Anteprima

D4: Dark Dreams Don't Die

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a cura di Domenico Musicò

Deputy Editor

Swery65 è un game designer dalle idee strambe e a suo modo geniali. Hidetaka Suehiro anche. Sono la stessa persona, in realtà, ma non dovrebbe essere una novità sentire due nomi appartenenti allo stesso individuo se avete giocato a quel titolo cult che risponde al nome di Deadly Premonition. Quel gioco era un mezzo disastro tecnico ed era piuttosto claudicante anche a livello di meccaniche basilari, ma era altresì infuso di grande stile, citazioni colte legate al cinema e omaggiava una delle opere simbolo di David Lynch, facendo sue alcune colonne portanti di Twin Peaks come l’ambientazione, la complessità e la bizzarria dei personaggi, e un modo di raccontare la storia e tratteggiare la personalità del protagonista davvero singolare e unico. Mentre i fan attendono forse invano un secondo capitolo che – tra fonti incerte e voci trapelate non si sa da dove – sarebbe già in sviluppo, Swery lavora alacremente al suo nuovo progetto che uscirà in esclusiva su Xbox One, pensato appositamente per Kinect:  D4 – Dark Dreams Don’t Die

Empatia e manipolazione temporale
Suehiro ha spiegato che esiste un’opzione per giocare col controller, ma l’ottimizzazione per la periferica Microsoft è tale da scoraggiare quasi la variante rappresentata dal pad come unico sistema di controllo. Il Kinect rileverà  la forma e la grandezza dei palmi delle mani, la postura del giocatore e riconoscerà la sua voce. Se state già pensando a lunghe sessioni in cui dovrete mettervi davanti alla tv, in piedi, ad agitarvi come degli ossessi, vi state sbagliando di grosso. D4: Dark Dreams Don’t Die vi farà giocare da seduti e non come un tipico casual game, puntando quindi a una maggiore immersione del giocatore nella strana storia qui raccontata, esaltando quel fattore empatia spesso troppo relegato alle retrovie che ha sempre reso l’azione degli altri giochi più immediata ma anche molto più distaccata e fredda. Kinect, nelle intenzioni di Swery, sarà lo strumento perfetto attraverso cui riusciremo a sentirci davvero dentro a D4; una periferica che adesso, finalmente, può replicare con fedeltà i nostri movimenti e simulare parte della sensorialità umana. Questi elementi diventano di primaria importanza proprio per la tipologia di trama che ci viene proposta e coadiuvano alla grande l’inusuale modo di esprimersi dell’autore giapponese. In Dark Dreams Don’t Die seguiremo le vicende di David Young, un uomo capace di viaggiare nei ricordi del passato attraverso l’uso di particolari oggetti chiamati Memento; ritornando nel tempo che fu, l’uomo cercherà di evitare l’omicidio della sua amata, provando così, di conseguenza, anche a mutare il corso del futuro. Per arrivare a tanto, dovrete interagire con lo scenario cercando di scovare indizi utili alla risoluzione del mistero che aleggia su questa brutta faccenda. E lo farete fisicamente, toccando gli oggetti mentre stringerete la mano a formare un pugno che si chiude in una presa salda, o spostando la vostra visuale con uno swipe al quale ci hanno abituato i dispositivi touch; ma fate attenzione, perché non tutto ciò che vi circonda vi porterà ad acquisire delle prove tangibili e valide per la vostra causa e, soprattutto, la manipolazione ha un costo in termini di stamina. Questa andrà a calare ogni volta che interagirete con qualcosa, fino a riportarvi nel mondo reale nel momento in cui l’indicatore si azzererà.

