Come sappiamo bene, spesso e volentieri i videogiochi tratti da saghe cinematografiche si rivelano essere vere e proprie sole. Il motivo non è mai del tutto chiaro, ma con altrettanta frequenza noi videogiocatori ce la prendiamo con quegli sviluppatori che, pur avendo tra le mani la licenza di un film così fenomenale, sono riusciti a creare un orribile surrogato di videogame. In realtà trasporre un’opera da un medium a un altro non dev’essere una cosa tanto facile, specialmente quando il videogioco in esame deve seguire il plot della pellicola da cui è tratto. Il rischio di insuccesso poi si moltiplica per cento se in questo delicato processo di conversione non vengono coinvolte le persone che hanno lavorato alla produzione originale. E non parliamo dell’addetto al trucco o del tizio che portava i panini agli attori nelle pause pranzo, ma di gente che ha avuto voce in capitolo: scrittori, registi o perfino tecnici del suono qualora fosse necessario. Nelle prime fasi di sviluppo di Alien: Colonial Marines, Gearbox Software aveva probabilmente già preso in considerazione questi fattori, mettendosi in contatto col celebre Syd Mead, concept artist nel celebre Aliens targato James Cameron, nonché primo designer della nave spaziale Sulaco dei marine coloniali. Mead era apparentemente in possesso di tantissima roba mai utilizzata nel film, che faceva giusto al caso dei ragazzi di Gearbox, bisognosi di una conoscenza più che profonda dell’enorme mondo che da lì a poco avrebbero dovuto sintetizzare in un piccolo disco di gioco.
Una giornata nei Marines è come una giornata al Grand HotelPur non essendo costretti a farlo, gli sviluppatori hanno deciso di seguire la timeline dei film originali e di ambientare Alien: Colonial Marines diciassette settimane dopo gli eventi di Aliens, con i marine della USS Sephora costretti a confrontarsi con la distruzione della colonia di Hadley’s Hope e la notizia della presunta distruzione della USS Sulaco su Fury 161. Non è stato rivelato molto altro riguardo la trama, ma pare che l’oscura organizzazione Weyland-Yutani avrà un ruolo importante nell’intreccio narrativo di turno. Il giocatore principale, almeno inizialmente, vestirà i panni del soldato Winter e si dirigerà proprio alla Sulaco, diventata a quanto pare terreno fertile per quella temibile specie di cui il gioco adotta il nome. La vita del nostro marine si rivelerà molto difficile fin dai primi minuti col pad alla mano, quando in zone inedite della nave coloniale saremo costretti a fronteggiare decine di xenomorfi imbestialiti che, come di consueto, usciranno fuori dalle fottute pareti. La campagna potrà essere giocata in solitaria oppure in co-op: locale con un amico o online per un massimo di quattro player. In realtà una scelta non esclude l’altra, dal momento che grazie a un comodo sistema di drop-in/drop-out si avrà la possibilità di unirsi in qualsiasi momento alla campagna di un amico senza influenzare l’andamento della storia, feature che sicuramente saprà regalare qualche ora di divertimento in più.
How I could just kill a xenomorphPur essendo parte del genere più saturo degli ultimi anni, quello dei first person shooter, non si può certo dire che Alien: Colonial Marines sia privo di una certa originalità. In una mossa che risulta al contempo azzardata e comprensibile gli sviluppatori hanno infatti deciso di non implementare alcun tipo di Hud. Niente mappe, niente indicatori, solo l’iconico rilevatore di movimento utile per segnalare la posizione dei nostri subdoli nemici. Come ha spiegato Randy Pitchford, amministratore delegato di Gearbox, l’assenza di “aiuti” a schermo per il giocatore e la vulnerabilità del personaggio durante l’utilizzo del radar saranno elementi fondamentali per immedesimarsi nel corpo dei Colonial Marines. Parliamo di “vulnerabilità” proprio perché nei momenti in cui si consulterà l’ingombrante rilevatore per scoprire la posizione dei nemici, si dovrà anche mettere da parte l’arma in uso esponendosi ad attacchi repentini da parte degli xenomorfi. Come ulteriori svantaggio c’è da dire che il radar non mostra esattamente la posizione dei nemici, ma fa apparire i punti rossi solo qualora questi si muovano. Per cui un alieno accovacciato, fermo nell’oscurità a pochi metri dalla nostra posizione, in attesa di farci a pezzi, non verrà rilevato con alcun beep o simbolo a schermo. Infine è da notare come il cambio da rilevatore a fucile o pistola impieghi poco meno di un secondo