Recensione

Apollo Justice: Ace Attorney

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a cura di ViKtor

Ci sono avvocati e avvocati. E poi c’è l’avvocato per definizione. Abbiamo impersonato Phoenix Wright in ogni caso possibile, nelle situazioni più assurde. Eppure ogni volta siamo riusciti a scagionare il nostro cliente, proprio quando l’irreprensibile giudice stava per dichiararlo colpevole per la gioia della Franziska Von Karma di turno.Ora è il momento di tornare in tribunale. Nei panni del suo erede naturale.

Siamo pronti, vostro onorePer chi non lo sapesse, Apollo Justice è il quarto episodio della serie Ace Attorney, nata diversi anni fa su Game Boy Advance e poi trasportata su Nintendo DS. In Europa sono arrivati il primo episodio, il secondo intitolato Justice For All e…… basta. Il terzo capitolo, meglio conosciuto come Trials and Tribulations, pubblicato in USA e Giappone ormai da tempo, non si è ancora visto in formato PAL. Interrogata in merito, Capcom non ha mai saputo dare una giustificazione valida a questa pesante mancanza. Che si è rivelata ancora più assurda nel momento dell’annuncio ufficiale dell’uscita di Apollo Justice (AJ d’ora in avanti) nel vecchio continente. Ora, non che sia così fondamentale giocare tutti gli episodi in rigoroso ordine, ma gli appassionati sanno che la narrazione spesso fa riferimenti più o meno velati ai vecchi casi.Giocare prima il quarto e poi il terzo Ace Attorney, quindi, potrebbe significare non gustarsi a dovere l’intera trama. Ammesso, naturalmente, di non importare le cartucce USA, con l’ovvio ostacolo della lingua. Spaziogames si è affidata alla versione Europea tradotta in italiano per questo articolo.

Iter processuale vincente non si cambia!Introduzione per i novizi. Ace Attorney è un’avventura grafica, prettamente testuale. Come i suoi predecessori, anche AJ è diviso in capitoli, ognuno dei quali è a tutti gli effetti un caso di omicidio da risolvere. Il nostro cliente è sempre l’unico indiziato del crimine e spetta a noi ripulirlo da ogni accusa, raccogliendo prove sulla scena del delitto e presentandole in tribunale durante il processo, a colpi di quegli “Objection” (Obiezione) e “Hold On” che hanno reso celebre il buon vecchio Phoenix Wright.Il cuore del gioco è la corte, dove ci confronteremo con il Giudice (si, è sempre lo stesso) e il procuratore assegnato per il caso. Qui si svolge gran parte di ogni capitolo, tra interrogatori e controinterrogatori. Ascoltando (leggendo) le parole dei teste o dello stesso procuratore, dobbiamo scovare ogni minima contraddizione e interrompere subito il discorso premendo un tasto con il pennino o urlando “Obiezione!” nel microfono, per poi giustificare il nostro intervento presentando prove significative, pena l’ammonizione del Giudice. Dopo un numero prefissato di ammonizioni scatta il Game Over, ovvero il nostro cliente viene giudicato colpevole.I vecchi appassionati avranno già capito che le meccaniche principali sono rimaste le stesse. Il sistema portante di Justice For All prima, e Trials and Tribulations poi, non è cambiato di una virgola, portandosi dietro la sua immensa qualità ed immediatezza ma anche, inevitabilmente, i piccoli difetti storici che impediscono ancora alla serie di diventare una vera killer application. Vi ricapiterà, infatti, di imbattervi nuovamente in quel ordine predefinito con cui bisogna presentare le prove che tanto ha fatto discutere in passato: ad esempio mi è successo, soprattutto nei primi due casi, di capire in anticipo il modo in cui controbattere un’affermazione, ma all’atto pratico il gioco non lo accettava ancora perché dovevano prima accadere altri eventi. Nulla di nuovo, dite? A dire la verità il problema è stato limato, probabilmente anche in seguito alle richieste dei giocatori, ma è ancora presente e rischia per l’ennesima volta di scoraggiare i giocatori meno pazienti. Un’aggiunta che era lecito attendersi era quella della mappa, ma non è stata implementata. Durante le indagini ci muoveremo da un luogo all’altro selezionando nuovamente la destinazione da un elenco macchinoso e strettamente legato alla posizione in cui siamo, quindi, per raggiungere un obiettivo, dovremo magari passare obbligatoriamente per un punto che non ci interessa. Una semplice mappa, appunto, avrebbe finalmente risolto il problema.Sono sicuro, però, che molti sapranno di nuovo soprassedere su questi limiti che, a conti fatti, risultano gli unici difetti dell’intera produzione. Tutto il resto è permeato dallo stesso carisma di sempre. Giocare Apollo Justice significa immergersi nella solita appassionante avventura, difficile e logica allo stesso tempo, stimolante ed appagante come pochi altri giochi sanno essere.

