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Recensione

Game of Thrones Ep. 2

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Avatar di Specialized

a cura di Specialized

Pubblicato il 06/02/2015 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

7.5

Lost Lords. Titolo più azzeccato per questo secondo episodio di Game of Thrones targato Telltale Games non poteva davvero esserci. Non è un caso se l’intera epica fantasy-umana di George R.R. Martin sia basata sull’incertezza, sui tradimenti, sulla caducità degli affetti e dei rapporti umani e su continui capovolgimenti di alleanze e scontri. Dopo il tragico finale del primo capitolo, Lost Lords riprende le vicende dei Forrester (la famiglia protagonista della serie), introducendo due suoi nuovi componenti ma continuando anche da dove era terminato lo sconvolgente e inatteso epilogo del precedente Iron From Ice. 
I nuovi arrivati
I “signori” a cui si riferisce il titolo di questo secondo episodio sono proprio un riferimento alla casata dei Forrester, un tempo forte, potete e rispettata ma ora caduta in disgrazia e costretta a sottostare ai volerti dei Whitehill e degli Snow (uno più carogna dell’altro). Rodrik e Asher Forrester sono le due new entry principali di Lost Lords. Il primo, sopravvissuto per miracolo all’iniziale massacro del primo capitolo, cerca di riportare ordine tra la sua gente e di imporsi come nuova guida della famiglia, mentre Asher, lontano da Westeros e diventato nel frattempo un mercenario ad Assos, progetta di tornare a casa dopo aver appreso della tragedia che ha sconvolto la sua famiglia. Per la prima volta vediamo anche Jon Snow a Castle Black, dove il giovane scudiero Gared Tuttle si trasferisce per diventare un ranger e rimane senza parole di fronte all’immensità del Muro ghiacciato, unica difesa contro l’immenso esercito di Mance Rayder. La quarta ambientazione dell’episodio, già vista in precedenza, è Approdo del Re dove Mira Forrester cerca di aiutare come può la sua famiglia grazie all’influenza di Margaery Tyrell e al rapporto (sempre più ambiguo) con Tyrion Lannister.
Lacrime e intrighi
Difficile dire se Lost Lords sia più riuscito di Iron From Ice. L’inizio ad Assos con Asher impegnato a combattere a fianco dell’altra new entry Beshka è basato su alcuni dei migliori Quick Time Event mai visti in un titolo Telltale, che però rimangono anche gli unici momenti “action” davvero emozionanti di tutto l’episodio. L’ambientazione di Assos è affascinante e Asher è un personaggio carismatico (coraggioso, guascone e con la battuta sempre pronta); vedremo come si evolverà il suo ritorno a Westeros, ma per ora questo nuovo volto ha colpito nel segno. Tutta la parte ad Ironrath con il ritorno di Rodrik e la sua convalescenza è invece la più lenta, ma al tempo stesso drammatica, dell’episodio. Si parla molto e si gioca davvero pochissimo, anche se almeno un importante bivio narrativo che ha come sfondo una promessa di matrimonio promette di incidere profondamente sul futuro della serie. La parte finale di Lost Lords tra lacrime, addii e una toccante canzone, è sempre ambientata ad Ironrath, ma non ha nemmeno lontanamente l’impatto emotivo del tragico epilogo di Iron From Ice ed è forse qui dove si nota il maggior stacco tra i due episodi.
Il piacere della continuità
Anche tutta la parte a Castle Black, con Gared impegnato in alcune prove di abilità e con un banale incontro-scontro con i suoi nuovi “fratelli”, non dice granché, anche se la presenza di Jon Snow farà sicuramente piacere a molti fan della serie originale. Convince di più invece la sezione con protagonista Mira; il suo rapporto di verità e bugie con Margaery, la sua volontà di mettere in gioco tutto per il bene della sua lontana famiglia, le confidenze dell’amica Sera, il patto con Tyrion e l’inaspettata svolta thrilling nel finale (altro QTE ben fatto seppur breve) rendono i momenti ad Approdo del Re ben congegnati e molto rispettosi del clima di sospetti, intrighi e segreti che da sempre circondano la capitale dei Sette Regni. Nel complesso riteniamo ancora valide le osservazioni fatte per il primo episodio di dicembre. Chi non conosce nulla di Game of Thrones si troverà ulteriormente spaesato, soprattutto nei riferimenti ai Targaryen e a Mance Rayder, senza contare l’assenza di sottotitoli in italiano, la solita durata inferiore alle due ore, i passaggi “giocati” sempre più sparuti (e a volte totalmente inutili) e un comparto tecnico altalenante. Ottimo quello sonoro tra musiche e doppiaggio, più debole quello grafico, con espressioni facciali poco rifinite, animazioni troppo legnose (anche se leggermente migliorate rispetto al primo episodio) e quel look da “statue di cera” dei personaggi che continua a non convincerci del tutto.

– L’episodio inizia alla grande

– Ottimo comparto sonoro

– Personaggi sempre ben delineati

– Asher Forrester colpisce fin da subito

– Qualche tempo morto di troppo

– Grafica come al solito altalenante

– Il finale non ha la stessa forza del precedente

7.5

Lost Lords prosegue sulla scia del predecessore introducendo nuovi personaggi e nuove ambientazioni ma senza dimenticare l’evoluzione degli avvenimenti di Iron From Ice. Rispetto al primo capitolo manca però un epilogo altrettanto forte e sconvolgente e tutti i limiti della serie già espressi due mesi fa sono rimasti tali anche qui, sebbene i primi Quick Time Event ad Assos, gli intrighi di Approdo del Re e la scoperta di Asher come personaggio carismatico rimangano pregi da evidenziare. C’è forse qualche lentezza di troppo nella narrazione e il personaggio di Gared, forse anche per la fisionomia un po’ troppo anonima, continua a non dire granché, ma per il resto non rimarrete delusi da questo secondo viaggio nel mondo di Game of Thrones.

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