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Star Wars: Il Risveglio della Forza

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Avatar di gocciadiruggine85

a cura di gocciadiruggine85

Pubblicato il 17/12/2015 alle 00:00
Un film di: J.J. Abrams 
Sceneggiatura: Lawrence Kasdan, J.J. Abrams, Michael Arndt  
Cast: Daisy Ridley, John Boyega, Harrison Ford, Carrie Fisher, Mark Hamill, Adam Driver, Oscar Isaac, Peter Mayhew, Domhnall Gleeson, Kenny Baker, Gwendoline Christie, Anthony Daniels, Max von Sydow, Andy Serkis, Simon Pegg, Lupita Nyong’o, Billie Lourd, Warwick Davis, Greg Grunberg, Maisie Richardson-Sellers, Tim Rose, Jessica Henwick 
Genere:Azione , Avventura , Fantascienza – Stati Uniti (2015) Durata: 135min. 
Produzione: LucasFilm, Bad Robot, Truenorth Productions Distribuzione: Walt Disney Studios Motion Pictures Italia.
Valutazione:  
 

Sono trascorsi 30 anni da quando l’Impero è stato definitivamente sconfitto. Tuttavia, la Galassia è di nuovo in subbuglio, segnata da feroci tumulti, e Luke Skywalker ha fatto perdere le sue tracce. Una giovane mercante di rottami incrocia il suo destino con quello di un misterioso fuggitivo, e i due scopriranno che la storia dietro i guerrieri Jedi non è solo frutto di una leggenda…

Rimettere in ordine le idee dopo aver visto Star Wars: Il Risveglio della Forza è stata un’impresa tutt’altro che semplice. Vivisezionare e analizzare con occhio critico e distaccato un prodotto che vive e respira principalmente grazie all’entusiasmo dei tanti appassionati della saga firmata da George Lucas, senza inciampare in qualche facile romanticismo, è costato a chi scrive una notte insonne e qualche abbondante tazza di caffè per cercare di rielaborare il tutto. Cosa dire? Da cosa partire? Come affrontare l’analisi, senza lasciarsi trasportare dalle emozioni personali? Una gatta da pelare non da poco.

Rispetto ai tanti che temevano di confrontarsi con un prodotto mediocre o, quanto meno, non all’altezza della “mitica” trilogia originale (perché manchevoli di fiducia nei confronti del buon J.J. Abrams, infedeli!), chi scrive nutriva una certa speranza nei confronti del regista e, in cuor suo, sapeva che mai questo film – sebbene nato e pasciuto sotto l’occhio vigile di “mamma Disney” – avrebbe toccato un fondo più basso di quanto visto nella trilogia più recente. E tale fiducia, ebbene sì, è stata ricompensata a dovere, con una pellicola gustosa, immersiva, avvincente, ricca di combattimenti (quel “Peew Peew” ci era mancato un sacco!) che ci ha tenuto con le dita avvinghiate alla poltrona del cinema per tutta la sua durata.

Perché sì, Abrams ha fatto i “compiti a casa”, ha studiato, ha ripassato, ha approfondito e ha imbastito due ore e mezza di film creando quell’atteso settimo capitolo che i fan di Star Wars meritavano e attendevano con trepidazione da una vita, infarcendolo inoltre di tutti quei richiami, quei rimandi e quegli omaggi alla trilogia originale, tutti aspetti che hanno permesso a Il Risveglio della Forza di non crollare mai sotto il peso di quella mastodontica eredità e di muoversi agilmente per tutta la sua durata. Un gioco di richiami che Abrams ha saputo costruire in modo sapiente, confezionando una pellicola che trasuda rispetto e devozione nei confronti del materiale originale, senza sbavatura alcuna: anzi, la progressione di questo settimo capitolo procede quasi in forma speculare rispetto a Una nuova speranza, con uno svelamento dei personaggi e del loro background personale volutamente lento, ma ben costruito, volto a creare lo stesso legame empatico che, nel lontano 1978, si stabilì tra lo spettatore e Luke Skywalker, tra lo spettatore e Obi-wan, e tutti gli altri personaggi.

