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Immagine di Aladdin Recensione Film | la magia Disney torna in live action
Recensione

Aladdin Recensione Film | la magia Disney torna in live action

Esaudirete i tre desideri?

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Avatar di Marcello Paolillo

a cura di Marcello Paolillo

Editor-In-Chief

Pubblicato il 22/05/2019 alle 16:44
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  • Pro
    • Visivamente interessante.
    • Genio/Will Smith non è tutto da buttare.
  • Contro
    • Davvero troppo diverso dal cartoon originale.
    • Jafar è inguardabile.

Il Verdetto di SpazioGames

7
Nonostante Guy Ritchie si sia preso più libertà creative di quanto ci saremmo aspettati, il remake live action di Aladdin non è il film deprecabile che molti temevano, complice anche un aspetto estetico davvero mozzafiato in alcuni passaggi. Un po' meno convincenti le interpretazioni dei vari personaggi (specie il perfido stregone Jafar), mentre il Genio interpretato da Will Smith dà un colpo al cerchio e uno alla botte, prendendo seriamente le distanze dalla magnifica interpretazione vocale di Robin Williams. Insomma, la Caverna delle Meraviglie ha nuovamente aperto le sue fauci per voi. Se al suo interno troverete il tesoro che cercate, questo però non ci è dato sapere.

Disney sembra averci preso gusto coi live action. Reduce dal recente Dumbo e in vista del prossimo Il Re Leone, la major ha ora deciso di portare sul grande schermo un classico d’animazione che definire immortale è dire poco. Stiamo ovviamente parlando di Aladdin, il film animato del 1992 prodotto dai Walt Disney Animation Studios e diretto da Ron Clements e John Musker. Le canzoni, i personaggi e – soprattutto – l’ormai mitologico Genio della Lampada doppiato dal leggendario Robin Williams (e da un inarrivabile Gigi Proietti nella versione italiana del film) hanno permesso al cartoon Disney di entrare di diritto nell’Olimpo dei classici. Ovvio quindi che tentare di portare nuovamente su schermo, ma con attori in carne e ossa, un capolavoro di quella portata era un compito estremamente rischioso. Sarà riusciuto quindi un regista del calibro di Guy Ritchie a esprimere i tre desideri senza fare scempio dell’opera originale?

Le Notti d’Oriente…

Nato come rivisitazione del classico del ’92, l’Aladdin di Ritchie riprende le fila nello stesso mondo magico da Mille e una Notte visto nel cartone animato originale. Un ragazzo di strada (Mena Massoud) è ansioso di abbandonare la propria vita da ladruncolo poiché convinto di essere destinato a qualcosa di più grande. Nella città di Agrabah, la figlia del Sultano – la Principessa Jasmine (Naomi Scott) sogna una vita fuori dalle mura del palazzo, magari utilizzando il titolo nobiliare per aiutare gli abitanti del suo pase natale. Il Sultano (Navid Negahban, doppiato in italiano da Proietti) ha però ben altri piani per la giovane, ossia quello di trovare per lei un marito adeguato. Nascosto in un angolo, il potente stregone Jafar (Marwan Kenzari) cerca in tutti i modi di trovare un modo per riuscire a sedere sul trono di Agrabah, prima che Jasmine lo faccia al posto suo.

Massoud e la Scott si muovono con disinvoltura tra le magiche ambientazioni da Mille e una Notte, risultando perfettamente adatti per la parte (nonostante non brillino per chissà quali doti recitative). Nota a parte per Will Smith, che nei panni del Genio ha non solo il potere di esaudire tre desideri per chiunque entri in possesso della sua lampada magica, bensì anche la difficile responsabilità di non sfigurare di fronte al buffo personaggio visto nel cartoon omonimo (divenuto con gli anni una vera e propria icona Disney). E in tal senso, la sensazione di avere un qualcosa di ben diverso (e dalle spiccate doti hip-hop tipiche del Principe di Bel-Air) sarà buona, ma non certo indimenticabile. Nota del tutto negativa, invece, per il Jafar interpretato da Kenzari, davvero inadatto a vestire i panni dello spietato stregone visto nel cartoon anni ’90.

Non c’è altro amico come me!

La colonna sonora di Alan Menken (La Bella e la Bestia, La Sirenetta) comprende nuove versioni dei brani originali scritti dallo stesso Menken e dai parolieri Howard Ashman e Tim Rice, oltre a due traccie inedite composte in collaborazione con Benj Pasek e Justin Paul (La La Land, Dear Evan Hansen). Al netto quindi di un certo impegno da parte di Ritchie, oltre a una discreta cura visiva che renderà il magico mondo di Agrabah e dintorni migliore di quanto ricordassimo, il remake di Aladdin è tuttavia infarcito di elementi “politicamente corretti” che rendono il film sensibilmente diverso da quello che ci saremo aspettati di trovare. La “nuova” Jasmine è una principessa interessata al sultanato e seriamente determinata ad ottenerlo, mentre il Genio della lampada dai tratti afroamericani spingerà a pensare che la sua “liberazione” sia più un atto pratico contro il concetto di schiavitù. Non che la cosa ci sorprenda, dopotutto, ma è anche vero che avremo gradito una maggiore fedeltà al cartone piuttosto che libertà creative che lasciano il tempo che trovano.

+ Visivamente interessante.

+ Genio/Will Smith non è tutto da buttare.

- Davvero troppo diverso dal cartoon originale.

- Jafar è inguardabile.

7

Nonostante Guy Ritchie si sia preso più libertà creative di quanto ci saremmo aspettati, il remake live action di Aladdin non è il film deprecabile che molti temevano, complice anche un aspetto estetico davvero mozzafiato in alcuni passaggi. Un po’ meno convincenti le interpretazioni dei vari personaggi (specie il perfido stregone Jafar), mentre il Genio interpretato da Will Smith dà un colpo al cerchio e uno alla botte, prendendo seriamente le distanze dalla magnifica interpretazione vocale di Robin Williams. Insomma, la Caverna delle Meraviglie ha nuovamente aperto le sue fauci per voi. Se al suo interno troverete il tesoro che cercate, questo però non ci è dato sapere.

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