Recensione

Child of Light

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a cura di Pregianza

La mente di uno sviluppatore è spesso un labirinto di idee e fantasia, un edificio i cui muri sono strati di linee di codice tenuti insieme dall’esperienza e dalla creatività. Per fare un gioco ci vuole intelligenza, concretezza, e spesso un bel po’ di dimestichezza con la matematica, perché un paio di valori fuori posto son più che sufficienti a rendere instabile l’intera struttura. Eppure, anche in queste fortezze della conoscenza, ogni tanto partono degli schizzi di estro puro, imprevedibili e stupefacenti. Se succede in un team piuttosto sconosciuto la cosa viene percepita quasi normalmente, dopotutto tra gli indipendenti queste esplosioni d’inventiva rappresentano il fulcro dell’industria. Se però capita a una casa come Ubisoft le teste girano e gli sguardi si bloccano, come se un colosso di pietra si fosse all’improvviso messo a ballare. 
La scintilla sotto i piedi del gigante si chiama Child of Light, e dire che si tratta di un esperimento inusuale è dir poco. Ubisoft ha infatti creato un titolo più simile alle piccole opere d’arte del mondo indie che alle super produzioni sugli scaffali dei negozi, disegnato quasi del tutto a mano, totalmente in rima e, udite udite, con meccaniche da jrpg. Se fossimo fuori dal giro da qualche tempo e ce lo raccontassero, non ci crederemmo, fatto sta che noi questo gioco l’abbiamo completato e oggi siamo pronti a dirvi se la casa francese ha fatto centro.
C’era una volta una ragazza dai rossi capelli
Mettiamo subito le mani avanti. È vero che Child of Light prende a piene mani dal mondo degli rpg nipponici, ma questo non significa che gli sviluppatori di Ubisoft abbiano deciso di seguire passo passo i canoni del genere. Ciò si fa evidente subito, a partire dalla trama: la storia di Child of Light è semplice, con colpi di scena prevedibili e personaggi caratterizzati in modo basilare, ma non vi importerà, poiché l’obiettivo dei programmatori chiaramente non era creare un complesso background in cui perdersi, bensì una sorta di dolce fiaba interattiva. Persi tra le splendide lande di Lemuria e tra i versi dei dialoghi, verrete comunque catturati dalle vicende della piccola Aurora, figlia del duca d’Austria dispersa in un magico mondo dopo esser stata avvolta da un freddo stregato durante il sonno. 
Noi in particolare temevamo che la localizzazione potesse rovinare brutalmente il prodotto, trattandosi di un’operazione non facile. Il lavoro fatto invece ci ha stupito, perché, seppur non perfetto (c’è qualche piccolo errore nei testi), è ben riuscito e molto curato.
Insomma, abbiamo apprezzato l’atmosfera sognante del titolo, ma tenete conto che, se cercate una narrativa approfondita e ricca di sfaccettature, non è qui che la troverete.
Le sorprese non terminano peraltro nemmeno nel momento in cui si smette di osservare i colori del gioco e si comincia ad analizzare il gameplay. Child of Light alla base è simile a un jrpg, l’abbiam già detto, ma la visuale è laterale, più vicina a Zelda II o a un platform che alla telecamera dall’alto tipica del genere. L’esplorazione, in più, diventa presto quasi del tutto libera, perché Aurora acquisisce la capacità di volare e può dunque gironzolare senza problemi per le schermate. Le mappe non sono particolarmente articolate o estese, ma non mancano di segreti ed enigmi da risolvere, risultando varie e piacevoli da percorrere.  
Non è solo una coppia di ali fatate poi ad accompagnare la bimba nella sua avventura: il principale compagno di Aurora è infatti un lucciolino magico di nome Igniculus, attorno a cui ruotano buona parte delle meccaniche originali del titolo. Igniculus può consumare una barra dell’energia dedicata per illuminarsi, scacciando l’oscurità da caverne e luoghi bui, aprire forzieri, raccogliere oggetti dalla distanza, e supportare la protagonista durante le battaglie. Quest’ultima capacità è centrale, in quanto Child of Light sfrutta un combat system vicino a quello di Grandia 2, ove il tempismo era tutto. Basterà toccare un mostro, e si entrerà in uno scontro dove sarà obbligatorio tenere d’occhio una barra ATB alla base dello schermo, sulla quale compariranno i ritratti di Aurora, dei suoi compagni, e dei nemici. Arrivati nella parte finale della barra, sia voi che gli avversari potrete selezionare una specifica azione, e interrompere l’atto del nemico colpendo prima che questi superi l’ultimo tratto. Farlo è molto più semplice di quanto si possa pensare, poiché è possibile rallentare le azioni degli antagonisti posizionando Igniculus nelle vicinanze di un mostro e facendolo illuminare, al costo di un po’ di energia. L’utilità della fiammella fluttuante non finisce qui, perché il nostro può persino curare gradualmente Aurora e i suoi amici, risultando pertanto una risorsa indispensabile.
