Recensione

Uncharted 4: Fine di un ladro

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a cura di Matteo Bussani

Informazioni sul prodotto

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Uncharted 4: Fine di un ladro
  • Sviluppatore: Naughty Dog
  • Produttore: Sony
  • Distributore: Sony
  • Piattaforme: PS4
  • Generi: Azione , Avventura
  • Data di uscita: 10 maggio 2016

Quando si cercano esempi per identificare l’eccellenza nella produzione videoludica, è inevitabile pensare al talentuoso team di sviluppo Naughty Dog che, dai tempi di Crash Bandicoot, non ha mai smesso di sfornare titoli di altissima qualità, confermandosi come una delle realtà più solide di questo settore. Ad ogni generazione PlayStation, le menti di questo gruppo sono riuscite a portare sul mercato nuove IP che sarebbero diventate con gli anni dei successi indiscussi. Hardware e software, quindi,  hanno viaggiato fin dagli inizi su binari paralleli in modo tale che le novità tecniche avessero immediatamente un riscontro pratico nelle capacità messe a disposizione dall’engine. Uncharted in particolare uscì portando al consumatore un rinnovato motore grafico che mise in mostra le capacità della neo nata PS3 segnando il passaggio dalla bassa all’alta definizione. Nove anni dopo, Naughty Dog ha deciso di riportarci per l’ultima volta nelle atmosfere di questo mondo in bilico tra storia e leggenda, congedandosi dalla saga e dalle avventure del caro Nathan con un quarto e conclusivo capitolo. 
“I’m a man of fortune, and I must seek my fortune”
Il gioco inizia con questa citazione del pirata Avery, forse, il modo migliore per descrivere con poche parole l’animo di quelle persone che dedicano la propria vita alla ricerca costante di qualcosa e il protagonista Nathan, che abbiamo avuto modo di conoscere nei precedenti capitoli, è esattamente una di quelle. La passione per i grandi personaggi del passato e la smisurata spinta alla scoperta delle verità che la storia tenta disperatamente di nascondere, lo hanno portato, durante tutta la sua vita, a compiere imprese incredibili alla ricerca di città perdute, tesori maledetti e leggende dimenticate. 
Purtroppo, però, viaggiare alla ricerca di tesori è una delle attività al contempo più pericolose e poco remunerative della storia (visto lo scarso numero e la difficoltà nel recuperarli), per cui anche un animo dedito all’avventura come quello di Nathan deve fare i conti con le necessità della vita di tutti i giorni. Impiegato quindi in una società di recupero dai fondali marini, passa le sue giornate tra immersioni e burocrazia. Chiaramente il cuore del protagonista è altrove, ma la paura di ferire i propri cari, soprattutto la moglie Elena, mettendosi in pericolo con questo genere di avventure, è troppo grande e impedisce al nostro eroe di tornare in azione. Questo fino a quando il fratello Samuel, creduto morto, gli si presenta fuori da lavoro raccontando di aver avuto salva la vita in cambio della promessa del leggendario tesoro del pirata Henry Avery.
Già dalle poche premesse che ho fatto per inquadrare la storia di Uncharted 4, si può capire quanta importanza sia data alla narrativa all’interno di questo gioco. Tutto è curato nei minimi dettagli e ogni aspetto ci viene introdotto come in un film, senza tralasciare mai nulla o relegarlo a semplice casualità. Il background narrativo viene continuamente approfondito dai vari appunti del protagonista sul taccuino oppure da pagine intere di lettere recuperate per la mappa di gioco. Il flashback, tecnica molto cara agli sceneggiatori Naughty Dog, fa qui la sua comparsa in maniera massiccia e struttura le vicende ponendo enfasi sulla conseguenza logica degli eventi piuttosto che su quella temporale. Le battute sono coinvolgenti con un ritmo incalzante e una scanzonata ironia che ben si adattano alla leggerezza del genere a cui fanno riferimento. Le scene, poi, si alternano in un susseguirsi di topoi che, dato il genere oramai fin troppo noto, non sorprendono, ma sono talmente ben scritte che relegano a ombra sul fondo la sensazione di già visto che potrebbe sorgere; anche l’ambientazione piratesca, pur essendo un altro elemento abbastanza tipico, è così affascinante da non poter non accrescere la potenza narrativa del titolo. Un altro punto che dà spessore alla storia di Uncharted sono i personaggi che, tra quelli nuovi e quelli che