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A Way Out

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Avatar di Filippo "Xsin" Consalvo

a cura di Filippo "Xsin" Consalvo

Pubblicato il 11/06/2017 alle 00:00
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Quando un piccolo studio indie con un’immensa passione e voglia di lavorare decide di dedicarsi a un concept tanto ambizioso quanto inedito si realizza un po’ il sogno dell’industria videoludica, una fantasia che diventa realtà grazie al lavoro di totale supporto di EA Originals, dove la parola d’ordine è lasciare libertà agli sviluppatori. Non potrebbe essere altrimenti, d’altronde, quando si ha a che fare con Josef Fares, esuberante director di A Way Out, nuovo action giocabile solo in co-op locale oppure online, dal team svedese Hazelight, che conta tra gli altri i creatori di Brothers: A Tale of Two Sons. Nella breve intervista in cui lo abbiamo conosciuto meglio ci ha convinti che il suo gioco sarà la migliore esperienza co-op mai vista finora e onestamente le premesse per diventarlo davvero ci sono. Tra il dire e il fare, però, c’è di mezzo tanto codice e un pubblico molto esigente.

Co-op o niente
A Way Out parte proprio dall’esigenza di trovare una vera esperienza co-op che non fosse semplicemente drop-in/drop-out ma che spingesse due amici a confrontarsi con scelte di cui discutere e trovare un accordo lungo tutto il gioco. La condivisione è così importante che anche in co-op online ciascun giocatore continua a vedere in split screen cosa sta accadendo al proprio compagno, che si tratti di una cutscene o di gioco vero e proprio. Questo perché, a parte in un’unica scena che ci hanno mostrato come “extra”, tutta la storia si basa su una regia disegnata per trasmettere le emozioni nello stesso identico momento, senza dover lasciare troppo spazio alle cutscene o interrompere la continuità di gioco.  Lo scenario che abbiamo provato, a circa tre ore dall’inizio, ci vede in preparazione di una rapina di fronte una stazione di rifornimento. Scelto il personaggio da controllare si inizia subito con la prima decisione, impossibile da prendere senza l’assenso di entrambi i giocatori: questo ci fa subito capire perché A Way Out, a detta di Mr. Fares, dà il meglio di sé con un amico al proprio fianco o comunque può essere affrontato online solo con lo stesso compagno. Scegliete bene quindi con chi volete giocare perché per andare avanti non saranno ammessi sostituti.  La quantità di scelte e di possibili scenari che abbiamo intravisto sembra davvero ampia ma a quanto pare il filone narrativo segue un binario preciso qualunque siano le nostre decisioni, pur non sapendo a questo punto quanti finali saranno disponibili.  Dover guardare cosa accade anche dall’altra parte dello split screen è essenziale per poter andare avanti ed è vero che un concept di co-op così profondo non si era mai visto.  Se a questo si aggiunge l’attenzione per la trama e la passione di Hazelight riguardo le emozioni da trasmettere possiamo davvero sperare di trovarci di fronte un’esperienza co-op mai vista prima.
Indie o tripla A?
Se volessimo riassumere in pochissime parole A Way Out ci basterebbe dire che somiglia a una versione più action di Heavy Rain, con le sue scelte e i suoi controlli minimalisti volti ad un’interazione semplice ma articolata nelle scelte possibili. In circa 10 minuti di gameplay abbiamo premuto solo il tasto “Azione” e poco altro ma nonostante ciò non abbiamo avvertito un senso di passività totale: abbiamo sabotato un telefono, allontanato un cliente e ci siamo assicurati che tutto sarebbe andato come previsto durante la rapina, per poi ritrovarci comunque a fare i conti con imprevisti e ostacoli. Dalle scene aggiuntive che ci sono state mostrate abbiamo capito come lo stile del gioco cambia di scenario in scenario per offrire esperienze nuove e per trasmettere al massimo il potenziale della storia di Vincent e Leo, due criminali fuggiti da un carcere di massima sicurezza, entrambi con il loro background e i loro obiettivi. 
Una valutazione completa andrà fatto a gioco compiuto, ma Josef Fares ci ha già sfidato ad andarlo a trovare in Svezia qualora non resteremo sbalorditi da A Way Out. Nel frattempo, non possiamo che ammirare gli sforzi che questo team (partito con 12 persone e cresciuto fino a contarne 40 in due anni e mezzo) continua a compiere per migliorare tecnicamente quello che non si può definire un titolo tripla A (almeno graficamente) ma che di sicuro non lascia a desiderare.
Adesso possiamo solo attendere i primi mesi del 2018 per poter provare la versione finale ed esprimere il nostro giudizio al buon Josef Fares e ai ragazzi di Hazelight.

– concept innovativo e promettente

– co-op inedito

L’incredibile carica, sicurezza e passione di Josef Fares ci hanno contagiati: se c’è qualcosa di cui l’industria ha bisogno è più gente come lui e più titoli come A Way Out, un’innovativa e coinvolgente esperienza solo co-op che vi costringerà a trovare un compagno con cui affrontare quest’avventura dall’inizio alla fine, online o sullo stesso divano ma comunque sempre in split-screen, elemento imprescindibile della regia targata Fares. Il piccolo studio Hazelight ce la sta mettendo davvero tutta e il supporto senza intrusioni di EA Originals è proprio ciò di cui hanno bisogno, nella speranza che la sceneggiatura possa confermare a gioco finito ciò che Josef Fares ha gridato alla conferenza EA Play con tanta convinzione.

Tra i titoli EA è forse quello che più merita attenzione, con un potenziale enorme: in bocca al lupo ad Hazelight, con l’augurio di riuscire a mantenere tutte le promesse fatte oggi.

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