Anteprima

Duke Nukem Forever

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a cura di AleZampa

Milano – La vita del giornalista videoludico è quantomeno bizzarra, e talvolta ti mette davanti a scene davvero inaspettate. E questa è una di quelle volte, nonostante il titolo in questione, quel Duke Nukem Forever atteso da, beh, “forever”, potesse in fondo farci capire che qualche sorpresa ce la saremmo comunque dovuta aspettare. Arrivati dunque alla sede della presentazione ufficiale del nuovo titolo del Duca abbiamo trovato diverse sorprese, come un piccolo casinò ricreato per l’occasione, diverse simpatiche fanciulle, un palo da lap dance e Randy Pitchford, CEO di Gearbox che più di tutti ha creduto in questo progetto, la persona insomma grazie alla quale ora possiamo parlare di Duke Nukem Forever.

Aspettando GodotLo sappiamo che è stato già annunciato, presentato e mostrato in versione giocabile diverse volte, ma per ogni appassionato di videogiochi di una certa età, Duke Nukem Forever non è ne più ne meno che Godot, di cui si è sempre in attesa. La differenza però, sta nel fatto che Godot in questo caso è arrivato, e non poteva essere altri che il Duca, che come vi dicevamo è stato introdotto proprio dal capo di Gearbox, volato fino a Milano come un papà pieno di orgoglio per i risultati raggiunti dal proprio figlioletto. E il rapporto che lega Pitchford a Duke Nukem è proprio quello di padre/figlio: Randy infatti ha mosso i suoi primi passi proprio nel team di sviluppo di Duke Nukem 3D, per poi lasciarlo poco prima dell’inizio della produzione di Duke Nukem Forever. Gli anni poi passano, le strade si dividono, e prendono pieghe inaspettate: 3D Realms chiude prima di riuscire a dare alle stampe il titolo da allora in lavorazione, e Pitchford, che nel frattempo ha creato una software house come Gearbox, capace di sfornare titoli quali Brothers in Arms e (sopratutto) Bordelands, assume in sostanza tutti i membri chiave del progetto “Forever”, e, una volta acquisiti i diritti del franchise, annuncia che il vaporware più famoso di tutti i tempi vedrà finalmente la luce. Essere quindi invitati alla presentazione ufficiale del titolo ci riempiva di una certa aspettativa, sia perchè sarebbe stato lo stesso Pitchford a parlarci del Duca (mostrando un nuovo livello mai visto prima), sia perchè quando si tratta di Duke Nukem tutto può succedere.

Heh, heh, heh, what a mess!E in effetti, tutto è successo. La presentazione è stata decisamente particolare, e se ci soffermiamo così tanto nel parlarne è solo perchè lo stesso Duke non avrebbe potuto fare di meglio. Le sale si presentavano adornate di modesti autoritratti del salvatore della terra, che dopo aver sconfitto la minaccia aliena si è cimentato in diverse e varie imprese, portandole, ovviamente, tutte a compimento nella maniera più spettacolare e carismatica possibile. Oltre ai quadri però c’erano diversi tavoli da Black Jack e Roulette (Duke vive infatti, manco a dirlo, nel più lussuoso hotel-casinò di Las Vegas, fatto a sua immagine e somiglianza), e in un’altra sala una capiente vasca da bagno, con simpatiche fanciulle che facevano il bagno. Nei dollari. Non mancavano ovviamente le postazioni sulle quali era possibile provare una sezione demo del titolo (peraltro già mostrata), ma, suddette postazioni, avevano la particolarità di trovarsi avvolte intorno ad un palo da lap-dance, sul quale le signorine prima intente a lavarsi nei soldi, ogni tanto andavano a sgranchirsi le gambe. Inutile dire che in concomitanza di questi momenti le performance alle sezioni demo subivano vertiginosi crolli. Tutto questo serve solo per dire una cosa: il Duca è tornato per davvero, ed in grande stile!

