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Dragon's Crown

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a cura di Pregianza

Pubblicato il 24/07/2013 alle 00:00
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Anche nella sempre fiorente industria videoludica nipponica ci sono poche software house paragonabili a Vanillaware. Il minuto team (è composto da una trentina di persone) guidato da George Kamitani, è un agglomerato di artisti abilissimi e di game designer veterani, che fino ad oggi hanno sempre sfornato prodotti estremamente unici e  immediatamente riconoscibili. 
Da noi questa software house è poco nota, ma chi ha avuto modo di provare i suoi titoli migliori si rizza in piedi con la stabilità di un lampione al solo nominare di lavori come Odin Sphere e Muramasa: The Demon Blade, alcuni dei migliori giochi 2D spuntati dalla terra del sol levante nell’ultimo decennio. Noi facciamo parte degli estimatori della casa, anzi, degli estimatori di Kamitani stesso, considerando che da lui deriva l’inconfondibile stile grafico delle opere Vanillaware, e che si tratta di uno dei designer a cui si deve l’esistenza della serie di hack n’ slash a scorrimento di Dungeons & Dragons.
Immaginate dunque la nostra felicità quando abbiamo visto finalmente comparire Dragon’s Crown, un lavoro che pare in tutto e per tutto l’evoluzione e il seguito spirituale di quel Shadow Over Mystara che ha mangiato milioni delle nostre monete in gioventù. I Vanillaware hanno tentato per ben 13 anni di far distribuire il titolo, e finalmente ci sono riusciti con il benestare di Sony, che lo ospiterà su Playstation 3 e Playstation Vita.
L’uscita del videogame ormai è vicina, e le informazioni si fanno sempre più dettagliate. Ecco cosa abbiamo scoperto osservando gli ultimi gameplay mostrati.
All my money! Oh, wait…
Partiamo dalle cose importanti, ovvero dal gameplay. Dragon’s Crown vuole essere il passo successivo per i picchiaduro a scorrimento, l’opera capace di portare questo genere che tanto ha dominato l’era dei cabinati nell’attuale generazione senza sbalzi. Il modo migliore per farlo, stando ai Vanillaware, è sfruttare un sistema simile a quello osservato proprio nell’indimenticato Mystara, ma con numerosi cambiamenti alla formula e una profondità aumentata a dismisura. I personaggi utilizzabili saranno innanzitutto sei, ognuno costruito attorno a uno stile di gioco specifico e ad abilità estremamente diversificate. I giocatori meno esperti punteranno probabilmente subito sui combattenti corpo a corpo, ovvero l’amazzone, il guerriero e il nano, tutti e tre dotati combinazioni multiple, poderosi colpi e di una resistenza decisamente superiore alla media. Gli utenti smaliziati punteranno invece sui due maghi (un potente stregone e una sensuale incantatrice) o sull’elfa, personaggi la cui forza risiede in attacchi dalla distanza e nella capacità di utilizzare numerose tecniche dai più disparati effetti. 
Ogni personaggio si controlla in modo differente: il guerriero ad esempio sarà principalmente un tank, l’amazzone sarà dotata di una notevole mobilità aerea, e la sorceress potrà invece usare magie di controllo che congelano i nemici o potenziano le difese degli alleati oltre agli incantesimi offensivi.  I combattimenti tuttavia si baseranno sulla stessa serie di meccaniche, pertanto ogni scelta avrà modo di “palleggiare” i nemici con determinate combinazioni e colpi, e di usare attacchi in volo utili per eseguire combo complesse o prendere i nemici di sorpresa. In pratica non siamo davanti a un button masher senza cervello, ma a un action game ben calcolato, dove i nemici sono aggressivi e pericolosi, e usare al meglio le capacità dei vari eroi disponibili è indispensabile per sopravvivere.
