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Bioshock Infinite

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a cura di Mugo

Pubblicato il 12/12/2012 alle 00:00
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Londra – E’ tutta un’altra storia. Rapture è un cimitero, un luogo dove tutto è già successo, un luogo nel quale il giocatore si aggira dovendo fare i conti con quello che rimane di una distopia passata, di un mondo sommerso dal tempo, di ideali trasformati in scafandri armati di trivella. E’ tutta un’altra storia. Columbia è viva, vibrante, con i suoi mercatini, le sue parate, la sua popolazione partecipante, è un mondo idealmente proiettato verso la conservazione di un ecosistema sociale in bilico tra l’utopia e la distopia, un equilibrio che pattina sul confine che passa attraverso il colore della pelle. Si tratta di due mondi diversi, ma simili, di due ambientazioni tanto distanti quanto vicine, non si può fare a meno di riportare alla mente i momenti passati con Bioshock 1 e 2 quando si impugna il pad per provare le prime tre ore della campagna di Bioshock Infinite. Noi siamo volati a Londra per scoprire in prima persona cosa abbiano in serbo per noi gli sviluppatori di Irrational Games, vediamolo insieme. 

Somewhere, over the rainbow 
Basta avere seguito anche di sfuggita lo sviluppo del titolo pubblicato da 2K Games (e distribuito in Italia da Cidiverte) per sapere che la cara vecchia Rapture non sarà la coprotagonista di Bioshock Infinite. Come dicevamo nell’introduzione, infatti, si passa dalle profondità oceaniche alle altitudini dei cieli, volando verso una Columbia che, come suggerisce il nome, si libra nell’azzurro della sua simbologia. Come mettiamo piede nella cittadina volante veniamo accolti dalla sua religiosità posticcia, battezzati nel nome del suo leader, Comstock, e lanciati nel vivo di una festa che coinvolge tutta la popolazione, una popolazione ordinata ed apparentemente felice. E’ chiaro che tanta pulizia e tanto ordine non possono essere che a discapito della libertà, ma cerchiamo di fare buon viso a cattivo gioco e ci lasciamo guidare attraverso una prima decina di minuti dedicata a far imparare, di nascosto, i controlli al giocatore. Al posto dei vecchi plasmidi, sui dorsali di sinistra, troviamo ora i Vigor, alimentati dai sali, nuovi poteri che però per concetto non si discostano particolarmente da quanto apprezzato nei precedenti capitoli. Sui tasti dorsali di destra trovano invece spazio le armi da fuoco, andando così a delineare un sistema di controllo complesso, ma capace di dare grandi soddisfazioni una volta padroneggiato. 
Il nostro tenero idillio con gli indigeni finisce ben presto però, le nostre scelte morali non sembrano piacere alle rigide maglie sociali di Columbia e in una frazione di secondo superiamo il labile confine tra gli ipocriti saluti di prima e le pallottole della polizia di adesso, verso un combattimento iniziale che stuzzica per brutalità e ritmo. 
Simbologia di Infinite 
Sappiamo di non spoilerare niente se raccontiamo i primissimi istanti di gioco, istanti che sono letteralmente colmi di simboli e punti di domanda. Non sappiamo perché siamo su quella barchetta di notte, perché quella strana coppia ci lascia su di un isolotto con al centro solo un faro. Sappiamo invece che dobbiamo recuperare una ragazza per liberarci dai nostri creditori, ma niente di più.Il faro, già di suo, come simbolo non è che abbia poco da dire, ma sono le scritte che punteggiano la nostra ascesa verso la cima della costruzione a creare un’atmosfera liturgica e straniante. Arrivati all’altezza della cabina luminosa troviamo il primo, semplicissimo, puzzle del titolo, un evento che darà il via al nostro rapido viaggio verso Columbia attraverso una scelta musicale e visiva di grandissimo impatto. 
Anche nella città sospesa non si può fare a meno di notare quantomeno una piccola parte della grande quantità di frasi predicanti scritte sui muri, di statue, di bassorilievi, di bandiere, di discorsi tra persone, di poster, di canzoni, di messaggi paternalmente diffusi dagli altoparlanti e di tanti altri elementi che contribuiscono a fare quello che ad Irrational Games sanno fare proprio bene: creare un mondo affascinante, disturbante e con un’architettura morale particolareggiata. 
E’ una donna? E’ sempre una donna. 
