Recensione

No Man's Sky

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a cura di JinChamp

Informazioni sul prodotto

Immagine di No Man's Sky
No Man's Sky
  • Sviluppatore: Hello Games
  • Produttore: 505 Games
  • Distributore: Halifax
  • Piattaforme: PC , PS4 , XONE
  • Generi: Avventura
  • Data di uscita: 10 agosto 2016 (PS4) - 12 agosto 2016 (PC) - 27 luglio 2018 (Xbox One)

No Man’s Sky ha avuto la meglio. Avremmo voluto disquisire dell’ultima fatica di Hello Games non appena fossimo riusciti a vedere tutto ciò che questa ha da offrire o, quantomeno, scoprire cosa si nasconde al centro della galassia. Quello che ci siamo ritrovati a giocare è un gioco sconfinato e impossibile da spolpare nella sua interezza, sia in tempi brevi che con qualche anno a disposizione. La nostra prova è stata comunque molto intensa e siamo infine giunti alla conclusione che, anche avendo conosciuto tutte le sorprese, poco avrebbero inciso sul nostro giudizio; inoltre, puntare dritti verso l’obiettivo avrebbe addirittura svilito e rovinato la nostra esperienza fino a questo momento.
Benvenuti nell’universo
“Che sia un’andata o un ritorno, che sia una vita o solo un giorno, che sia per sempre o un secondo, l’incanto sarà godersi un po’ la strada”. Così cantava Cesare Cremonini giusto un anno fa e racchiude perfettamente la metafora di quel che è No Man’s Sky.
Pur con uno sviluppo difficoltoso (ricordiamo l’incidente che vide l’ufficio degli sviluppatori allagarsi, per citarne una), ciò che ha creato tantissima confusione è stata la campagna marketing, e per via di questa, ora ci troviamo qui non soltanto ad esprimere un giudizio sui contenuti ma a dover fare soprattutto chiarezza, spiegare a tutti i videogiocatori la sua essenza e fornire loro le informazioni necessarie per farsi un’idea precisa di quel che è No Man’s Sky.
A tal proposito, è bene tener presente che si tratta di un gioco di nicchia, che per le sue peculiarità potrebbe non trovare i consensi della maggior parte del pubblico, in cerca di qualcosa di adrenalinico, di immediato, di spettacolare e spacca mascella.
No Man’s Sky è scoprire l’intera galassia un pianeta alla volta, “godersi la strada”. Potrete focalizzarvi sulla scoperta, catalogazione e denominazione di tutte le specie animali, vegetali e minerali presenti, degli stessi pianeti e dei sistemi che li ospitano. Questa operazione potrebbe però anche annoiarvi, a meno che non abbiate in mente di battezzare con ironia tutto ciò che potete e farne la vostra vocazione, finendo per caricare online dei nomi giusto per avere in cambio la ricompensa monetaria.
Più interessante, invece, potrebbe essere la strada dello studio delle razze aliene. Nel vostro cammino troverete tre razze senzienti: i Korvax, delle entità robotiche; i Vy’keen e i Gek, vere e proprie creature viventi che incarnano un po’ lo stereotipo rispettivamente dei burberi guerrieri fieri e dei furbi ma amichevoli mercanti. Ognuno di essi parla una sua lingua che andrà scoperta, parola dopo parola, tramite monoliti e pietre della conoscenza, sparsi sui vari pianeti, o chiedendo aiuto direttamente a uno di essi, qualora sia incline a collaborare con voi. Potrete scavare sempre più a fondo nella loro cultura, tramite scelte multiple che metteranno alla prova le vostre abilità logiche. Che si tratti di semplici indovinelli o di affidarvi alla sorte per raggiungere l’eventuale ricompensa, ogni piccola scoperta vi aiuterà nel comprendere, sebbene in minima parte, il quadro generale dell’universo.
Un’altra alternativa, forse meno pretenziosa delle prime due, è quella di seguire la propria rotta verso il centro della galassia, o una di quelle secondarie per altri obiettivi intriganti come l’essenza del misterioso Atlante. C’è poi una cosa che dovrebbe essere chiara a tutti: in No Man’s Sky non c’è un plot che vi vedrà nei panni dell’eroe protagonista che deve salvare il mondo (o l’universo), non ci sono missioni da portare a termine e, molto probabilmente, il gioco non si conclude nemmeno completando tutte le rotte segnalate. Non siete un eroe ma solo un viaggiatore; protagonista sì, ma della vostra personale avventura.
