Recensione

The Office Quest, recensione di un punta e clicca che sfugge alla routine quotidiana

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a cura di Daniele Spelta

Redattore

Una normale e ordinaria giornata d’ufficio come tante altre, la solita routine, le solite telefonate, le solite mail e le solite risposte, assieme ai soliti, noiosi colleghi. Oddio, magari noiosi sì, ma di certo qualche stranezza ce l’hanno, perché quanti di voi condividono la scrivania con un tizio vestito da carota gigante? Questo è ancora nulla, perché la piatta vita d’ufficio di uno svogliato e silenzioso impiegato viene improvvisamente sconvolta quando una luce rossa inizia a volteggiare sopra la sua postazione da lavoro, e quella che pareva l’ennesima alienante giornata di mansioni spersonalizzanti, si rivela invece l’inizio di un’avventura assurda e che sfugge alle regole della logica, un viaggio all’interno di uno strampalato ufficio che risponde al nome di The Office Quest. Il titolo sviluppato da 11Sheep è un’avventura grafica ricca di umorismo, nata originariamente per dispositivi mobile e, proprio per questa sua genesi, si configura come un’opera leggera, ricca di humor e capace di intrattenere senza mai incastrare il giocatore in situazioni eccessivamente frustranti.
The Office Quest non sarà The Secret of Monkey Island, niente duelli di insulti o polli di gomma, alla fine tutti i personaggi sono muti e al massimo spiaccicano qualche verso giusto per far capire il loro umore ma, nonostante la totale assenza di dialoghi, le situazioni e gli incontri sono decisamente carichi di verve umoristica e riescono a strappare al giocatore non pochi sorrisi. Il maggior merito va riconosciuto di certo al tratto estetico di una direzione artistica azzeccata e davvero no sense, dove ogni personaggio è più assurdo di quello incontrato poco prima. La storia inizia con questa misteriosa luce rossa che svolazza davanti al naso del protagonista, il classico impiegato dall’aria svogliata che passa le giornate seguendo sempre le stesse routine, che però verranno spezzata dall’apparizione di questo globo luminoso. La ricerca della fonte luminosa è la perfetta scusa per sgattaiolare fuori dalla stanza, ma sfuggire dal controllo dei colleghi e del proprio capo non è affatto semplice, perché in un ambiente freddo e spietato sono sempre tutti pronti a dirti cosa fare, dove andare e, soprattutto, di tornare con le gambe sotto la scrivania. 
Strutturata in tre capitoli, l’avventura narra di questa improbabile fuga, la quale porterà lo strampalato protagonista a vivere numerosi siparieti strani, geniali e divertenti. A sua volta, ogni capitolo è suddiviso in sezioni a sé stanti, generalmente composte da tre o quattro schermate al massimo, sulle quali si distribuiscono i vari enigmi. La scelta di segmentare The Office Quest in comparti stagni ha portato sia vantaggi che difetti. Da un lato è infatti impossibile perdersi e viene meno quella sensazione di tempo gettato all’aria alla ricerca di quel singolo oggetto, disperso chissà dove sulla mappa. La chiusura delle sezioni dà però un’idea troppo lineare dell’avanzamento, come effettivamente è, e l’impressione è quella di trovarsi su un binario retto in cui non esistono deviazioni: la strada è unica ed è quella scelta a tavolino dagli sviluppatori. A ciò bisogna poi sommare i caricamenti quando si passa da uno screen all’altro, attese che non superano mai un paio di secondi, ma che ricorrono troppo di frequente.. 
