George Romero, il re dei morti viventi

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a cura di Marcello Paolillo

Senior Staff Writer

George Romero non ce l’ha fatta. Il padre degli zombie movie è morto dopo aver lottato a lungo contro un terribile male. Stando a quanto riferito dalla stampa, però, George ha deciso di lasciare questo mondo sulle note della colonna sonora de “Un uomo tranquillo”, il film di John Ford del 52. E per il regista che ha dato vita – se così possiamo definirla – ai non morti del cinema contemporaneo, si tratta sicuramente di un’uscita di scena di gran classe.
Da dove iniziare, quindi, per ricordare il mito che ha dato i natali alla leggenda dei morti viventi affamati di carne umana? Partendo dalla città di New York, nel Bronx, luogo in cui George è nato il 4 febbraio 1940 da padre cubano e madre lituana. La passione per il mondo del cinema la scopre molto presto, dopo gli studi alla Carnegie Mellon University di Pittsburgh nel 1960, anno in cui cominciò a girare i primi cortometraggi. E già nel 1968, dopo aver faticosamente messo da parte la somma di 10.000 dollari, il giovane cineasta da vita al film che consacrerà – quasi involontariamente – l’intero genere degli horror: scritto da Romero in persona assieme a John A. Russo, “La notte dei morti viventi” diventa da subito una vera e propria pietra miliare del cinema di fine anni 60 e inizio anni 70, capace di dare il là al filone che tutti gli appassionati hanno imparato ad amare col tempo. Si va da  “Zombi”, nel 1978, sino a “Il giorno degli zombi” nel 1985, capitolo conclusivo di un’ideale trilogia che in realtà annovera numerosi capitoli trasversali e sequel più o meno noti al pubblico di massa (come il notevole “La terra dei morti viventi” nel 2006). A poco sono servite alcune pellicole di passaggio dedicate a streghe o vampiri (sto parlando de “La stagione della strega” del 1973 e “Wampyr” nel 1978): il destino di George è sempre stato legato a doppio filo ai morti viventi, tant’è che solo grazie a un sodalizio con l’altrettanto celebre Dario Argento, Romero riesce a valicare i confini del suo genere di appartenenza (con il film “Due occhi diabolici”, nel 1990).
Va detto però la carriera di George Romero non è mai stata realmente spronata dai produttori dell’epoca: con molta probabilità, il fatto che venisse spesso identificato come “il regista degli zombie” non gli permise di spaziare oltre il suo cerchio magico, e la questione che le sue pellicole contenessero riferimenti e denunce sociali più o meno esplicite non spinse mai veramente le varie major a credere in lui. Persino una breve incursione nel mondo dei film tratti dai videogiochi – verso la fine degli anni 90 – ha visto una sua sceneggiatura essere letteralmente cestinata poiché “non in linea” con ciò che il pubblico voleva ai tempi (tradotto, il Resident Evil diretto da George Romero non avrebbe incassato abbastanza). E considerando che il videogame omonimo si ispirava proprio alle opere del grande regista, il tutto suonò come una paradossale presa in giro. Poco male, in ogni caso: la leggenda di Romero è riuscita a sopravvivere negli anni, nonostante il regista abbia sempre coltivato le sue opere “ai margini” di un meccanismo hollywoodiano che non lo accolse mai tra le sue fila. Un autore sensazionale, un visionario di prim’ordine e, cosa più importante, un uomo capace con una singola idea di generare una corrente cinematografica ancora oggi in buona salute e molto amata dagli appassionati di prodotti horror splatter. Poiché senza di lui ora non avremo alcun The Walking Dead a intrattenerci, nessun videogioco a tema zombie a divertirci e men che meno fumetti e romanzi ispirati al culto dei non-morti. E anche solo per questo, c’è da essere infinitamente grati al papà di tutti gli zombie.

Con George Romero se ne va un pilatro del cinema horror, un uomo capace di creare con le sue mani il mito dei morti viventi grazie a una serie di pellicole a basso budget che purtroppo non vennero mai valorizzate dalle major cinematografiche dell’epoca. Con la sua scomparsa, il mondo dell’intrattenimento splatter perde quindi il suo padre spirituale, con la sola speranza che prima o poi dal regno dei morti ritorni anche lui, felice di scatenare l’ennesima apocalisse zombie.