Esplorazione e sopravvivenza
Sin dai primi passi, il giocatore viene indottrinato all’importanza della raccolta e della gestione dei materiali. Ogni sistema, e dunque anche ogni pianeta, offre tipologie di risorse diverse che possono essere utilizzate per ricariche o upgrade del vostro equipaggiamento. Ne troverete di comuni un po’ ovunque (come il plutonio, il thamium9, il carbonio e il ferro) che sono fondamentali per mantenere attiva la vostra tuta spaziale o alimentare i propulsori di decollo della navicella, mentre per riuscire finalmente a costruire un potenziamento particolare potreste dover perlustrare diversi sistemi prima di trovare tutti gli elementi necessari.
Il tutto si divide, nel menù dell’inventario, in tre parti molto intuitive. Nella prima troviamo la exotuta, equipaggiata di sistemi per il supporto vitale o per resistere alle condizioni più estreme di un qualsivoglia pianeta inospitale. Nel secondo c’è la navetta con tutte le sue feature e che, insieme all’exotuta, divide anche i pochi slot che avrete a disposizione per stipare tutte le risorse e gli oggetti. Infine c’è il vostro fido compagno, il multi-tool. Questo non è nient’altro che un’arma, che vi servirà a raccogliere i materiali e a difendervi dalle minacce ostili con il suo raggio laser. Anche qui troviamo degli slot, adibiti però soltanto alle mod dell’arma stessa. Sia per la navetta che per il multi-tool, non è possibile espandere gli slot a disposizione ma sarà possibile sostituirli con altri nel corso dell’avventura. Trovare una navicella danneggiata su un pianeta non vi impedirà di appropriarvene e rimetterla in sesto, oppure potrete pagare – anche se a caro prezzo – un png alieno per scambiare il vostro bolide con il suo. Poco diverso il discorso del multi-tool. Troverete a volte in qualche accampamento o rifugio dei nuovi modelli, ottenibili versando la somma prestabilita di unità, ossia la valuta di scambio. Per la tuta, invece, l’espansione è molto più semplice ma costosa, poiché ogni slot aggiuntivo che troverete durante le vostre esplorazioni avrà un prezzo sempre maggiore.
La domanda che a questo punto un giocatore potrebbe porsi è: “ha senso investire tempo, denaro e risorse preziose per migliorare il proprio equipaggiamento?” La risposta è sì ma non è così scontata. Salvo per i primi progetti di introduzione, essenziali per il vostro viaggio, avrete sin dall’inizio libero accesso a tutta la galassia. Le uniche limitazioni riguarderanno casse e stanze protette, per le quali vi servirà l’adeguato pass dell’Atlante che riuscirete a craftare solo dopo svariate ore di gioco. Ovviamente avere a disposizione tecnologie più potenti vi permetterà non solo di ottimizzare la vostra resistenza, il consumo di risorse o la velocità dell’astronave, ma potreste facilitarvi il viaggio, ad esempio con spostamenti più lunghi tramite iperguida.
Tutto ciò che gli sviluppatori offrono ai loro giocatori sono opportunità. Ognuno sarà libero di scegliere la propria strada e le priorità sulla base del proprio stile di gioco.
Verso un orizzonte sempre colorato
Parlando dell’universo di gioco, non possiamo trascurare alcune peculiarità del comparto tecnico. Come ormai noto a tutti, No Man’s Sky è un progetto enorme che ha potuto vedere la luce solo grazie alla proceduralità dei suoi contenuti. Questo significa che, nello sviluppo, Sean Murray e compagni hanno creato un database ricco di dettagli, i quali poi vengono mescolati e assemblati dal motore di gioco per dare forma a tutto ciò che incontrerete. La quantità e la qualità di questi elementi determina, ovviamente, la varietà dei prodotti. Da questo punto di vista abbiamo trovato una certa discontinuità nel rapporto quantità/qualità.
