Una serie di sfortunati eventi

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a cura di Antron93

I fratelli Baudelaire sono tornati! A distanza di 13 anni, torna sullo schermo la saga letteraria creata da Lemony Snicket. Gotica, grottesca, paradossale e ironica. A Series of Unfortunate Events è tutto questo. 
Salve, salve, salve
Come tutti saprete (se avete visto il precedente film) Klaus, Violet e Sunny rimangono orfani a seguito di uno sfortunato incendio che ha bruciato la loro casa e ucciso i loro genitori. Il banchiere Poe decide di affidarli al loro parente più prossimo, un quarto cugino di terzo grado o un terzo cugino di quarto grado, di nome Conte Olaf. Fin dall’inizio il Conte si dimostrato più interessato al patrimonio degli orfani che agli orfani in sé ma di tutto questo parleremo nella recensione della serie completa.
Tra passato e presente
Fin dal primo trailer, la serie è sembrata decisamente curiosa e ci ha riportato alla mente l’omonimo film del 2004. Si, non è possibile parlare di questi primi due episodi senza citare il film precedente che contava un cast decisamente eccezionale e si è ritagliato uno spazio come pellicola di culto del genere. Lemony Snicket’s An Unfortunate Series of Events condensava i primi tre libri in un unico flusso narrativo, mentre la serie Netflix, in 8 episodi da un’ora l’uno, arriva fino al quarto romanzo della serie.
Neil Patrick Harris non sfigura nel ruolo che fu di Jim Carrey e sembra molto a suo agio nei panni del malefico, ma stupido, Conte Olaf. Certo, il personaggio gli permette di spaziare molto sull’interpretazione e questo non può che giovare alla serie in generale. Vanesio ai limiti dell’impossibilità e incredibilmente arrogante, il nuovo Conte Olaf sembra un po’ uno spin-off di Barney Stinson, perché si non riusciremo mai più a vedere Neil Patrick Harris senza pensare al personaggio di How I Met your Mother. I ragazzini non sono, ahimè, all’altezza dei precedenti interpreti anche se hanno altri sei episodi per dimostrarci di che pasta sono veramente fatti. Ma forse sono io di parte essendo innamorato, platonicamente eh, di Emily Browning, la Violet del film del 2004. Patrick Warburton è irresistibile nei panni di Lemony Snicket e come voce narrante: serio, preciso ma anche ironico tra le righe. Il suo ruolo non è oppressivo né pesante come quello di molti altri narratori di serie TV o film ma, anzi, si amalgama perfettamente nella trama degli episodi e come recap iniziale.
Pastello e Dark
I primi due episodi sono la trasposizione televisiva del primo romanzo Un infausto inizio. Contrariamente al film, il libro è perfettamente trasposto, con dovizia di particolari e senza omettere parti, e viene dedicato tantissimo spazio alle visite dei fratelli alla biblioteca del giudice Strauss, per non parlare del sotterfugio del Conte Olaf per ottenere l’affidamento dei piccoli orfani e mettere le mani sul suo patrimonio.
Fin dall’inizio si capisce che verrà dato il giusto spazio alla storia del tatuaggio del Conte e della società segreta che viene solo accennata nel film e, con il libro della giudice Strauss, An Incomplete History of Secret Organizations, non fa che confermarci l’appartenenza dei genitori Baudelaire ad una strana organizzazione che ha come simbolo una specie di cannocchiale con un occhio stilizzato. 
La serie è davvero strana, in senso buono. I colori pastello sembrano appena uscita da un film di Wes Anderson, come lo splendido Grand Budapest Hotel, mentre le ambientazioni ricalcano esattamente quelle del film originale di Silberling e richiamano quasi quelle di Edward Mani di forbici di Tim Burton. La fotografia è davvero incredibile, pulita e, giustamente, assume toni diversi a seconda dell’ambientazione: bucolica nelle parti girate a casa del giudice Strauss e lugubre e spettrale in casa del Conte Olaf. 
I dialoghi sono surreali e grotteschi, alla stregua quasi, di una commedia di Beckett, svuotati del loro significato ma spassosi, soprattutto quando in scena c’è il Conte Olaf. Lo stesso vale per la scena a casa del Signor Poe e della moglie in cui si fa fatica a credere che possano esistere due persone tanto carenti di qualità e quantità intellettive, per non dire altre parole. Più di una volta mi sono ritrovato a ridere per la totale mancanza di cervello di alcuni personaggi che vengono ridotti a macchiette grottesche ed ironiche che sembrano aver perso completamente il lume della ragione e aver subito una lobotomia. Tutto questo non fa che aggiungere una componente comedy devastante e incredibilmente entertaining.

In conclusione, “Un infausto inizio” rappresenta un ottimo inizio per Una Serie di Sfortunati Eventi. Probabilmente, per chi ha visto il film, potrebbe risultare un po’ pesante ma, in fondo, sembra quasi di assistere ad una Director’s Cut con le scene tagliate. Eppure, per un occhio attento, alcuni particolari sono inseriti così di soppiatto che potrebbe sembrare quasi una caccia al tesoro. Inoltre, non dimentichiamoci il vero colpo di scena per i fan del film: a quanto pare i genitori Baudelaire sono vivi!

Ci rivediamo qui, sempre su SpazioGames, per la recensione completa!