Say Hail to the KingCome vi dicevamo poc’anzi, è lo stesso CEO di Gearbox a introdurre la nuova demo ed a commentarla, mentre un suo collaboratore ci mostra lo stato di avanzamento dei lavori e la resa del titolo, ormai arrivato agli sgoccioli del piano di produzione. La scena si apre a Las Vegas, con gli alieni che hanno nuovamente attaccato la terra, ma che questa volta hanno individuato in Duke il primo vero obiettivo sensibile, l’unica cosa che li separa da un’invasione perfettamente riuscita. Ma il Duca non è esattamente d’accordo con il piano alieno, e non manca di farlo capire a suon di pugni in faccia ad alcuni nemici che lo attaccano a bordo di jetpack, usandoli, una volta uccisi, come mezzo di trasporto verso una nuova location, il Duke Burger, che Pitchford ci indica come la sezione con il codice più vecchio, risalente addirittura al 2007. Nonostante però le date da modernariato videoludico, l’area è ben disegnata e ricca di spunti interessanti, ed offre la sponda a Randy per parlarci dell’importanza che hanno nel titolo le sezioni di esplorazione e puzzle solving (perfettamente integrate con quelle dei combattimenti, per quanto ci è dato vedere), che prendono ispirazione nientemeno che da Half Life 2, esponente ancora insuperato di questo particolare tipo di FPS.Dopo in ogni caso esserci fatti un’idea dell’ambiente circostante, è il momento di essere rimpiccioliti fino ad essere sì un carismatico Duke, ma alto solo pochi centimetri grazie ad un particolare device alieno. Così ridotti dovremmo trovare la via di fuga migliore, che in questo caso consisterà in un’intercapedine che ci permetterà di raggiungere (e spegnere) dei generatori di corrente, passaggio fondamentale per evitare di finire fulminati (il pavimento è infatti ricoperto d’acqua nella quale è immersa un cavo elettrico). Raggiunta la sala principale del fast food rimarremo coinvolti in uno scontro con diversi nemici, che viste le nostre dimensioni, dovremo trascinare su apposite piattaforme in grado di rimpicciolire anche loro, in modo da combattere ad armi pari. Alcuni passaggi sono assolutamente spassosi: anzichè evitare missili e proiettili ci capiterà di dover scansare ketchup e bicchieri di vetro, trasformando una dispensa in un campo da battaglia tanto epico quanto ironico, caratteristica che d’altra parte certo non manca al protagonista del titolo.L’impressione riportata da questo livello è sicuramente molto buona: diverse trovate intelligenti, una gradevole varietà di azioni da compiere e scontri a fuoco ben orchestrati, che restituiscono molto bene il potere distruttivo offerto da alcune armi. L’integrazione tra i combattimenti ed i puzzle sembra in effetti molto ben riuscita, anche se ovviamente bisognerà attendere la versione definitiva per poter capire se il livello si manterrà alto lungo tutto l’arco narrativo. Quello su cui Gearbox punta nella maniera più sfacciata, anche per colmare un gap tecnico davvero notevole con le ultimissime produzioni, è proprio il carisma del personaggio, che dovrà dimostrare di saper reggere sulle spalle il peso di un’avventura incentrata sui suoi modi eccessivi e arroganti, oltre che ovviamente su di un gameplay che dovrà cercare il più possibile di puntare sulla varietà delle situazioni e sull’autoironia, piuttosto che sul mero sfoggio di muscoli. La cura che in ogni caso traspare dalle sezioni visionate, così come i piccoli tocchi di classe (la vita di Duke non è rappresentata da dei banali punti vita, ma dal suo ego: morirà infatti non perchè ferito mortalmente, ma perchè colpito nell’orgoglio) e il sincero trasporto di un Pitchford che finalmente consegnerà Duke Nukem Forever alle stampe è evidente, e contribuisce a creare intorno alla produzione un hype veicolato per una volta da una sana attesa su come il gameplay possa stupire, piuttosto che sulle meraviglie grafiche che può proporre.

Quattordici anni portati beneEd eccoci infine a parlare proprio di questo, di quel comparto tecnico che forse è il limite più grosso del titolo. Partiamo dall’hands on: pad alla mano (versione Xbox 360), Duke Nukem Forever lascia sensazioni più che positive. I comandi rispondono perfettamente, il frame rate è stabile (ma non strepitoso) ed è piacevole vedere come il feeling dei precedenti titoli sia rimasto pressochè inalterato, con diverse armi mutuate dai vecchi giochi che restituiscono sempre l’idea di devastanti strumenti di morte. La sezione provata è la stessa già mostrata in altre occasioni, ovvero quella in cui si vive un particolare Super Bowl per poi finire su una Jeep nel mezzo del deserto, dunque non ci dilungheremo troppo nella descrizione della stessa.Il comparto grafico offre un buon colpo d’occhio, ma è lontano dalle produzioni attuali: le texture sono di buon livello ma non eccellenti, le animazioni curate ma non strepitose, e il numero di poligoni mossi su schermo non fa gridare al miracolo. In alcuni passaggi però si sente molto la lunga gestazione: alcuni effetti, come un vetro che si rompe, o la carta che svolazza in certe ambientazioni non sono semplicemente all’altezza, e ci daranno chiaramente l’impressione di aver fatto un sensibile salto indietro nel tempo. Nulla di compromesso però: per un titolo iniziato 14 anni fa, che ha cambiato studi, motore e direzione diverse volte, essere arrivato a questo punto è già un successo, e come dicevamo, se il Gearbox continuerà a puntare su una buona miscela d’azione ed esplorazione e sul carisma di Duke (senza però trasformarlo in macchietta), allora si potrà davvero differenziare dalla concorrenza, e fornire una solida base ad un brand che potrebbe tornare ad essere grande.

– Carisma da vendere

– Ottima integrazione tra sezioni puzzle e shooting

– E’ Duke Nukem!

Quest’ultima prova del titolo più atteso di sempre ha di fatto lasciato inalterate le sensazioni (e i commenti) già espressi: Duke Nukem è tornato, e tanto basta per cantare vittoria ed essere interessati ad un prodotto che, in ogni caso, è già nella storia. Bisognerà però giudicare con molta cura ogni suo aspetto e soppesarne pregi e difetti, cercando per quanto possibile di scindere l’entusiasmo dall’effettiva bontà del titolo, che, a causa di un comparto tecnico non eccelso, dovrà puntare tutto sul carisma del personaggio e su un gameplay quanto più vario possibile, che si mantenga su alti livelli per tutto il corso dell’avventura. Se possiamo sbilanciarci però, la passione con cui Pitchford ne ha parlato ci ha contagiato, e siamo in attesa come non mai di poter provare la versione finale. D’altra parte, abbiamo aspettato 14 anni, cosa sarà un altro mese?

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