Recensione

Game of Thrones

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a cura di AleZampa

Nonostante per gli appassionati sia sulla cresta dell’onda da ormai oltre un decennio, la saga di Games of Thrones ha raggiunto la fama universale solo nel recente periodo, veicolata sopratutto dalla serie prodotta e trasmessa negli Stati Uniti dall’emittente HBO, che ha trasmesso la passione per le opere fantasy di Martin ad un pubblico molto più ampio. Con il conseguente aumento della popolarità e dell’interesse intorno alla saga era solo questione di tempo che anche l’industria videoludica non salisse sul carro dei vincitori, commissionando diversi titoli basati sull’universo di Westeros (e continenti limitrofi). Al primo tentativo, un RTS con alcune buone idee non supportate da un gameplay soddisfacente, è seguito il titolo che andremo ad analizzare tra pochissime righe, un gioco di ruolo con elementi action che, vi possiamo dire sin da subito, ci ha regalato momenti decisamente più validi del precedente titolo ambientato nel Continente Occidentale.

Preti rossi e rinnegatiSe doveste essere dei fan dell’ultima ora, quelli per intenderci che hanno conosciuto il mondo creato dallo scrittore americano solo con la serie televisiva, potete stare tranquilli: l’arco temporale in cui i si svolgono le vicende di Mors e Alester è lo stesso della prima stagione della suddetta serie, il che vi pone al riparo da qualsivoglia tipo di spoiler. Fatta questa doverosa premessa, andiamo insieme a fare la conoscenza dei nostri due protagonisti: il Guardiano della Notte e il Prete Rosso. Mors, nella confraternita da ormai diversi anni, è uno dei ranger più navigati ed esperti, che ha deciso di dedicare la propria vita alla protezione della Barriera. Un particolare non indifferente, che si rifletterà direttamente sulle meccaniche di gioco delle sue sezioni, è il suo essere un mutaforma uno cioè di quei pochi individui in grado di connettersi, e prenderne quindi il controllo, con uno specifico animale. Alester invece è il rampollo di un’antica famiglia nobile (alfiere della casa Lannister) ormai in disgrazia, che è partito decenni prima per un pellegrinaggio che l’ha portato a diventare un Prete Rosso. Una volta tornato a casa però, per ironia della sorte, dovrà intraprendere un altrettanto pericoloso viaggio verso Approdo del Re, in modo da poter convincere la sempre affabile regina Cersei a cancellare il matrimonio dinastico che consegnerebbe la sua casata nelle mani della più classica delle nemesi: il pretendente (della sorella) corrotto e spietato. Se vi sembrano intricati tutti questi giri di intrighi e parentele allora probabilmente non avete familiarità con le opere di Martin, in cui le nefandezze umane e l’avidità toccano solitamente il loro punto più basso. Anche la componente narrativa di questo titolo, che per inciso è uno degli elementi meglio riusciti della produzione, ha lo stesso incedere dell’opera letteraria, con alternanza di capitoli tra un protagonista e l’altro che si interrompono in momento cruciali e carichi di tensione. Senza entrare nel dettaglio della storia, per evitare spiacevoli spoiler, vi basti sapere che l’intreccio è tutto sommato ben scritto e raccontato, e riesce ad essere amaro e cupo al punto giusto, perfettamente in linea quindi con il clima che si respira nella decadente terra dei Sette Regni. Se la storia è probabilmente il motore principale della vicenda, non possiamo certo dire la stessa cosa dei dialoghi, troppo spesso banali e al limite del grottesco o del caricaturale, il che è ovviamente è un peccato se si pensa all’intensità di questa componente nell’opera da cui prende spunto. C’è anche un interessante sistema di scelte morali, che ci permetterà in sostanza di scegliere quale tipo di comportamento adottare con i diversi NPC, che ovviamente si adegueranno al tono delle nostre risposte e dei nostri atteggiamenti. Non esiste un giusto o sbagliato, dovete solo fare quello che credete più opportuno.

Vorrei ma non possoA livello di gameplay il titolo si presenta come un Action RPG abbastanza classico, con una visuale ravvicinata sulla spalla dei nostri protagonisti. Il sistema di combattimento, uno dei parametri più importanti da considerare in questo genere di produzioni, è più che mai complesso, ma a questa (virtuale) profondità non si accompagna una effettiva risposta in termini di gameplay. Il sistema ricorda abbastanza quello già sperimentato in Dragon Age: Origins, con una sorta di coda di azioni da far compiere al personaggio che stiamo controllando (ne controlleremo quasi sempre più d’uno alla volta). Una volta ingaggiato un nemico in combattimento, tramite la pressione di uno dei tasti dorsali, l’azione rallenterà quasi fino a fermarsi, e noi avremo il tempo di selezionare le adeguate contromosse o gli attacchi da utilizzare tramite dei menù circolari. Il range delle azioni da mettere in coda è quantomeno vario, e spazia dalle indispensabili interruzioni delle abilità dei nemici, l’uso di tonici e pozioni, abilità di cura, supporto e attacco. Lo sviluppo del personaggio, con attributi e abilità da assegnare ad ogni level up, è tra i più classici del genere, e ci darà accesso a tantissime abilità, che non sempre però saranno utili o proficue in combattimento. Nonostante infatti entrambi i personaggi si caratterizzino per abilità particolari (Alester è in grado di attivare abilità legate al fuoco e Mors può avvalersi del supporto del cane), e ci sia un complesso intreccio nei rapporti di forza tra i tipi di armi e di armature, una volta imparate poche abilità chiave in grado di interrompere l’azione nemica e fare al contempo danno avrete la vittoria assicurata su praticamente qualunque nemico. Anche sul fronte esplorativo il livello raggiunto non è certo eccelso: Le aree che raggiungeremo sono diverse, ma il sistema di fast travelling tra un punto e l’altro rovina l’idea dei viaggi e della loro difficoltà e pericolosità. Il numero di quest, dalle più semplici a quelle più lunghe e complesse è sufficiente, ma di certo non griderete al miracolo.Dal punto di vista tecnico il titolo mostra evidenti difficoltà e arretratezze. Il motore è datato, e non basta qualche spunto a livello artistico a colmare le sue lacune. Se a tutto questo aggiungete delle texture non certo strepitose e un fin troppo evidente effetto di tearing (comunque risolvibile agendo sulle impostazioni della scheda video in caso della versione PC) il quadro che vi si dipingerà davanti non sarà certo strepitoso. Buono invece il sonoro, che attinge a piene mani dalle musiche della serie televisiva.

– Storia ben scritta e narrata

– Sistema di combattimento potenzialmente valido…

– … ma facilmente aggirabile

– Pessimi dialoghi

– Comparto tecnico datato

6.0

Game of Thrones è un gioco che, esattamente come lo strategico uscito un anno or sono, ha alcune ottime caratteristiche, non però supportate dal resto della produzione. Nello specifico, la trama che affronterete sarà di ottimo livello, ma non altrettanto i dialoghi, troppo spesso sbrigativi e piatti. Stesso discorso per il sistema di combattimento, dinamico e al contempo ragionato, ma troppo facilmente bypassabile da qualche abilità troppo efficace rispetto al resto. Se siete amanti degli abitanti di Westeros potreste trovare in questo titolo qualche spunto interessante, in caso contrario, non vi pentirete certo di esservelo fatto sfuggire.

Voto Recensione di Game of Thrones - Recensione


6