The Office Quest non si prende per un secondo sul serio, ci sono code al semaforo fatte da gente vestita da elefante su un triciclo preceduta da uomini-lucertola scorbutici e pescatori che gettano l’amo in mezzo ad isole fatte da televisori. Il viaggio attraverso i capitoli viene motivato, oltre che dal design degli enigmi, anche dal volere vedere la prossima scena tirata fuori dal cilindro da 11Sheep ma, come sempre avviene nel genere dei punta e clicca, sono i puzzle a fare la differenza. The Office Quest è un’avventura grafica moderna, che però si differenzia profondamente dalle innovazioni apportate dalle produzioni a firma Telltale e cerca piuttosto di trovare un adattamento più snello e immediato alle vecchie opere di LucasArts. Questo risultato viene principalmente raggiunto grazie all’assenza dei verbi e dell’interfaccia SCUMM: l’utilizzo degli oggetti raccolti avviene così in modo automatico contestualmente al click sul punto di interesse corretto, senza passare prima dall’ “Usa” o “Premi”. In questo modo, anche quando si hanno nello “zaino” più oggetti, verrà scelto e utilizzato quello corretto bypassando qualsiasi tipo di scelta – e ragionamento – del giocatore, impostazione di design che abbassa notevolmente l’asticella della difficoltà. Questo non significa però che The Office Quest sia un gioco facile, va bene che è impossibile perdersi e raramente si ha a che fare con numerosi elementi con cui interagire nelle schermate, ma spesso ci si deve davvero immergere in quel mondo assurdo per trovare la chiave di lettura, operazione che richiede non pochi sforzi mentali. 
Se si guarda alla qualità media degli indovinelli, a parte qualche “enigma” – le virgolette sono del tutto volute – ambientale davvero scialbo, ci si può ritenere nel complesso soddisfatti, anche se il risultato è stato raggiunto in modo un po’ furbesco da parte del team di sviluppo. Alcuni puzzle sono stati inseriti infatti in maniera del tutto non organica con il fluire dell’avventura e, al posto di quel rompicapo, ce ne sarebbe potuto essere uno del tutto differente e la sostanza non sarebbe cambiata. Molti dei passaggi sono stati infatti affidati a delle trovate in stile The Witness, con puzzle da risolvere in schemi a sé stanti rispetto al resto del viaggio: giusto per fare un esempio per rendere più chiaro il concetto – tranquilli è uno dei primi incontri – ad un certo punto ci si trova davanti ad un energumeno vestito come Gossamer dei Looney Tunes, da sfidare in una sorta di tris. Preso di per sé, il mini-gioco funziona e richiede una certa dose di ingenio, solo che poteva essere sfruttato qualsiasi altro tipo di meccanismo al suo posto e la sostanza non sarebbe cambiata. Questo discorso vale per molti frangenti, che da un lato rendono più vario The Office Quest, ma che all’opposto fanno denotare una certa pigrizia da parte del team di sviluppo, che ha preferito ricorrere di frequente a queste soluzione piuttosto che creare un maggior numero di interazioni fra oggetti e ambiente. Ciò che invece non manca è la giusta progressione in termini di difficoltà, con enigmi che diventano mano a mano più complessi quando si raggiungono le fasi finali dell’opera, fino ad arrivare ad una cooperazione fra due personaggi nelle ultime battute, collaborazione che apre a nuovi tipi di soluzioni e funziona alla grande. 

– Enigmi vari e diversificati…

– Immediato, ma non per questo facile

– Tutto ciò che si vede è totalmente senza logica

– … Anche se spesso forzati

– Qualche indovinello di livello inferiore

– Troppi caricamenti

7.5

The Office Quest non ha l’ambizione di rivoluzionare il genere delle avventure grafiche, ma è perfettamente conscio della sua missione più immediata, quella di far divertire il giocatore per tutte e tre le ore necessarie con indovinelli e puzzle freschi e allo stesso tempo mai banali. Alla volte ci si trova davanti a soluzioni di comodo, qualche passaggio è stato inserito in modo palesemente forzato, ma proprio questa poliedricità degli enigmi risulta un valore aggiunto in termini di varietà, tanto da arrivare anche a mini sezioni platform. Se l’avanzamento verso i titoli di coda avviene fra alti e bassi, di certo non si possono che spendere parole positive per il character design e per i toni davvero fuori di testa di tutte le situazioni, perfettamente sostenute da una art direction semplice ma perfettamente funzionale.

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7.5