si è fatto esplodere per “punire i peccatori”, dandogli così la possibilità di scappare sul tetto. Scena un pochino surreale, ma dal mondo di Max Payne ci si può aspettare di tutto. Degno di lode il fatto che la stanza del soldato suicida fosse visitabile, e tanto dettagliata quanto quella di Max.La breve sessione è stata sufficiente a descrivere le basi del gameplay. Sia l’indicatore dei punti vita che la possibilità di rallentare il tempo sono rimasti praticamente invariati. Il protagonista può tuffarsi in ogni direzione, ricaricando una speciale barra del bullet time ogni volta che colpisce un nemico, ed è ancora dipendente dagli antidolorifici per riguadagnare vitalità.
Sparatutto in terza persona? Segui la via di Uncharted che vai sul sicuro Le principali novità le abbiamo viste nella seconda sessione, che si svolgeva a San Paolo con un Max invecchiato, ingrassato, rasato e barbuto, impegnato a proteggere una donna di nome Giovanna (probabilmente in cinta di pochi mesi visti gli attacchi di nausea e la generale debolezza fisica). I due scappavano da un gruppo di uomini armati e ben equipaggiati all’interno di una stazione degli autobus. Questa seconda fase ha mostrato chiaramente uno degli obiettivi principali annunciati da Rockstar, creare il videogame più cinematografico di sempre. Battere gli Uncharted e i Gears of War non è certo impresa facile, ma le scene viste in sala non avevano nulla da invidiare ai due succitati colossi. Ogni sparatoria è di per se piuttosto spettacolare grazie alla possibilità di rallentare il tempo e alla qualità delle animazioni ma, per aggiungere un pizzico di pepe, ad ogni ultima uccisione la telecamera si sposta sul proiettile responsabile del colpo di grazia. Durante la demo abbiamo anche osservato molte scene scriptate di grande impatto, tra cui una scenografica discesa di Max appeso a un uncino in bullet time e circondato dai nemici, e una fuga su autobus con la povera Giovanna alla guida, che non mancava di urtare ogni possibile muro o struttura nei paraggi. Stratosferica anche la qualità del doppiaggio, come sempre nelle produzioni Rockstar, non ancora annunciata tuttavia la localizzazione in italiano, elogiata da molti nei precedenti capitoli. Durante la fase “brasiliana” abbiamo anche osservato una delle novità del sistema di gioco, il “Last Stand“, ovvero la possibilità di recuperare punti vita se sforacchiati eccessivamente eliminando gli ultimi nemici presenti con un paio di disperati colpi prima di tirare le cuoia. Tra gli altri cambiamenti c’è anche la scomparsa della scelta armi numerata da 1 a 10. Ora si possono trasportare solo due armi piccole (utilizzabili contemporaneamente) e un’arma a due mani, ed è quindi necessario raccogliere proiettili, pistole e fucili dai caduti. Più realistico come inventario ma forse un po’ abusato negli ultimi tempi. Non abbiamo potuto vedere il multiplayer, ma è stato confermato che sarà presente e sviluppato separatamente dal singleplayer, seppur sempre da studi interni a Rockstar e in comunicazione tra loro.
– Max Payne è il personaggio perfetto per Rockstar
– Meccaniche quasi invariate ma comunque sempre ottimali
– Davvero spettacolare e cinematografico
– Trama dark e adulta tipica della serie
Max Payne non è mai stato così brutto fisicamente, eppure allo stesso tempo non ha mai avuto una cera migliore. Rockstar sembra la software house perfetta per innalzare ancor di più la già ottima qualità della serie creata da Remedy, e la dimostrazione vista al Gamesweek ci ha fatto un’ottima impressione. Molto interessante anche la scelta di San Paolo come location principale. La città brasiliana è un luogo molto suggestivo, dove la povertà estrema delle favelas si mescola con il lusso ostentato da pochi ricchissimi individui, e la criminalità dilaga indisturbata. Mancano circa 5 mesi all’arrivo del nuovo Max e non vediamo l’ora di tuffarci nella sua nuova avventura, al rallentatore e armati con un paio di pistole automatiche ovviamente.