Milano – Sin dal suo esordio, ricordato con affetto da tutti fan per la riuscita ibridazione con gli stilemi dell’horror e l’allora eccezionale intelligenza artificiale, il brand F.E.A.R. ha sempre proposto una componente online a fianco della modalità storia. Una scelta piuttosto obbligata per uno sparatutto, eppure sempre configuratasi come un mero extra, tra i classici Deathmatch e Cattura la Bandiera. Ora che il testimone è passato ai ragazzi di Day1 Studios, già responsabili dei porting per console dei precedenti capitoli della saga, sembra che la musica sia destinata a cambiare. Con un mercato online affollato e concorrenziale come quello di oggi, lo sviluppatore di stanza a Chicago ha intelligentemente optato per un carnet di modalità create attorno al background del titolo, nella speranza che una soluzione originale e distante dall’offerta media degli sparatutto online possa permettere al titolo di guadagnarsi la sua nicchia di estimatori anche sui server in rete. Un evento recentemente tenutosi negli uffici Warner Bros. di Milano ci ha permesso di provare di persona diversi scontri multigiocatore, ecco le nostre impressioni.
Paura condivisaQuattro modalità, tre mappe ciascuna. Questa l’offerta per quanto riguarda la componente multigiocatore di F.3.A.R., laddove lo sviluppo di ambientazioni create ad hoc per ciascuna stipulazione di gioco è dovuta alla particolarità di ciascun game mode, bisognoso di un contesto appositamente ideato. La prima modalità oggetto della nostra prova prendeva il nome di Fu*ing Run! e vedeva una squadra F.E.A.R. di quattro giocatori contrapporsi alle forze dell’Armacham,guidate dall’intelligenza artificiale, nel tentativo di superare un certo numero di checkpoint prima che una nebbia nociva – nota come il Muro della Morte, e naturalmente emanata da Alma – li inghiottisse. Poche partite sono state sufficienti a configurare questa modalità come la più interessante del pacchetto, grazie alla sua capacità di rendere necessaria la cooperazione tra i giocatori per resistere agli attacchi nemici ed al contempo proseguire compatti. La possibilità tra l’altro di resuscitare i compagni caduti alla mantenuta pressione di un tasto, fa sì che una squadra unita sia assolutamente fondamentale per arrivare in fondo. L’incalzare della micidiale nebbia, che dopo pochi minuti di gioco inizia visibilmente ad avanzare, rende questa modalità particolarmente tesa ed inquietante, riproducendo in parte le atmosfere del titolo originale.Ben più tradizionale invece Contractions, che vedrà il consueto team di quattro giocatori gettati nella mischia insieme alle mostruosità dell’Armacham in una modalità che ricorda la classica stipulazione in stile Orda o Sparatoria, con un pizzico di Nazi Zombies a condire il tutto. Le ambientazioni, di dimensioni limitate, si riempiranno di ondate di mostri ad ogni nuova contrazione di Alma, ella stessa presente nella mappa, ed in grado di portare ulteriore scompiglio. Dividendosi a metà tra la necessità di ricostruire le barricate (alla semplice pressione di un tasto) e respingere i nemici con il fuoco delle molte armi a disposizione, i quattro compagni avranno senza dubbio di che divertirsi nel tentativo di resistere a più ondate possibile. Nel complesso, una modalità non certo originale, eppure adatta al contesto di gioco.Ultima stipulazione oggetto della nostra prova diretta è stata Soul King, la quale metteva i quattro giocatori in netta competizione: inizialmente nei panni di uno spirito, i contendenti hanno la possibilità di prendere il controllo di diversi personaggi controllati dall’intelligenza artificiale e massacrarsi a vicenda, raccogliendo le anime lasciate dagli altri giocatori alla loro dipartita. Venire uccisi mentre si controlla un corpo significa tuttavia perdere metà della anime accumulate fino a quel momento, rendendo necessario un rapido e continuo spostamento da un corpo all’altro, peraltro incoraggiato dai diversi armamenti di cui dispongono gli NPC. Proprio questi continui cambi di prospettiva rendono Soul King una modalità meno tradizionale delle precedenti, al cui ritmo forsennato è assolutamente necessario adattarsi prima di riuscire ad ottenere buoni risultati. Peccato che talvolta il caos a schermo sia tale – anche a causa dei livelli di ridottissime dimensioni – da rendere complesso il seguire cosa stia accadendo tutt’intorno.Non ci è stato invece possibile provare la quarta modalità, definita Soul Survivors, la quale vede Alma entrare in gioco ed “infettare” uno dei quattro giocatori. Quest’ultimo non avrà altra scelta che ribellarsi contro i suoi compagni e tentare di ammorbare anche i rimanenti, laddove ogni nuovo giocatore infetto gli si affiancherà nel tentativo. Le premesse potrebbero farne la modalità più interessante nel pacchetto, un’impressione che potremo confermare solo durante la prova finale.
Luoghi di terroreDi tutte le caratteristiche finora sperimentate del comparto multigiocatore di F.3.A.R., la componente tecnica è senza dubbio la più debole. Per quanto si noti un discreto livello di dettaglio sui personaggi, le ambientazioni non godono della stessa ricchezza poligonale e presentano spesso texture slavate, soprattutto da distanza ravvicinata. Stesso dicasi per il design, generalmente non troppo ispirato. Diverso il discorso per le mappe provate, perlopiù ben congegnate, ed evidentemente create ad hoc per le originali modalità proposte: di dimensioni variabili, le ambientazioni offrono una valenza strategica di discreto rispetto, incanalando a dovere i movimenti della squadra così da favorire la cooperazione, lasciando il giusto spazio alle possibilità di copertura reciproca.
– Modalità originali
– Tensione ben riprodotta anche online
La prova diretta delle modalità multigiocatore che accompagneranno F.3.A.R. ha rivelato un buon lavoro di concettualizzazione da parte dei ragazzi di Day1 Studios, che si traduce in stipulazioni pensate appositamente per rivolgersi ai fan del brand, senza entrare in pericolosa concorrenza con i colossi del multiplayer online. Rimane comunque un’offerta di contorno, laddove la campagna singolo giocatore e soprattutto la possibilità di affrontarla in compagnia di un amico costituiranno senza dubbio il cuore dell’offerta ludica del “triquel”, di cui purtroppo non abbiamo ancora potuto assaggiare la sostanza. Non ci rimane che rimandare i giudizi alla prova finale, naturalmente a presto su queste pagine.