Recensione

Penny Punching Princess, Nippon Ichi si butta nel mondo della corruzione

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a cura di DjPralla

L’esplosione di Nintendo Switch è sempre più inarrestabile e se i grandi publisher ancora fanno fatica a portare i loro titoli tripla A sulla console portabandiera della grande N, dall’altra parte gli sviluppatori indipendenti e le piccole realtà stanno facendo a gara per trovare lo spazio migliore all’interno della vetrina dell’eShop e nei vari Direct tenuti da Nintendo. Una situazione che dipinge un passaggio del testimone che in questo periodo viene tramandato dalla similare (sotto diversi aspetti, ma molto più sfortunata e ormai dichiarata morta) PlayStation Vita, verso la non più nuova uscita Nintendo Switch. Per questo motivo non è di certo una coincidenza che Penny Punching Princess esca per entrambe le suddette piattaforme. Due console che Nippon Ichi ha amato e sta amando, ricoprendole di giochi dal piglio completamente fuori dagli schemi, ma soprattutto dalle idee di game design sempre nuove al loro interno.

“Quanto è bella la mafia” dicono i draghi
Anche nei mondi fantasy la pecunia la fa da padrone e quando la famiglia dei Dragonloan ha iniziato ad avere difficoltà a gestire il proprio regno, si è dovuta rivolgere ai draghi per un prestito; peccato che in breve tempo quest’ultimi si siano rivelati essere degli usurai, andando così a prosciugare ogni possibilità di futuro per il regno. A dieci anni di distanza, però, la principessa vuole riprendere il suo trono e per farlo è disposta a tutto, anche a corrompere. Come spesso accade nei giochi di Nippon Ichi la storia non è nient’altro che un collante bizzarro e poco intrusivo per giustificare nuove meccaniche di gioco e questo titolo non è da meno: Penny Punching Princess è un action 2D con elementi da gioco di ruolo, che mette il giocatore all’interno di dungeon dove bisogna annientare tutti i nemici in un determinato lasso di tempo, arena dopo arena. Le meccaniche base sono quelle classiche, con attacco veloce, pesante e la rotolata, a cui poi vanno aggiungersi l’attacco speciale che è determinato dal tipo di armatura che si veste, ma soprattutto l’arma definitiva: la calcolatrice. In un mondo governato dal denaro, l’arma più potente non può essere altro che la calcolatrice: i pugni della principessa le apriranno la strada attraverso i nemici più piccoli, ma la situazione si farà ben diversa contro i draghi più grossi; quindi basterà fare un rapido calcolo e aprire quei pugni per lasciar cadere le monete e corromperli. Dopo aver tirato su un bel gruzzoletto mandando al tappeto qualche avversario o trovato dei tesori nascosti, se ci si trova in difficoltà, basterà premere il tasto dorsale per far apparire a schermo la calcolatrice sulla quale digitare la cifra riportata sulla targhetta prezzo dei vari nemici. Così facendo non solo si elimina una minaccia dal campo di battaglia, ma la si potrà utilizzare poi in un secondo momento a nostro favore evocando per un numero limitato di volte l’ultima bestia o trappola che si ha corrotto. Più si malmenano i draghi usurai, più si accumulano monete, più si ha la possibilità di corrompere draghi potenti, utilizzarli per menare altri nemici e così via. Il tutto ovviamente è descritto da regole di gameplay abbastanza rigide che non permettono di abusare di questa meccanica, come la necessità di ricaricare la calcolatrice col tempo, ma allo stesso tempo buttano nel mix combinazioni di combattimento particolarmente spettacolari dovendo gestire più strati di gameplay contemporaneamente che si prestano a diverse interpretazioni da giocatore a giocatore. Trattandosi infatti di un action bidimensionale particolarmente frenetico, in cui tra l’altro il campo di battaglia viene di volta in volta delimitato impedendo al giocatore di trovare degli spazi sicuri, il multitasking diventa una prerogativa fondamentale, perché mentre con una mano digitiamo il prezzo sulla calcolatrice toccando il touchscreen, con l’altra dobbiamo decidere se continuare a muoverci senza attaccare o continuare a menare le mani restando fermi. Ovviamente questa meccanica è stata pensata con PlayStation Vita e Nintendo Switch nella sua forma portatile in mente, ma è comunque possibile giocare con l’ammiraglia Nintendo collegata ad un televisore, nonostante l’uso della calcolatrice si faccia parecchio più complesso dovendo usare i tasti direzionali per muoversi prima sulla calcolatrice e poi tra tutti i nemici a schermo. In generale l’esperienza sulla TV si fa ancora più frustrante e complessa rispetto ad azioni che col touchscreen risultano immediate, come ad esempio toccare ripetutamente un nemico in stato di “Break” per spillargli più monete possibili (pratica fondamentale per tirare su un bel gruzzolo da spendere in momenti chiave), che diventano molto più complesse da gestire con i controlli tradizionali, come in questo caso dovendo andare a roteare lo stick analogico di destra selezionando il nemico temporaneamente a terra con i tasti direzionali. 

