Alle origini di Devil May Cry - parte III

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a cura di Parzival

Nella scorsa puntata ci eravamo lasciati parlando di come la serie fosse tornata sulla cresta dell’onda grazie a Devil May Cry 3, dopo un secondo capitolo non proprio entusiasmante. Si è detto anche come ormai il franchise rappresentasse un prodotto cult in grado sia di generare altri contenuti al di fuori del medium (quali manga e anime) che di apparire con dei cameo anche in altre famose produzioni videoludiche dell’epoca. All’alba della settima generazione di console, dunque, la sfida per Devil May Cry era quella di rinnovarsi senza perdere però il proprio stile e carattere che l’avevano resa tanto celebre e amata. Ci sarà riuscita?

Se ti sei perso le altre puntate della retrospettiva: Parte 1Parte 2

Fade to Nero

Passano gli anni e arriva il 2008, Xbox 360 ha preso fortemente piede mentre PlayStation 3 fatica ad imporsi a causa di un prezzo decisamente alto, da qui la scelta di Capcom di pubblicare per la prima volta in multipiattaforma un titolo della serie. Devil May Cry 4, sviluppato sempre dallo stesso team guidato da Itsuno insieme al producer Hiroyuki Kobayashi, arriva sugli scaffali dei negozi per entrambe le console e anche per PC Windows, e rappresenta il coronamento tecnico, la massima summa, dello spirito dei tre capitoli usciti per PlayStation 2. Le dinamiche sono state rimodernate quanto basta, ma non stravolte. Per l’occasione vennero composti oltre 50 brani e due ore di scene d’intermezzo con attori veri in mocap. Ma la vera scelta audace sta nel porre i giocatori nei panni di un nuovo protagonista: Nero, membro dei Sacri Cavalieri dell’Ordine della Spada, cui si affianca comunque il tanto amato Dante come co-protagonista. Un escamotage apprezzato grazie alla buona caratterizzazione di Nero, ma che non è del tutto nuovo nel medium (anni prima Hideo Kojima aveva effettuato un’operazione simile in Metal Gear Solid 2, dove il protagonista è Raiden ma Snake è comunque presente per tutta la vicenda).

Nel giugno 2015 uscì Devil May Cry 4: Special Edition, versione rimasterizzata del gioco per PlayStation 4, Xbox One e PC Windows comprendente anche tutti i DLC rilasciati nel corso del tempo. È subito dopo tutti questi eventi che sembra andare a porsi il nuovo Devil May Cry V, continuando la storia canonica della serie da dov’era rimasta nel quarto capitolo, con Nero, Dante, Vergil e gli altri personaggi classici. C’è stata però una parentesi piuttosto sfortunata per la serie, pur trattandosi di un gioco oggettivamente ben fatto. Nel Tokyo Game Show del 2010 Capcom annunciò a sorpresa di aver affidato un reboot della serie al team occidentale Ninja Theory (noto per Heavenly Sword, Enslaved e più di recente per Hellblade: Senua’s Sacrifice) e già questo fece storcere il naso a diversi fan. Quando il titolo arrivò poi, nel corso del 2013, si scatenò un putiferio per il drastico cambio di stile artistico che però proprio Capcom aveva richiesto.

Quel capello doveva restare bianco

Ambientato in un universo parallelo, DMC: Devil May Cry metteva i giocatori nei panni di un Dante dai capelli corti e neri, in ambientazioni del tutto lontane dallo stile gotico della serie originale, il tutto permeato da forti richiami al look brit pop. Se non si considera l’attaccamento dei fan allo stile artistico tradizionale, il titolo non era affatto male sia quanto a storia che in termini di gameplay. Graficamente il passaggio ad Unreal Engine si avvertiva e permetteva un livello di dettaglio enorme (a discapito del framerate ancorato a 30fps, cose che gli amanti delle combo più frenetiche non gradirono molto) ma al netto di tutto persino Hideki Kamiya, il padre della serie, si complimentò con il team inglese per il lavoro svolto con DMC. Nel marzo del 2015 il titolo è stato ripubblicato in versione Definitive Edition per PlayStation 4 e Xbox One con varie migliorie e aggiunte, fra cui tutti i DLC pubblicati e una grafica a 1080p con una velocità di gioco a 60fps.

Insomma, anche Dante è passato per un’operazione di reboot che ha cercato di stravolgerlo in un periodo in cui un po’ tutte le software house hanno provato strategie simili, dal fallimentare Prince of Persia del 2008 al decisamente ben riuscito reboot della serie Tomb Raider. La scelta di troncare quel nuovo filone narrativo e proseguire quello classico è comprensibile, ma premierà? Voi cosa vi aspettate da un nuovo capitolo di Devil May Cry oggi? Fatecelo sapere nei commenti!