Da quanto abbiamo visto la struttura pare funzionare a meraviglia, i combattimenti sono frenetici e divertenti, vedere le acrobazie dell’elfa o le mosse dei vari personaggi combinarsi è un piacere, e non mancano numerosi boss e sottoboss capaci di mettere a dura prova i giocatori. I più coriacei ad ogni modo saranno contenti di sapere che i mostri scalano con il livello, quindi farmare sarà inutile, e che sono state confermate una modalità hard e una difficoltà inferno. Capelli strappati e urla trasudanti odio potrebbero essere la norma ai livelli di sfida maggiori.
Per un dungeon ci vuole un gruppo di avventurieri
Se avete letto attentamente le ultime righe, avrete notato che abbiamo parlato di mosse che si combinano. Questo perché Dragon’s Crown è fondamentalmente un titolo cooperativo, che permette di sfidare dungeon e mostri in gruppi da quattro giocatori sia in locale che online. Le abilità di certe classi sono sinergiche, e quindi non mancheranno strategie ben precise, capaci di massimizzare l’utilità difensiva dei personaggi melee in supporto ai danni poderosi di scelte delicate come lo stregone. Non finisce qui comunque: in Dragon’s Crown troverete  infatti numerosi tesori, armi utilizzabili temporaneamente che modificano gli attacchi di chi le raccoglie, e un complesso sistema di sviluppo dei personaggi, con cui personalizzare il proprio protagonista preferito. Difficile ora dire a quanto ammonteranno gli effettivi ritocchi sugli eroi, ma a livello teorico pare una trovata brillante per aggiungere ancor più verve a un gameplay che già supera di molto la semplicità tipica del genere di appartenenza. 
Interessante infine l’introduzione di nemici “cavalcabili” una volta sconfitti, tra cui persino pantere giganti e velociraptor sputafuoco, la presenza di minion, come un ladro in grado di aprire forzieri e porte serrate che segue il gruppo senza intralciarlo, e persino l’esistenza di rune nascoste nei livelli, che possono venir poi acquistate in negozio e utilizzate per ottenere magie aggiuntive.  
Fantasy dipinto
Tecnicamente l’opera di Vanillaware è stellare. Il motore grafico non è certo innovativo, ma la direzione artistica è superlativa. Ogni schermata trasuda stile, e ogni disegno è curato all’inverosimile. Per un amante del 2D, Dragon’s Crown è un vero toccasana. La cosa che stupisce più di tutte è però la ricchezza di nemici e locazioni. E’ difficile vedere delle tipologie di nemici ripetute fino allo sfinimento nelle mappe, perché il titolo lancia continuamente contro al giocatore nuove minacce dotate di pattern propri. E’ evidente come questo gioco sia stato congegnato per offrire una miriade di contenuti diversi, e persino missioni mutevoli all’interno dei dungeon, visto che abbiamo assistito a una sorta di escort quest una volta attivato un titano e sembra si incontreranno numerosi bivi per cambiare l’andamento dei livelli durante la campagna. 
Aggiungete a tutto questo un multiplayer “drop in, drop out” senza singhiozzi e una fluidità impeccabile dell’azione, e otterrete un quadro in movimento che online potrebbe rovinare la vita sociale di molti giocatori.

– Un evoluzione degli hack ‘n’ slash a scorrimento

– Trasuda stile da tutti i pori

– Co-op a 4 giocatori “drop in, drop out”

Se in gioventù i coin op erano il vostro pane quotidiano, è il caso che aspettiate Dragon’s Crown senza battere le palpebre fino al momento dell’uscita. La nuova opera di Vanillaware sembra in tutto e per tutto una netta evoluzione di quei picchiaduro a scorrimento che hanno accompagnato milioni di videogiocatori durante l’infanzia, bruciando senza pietà le loro paghette dai cabinati. Se fate parte della nuova generazione di gamer, comunque, è il caso di tenere d’occhio questo titolo, visto che sembra un action game con i fiocchi, curato in modo maniacale. Lo aspettiamo in preda a sacro furore, pronti a consumarci i polpastrelli sul pad. Speriamo mantenga le promesse.

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