Recensione

Dead or Alive

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a cura di Melkor

Erano gli anni in cui la PlayStation faceva i primi passi ed ancora pochi scommettevano sulla riuscita della scommessa targata Sony. Nintendo e Sega erano i due colossi indiscussi del mondo dei videogiochi e come accade anche adesso si sfidavano all’ultima esclusiva senza esclusione di colpi. L’arrivo del Sega Saturn e del suo potente hardware rese possibile la conversione di alcuni titoli arcade che fino a quel momento nessuno immaginava di poter provare comodamente nel salotto della propria casa ed uno di questi ebbe un notevole successo in territorio nipponico, successo che purtroppo non riuscì a garantire la presenza del titolo negli USA ed in Europa. Stiamo parlando di Dead or Alive, picchiaduro 3D che introdusse più di una novità e che rimase nel cuore di molti giocatori grazie anche alle sue protagoniste femminili pronte a sfidare all’ultimo colpo tutti i lottatori maschili presenti.

Oltre la normale parataSe per quanto riguarda i contenuti Dead or Alive si poneva su livelli simili a molti altri titoli presenti sul mercato come ad esempio il più conosciuto Tekken 2, il gioco Tecmo riuscì a garantire un ottimo livello di divertimento e di coinvolgimento grazie a tante piccole innovazioni. Il 3D iniziava a fare i suoi primi passi e sia i combattenti che le mosse a disposizione non erano assolutamente al livello dei canoni attuali ma ciò nonostante assumere il totale controllo di uno dei protagonisti necessitava di dure sessioni di pratica, soprattutto a causa dell’introduzione delle cosiddette counter. Se in molti altri titoli infatti era possibile parare semplicemente i colpi degli avversari al momento giusto in Dead or Alive non solo si potevano evitare i colpi ostili ma se dotati di buone tempistica addirittura contrattaccare in modo da capovolgere totalmente il match. La presenza di questa possibilità creò ben presto una schiera di giocatori quasi invincibili in quanto con pochissimi colpi era possibile mettere K.O. qualsiasi lottatore. Per incrementare ulteriormente il senso di sfida del titolo venne introdotta la cosiddetta “danger zone”, presente intorno al ring principale e totalmente inaccessibile al fine di evitare danni devastanti sul vostro alter ego. Tutti questi elementi incrementarono notevolmente il livello tecnico del titolo portando molti appassionati a preferirlo rispetto ai suoi sfidanti e donando a Tecmo un successo ed una stima che sarebbero durati per moltissimo tempo. Dead or Alive non è certo un picchiaduro famoso per l’innovazione tecnica portata su Saturn, quanto per il fatto di aver dato notevole risalto a dei personaggi femminili in un contesto del genere. Se infatti fino a quel momento gli stereotipi volevano solo uomini all’interno dei picchiaduro (ovviamente con sporadiche eccezioni) inserendo il disco nella vostra console noterete che molte sono le presenze femminili ed ognuna di esse riesce ad essere abbastanza carismatica. L’idea ebbe molto successo e gli sviluppatori intuirono un certo interesse del pubblico verso i costumi e le cadenze delle lottatrici femminili cercando di sfruttare ulteriormente e di accentuare ulteriormente la cosa nel corso dei vari seguiti. Possiamo quindi definire col sorriso sulla bocca un inizio di emancipazione femminile che ben presto portò alla creazione di vere e proprie eroine anti testosterone che da Lara Croft a Nariko porteranno l’avventura verso un livello di interazione differenze dai canoni del passato. Tornando al gioco sicuramente divertente era la possibilità, una volta completato il titolo con tutti i protagonisti, di sbloccare alcune opzioni mediante le quali non solo potrete definire la grandezza della danger zone ma anche tararne l’efficacia. Tutto questo per offrire all’utenza un gioco capace di attirare l’attenzione con le sue caratteristiche ed allo stesso tempo profondo a tal punto da essere apprezzato dagli hardcore del genere. Un titolo che per molti aspetti è entrato nella storia.

Una conversione da urloDal punto di vista realizzativo Dead or Alive mostrò i muscoli del Sega Saturn grazie ad una conversione di tutto rispetto che non faceva assolutamente rimpiangere le partite in sala giochi e che anche oggi risulta apprezzabile per appassionati e collezionisti. La natura stessa dell’hardware di partenza targato comunque Sega rese notevolmente più facile l’impresa ma sia i protagonisti che i fondali riuscivano ad essere abbastanza fedeli mostrando un buon livello di attenzione da parte degli sviluppatori. Ad onor di cronaca dobbiamo segnalare la successiva uscita dello stesso titolo per PlayStation con un risultato di gran lunga inferiore sotto ogni punto di vista. Possiamo quindi associare tranquillamente il titolo Tecmo al Saturn considerando che solamente la console Sega riuscì ad incarnarne l’essenza in maniera valida. Siamo comunque ancora agli albori della grafica 3D e giocandolo ai nostri giorni non riuscirete a fare a meno di porre la vostra attenzione sui movimenti legnosi e sulle interazioni non sempre riuscite durante i vari match. Altro elemento che balza subito agli occhi è la presenza dei poligoni che formano i lottatori fin troppo schematizzati e poco armoniosi che tuttavia vengono intelligentemente mascherati da texture di buon livello. I fondali subirono qualche modifica rispetto alla versione arcade ma nonostante tutto il risultato riuscì ad essere di grande effetto. Un valido esempio di programmazione su una console che ebbe come causa di morte prematura l’eccessiva difficoltà nello sviluppare titoli di alcune software house. Da segnalare la presenza di una modalità multiplayer a due giocatori che incrementa ulteriormente il livello di sfida ma che poco aggiunge alla struttura del gameplay. Dal punto di vista del controllo siamo ben lontani dalle serie di combo presenti nei picchiaduro odierni ma il sistema di mappatura dei pulsanti è più che soddisfacente mentre leggermente sottotono risulta il comparto sonoro, formato da alti e bassi. In conclusione possiamo sottolineare un buon lavoro da parte della Tecmo considerate le condizioni dell’epoca e i limiti insiti nell’hardware . Un titolo sicuramente divertente ed apprezzabile, che consigliamo di reperire e di provare a tutti coloro che amano il genere e che sono interessati alla storia dei videogiochi.

– Conversione arcade quasi perfetta

– Stile di gioco profondo

– Tanti personaggi femminili

– Sonoro non all’altezza

– Pochi lottatori

– La versione Saturn non è mai uscita dal Giappone

7.8

L’arrivo di Dead or Alive portò grande scompiglio nel mondo dei picchiaduro sia per l’introduzione di particolari sistemi di controllo che per la più marcata presenza di lottatrici femminili. A coronare l’ottimo risultato fu senza ombra di dubbio una conversione più che valida e ricca di opzioni, che riuscì a fare ulteriormente apprezzare il potenziale messo a disposizione della Sega con la sua ultima console. La possibilità di utilizzare un approccio decisamente strategico ai match grazie alla presenza di counter e della danger zone riuscì facilmente a catturare l’attenzione degli appassionati e diede molto filo da torcere ai vari sfidanti come ad esempio Tekken. Naturalmente provato ai giorni nostri i vari difetti tecnici ne escono stigmatizzati ma il livello tecnico era ottimo se comparato con il periodo di pubblicazione. Non ci resta quindi che consigliare a tutti di provare almeno una volta il titolo in questione, in grado di rappresentare degnamente tutti quegli elementi appartenenti ormai ad uno stile di gioco di altri tempi. D’altra parte chi ha detto che le donne non sanno usare le maniere forti?

Voto Recensione di Dead or Alive - Recensione


7.8