La giustizia di ApolloFatta questa dovuta precisazione, passiamo ora all’altra grande caratteristica della giocabilità, ovvero le capacità speciali del nostro alter ego. Occasione, peraltro, per presentarlo ufficialmente. Apollo è un giovane difensore neo-assunto (non per caso) alla Wright & co, l’agenzia di Phoenix. Imbranato e timido, nel primo caso non gli potrebbe capitare peggior cliente: deve difendere proprio Phoenix Wright. Senza spoilerarvi troppo la trama, sappiate che assisterete fin dalle battute iniziali a rivelazioni importanti per la trama della serie e colpi di scena che vi immergeranno nel gioco nel giro di pochissimi minuti. Così come Phoenix Wright utilizzava i lucchetti psichici per estrapolare verità nascoste in ogni discorso, Apollo utilizza il suo speciale braccialetto per capire quando un soggetto sta mentendo. Durante un controinterrogatorio dovremo prestare la massima attenzione verso la gestualità del testimone. Appena scoveremo qualcosa di strano, come tic o scatti nervosi, tramite il bracciale, analizzeremo la parte del corpo che ci desta sospetto, zoomando fino al particolare voluto. Se avremo ragione, ecco che Apollo incalzerà il bugiardo e lo smaschererà portando a proprio favore l’andamento del processo.Il tutto funziona a meraviglia, ed è, di fatto, un’idea più interessante e riuscita rispetto ai lucchetti psichici, che non piacquero proprio a tutti. Non manca l’aiutante di turno che ci accompagnerà nella nostra carriera: l’ingrato, ma fondamentale, compito questa volta non toccherà ad un’assistente qualsiasi, bensì alla figlia quindicenne (!) di Phoenix! Personaggio ottimamente caratterizzato, Trucy sarà sempre pronta a toglierci dai guai con le sue straordinarie magie quando le cose si metteranno veramente male per il nostro assistito. Il procuratore principale sarà il rocker Klavier Glavin (vi dice qualcosa il cognome?). Arrogante e presuntuoso come da tradizione, il nemico giurato di Apollo saprà bene come renderci la vita impossibile in tribunale.I quattro nuovi casi proposti sono lunghi, appassionanti e sembrano più maturi rispetto alla media a cui ci aveva abituato la serie. Ciò significa che scorreranno più fluidi, coerenti e logici, ma senza influire sulla difficoltà sempre stimolante. Il caso finale, ve lo dico subito, è davvero incredibile.

Uno stile sempre modernoRivoluzionare la buona grafica e l’ottimo sonoro di Justice For All non avrebbe avuto molto senso, quindi alla Capcom hanno deciso di riproporre lo stesso motore, che continua a fare egregiamente il suo lavoro.I personaggi, dalle consuete espressioni ed atteggiamenti super enfatizzati, sono dettagliati e caratterizzati con classe nel consueto stile 2D, anche se forse poteva essere aggiunta qualche animazione in più ai movimenti. Le ambientazioni sono tutte credibili e piene zeppe di oggetti da analizzare e catalogare e offrono una discreta varietà di scenari. Anche il tribunale è rimasto identico, scelta che farà sentire subito a casa i vecchi avvocati.Gli effetti audio accompagnano puntualmente tutto ciò che accade in aula e contribuiscono, come sempre, a creare le giuste atmosfere. Fuori dalla corte ci accompagna qualche nuova melodia. Nulla di speciale, ma tiene compagnia mentre svolgiamo le nostre lunghe indagini.Insomma, dal comparto tecnico non aspettatevi chissà quali grosse novità, ma è tutto ormai talmente solido e assodato che obiettivamente non si sentiva il bisogno di innovazioni.

– Quattro nuovi, splendidi casi

– Non vi staccherete più dal DS

– Elevata longevità…

– Rimangono i piccoli difetti storici

– …ma rigiocabilità sempre inesistente

8.2

Ancora una volta alla Capcom non hanno sbagliato, spremendo il meglio da un concept di provato successo e regalandoci un’altra avventura grafica giocabilissima, longeva e carismatica. Il nuovo personaggio, Apollo, non fa rimpiangere Phoenix Wright e dimostra di meritare pienamente la pesante eredità lasciata dall’amato difensore delle cause perse.

Nonostante la mancanza di innovazione, Apollo Justice merita un voto superiore rispetto a quello assegnato ai predecessori perché offre quattro casi meglio concepiti, più lunghi, più appassionanti e, soprattutto, più logici e fluidi per il giocatore.

Gli appassionati avranno di che divertirsi e, per chi non ha ancora provato alcun episodio della serie, il consiglio è di rimediare al più presto, magari partendo proprio da questa corte.

Bentornato, Ace Attorney!

Voto Recensione di Apollo Justice: Ace Attorney - Recensione


8.2