Gotta corromperli em all
La cattura dei nemici non si conclude solamente sul campo di battaglia, ma ha importanza anche una volta tornati al castello; qui è possibile andare a creare nuove armature che vanno a modificare statistiche e attacchi speciali, a seconda degli avversari che si ha catturato, che siano essi mostri o trappole. In più è possibile costruire anche delle statue Zenigami (disseminate anche all’interno dei livelli), che altro non è che ovviamente il dio del denaro, che danno alla principessa nuovi punti abilità da poter spendere in caratteristiche classiche come vita, forza e quant’altro. In generale però il gioco non è perfettamente leggibile e tende a mandare il giocatore in confusione con nomi assurdi, menu ridondanti o poco chiari benché non ci sia poi molto su cui si può agire. Restando sull’argomento frustrazione, anche la progressione in gioco non è accomodante ed ogni livello tende ad alzare sempre di più l’asticella della difficoltà che già di base è ben al di sopra della media: per riuscire a completare i vari livelli bisognerà man mano adattarsi alle situazioni, sapendo quando menare le mani e quando tirare fuori la calcolatrice, ponendo il giocatore in una situazione quasi più strategica che puramente d’azione. Ad aggiungere pepe alle zuffe c’è anche la possibilità di corrompere anche le divinità e comprare dei miracoli che possono essere dei buff temporanei delle varie statistiche oppure una cura immediata, ma il loro effetto dipenderà dal quantitativo di denaro che vorremo investire.
Cambiando completamente versante e parlando del comparto grafico, è facile vedere come Nippon Ichi si sia per lo più focalizzata sul gameplay; gli sprite dei personaggi, dei nemici e delle trappole dovrebbero avere un look retrò, ma per lo più finiscono per sembrare semplicemente di bassa qualità, anche per via di una certa banalità di fondo. Anche gli stage che man mano si susseguiranno avranno tutti gli stessi asset ripetuti in un level design che non trova mai una vena creativa che sappia strizzare fuori il meglio da questa produzione.

– Meccaniche di gameplay diverse da solito

– Commistione di tasti fisici e touchscreen

– Paradossalmente banale

– Dungeon poco ispirati

– Curva di difficoltà estremamente ripida

6.5

In sostanza Penny Punching Princess è l’ennesima produzione low budget di Nippon Ichi che tenta di buttare nella mischia qualche novità di gameplay, senza dover richiedere troppo lavoro dal punto di vista tecnico. Il sistema di combattimento può anche risultare innovativo e interessante da approfondire, ma alla lunga non riesce a intrattenere il giocatore che è costretto a muoversi per dungeon sempre uguali, che dovranno essere ripetuti svariate volte l’uno per poter migliorare le statistiche della principessa e mitigare una difficoltà di fondo particolarmente alta.

Voto Recensione di Penny Punching Princess, Nippon Ichi si butta nel mondo della corruzione - Recensione


6.5