abbiamo già avuto modo di conoscere durante la saga, riescono ad essere convincenti e dinamici, anche grazie a un numero ridotto di primari che garantisce una caratterizzazione non banale di ciascuno e permette che i rapporti fra questi vengano stavolta indagati con un livello di profondità maggiore rispetto ai precedenti capitoli. La narrazione viene veicolata senza interruzioni tramite cutscenes, tutte riprodotte con il motore di gioco, e durante le sezioni di vero e proprio gameplay da dialoghi opzionali e non. I fan di lunga data saranno contenti di notare un numero smodato di citazioni dei precedenti capitoli evidente, soprattutto in determinate circostanze, che volutamente cercano di riproporre un compendio in formato museo di tutte le avventure che hanno vissuto negli altri Uncharted.
Oh! più felice, quanto più cammino m’era d’innanzi
In Uncharted 4 il giocatore si ritroverà, come nei precedenti titoli, a proseguire godendo dei tre grossi elementi di gameplay che ne caratterizzano l’esperienza: l’esplorazione delle mappe, la risoluzione dei puzzle e gli scontri contro i nemici. L’esplorazione è sempre stata la chiave dell’esperienza, ma in questo capitolo lo sarà forse ancora di più. Ci inoltreremo in location diversissime, a partire da una prigione panamense fino ad alcune isole del Madagascar, passando anche per l’Italia. Inutile dire che ogni mappa è strutturata in maniera particolare e ad uno sviluppo verticale corrisponderà una sezione di scalata, ad uno lineare probabilmente una serie di puzzle ambientali e ad uno in ampiezza una sequenza a bordo del fuoristrada. Non è raro poi che tutte queste siano fuse insieme all’interno di una stessa location e che quindi, durante un unico capitolo, ce ne potranno capitare numerose di diverso tipo alternate fra loro. Il risultato è che in questa varietà saremo quasi più contenti di trovare una nuova strada da percorrere o una nuova torre da scalare piuttosto che di giungere alla fine del capitolo e aver accesso a un nuovo pezzo di storia. Questo anche perchè, a intervalli regolari, troveremo dei punti panoramici in grado di offrire paesaggi letteralmente mozzafiato, ulteriormente impreziositi dalla modalità foto che ci terrà impegnati per tanto tempo nella ricerca dell’inquadratura migliore. Un’ulteriore variazione al tema è la possibilità, in molte situazioni, di avere molteplici strade per raggiungere uno stesso obiettivo, permettendo una certa autonomia al giocatore nel prendere il sentiero che preferisce; spesso quelli più angusti e nascosti condurrano ai tesori: i collezionabili classici della serie. A rallentare poi il giocatore nel suo incedere ci saranno puzzle da risolvere, anch’essi tipici in Uncharted; non si può negare che siano estremamente semplici e che in ogni caso, se il giocatore non dovesse venire a capo del problema, comparirebbero in sovraimpressione degli aiuti per guidarlo verso la soluzione. In fin dei conti sono un buon diversivo per stuzzicare la mente tra le altre sessioni dove, bene o male, non è richiesto un particolare sforzo logico. Per concludere il ventaglio di sezioni affrontabili, troveremo gruppi di soldati mercenari armati fino ai denti pronti ad impedirci di raggiungere il tesoro come in ogni avventura. Noi ovviamente, in quanto eroi, dovremo affrontarli con un rapporto numerico indicativamente di 1 a 30 e spesso potremo scegliere se adottare un approccio stealth o uno più aggressivo e rumoso. Nel primo caso la vegetazione e le coperture ci nasconderanno dai nemici e, tramite un sistema di marking, potremo avere sempre sotto controllo la posizione delle guardie mercenarie. La scarsa IA nemica nel presidiare l’area renderà semplice affrontare in modalità stealth situazioni di gioco avanzate. Per gli assalti più aggressivi col fucile imbracciato, il feeling è rimasto molto vicino ai precedenti capitoli, con un affinamento delle opzioni della mira assistita e un’intelligenza artificiale più aggressiva ed efficace di quella constatata precedentemente, ma comunque non brillantissima. 
Per aumentare il coinvolgimento nel gioco, che già, comunque, è a livelli stellari ci saranno combattimenti corpo a corpo e quick-time-events che vi terrano incollati allo schermo anche durante alcune cutscenes, impedendovi di allontanare la vostra concentrazione dal gioco anche solo per l’apertura di una porta o una particolare scena d’azione. Sottolineiamo, infatti, che i QTE non vanno a sostituire parte del gameplay bensì aggiungono interazione a scene che altrimenti sarebbero solo di intermezzo.
