Anteprima

Call of Duty: Black Ops 2

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a cura di Pregianza

Los Angeles – Scrivere un articolo su un Call of Duty presenta sempre qualche dilemma al redattore coinvolto. Ogni anno si sa che un nuovo titolo della serie arriverà nei negozi, e ogni santa volta è certo al cento per cento che l’utenza si scannerà sotto al pezzo ad esso dedicato. Più che normale, dopotutto il marchio domina il mercato al punto da essere diventato sinonimo di “fps su console”, e ha guadagnato tanti utenti appassionati quanti agguerriti detrattori, che non mancano di assaltarlo a ogni occasione per la sua natura scarsamente votata alla tatticità e per l’apparente immobilità evolutiva. Ovviamente noi nei CoD non ci vediamo tutta questa negatività, sono pur sempre titoli che fanno egregiamente ciò che si propongono di fare, e hanno catturato milioni di giocatori con il loro gameplay accessibile e con un multiplayer in grado di causare dipendenza. Su una certa critica però siamo d’accordo: la serie sembra essersi seduta sugli allori quanto a innovazione, e iniziamo a sentire seriamente il bisogno di vedere qualcosa di inatteso. Quel qualcosa forse stavolta lo ha messo in campo Treyarch con Black Ops 2. La seconda casa di sviluppo a cui è affidata la saga ha sempre dimostrato un certo guizzo in più rispetto ai ragazzi di Infinity Ward, e con il loro ultimo titolo paiono decisi a rivoluzionare il tutto. Il trailer rivelato poco tempo fa, i dettagli svelati sulle meccaniche extra legate ai droni, e la nuova ambientazione futuristica ci hanno incuriosito non poco, e ancor di più la bocca cucita degli sviluppatori a riguardo del multiplayer. All’E3 quindi ci siamo avviati belli freschi nello stand di Activision, pronti a mettere le mani sull’ultimo Call Of Duty, o perlomeno a scoprire qualche notizia in più. Ecco cosa abbiamo scoperto.

