Daymare: 1998 - Invader Studios

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a cura di Gottlieb

Quando la passione prende il sopravvento, quando il vero interesse per qualcosa riesce a trasportare le persone a lanciare il cuore al di là del cancello, nascono incontri che da Roma a Osaka collegano due mondi agli antipodi in pochissimi secondi. È così che dalla provincia capitolina Invader Studios, una delle realtà indie italiane più in vista del momento, incontra Capcom, una delle più grandi realtà internazionali nel mondo videoludico. Senza nulla togliere al lavoro che Michele Giannone, Tiziano Bucci, Andrea Zanelli e Alessandro De Bianchi, col supporto degli altri che compongono l’intero team, hanno perorato nel tempo, la distanza con l’esperienza e la storia di Capcom è siderale: loro, però, non si sono arresi e tutto nasce in un giorno di passione, che porta il nome di Resident Evil. Per inaugurare, quindi, il nostro percorso di approfondimento all’interno del panorama italiano, con il supporto di AESVI (Associazione Editori Sviluppatori Videogiochi Italiani), abbiamo scelto questa storia che andiamo a raccontarvi, con l’impegno di poter, al più presto, ospitare in redazione i componenti dello studio, così come fatto con Storm in a Teacup con Lantern. Nei prossimi mesi, grazie alla stretta collaborazione con la già citata AESVI, vi racconteremo altre storie e vi mostreremo altri titoli, dalla nostra redazione, così da continuare quello che è la nostra finestra sul mondo italiano. 

Un remake nel cuorePer chi ha setacciato il web nell’ultimo lustro ha ben chiaro il legame che vive tra la saga di Resident Evil e Michele Giannone, autore di narrativa legata al brand di Capcom, quando quindi Invader Studios annuncia di voler realizzare un remake amatoriale di Resident Evil 2 non c’è da sorprendersi, se non per la grandezza del lavoro che i ragazzi di Roma si apprestano a intraprendere. La nostalgia, in questi casi, è noto, la fa da padrona, riesce a perforare anche la più coriacea delle armature e l’annuncio è seguito subito dalla distribuzione di una versione alpha che da Unity passa all’Unreal Engine 4, mostrando tutto l’impegno che Invader Studios impiega in questa produzione. L’impegno e la passione, però, non pagano, si sa: la soddisfazione, quindi, arriva poco dopo perché la fama del loro lavoro arriva fino alle orecchie di Capcom, che decide di ospitare Invader Studios a Osaka. Il messaggio è abbastanza chiaro e anche fortemente lapidario: non c’è spazio per un altro remake di Resident Evil 2, perché d’altronde il 2016 è stato l’anno dell’annuncio ufficiale. A parlarne era stato Yoshiaki Hirabayashi, che aveva assicurato un lavoro che potesse donare un’esperienza più che fedele all’originale: per questo al progetto fan-made di Invader è stato messo subito un punto fermo. Il ritorno in Italia, però, non è per niente triste e disperato, anzi: la verve agonistica viene subito rimpinguata da quelle che sono le parole che pervadono gli studi di Osaka, che fanno da cassa di risonanza per la nascita di Daymare: 1998, il nuovo e definitivo progetto di Invader Studios.