Se non scali la montagna non ti potrai mai godere il paesaggio
Uncharted, come già anticipato nell’introduzione, è sempre stato un punto di riferimento in quanto a comparto grafico per gli altri giochi contemporanei, tanto che il risultato ottenuto sulla precedente generazione viene ancora per alcuni considerato incredibile e sbalorditivo. Dopo aver completato il gioco, bisogna riconoscere che anche questa volta i ragazzi di Naughty Dog siano riusciti nell’impresa, avendo dotato Uncharted 4 del miglior comparto grafico di questa generazione di console. Non si tratta solo di resa a schermo, perchè è innegabile che giochi come the order 1866 abbiano un livello di fotorealismo leggermente superiore, ma si fa rifererimento al comparto grafico nella sua totalità: quello che riesce a fare il motore di gioco di Uncharted è assolutamente sorprendente. La tecnologia usata per il motion-capture ha permesso di realizzare animazioni facciali complesse e credibili, la scalabilità del motore fa sì che nei momenti di zoom-in le texture raggiungano livelli di dettaglio elevatissimi e in quelli di zoom-out l’illuminazione renda omogenei i vari layer dell’immagine. La vegetazione è qualcosa di inedito nel mondo console, con una densità di arbusti e cespugli tali da ricoprire interamente lo schermo e regalare finalmente quella sensazione di natura selvaggia necessaria per rendere al meglio le foreste incolte del Madagascar. La realizzazione tecnica della pioggia, non ha rivali soprattutto per l’effetto di abbondanza degli scrosci d’acqua e ogni tanto fermarsi anche nel bel mezzo dell’azione è d’obbligo per godere appieno di questo spettacolo. Il gioco gira a 1080p a 30FPS che sono perfetti per questo gioco, soprattutto considerata la stabilità del framerate che soltanto in alcune situazioni circoscritte (alcune fasi a nuoto) presenta leggeri cali. 
Anche sotto il profilo musicale non c’è nulla da dire. Il gioco è accompagnato sempre con la giusta atmosfera: nei momenti più importanti non mancheranno climax di brani orchestrali per prepararci ad un particolare evento oppure, durante le scalate, saremo accompagnati da musichette ambientali con il vento che soffia alle spalle. Il gioco è completamente doppiato in italiano, come da sempre ci ha abituato Naughty Dog, e le voci di alcuni personaggi, tra cui quella di Nadine, sono davvero azzeccate.
Parlando della longevità, la campagna single player a difficoltà media dura dalle 12 alle 15 ore, nel caso volessimo giocarla solo per la storia. In aggiunta potremo riprendere in mano i vari capitoli per trovare tutti i tesori o sbloccare i dialoghi opzionali. In alternativa, una volta finito il gioco, sarà possibile impostare la difficoltà sul livello “devastante” per mettersi davvero alla prova. 
E ora uno sguardo al multiplayer (A cura di Mario “Gottlieb” Petillo)  
Accanto alla modalità singleplayer che ci permette di condurre Nathan Drake al ritrovamento del tesoro del pirata Henry Avery, Naughty Dog ha inserito per Uncharted 4 una corposa, e chiaramente attesa, esperienza multiplayer. Lanciandoci subito nei server, che al day one hanno già risposto con un buon numero di videogiocatori presenti in-game, abbiamo testato quelle che sono le iterazioni a disposizione del suddetto comparto. Partiamo dal semplice e scontato deathmatch, che ci permetterà, in un primo momento, di prendere dimestichezza col gioco sottoforma di tutorial: un riscaldamento utile per i neofiti, ma anche per chi ha bisogno di ritrovare confidenza con il sistema di Uncharted. Una volta terminate le nostre prove e il nostro rodaggio, ci verrà data la possibilità di testare le tre modalità che andranno ad aggiungersi in un secondo momento, di cui la prima non è altro che un deathmatch “ufficiale”. Le altre due provano a dare più dinamismo al multiplayer, distaccandosi da quello che è il classico sparatutto in terza persona: una di queste è la classica Conquista, che ci chiederà di impossessarci di un appezzamento di terreno della nostra mappa, o più di uno nel caso in cui dovessimo riuscirci con la nostra squadra, e mantenerlo in nostro possesso acquisendo punti per ogni secondo di gioco. Annesso a tale aspetto sarà possibile anche ottenere un boost