Grosso guaio a Los AngelesIl livello mostrato all’inizio della demo era quello già visionato nei trailer e nelle prime presentazioni, ambientato in una futuristica Downtown Los Angeles. Il convoglio del nuovo protagonista, David Mason, si è mosso per qualche minuto tra strade distrutte da avanzatissimi droni da combattimento e innumerevoli esplosioni, prima di venire sbalzato fuori strada da un botto terrificante. Da quel momento in poi l’azione ha iniziato a scaldarsi in pieno stile Call of Duty, con sequenze scriptate ma esaltanti e un flusso continuo di nemici su schermo. Inizialmente l’unico fattore modificato è parsa essere la risposta delle armi, molto più potenti e moderne, al punto che il fucile da cecchino usato dal protagonista per gran parte della missione disponeva di un mirino termico, ed era in grado di trapassare oggetti solidi (tra cui armature con l’ausilio di uno speciale colpo caricato). La situazione è tuttavia divenuta nettamente più interessante quando il giocatore in sala si è messo a sfruttare un gruppetto di droni volanti radiocomandati grazie al suo computer da polso. Dare gli ordini è una passeggiata, basta indicare una zona e i mech al vostro comando trasformeranno in Emmental tutto ciò che vi si trova. Potrebbe sembrare un’aggiunta scarsamente significativa, ma in realtà il sistema dei robot controllabili tramite ordini è molto più complesso di così, e si sviluppa in modo ancor più variegato nelle missioni Strikeforce, di cui parleremo tra poco. Per dare una pennellata di sapore extra al complesso gli sviluppatori hanno deciso inoltre di inserire fasi al comando di veicoli, tra cui mezzi pesanti e, udite udite, jet supersonici avanzatissimi. Le missioni in volo in particolare ci hanno incuriosito, poiché il caccia in questione non era un mezzo difficile da maneggiare e dall’utilità limitata, bensì un poderoso misto tra un harrier e un f-22 in grado di decollare in verticale, straffare in aria, e distruggere qualunque cosa grazie ai suoi mitragliatori. La mobilità del mezzo è divenuta più limitata quando si è passati a una dogfight nei cieli contro un gruppo di aerei nemici, ma anche in quel caso la manovrabilità del jet c’è parsa più che lodevole, seppur totalmente priva di realismo. Considerate che dopo un frontale con un palazzo il mezzo si è a malapena scalfito, ed è andato avanti a disintegrare nemici come se nulla fosse. Strana anche la scelta di applicare la solita “vita autorigenerante” anche ai mezzi durante la campagna, ma apprezziamo comunque l’aggiunta di missioni di questo genere. Migliorano non poco la varietà del singleplayer.Dopo la prova ambientata a Los Angeles, siamo passati a una delle attese missioni Strikeforce ambientata nel porto di Singapore. Lì Call of Duty black Ops ha iniziato davvero a brillare di luce propria, mescolando il solido gameplay che ha reso famosa la serie a un intuitivo sistema di controllo truppe in tempo reale. Le missioni Strikeforce avranno vari obiettivi, e il loro completamento influirà direttamente sul risultato finale della campagna. In questa modalità il gameplay cambia sensibilmente e permette di dare ordini a una squadra di soldati guidati dall’IA, e di prendere il controllo di qualunque drone presente sulla mappa. Il cambio di prospettiva avviene immediatamente tramite una visuale a distanza che facilità la scelta dell’uomo o del mezzo da controllare evidenziandoli. A stupire è la varietà dei droni disponibili, che spaziano da piccoli mitragliatori volanti a enormi mech quadrupedi. La sessione si è conclusa dopo un massacro di ostili con un air strike estremamente simile al tipico predator killstreak già visto nei passati capitoli, e non ci è affatto dispiaciuta se non altro perché ha dimostrato la volontà dei ragazzi di Treyarch di voler cambiare le carte in tavola. Ancora nessuna nuova sul multiplayer, ma forse è segno che gli sviluppatori per una santa volta vogliono concentrare le loro energie sulla campagna e darle più visibilità. Quel che è certo è che droni, armi ipertecnologiche, e veicoli, suonano tutti benone quando si parla di online e che sarebbe folle non sfruttare le potenzialità di queste nuove entrate fino in fondo, dunque è lecito aspettarsi qualche bomba anche per il gioco in rete di qui a poco. Ah, se amate gli zombie state tranquilli, torneranno anche in questo capitolo.

Gli anni passano, le ossa scricchiolanoA lasciarci un po’ di amaro in bocca durante la dimostrazione è stato il comparto tecnico. Il motore grafico della serie inizia a mostrare seriamente i suoi anni e fatica sempre di più a stupire. Pure in situazioni eclatanti e spettacolari come quelle mostrate durante la demo di Los Angeles, ci si ritrova davanti a obbrobri quali texture sgranatissime a bassa definizione ed effetti speciali davvero poco realistici. Ci è parsa buona l’IA, con nemici aggressivi che attaccano in corpo a corpo se ci si avvicina troppo e tendono a mantenere posizioni sicure quando possibile. I Call of Duty hanno bisogno di un upgrade da questo punto di vista, specie con i passi da gigante fatti da molti concorrenti in campo grafico.

– Finalmente nuove meccaniche e gameplay ritoccato sensibilmente

– Molto cinematografico e spettacolare

– Grandi potenzialità sia nel single che nel multiplayer

Black Ops 2 potrebbe finalmente zittire coloro che ritenevano la serie incapace di reinventarsi. Le nuove meccaniche sono molto interessanti e aggiungono una dimensione tattica al gameplay mai vista in un Call of Duty. Siamo davanti a un progetto ricco di potenzialità, che se applicate a dovere potrebbero facilmente farci chiudere più di un occhio davanti al comparto tecnico invecchiato male. Vogliamo scoprire al più presto se Treyarch è riuscita a svecchiare la saga una volta per tutte, o se le chicche mostrate non sono altro che pizzi e brillantini per decorare la solita solfa. Quel che è certo è che la curiosità è alle stelle, ed è un buon segno.

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