Da una parte troviamo animali molto curiosi, vari e per lo più convincenti, e pianeti che si differenziano in modo sostanziale non solo per la morfologia ma anche per l’ecosistema che ospitano. Il rovescio della medaglia però vede l’utilizzo troppo frequente degli stessi modelli, al più ricolorati, degli esemplare appartenenti al mondo vegetale e minerale, ma non solo. Gli avamposti, in particolar modo, sono tutti identici. Non sono state nemmeno create tre varianti evocative per ognuna delle razze senzienti presenti, né è stato compiuto un lavoro di caratterizzazione che, evidentemente, non è stato ritenuto una priorità. Possiamo forse chiudere un occhio per la struttura dei pianeti, comprendendo le difficoltà nel saper rendere un unico pianeta eterogeneo ma armonico tramite il procedurale. Il risultato è che, a prescindere dal punto in cui sbarcherete o quanta strada possiate fare, ogni pianeta sarà identico in ogni sua parte, senza la presenza di poli, zone caratteristiche o altro. Al più potrete trovare, sempre casualmente, delle caverne o vere e proprie grotte sotterranee, che vi faranno apprezzare il luogo che state visitando sotto una nuova luce.
Parlando di luce, un altro grosso dubbio ci è venuto pensando alle stelle, o soli, che dir si voglia. Non ci aspettavamo un focus assolutamente incentrato sui pianeti, tanto da rendere il sole di un determinato sistema niente più che una sfera luminosa all’orizzonte e pressoché irraggiungibile. Una teoria a riguardo, purtroppo non verificata, vuole che la fonte luminosa avvistata sia proprio quella proveniente dal famoso e maledetto centro della galassia, ma questo spiegherebbe poco perché un pianeta debba avere una temperatura simile ad un forno a centinaia di anni luce di distanza, per fare un esempio pratico.
E questo ci riporta di conseguenza a un altro fattore problematico di questa produzione. Provate ad immaginare all’orizzonte un pianeta vicino che occupa tutto il vostro campo visivo. In No Man’s Sky potreste imbattervi in un panorama del genere e difficilmente non vi chiederete com’è possibile che i due pianeti non si attraggano fatalmente a vicenda fino a schiantarsi l’uno sull’altro. Per motivi come questo, l’universo riprodotto sembra riproporre lo spazio vuoto come noi lo intendiamo, ma quasi come se fosse una gigantesca piscina in cui tutti i pianeti galleggiano in un punto specifico senza essere governati da alcuna legge della fisica. Anche all’interno dell’atmosfera dei pianeti vi capiterà frequentemente di notare grossi giacimenti o enormi rocce fluttuare a metri dal suolo, sfidando la gravità che – evidentemente – influenza solo voi, rendendovi necessario il jetpack in dotazione.
I più critici potrebbero ritenere inaccettabili certi compromessi, ma forse è possibile perdonare anche questo, se lo si guarda da una prospettiva precisa, e nemmeno tanto assurda. Chiunque ci giocherà, noterà l’uso massiccio di colori carichi di saturazione, accesi fino all’inverosimile. Neanche lo spazio è stato risparmiato e non lo troverete di quel nero tipico e vuoto, ma di sfumature diverse a seconda della zona dell’universo che state visitando. Pur trovando quei rari scorci particolarmente ricchi di fascino e di quella naturale bellezza, non vi troverete mai davanti un panorama realistico, come quelli che era solito dipingere il mitico Bob Ross, poiché tutto vuole armonizzarsi in un contesto fantascientifico, frutto della fantasia degli sviluppatori e che prende nettamente le distanze da tutto quello che è la realtà del nostro mondo.
Houston, forse abbiamo un problema
La scelta dei ragazzi di Hello Games di mantenere tutto entro una certa semplicità si ripercuote anche nelle meccaniche di gioco, che riguardano sia le fasi di shooting, sia quelle di guida. In entrambi i casi ci ritroviamo davanti a un modello tipicamente arcade, ben distante da qualsiasi tipo di simulazione. La navicella è facilmente comandabile con il classico controller, e l’atterraggio automatico è affidato al semplice tasto quadrato. Rimettete nell’armadio i vostri joystick: questo non è Elite Dangerous. 
