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Recensione

Papo & Yo

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Avatar di ghigghi

a cura di ghigghi

Pubblicato il 30/09/2012 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

8

Esorcizzare i propri demoni personali creando un videogioco non è cosa di tutti i giorni, soprattutto se si proviene da un colosso come Electronic Arts e si ci si butta anima e corpo su un nuovo progetto indipendente, rischioso e decisamente fuori dagli schemi. Eppure è proprio questa la strada seguita da Vander Caballero, game designer di successo che dopo aver dato un contributo fondamentale alla serie di Army of Two ha fondato un proprio studio (Minority), realizzando in poco tempo Papo & Yo in esclusiva per PlayStation 3 (il gioco può essere scaricato da PlayStation Store al prezzo di 14,99 euro). 
Di piattaforma in piattaforma
Parlavamo di demoni personali perchè alla fine le avventure fantastiche e visionarie di Papo & Yo vanno a scavare nella difficile infanzia di Caballero segnata dall’alcolismo del padre. Così Chico, il protagonista del gioco, non è altro che un Caballero bambino; per fuggire alla violenza del padre, il piccolo si rifugia in questo mondo immaginario raffigurato da una favela dove i palazzi crollano, si muovono e si ricostruiscono, scale a chiocciola compaiono dal nulla e disegni sui muri prendono vita diventando dei meccanismi per modificare l’ambiente esterno. Una simile location, che nel corso del gioco lascerà spazio ad ambientazioni ancora più sognanti, visionarie e bizzarre immerse in  un “nulla” bianco di grande impatto figurativo, non può che essere uno dei punti forti di un gioco, soprattutto se la natura del gameplay è basata su un mix di platform e puzzle-game. Chico infatti esplora la sua favela saltando da una piattaforma all’altra, attivando meccanismi sui muri e cambiando continuamente la conformazione di ciò che lo circonda, quasi fosse lui il deus ex machina di un sogno in modo non dissimile da certe esplosioni visionarie di Inception. L’elemento platform di Papo & Yo, potenziato anche dal robottino Lula che agisce da jetpack e permette di attivare meccanismi altrimenti irraggiungibili, non va però visto in un’ottica di competizione o di stimolo “hardcore”, visto che se cadiamo nel vuoto torniamo immediatamente sull’ultima piattaforma senza alcun tipo di penalizzazione. Alla base di tutto c’è quindi il piacere per l’esplorazione e per la risoluzione di puzzle via via più impegnativi, anche se su questo versante il gioco non sfocia mai in passaggi troppo complessi o frustranti.
Emozioni al potere
L’altro elemento cardine del gameplay è il rapporto tra Chico e Mostro, una creatura rosa di grandi dimensioni che, proprio come il padre del piccolo, passa da momenti di calma e di quasi tenerezza a tremende e incontrollabili sfuriate. Se infatti Mostro se ne sta per gli affari suoi per la maggior parte del tempo dormendo e mangiando noci di cocco fornite da Chico, quando ingurgita una rana verde (e ce ne sono parecchi nei livelli di gioco) diventa una furia, va letteralmente a fuoco e insegue Chico come un ossesso, tanto che l’unico modo per calmarlo è dargli da mangiare un frutto azzurro piuttosto difficile da trovare. Se sulle prime questa interazione tra Chico e Mostro pare solo un simpatico espediente di gameplay per variare un po’ il gameplay, in realtà più passa il tempo e più il rapporto tra i due muta e si fa sempre più stretto per poi sfociare in un finale tra i più commoventi mai visti negli ultimi tempi. Non è un caso se la cifra stilistico di Papo & Yo va intesa più in senso emozionale che non videoludico. Il gameplay è certamente piacevole e il mix di generi funziona bene, ma si ha come la sensazione che certe meccaniche e certi puzzle siano stati inseriti con una certa superficialità e in fondo, con l’eccezione di Mostro, il gioco tende a ripetere bene o male a ripetere la stessa struttura dall’inizio alla fine senza grandi cambiamenti. Spiace inoltre che la longevità si limiti a circa quattro ore e che, a parte le bellissime ambientazioni, il comparto grafico soffra di difetti non proprio trascurabili come animazioni legnose, modelli poligonali un po’ scialbi e vistosi cali di frame-rate quando Mostro diventa un’incontrollabile torcia umana. Nonostante ciò Papo & Yo rimane un titolo di buon livello. E’ toccante, fa riflettere, ha una splendida colonna sonora, trasporta il giocatore in un’atmosfera bellissima e unica, si gioca con piacere dall’inizio alla fine e vale tutti i 14,99 euro richiesti. 

– Gioco toccante e drammatico al tempo stesso

– Gameplay piacevole

– Atmosfera di pura fantasia

– Non dura molto

– Certi elementi potevano essere sfruttati meglio

– Tecnicamente non è proprio un gioiellino

8.0

Giocare a Papo & Yo è quasi un’esperienza catartica se si tiene conto delle metafore che i due protagonisti del gioco si portano dietro. La fuga del piccolo Chico in questo splendido mondo di fantasia e visionarietà diventa così lo specchio dei demoni personali dell’autore del gioco Vander Caballero, che non si è però limitato a creare un mondo solo bello da vedere. Il gameplay a metà strada tra platform e puzzle-game funziona e diverte sebbene sia un po’ limitato come varietà e situazioni, ma alla fine è soprattutto il rapporto tra Chico e Mostro a rendere Papo & Yo un titolo a suo modo unico e quel finale da brividi vale da solo l’intero gioco.

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