Avrete notato che abbiamo parlato più volte di compari della protagonista, d’altronde Lemuria non è un luogo privo di vita, e l’eroina incontra di continuo strani popoli e personaggi, alcuni dei quali decidono di seguirla durante il suo viaggio. Da buon gioco di ruolo che si rispetti, Child of Light inserisce ogni compagno della giovane in uno specifico ruolo, e nel barbuto Finn scoprirete un poderoso mago elementale, mentre tra i restanti membri del gruppo spunteranno avanzando un resistente tank, una guaritrice e via così. Solo due combattenti alla volta potranno partecipare alle battaglie, ma una comoda opzione per sostituirli vi garantirà di usare sempre il guerriero giusto al momento giusto. Tenete a mente che tutti i nemici del gioco hanno una qualche forma di resistenza o debolezza elementale e che buona parte degli attacchi sfruttano tali crepe nell’armatura, e otterrete un sistema di combattimento ben più elaborato di quanto appare. Fa specie pensare che Ubisoft sia riuscita a prendere meccaniche tutto sommato classiche dei jrpg e a fonderle in una mescolanza riuscita e variopinta, quando alcune case storiche nipponiche negli ultimi anni arrancano se si tratta di rielaborare i fattori alle origini del genere, eppure la software house francese ha dimostrato di poterlo fare degnamente.
Quanta forza per una bimba
Attenzione tuttavia, Child of Light non è un’opera impeccabile. I difetti ci sono, e alcuni risultano evidenti per chi bazzica tra queste forme di giochi di ruolo da tempo. Il lavoro di Ubisoft, in primo luogo, è eccessivamente semplice, e morire durante l’intera avventura è un’eventualità estremamente rara (a noi, a difficoltà normale, non è mai capitato). Capire quali sono le debolezze elementali dei mostri è fin troppo facile, grazie alle loro accese colorazioni, Igniculus ha modo di ricaricare i suoi poteri troppo spesso grazie a una serie di cespugli luminescenti sparsi per le mappe e sempre presenti negli scontri, e in generale si trovano una miriade di pozioni rigeneranti e potenziamenti, che si accumulano senza sosta. 
Altro problema è la linearità della formula, sia strutturale che a livello di sviluppo dei protagonisti. Ci sono quest secondarie, oltre ad una mappa esplorabile con tanto di fast travel nelle locazioni trovate, ma sono poca cosa, e la strada da seguire è una e una soltanto, senza deviazioni al di fuori di qualche breve dungeon di passaggio. Per quanto riguarda il potenziamento, ogni combattente, Aurora compresa, ha solo tre linee di sviluppo, peraltro nemmeno troppo diversificate se non fosse che si concentrano su un paio di specifiche abilità ognuna. Un asciutto sistema di crafting legato a gemme chiamate Oculi non innalza certo il tutto. 
Se siete veterani dei turni ascoltate il nostro consiglio, partite subito alla difficoltà massima, vi godrete di certo di più il gioco. 
A nobilitare realmente l’intrigante produzione di Ubisoft ci pensa il comparto artistico, stratosferico. Child of Light è un esperimento visivo oltre che videoludico, un gioco completamente in 2D, disegnato con un tratto a volte rozzo ma sicuro e colori acquerello che si mischiano alla perfezione. Gli sfondi sono meravigliosi, una perfetta cornice ai voli di Aurora, sempre in grado di lasciare a bocca aperta. Una direzione artistica di tale qualità si sposa alla grande con i dialoghi in rima e con le splendide musiche di sottofondo. L’atmosfera è onirica e ricca di fascino, e vi catturerà con la sua bellezza. 
Niente di che la longevità. Non ci aspettavamo certo un titolo dalla durata paragonabile a un Final Fantasy, ma abbiamo completato il tutto in una manciata di ore, che avrebbero potuto diminuire ulteriormente evitando le quest secondarie. Poco male comunque, considerato il prezzo irrisorio del gioco e la sua unicità. Interessante infine la possibilità di far controllare Igniculus a un altro giocatore, che offre ben poche attrattive a un partner di gioco allenato, ma risulta utilissima per far apprezzare questa bella fiaba interattiva ai giocatori più piccoli o meno smaliziati. 

– Direzione artistica eccezionale

– Ottimo uso di meccaniche classiche dei jrpg

– Costo ridotto

– Gran lavoro di localizzazione

– Troppo facile, specie per i veterani del genere

– Piuttosto breve e lineare

8.5

Ubisoft ha deciso di sperimentare, e Child of Light è la sua prima, riuscita creatura. Addentratasi in un mondo che non dovrebbe appartenerle, la casa francese ha dimostrato non solo conoscenza delle basi dei jrpg, ma anche capacità di rimodellarle e fonderle all’interno di un prodotto ammaliante e artisticamente splendido. Non è un lavoro perfetto, tutt’altro. Il gioco è troppo facile, il sistema di sviluppo dei protagonisti troppo limitato, e la campagna è piuttosto breve. Eppure l’avventura di Aurora resterà con voi a lungo, con i suoi colori, le sue melodie e i suoi dialoghi in rima. Chi ben comincia…

Voto Recensione di Child of Light - Recensione


8.5