Quanto alle fasi di shooting, sia con la funzione BoltCaster del multi-tool che con il cannone fotonico della vostra navicella, il modello di mira è semplicistico, senza grosse pretese. Sebbene si possa pensare che, in fondo, non è il combattimento il punto focale del gioco, almeno per le battaglie nello spazio contro i pirati galattici si poteva pensare a qualcosa di meglio. Ogni volta vi toccherà fare i conti non solo con le agili navette ostili, ma soprattutto con l’impossibilità di governare la vostra vettura spaziale con la stessa efficacia, sia per prendere la mira, sia per sfuggire ai colpi nemici o anche darvela codardamente a gambe.
Tenendo conto di tutto quanto detto fino a questo punto, la domanda nasce spontanea: alla quantità incredibile di mansioni, gli viene anche corrisposta una degna qualità? Qui, purtroppo, il discorso è ancora più complesso e soprattutto personale. Il rischio ripetitività è sempre dietro l’angolo e sta solo nell’attitudine del giocatore capire se è questo un genere che può intrigarlo e coinvolgerlo a lungo, o può invece stancarlo se non gli si propongono nuove attività a cadenza regolare. Se appartenete alla prima categoria, siate sicuri di passare centinaia, se non migliaia, di ore a godervi tutto ciò che No Man’s Sky ha messo a vostra disposizione, in un universo ricco che aspetta solo voi. Nel caso facciate invece parte di quella schiera che odia ripetere le stesse azioni e cerca un’esperienza più interattiva, o con una storia da seguire e portare a termine, vi consigliamo sia di tenervi a distanza ma anche di non farvene una colpa. Un titolo incentrato sull’esplorazione e il crafting è per sua natura un gioco di nicchia, non perché ne debba godere solo una ristretta cerchia di eletti, ma perché semplicemente si tratta di una tipologia che, da parte della massa, viene percepita come noiosa.
Se invece vogliamo cercare di valutare le qualità più oggettive, non ci resta che completare l’analisi sul comparto tecnico. I limiti della proceduralità e di un progetto così esteso si sono visti tutti: il caricamento degli elementi e texture sui pianeti è molto lento, tanto da generare un brutto effetto pop-up a distanze ravvicinate. Le stesse texture sono di una qualità mediocre, tendente al basso, mentre il campo visivo (field of view o FOV che dir si voglia) è estremamente ridotto durante gli spostamenti a piedi, e questo può spesso provocare stanchezza al giocatore nelle sessioni di gioco medio-lunghe, rendendo le pause assolutamente necessarie. Non mancano all’appello nemmeno problemi più banali, come compenetrazioni poligonali e qualche sporadico bug, ancora una volta riconducibili all’imprecisione dell’assemblaggio procedurale.
Non è però così nera la situazione, ricordando anche che Hello Games è un piccolo studio indipendente, che è comunque riuscito a fare grandi cose. I caricamenti sono pochi, non eccessivamente lunghi e ben mascherati da alcuni intermezzi (come l’iperguida), mentre il framerate – pur limitato a 30 – non presenta grossi cali ed è comunque in grado di offrire un’esperienza godibile priva di fastidiosi lag e stuttering, quantomeno su console.
Buono, infine, anche il lavoro svolto sul comparto audio, sia per gli effetti sonori ambientali che per le musiche di accompagnamento, che sanno integrarsi in modo piacevole nelle varie circostanze senza tuttavia eccellere.

– Enorme e affascinante

– I fan del genere potrebbero giocarci a vita

– Molte idee sono carine e ben riuscite

– Per molti giocatori potrebbe risultare noioso

– Tecnicamente si poteva fare di meglio

– Rimangono alcune mancanze, anche gravi

7.5

No Man’s Sky arriva finalmente nelle case dei videogiocatori e lo fa con carattere. Un carattere originale ma anche difficile da assecondare. Lasciate perdere pregiudizi, l’hype e le vostre aspettative. Cercate di guardare con occhi nuovi l’universo di Hello Games e scoprirete che può essere anche un luogo interessante, pronto ad accogliere chiunque voglia dargli una possibilità. I detrattori del procedurale difficilmente riusciranno a vedere oltre i limiti che già immaginavano, tuttavia mentiremmo negando che la nostra esperienza sia stata soddisfacente, divertente e che non si limiterà a questo articolo. A volte, non è importante dove, conta solamente andare. A tutti i nostri lettori, semplicemente, Buon Viaggio!

Voto Recensione di No Man's Sky - Recensione


7.5