Stranezze d’autore 
Le limitazioni di manipolazione vengono mitigate ritornando al presente, dove la stamina può essere recuperata mangiando il cibo che troverete in giro o spendendo i crediti di gioco che si accumuleranno completando gli obiettivi proposti in D4. Il nostro Young avrà anche a sua disposizione una sorta di potere che focalizza maggiormente la sua visione, utile per illuminare e mettere in primo piano gli oggetti più importanti dello scenario. Per attivare l’abilità del protagonista, voi, dovrete semplicemente toccarvi la tempia, e quando il potere andrà scemando, consumando a sua volta altra stamina, potrete ripristinarlo ad esempio sciacquandovi la faccia in un lavandino. L’interazione, come detto in precedenza, è anche vocale. In questo senso, una linea di dialogo che appare durante una scelta può essere recitata da casa anziché essere selezionata premendo un tasto; ciò che invece è inusitato e fuori di testa è uno dei modi di stordire i nemici: quando David Young afferrerà per esempio un megafono e lo indirizzerà verso chi vuole fargli la pelle, voi dovrete strillare contro il vostro Kinect, con buona pace di vicini e familiari. I combattimenti vengono invece gestiti attraverso delle movenze da imitare il più fedelmente possibile quando saranno richiesti i cosiddetti “Synchro Stunts”, mentre parecchie altre azioni sono gestite dai quick time event, qui presenti sotto forma di azioni corporee. Giusto per farvi capire il grado di stranezza di questo gioco, vi basti pensare che la sezione mostrata al Tokyo Game Show era ambientata durante un volo aereo, ricco di situazioni zeppe di nonsense e assurdità assortite. Per fare qualche rapido esempio, il tipo poco raccomandabile che vi attaccherà d’improvviso, prima di prendervi di mira stava riempiendo di pugni il suo aguzzino per un lungo periodo senza che nessuno facesse nulla. Uno stilista parlava della scandalosa sciatteria di una zona dell’aereo prima di tornare ad agghindare il suo manichino con abiti all’ultimo grido. Durante la lotta, capitavano dei QTE (forse sin troppo presenti) in cui mettevate a sedere a  passo di danza un passeggero. Quando Young stava per essere colpito da un oggetto sferico, si è ritrovato a usare la gamba smembrata del manichino come mazza improvvisata. Non vi basta? Non è abbastanza weird per voi? Menomale, perché questo è stato solo un piccolissimo assaggio estratto da quel dizionario di stranezze (o genialità, fate voi) che Swery ha riversato in D4: Dark Dreams Don’t Die. E a ben vedere anche la premessa narrativa non ci sembra affatto male, fermo restando che, per giocarvelo tutto, dovrete comunque tenere conto di due fattori fondamentali. Innanzitutto è un gioco per Kinect (sì, ok, potrete giocarlo col pad ma è un titolo ritagliato su misura per questa periferica. Punto.), quindi se proprio non sopportate aprioristicamente questo modo di intendere il gaming, non potete fare a meno di prendere questo fattore in considerazione. Secondariamente, si tratta di un mistery game a episodi, quasi certamente da pagare singolarmente e da dover giocare a spezzoni. La cosa non meraviglia, visto che anche Quantum Break di Remedy potrebbe riservare qualcosa di simile, ma è comunque anche questa una scelta di distribuzione particolare che non rappresenta di certo la regola. Non abbiamo altri dettagli in merito e naturalmente non vediamo l’ora di saperne di più su questo titolo, che, già da queste poche informazioni trapelate, ci sembra l’ideale prosecuzione dell’autorialità tipica di questo game designer, che comincia a farsi davvero notare per il suo modo di saper offrire qualcosa di completamente diverso dal solito. Lo terremo d’occhio.

– Diverso, inconsueto e particolare

– Premessa narrativa e manipolazione temporale intriganti

– È un gioco di Swery

D4: Dark Dreams Don’t Die è un gioco strano e molto particolare. Microsoft ha voluto puntare sull’estro di Swery per valorizzare ulteriormente le possibilità offerte da Kinect, e secondo noi ha fatto bene. La natura episodica dell’opera e la sua realizzazione costruita attorno alle funzionalità della periferica Microsoft, tuttavia, potrebbero essere dei deterrenti per più di un utente ancora poco avvezzo a questa concezione del gaming. Nonostante ciò, D4 è una di quelle opere che già da adesso non può fare a meno di destare una certa curiosità per il tipo di offerta che sarà in grado di regalare.