E a proposito dei personaggi, anche in questo settore Abrams ha fatto un lavoro piuttosto dignitoso. Accanto alla massiccia operazione-nostalgia con cui ha recuperato buona parte del cast originale – lo ammettiamo, alla battuta di Han Solo ”Chewie, siamo a casa!”, abbiamo avuto un sussulto – il regista di Super 8 ha messo insieme un buon parterre di personaggi, a partire da Rey, la giovane mercante di rottami del Pianeta di Jakku, tra i protagonisti di questa nuova avventura. Ricalcata a immagine e somiglianza delle Principesse Disney di ultima generazione (in particolare, abbiamo rintracciato una certa tangenza con la tenace Merida di La Ribelle), forse uno dei pochi aspetti in cui il marchio di Topolino si sente con maggiore prepotenza all’interno del film, Rey è un personaggio femminile molto forte, consapevole di sé, ma che a volte rischia di diventare poco credibile. Sebbene la costruzione del suo personaggio si fondi su basi interessanti, avvolte anche da quel giusto alone di mistero, capita che il suo essere “donna-con-le-palle” – un aspetto spinto talvolta al limite – rischi di creare situazioni grottesche o assolutamente nonsense, che tendono un po’ a sbiadire i contorni più definiti del suo incredibile e convincente carattere, che non ha mancato di stupirci e ammaliarci per tutta la durata del film.

Ovviamente non si può parlare dei personaggi senza fare menzione alcuna di uno dei nuovi villain di questa trilogia, Kylo Ren. Instabile, senza un’identità ben definita (di cui è tuttavia alla ricerca) e talvolta sopra le righe, il personaggio interpretato da Adam Driver è forse uno dei più enigmatici che troviamo all’interno del Risveglio della Forza, ma che al contempo si fa a suo modo allegoria stessa della pellicola di Abrams. Affascinato e sedotto dal glorioso passato del Lato Oscuro, di cui tenta in tutti i modi di ripercorrere i passi in modo quasi ossessivo, Kylo Ren è la metafora perfetta del lavoro compiuto dal creatore di Lost in questa pellicola: un film che – inseguendo e vivendo nel mito di un passato epico come quello costruito nella storia del cinema dalla trilogia originale – manca tuttavia di una sua identità, di un suo valore aggiunto, di quel suo tocco originale.

Infatti, sebbene Il Risveglio della Forza sia un’opera encomiabile, ben scritta e splendidamente girata – tra l’altro, abbiamo apprezzato molto la scelta di prediligere più location reali e ricostruzioni in scala rispetto alla più plasticosa CGI – manca di quella identità che permette al film di Abrams di vivere in modo indipendente e di spiccare il volo dall’accogliente grembo materno costruito da Lucas. L’eccesso di zelo nel ricreare ciò che i fan avrebbero voluto da un nuovo Star Wars ha portato Abrams a mettere poco del suo, non uscire mai dal seminato, non sperimentare; è forse in questo aspetto che rintracciamo l’unico difetto di questo settimo episodio, la mancanza di “coraggio”.

Detto questo, saremmo delle persone orribili nel dire che Star Wars: Il Risveglio della Forza non ci sia piaciuto, che si tratti di un film brutto o poco fedele al materiale di partenza. Tutt’altro. Il lavoro compiuto da J.J. Abrams – fronteggiando forse una delle sfide più impegnative della storia del cinema contemporaneo – è di grande pregio, supportato da un cast tecnico e artistico di grande valore, e che ci ha regalato quelle medesime emozioni che avevamo definitivamente seppellito e tumulato con Il ritorno dello Jedi. Ricco di colpi di scena, con un racconto perfettamente orchestrato – che oscilla tra battaglie intergalattiche mozzafiato e ricongiungimenti e svelamenti al cardiopalma – e una cura certosina nella costruzione delle immagini filmiche, a cui si affianca l’immancabile colonna sonora di John Williams, Il Risveglio della Forza passa la sua prova con ottimi voti. Abrams ha dimostrato di aver studiato, di aver assimilato le nozioni e di muoversi con disinvoltura in questo terreno accidentato, anche se, purtroppo, non ha fatto abbastanza per meritare la lode. Chissà se Rian Johnson (Looper, The Brothers Bloom) sarà all’altezza della situazione e partirà dall’ottima strada spianata da Abrams in Episodio VIII. Lo scopriremo solo tra un paio d’anni, purtroppo.

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