di punti grazie all’uccisione del capitano della squadra avversaria, il che, viceversa, permetterà anche ai nostri antagonisti di ottenere un vantaggio di punti se sarà il nostro caposquadra a tirare le cuoia. L’altra modalità, invece, è una declinazione mitologica del “cattura bandiera”, che al posto di un drappello ci chiederà di trafugare un idolo e depositarlo in uno scrigno: la vittoria è assicurata a chi arriva per primo a tre depositi vincenti, o, nel caso in cui doveste andare troppo per le lunghe, a chi avrà conquistato più idoli nell’arco di dieci minuti. Quest’ultima è sicuramente la modalità che ci ha divertito di più, soprattutto per il suo riuscire a differenziare un multiplayer altrimenti troppo monotono e limitato alle canoniche meccaniche di un TPS: va da sé che giocato con una squadra affiatata e che riesce a comunicare tra i vari membri del team, la conquista dell’idolo è sicuramente più rapida, altrimenti vi troverete in una modalità inficiata dall’individualismo, che vi porterà anche a subire dei malus quali lentezza e impossibilità di replicare al fuoco quando sarete in possesso del vostro trofeo, vestendo i panni di corriere. In sé il gameplay del multiplayer non differisce da quello che è il modus giocandi del singleplayer, con l’unica variante di un corpo a corpo chiaramente meno scriptato e che non si lascia andare alla spettacolarizzazione che è tipica di Nathan Drake. Ogni azione compiuta nel multiplayer ci porterà ad avere una ricompensa in denaro, valuta dollaro, spendibile esclusivamente nel corso della medesima partita per riscattare bonus quali un supporto da parte di un soldato corazzato, un RPG da unico colpo, un boost per le granate e infine un idolo da collocare sul terreno, utilizzabile a mo’ di torretta elementale, capace di raggiungere il bersaglio anche aggirando gli ostacoli ambientali.  Pur facendo fede a quello che è l’altissimo dettaglio offerto dal titolo, ci troviamo a sottolineare quella che è la scelta di abbassare la resa grafica del multiplayer, che però alza i suoi fps a 60 stabili, così da poter offrire una risposta più performante ai controlli e non vanificare quella che è la ricerca del dinamismo. Nonostante il divertimento sia assicurato, quella che è stata la nostra esperienza con il multiplayer di Uncharted 4 non ci è sembrata completa così come lo sono state quelle sui titoli precedenti: innanzitutto non ci troveremo dinanzi a un sistema di level up basato sull’esperienza ottenuta in-game, ma a un sistema di ranking che si sbloccherà dopo circa una decina di partite, così da permettervi una sfida classificata contro i giocatori del vostro stesso rango. Non ci sono livelli di progresso, tantomeno un quadro statistico di quelli che sono i vostri risultati. Altra mancanza è l’assenza dell’Obiettivo di squadra, modalità che racchiudeva in sé, fino a Uncharted 3, una serie di missioni multiplayer che permettevano di essere raggruppate in un’unica grande partita dall’ingente durata. La speranza è che con i prossimi aggiornamenti gli sviluppatori possano aggiungere nuove modalità e soprattutto impreziosire l’offerta del multiplayer, che altrimenti si manterrà decisamente deficitaria se paragonata a quella dei precedenti capitoli. 
Chiudiamo citando quelli che sono le componenti acquistabili del multiplayer, sottolineando anche la presenza delle microtransazioni: per quanto presenti risulteranno abbastanza ridondanti, a patto che non vogliate ottenere tutto subito. Serviranno per acquistare la moneta spendibile in gioco, con un costo di partenza di 4,99 euro per 500 gettoni, che è la quantità necessaria per poter sbloccare un personaggio aggiuntivo tra lo schieramento dei buoni e quella dei cattivi. I combattenti, però, così come tutti gli accessori da poter far loro indossare, si potranno ottenere anche aprendo gli scrigni acquistabili con le reliquie, altra valuta in-game che potrete ottenere vincendo partite e completando le sfide quotidiane che vi verranno proposte e si rinnoveranno di 24 ore in 24 ore, in stile Hearthstone. Tale procedura vi suggerisce il funzionamento dello shop: non è necessario affidarsi alle microtransazioni, ma semplicemente a spolpare il multiplayer a dovere, in attesa di maggior contenuti da poter sfruttare per rimpinguare l’offerta finale, che può sicuramente andare oltre le otto mappe previste e le quattro modalità offerte.