di tempo, giusto quell’attimo che basta a un alien per sbucare dal soffitto e piombarvi addosso mentre siete indifesi. Bisognerà essere molto cauti.Per il resto Alien: Colonial Marines sembra comportarsi come un classico sparatutto, con le ammirevoli peculiarità di essere frenetico, piuttosto buio e capace di regalare una discreta dose di infarti a ogni sessione. Tra gli spaventosi nemici che ci troveremo a affrontare si annoverano i classici Soldati Xenomorfi, veloci e potenti esseri simili alle creature che avevamo avuto piacere di conoscere grazie ad Aliens, e i Lurker, maggiormente riconducibili agli xenomorfi di Alien. Questi ultimi faranno la conoscenza di Winter per primi: sono bipedi, agili e preferiscono scappare dai proiettili, trovare copertura, e attaccare in un secondo momento dai lati piuttosto che frontalmente. Eppure, nonostante la loro natura schiva, i Lurker (così come tutti gli altri), una volta avvicinati saranno in grado di assestare colpi oltremodo letali cui sarà difficile sopravvivere. A concludere questo elenco di orribili creature dell’oscurità ci sono i Crusher, bestioni inediti che sembrano muoversi preferibilmente a quattro zampe, invulnerabili a molte armi da fuoco, forti, veloci e capaci di caricare i marine come veri tori. Sarebbe stato un vero peccato se tutte queste bestiole non fossero state incluse nella modalità multiplayer. Fortunatamente non è questo il caso.
Guardia e ladri è roba vecchia!Per quanto riguarda le modalità multiplayer, i ragazzi di Gearbox Software hanno deciso di non limitarsi ai soliti deathmatch visti e rivisti, ma di impostare il grosso delle funzionalità online su un sistema di missioni a obiettivi. Per vincere il proprio match, in queste sfide, i buoni non dovranno semplicemente catturare una bandiera o difendere una posizione, al contrario sarà necessario perlustrare interi livelli attivando postazioni, raggiungendo checkpoint e posizionando oggetti, insomma quasi come fosse un pezzettino della campagna. Al contempo la parte degli xenomorfi, che immaginiamo sarà dannatamente divertente da impersonare, si occuperà di ostacolare i marine per fermarli con ogni mezzo possibile, facendosi strada nei luoghi più oscuri che la mappa ha da offrire e ricordando sempre del tracking device che i nemici posseggono. A supporto delle modalità elencate Gearbox ha aggiunto quello che viene descritto come un “profondo” sistema di upgrade, con perks, attachment e tutta quella roba che ormai ci viene riproposta in ogni rappresentante del genere. Da precisare è che i progressi del multiplayer saranno totalmente amalgamati con quelli del singolo, per cui sbloccare bonus in una modalità online porterà gli stessi benefici anche nella campagna. Concludiamo con due parole per il comparto tecnico e stilistico del gioco, anche se per saggiarne l’attuale fattura sarebbe più indicato rivedersi qualcuno dei trailer rilasciati finora e notare i progressi svolti già fino a oggi. Dal rilevatore di movimento agli ambienti chiusi della Sulaco, il gioco ricalca lo stile visto nelle pellicole e, stando a sentire le parole dei fan più accaniti, lo fa anche piuttosto bene. Stessa cura sembra essere stata riposta nel comparto tecnico, che qui e lì si avvale di sequenze scriptate per enfatizzare l’incedere dell’azione. Finora nulla da obiettare.
– Atmosfera dei film riprodotta alla grande
– Rischio di infarto dietro l’angolo
– Modalità multiplayer divertenti e inusuali
Aliens: Colonial Marines promette bene, sia come trasposizione videoludica di una delle saghe più amate di sempre, sia come puro e semplice FPS frenetico e spaventoso. Gli sviluppatori hanno deciso di seguire gli eventi delle pellicole cinematografiche, puntando a offrire un titolo in grado di regalare la sensazione di essere un vero membro dei Colonial Marines, con lo stesso equipaggiamento e le stesse debolezze. Oltre a un’apparentemente curata modalità in singolo, il titolo offrirà un multiplayer che, a idee classiche, affiancherà modalità asimmetriche in cui xenomorfi e soldati vanteranno stili di gioco con approcci molto differenti. Se Alien: Colonial Marines riuscirà ad essere coerente con le origini del brand, distinguendosi dalla massa grazie alla sua ambientazione significativa e a qualche trovata originale, il successo sarà garantito. Purtroppo, visto il recente rinvio, manca ancora un bel po’ di tempo all’attesa release. Non ci resta che aspettare, tenendo come sempre le dita incrociate!