Non chiamatelo “piano b”Parlare di nascita dalle ceneri del remake sembra troppo didascalico, appellarsi all’idea di fenice che rinasce dopo la morte troppo fantasioso: la soluzione è quella di vedere Daymare: 1998 come un progetto completamente nuovo, al quale si inizia a dare peso e giustizia per il clamore fatto dal viaggio in Giappone di Giannone e soci. Per quanto, quindi, della trama non si sappia ancora moltissimo, il gioco ha saputo già mostrarsi alla Milan GamesWeek del 2016, all’interno dell’area indie creata da AESVI. L’atmosfera è necessariamente cupa, i colori scuri vanno per la maggiore, l’affidarsi alle poche e fioche luci, che rappresentano figurativamente i barlumi di speranza che il nostro protagonista persegue per arrivare a una zona franca, è l’obbligo principale. Così come sarà necessario armarsi di pistola o fucile e affrontare quello che è un survival horror che sembra richiamare adeguatamente le meccaniche alle quali ha reso onore, nel recente passato, Dead Space. Daymare: 1998 vuole essere un grande richiamo al passato, agli anni ’90, all’oro che Resident Evil ha setacciato e donato al mercato e al pubblico. Veniamo, però, alla spiegazione precisa che risponde alla domanda “cos’è Daymare: 1998?”. Che sia un survival horror l’abbiamo detto, che sia in terza persona no: sviluppato con Unreal Engine 4, come l’ultima versione del remake di Resident Evil 2, il titolo ha dalla sua una fortissima componente narrativa, che si basa su degli eventi realmente accaduti, in una retrospettiva che riesce a essere il pilastro di tutto ciò che accade. Sarà fondamentale seguire gli avvenimenti, perché ogni anfratto, ogni momento vedrà come principale protagonista un elemento narrativo, una guida fino all’epilogo. C’è tanta difficoltà, in ogni movimento: c’è bisogno di ragionare prima di muoversi e le risorse vanno adeguatamente dosate, fino a scoprire le debolezze degli avversari, evitando così di depauperare tutte le nostre risorse. Ciò che maggiormente colpisce, però, è che mentre Capcom vira verso la prima persona per Resident Evil 7, Invader Studios spinge sulla terza: una scelta motivata, che nasce dalla necessità di sposare al meglio gli anni ’90 mantenendo la loro capacità immersiva. Nonostante la difficoltà di cui abbiamo parlato finora sia a tutti gli effetti presente, il giocatore potrà usufruire di un selettore della stessa, così da decidere se vivere da hardcore gamer o se mantenere un ritmo più blando: ovviamente il mood e l’esperienza finale non sarà inficiata dalla difficoltà, perché tutti meritano di godere a pieno di quello che sarà Daymare: 1998

Il fenomeno InvaderDaymare: 1998 è un titolo fortemente story driven, che trasporta il videogiocatore al centro di una vicenda, a tutti gli effetti, spiacevole. D’altronde il termine utilizzato, Daymare, è proprio una spiacevole esperienza vissuta da svegli: un incubo vissuto a occhi aperti, quando la mente è sì cosciente, ma che non riesce a gestire il corpo, che non risponde agli stimoli del cervello. C’è tanto da dire su Daymare: 1998, ma tanto ancora da scoprire. C’è da dire, però, che intanto il clamore è tanto, il rimbombo mediatico è altissimo: il trailer pubblicato il 14 dicembre scorso ha raccolto oltre 600.000 visualizzazioni su YouTube in meno di 48 ore e presto arriverà anche la campagna di crowdfunding su Kickstarter, preparata per i primi mesi del 2017. Non è stata ancora comunicata la cifra che dovrà essere raggiunta per poter valutare come vincente la campagna, ma ne avremo presto notizie.  “Siamo estremamente fieri di Daymare: 1998 – dicono i ragazzi di Invader Studios – ma probabilmente lo siamo ancora di più del gruppo che c’è dietro. Nonostante le tante difficoltà dovute allo sviluppo di un titolo così ambizioso per un team indie, la crescita personale e collettiva a cui assistiamo ogni giorno ci sta permettendo di raggiungere dei risultati impensabili. Il prossimo passo è offrire alle tante persone che ci seguono un titolo degno del genere survival horror, che li soddisfi da giocatori quanto soddisfa noi da sviluppatori”.

La beta che Invader Studios ha pubblicato di Daymare: 1998 contiene ancora degli elementi provvisori, come anche il protagonista del nostro gioco. L’idea di base è molto forte e si fregia di una chiarissima direzione artistica, intenzionata a rievocare gli anni ’90 e la loro forza, per inserirli in un contesto meno anacronistico e più reale. Anche per questo si punta al gameplay di Resident Evil 4, piuttosto che a quello di Resident Evil 2, che era il progetto originale dello studio di sviluppo. Nella provincia di Roma si sta muovendo qualcosa di importante, che porta il mercato italiano verso nuove prospettive e verso un nuovo importante traguardo: Daymare: 1998 dalla sua ha una grande responsabilità, perché l’Italia ha, ora come non mai, bisogno di farsi riconoscere a livello internazionale. Capcom tiene d’occhio dall’alto e ha dato il loro benestare. Ora è tempo di giocare.