– Narrativa incalzante e coinvolgente

– Ambientazioni decisamente ispirate

– Personaggi carismatici

– Gameplay ancora più vario e affinato rispetto i precedenti capitoli

– Graficamente superbo

– IA a volte un po’ ballerina

– Multiplayer carente di mappe e di modalità di gioco

9.0

Uncharted 4 è un titolo imperdibile per tutti coloro che possiedono PS4. Per quanto riguarda il single player il gioco brilla sotto tutti gli aspetti. La narrativa è quella a cui ci hanno abituato i Naughty Dog nel corso degli anni, con flashback ben orchestrati, personaggi carismatici e dialoghi coinvolgenti. Il gameplay, pur rimanendo molto semplice, riesce a tenere incollati i giocatori allo schermo durante l’arco di tutta la campagna, anche se si poteva fare di più riguardo l’intelligenza artificiale che risulta un po’ ballerina in alcuni frangenti. Tecnicamente il gioco è praticamente perfetto e presenta il miglior comparto grafico visto finora su questa generazione di console, regalando paesaggi da cartolina tra una scalata e l’altra. Il multiplayer è solido ma non perfetto, con una scarsezza di fondo, di mappe, modalità di gioco e del sistema di progressione che lascia l’amaro in bocca, considerata la varietà offerta dalle precedenti iterazioni. In questo caso l’engine rinuncia alla qualità dei modelli e delle texture in cambio dei 60FPS, che rendono più fluida e dinamica l’azione.

Voto Recensione di Uncharted 4: Fine di un ladro - Recensione


9