Da quanto scritto fin’ora potrebbe sembrare che Bioshock Infinite sia un titolo pesante, complicato o difficilmente leggibile. Tutt’altro, l’impressione è che ci siano diversi livelli di immersione, con il primo accessibile a tutti e quelli successivi da scoprire man mano che si dà sempre più attenzione ai dettagli. Che poi, volendo essere precisi, Columbia non è la vera e propria coprotagonista, almeno ufficialmente, visto che abbiamo un’altra interessante presenza a schermo: Elizabeth. Si tratta della ragazza che dobbiamo salvare, una ragazza tenuta in cattività per via dei suoi misteriosi poteri paranormali (la vediamo aprire porte interdimensionali con una facilità non comune) e che dà origine ad interessanti meccaniche a livello di gameplay. Una volta superate le diffidenze iniziali e, apparentemente, fatto breccia nell’ingenuità della pulzella, questa si rivelerà particolarmente utile in combattimento sapendo scegliere il momento giusto per tirarci qualche munizione extra, o dandoci l’opportunità di modificare il terreno di scontro grazie ai ciati varchi interdimensionali.Per quanto potuto provare sembra che le interazioni tra i due personaggi non siano una caratteristica sottovalutabile, certo non a livello di trama, ma neanche sul piano dell’esperienza ludica. L’intelligenza artificiale dei nemici, la loro abilità con le armi da fuoco, e la presenza di diverse tipologie di avversari ora più aggressivi, ora più tattici, richiedono che il giocatore non abbassi mai l’attenzione, elevando il contributo della bella Elizabeth. Quando poi entrano nell’economia dei combattimenti anche le rotaie sospese ecco che le cose si fanno ancora più interessanti, permettendo al giocatore di prodigarsi in manovre acrobatiche di grande effetto visivio, lasciando immaginare come nelle fasi più avanzate dell’avventura saper padroneggiare questa tipologia di spostamenti farà la differenza. 
Guerra civile d’alta quota 
La trama di Bioshock Infinite ci viene rivelata attraverso diversi artifizi narrativi: il protagonista, Booker, parla tra se e se un po’ come farebbe un narratore in prima persona, contribuendo a chiarificare quello che succede a schermo. Quando poi a lui si unisce anche Elizabeth ecco che gli scambi tra i due diventano veramente fondamentali per apprezzare le sfumature della produzione. Come anticipato, però, per chi volesse approfondire le possibilità non mancano certo tra file audio da ascoltare, minuscoli video propagandistici posizionati qua e là nel mondo di gioco ed ogni altro elemento che possa venire in mente ad un bravo sceneggiatore. Giocando abbiamo dunque scoperto che la classe dominante a Columbia non governa con serenità, ma il suo nazionalismo xenofobo viene attaccato dai Vox Populi, ribelli mossi magari da ideali più nobili, ma ormai passati alle azioni violente e dimostrative un po’ come è successo tante volte nella storia dell’uomo. Oltre a questo dualismo non si possono non citare gli adepti dell’Ordine dei Corvi, uomini di una setta para religiosa votati ad un culto oscuro e rafforzati dal sapiente uso dei Vigor.Parlando proprio di questi poteri, possiamo dire che i primi quattro incontrati ci sono sembrati capaci di aprire interessanti possibilità: oltre a poter controllare gli automi abbiamo potuto lanciare palle di fuoco, evocare dei corvi e far levitare i nemici. Ognuno di questi poteri ha una seconda modalità (nei casi visti si tratta della possibilità di piazzare sul terreno una trappola con l’effetto del potere principale) e sono potenziabili spendendo i soldi recuperati esplorando o uccidendo i nemici (per esempio sbloccando l’opzione di controllare anche i nemici umani). 
Tanta cura sul fronte dell’ambientazione non poteva certo prescindere da altrettanta attenzione alla direzione artistica: Bioshock Infinite gode di uno stile che mescola lo steampunk con gli anni Venti per un risultato finale molto, molto piacevole. Giocato su PC, poi, il titolo Irrational Games è capace di strappare qualche sguardo ammirato per la pulizia dei dettagli e per la fluidità, caratteristiche che chiaramente hanno dovuto essere ridimensionate verso il basso nella versione console che, nonostante tutto, è parsa di buon livello. Le isolette di Columbia sono un continuo susseguirsi di scorci a volte ridenti ed a volte in rovina, così come l’atmosfera che si respira balza rapidamente dal rilassato prendere il sole su di una spiaggia artificiale alle imboscate nemiche in edifici tetri e disabitati, un dualismo rappresentato anche nelle diverse scelte morali che vengono poste al giocatore e che speriamo trovino il dovuto spazio nel dipanarsi della trama.

– Trama curata e coinvolgente

– Direzione artistica di alto livello

– Gameplay vario e divertente

Se l’aver rimandato la data d’uscita di Bioshock Infinite ci permetterà di ottenere un titolo dal livello qualitativo pari alle prime tre ore che abbiamo provato, ben venga l’attesa. La produzione Irrational Games ci ha incollati allo schermo con la sua trama coinvolgente e un gameplay intrigante, non mancando di sollevare qualche interessante questione morale rappresentando un universo attentamente particolareggiato. Per quanto provato, Bioshock Infinite sembra in grado di tenere alto il nome di una serie che sta dimostrando di sapersi reinventare senza stravolgersi.

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