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Recensione

Air Conflicts: Vietnam Ultimate Edition

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Avatar di Stefania Sperandio

a cura di Stefania Sperandio

Editor-in-chief

Pubblicato il 12/08/2014 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

3.5

Tra un rinvio al 2015 e l’altro, gli utenti PlayStation 4 stanno attendendo i prossimi colossal in arrivo sulla loro console tenendosi compagnia con diverse riedizioni di prodotti che hanno visto la luce nella generazione precedente. Se, tuttavia, alcuni videogiochi sono riusciti a portarsi su PS4 con adattamenti di qualità – come è il caso di The Last of Us: Remastered, ad esempio – all’altra faccia della medaglia c’è il rischio di incappare in prodotti che strizzano l’occhio solo a parole a quella che un tempo chiamavamo next-gen, ed arrivano sul mercato privi di qualsiasi ragion d’essere.
Queste righe riassumono brevemente Air Conflicts: Vietnam – Ultimate Edition, edizione che i developer dicono di aver rivisto e corretto dell’originale titolo uscito lo scorso anno, basandosi sui feedback ricevuti dalla loro community: visti i risultati, viene spontaneo domandarsi se quest’ultima non sia composta da troll o altri burloni di simile specie.
La Guerra del Vietnam è una brutta storia
Come avevamo riferito nella nostra precedente recensione, Air Conflicts: Vietnam vuole allontanarsi dalle atmosfere della Seconda Guerra Mondiale che caratterizzavano le precedenti produzioni, e per farlo punta tutto sul sanguinoso conflitto vietnamita. La ricostruzione del contesto cerca di essere accurata, e vuole parlare all’utente di tematiche etiche anche controverse (come l’utilizzo del napalm o quello dei diserbanti) perché in disaccordo con quanto sancito dalla Convenzione di Ginevra: peccato che per farlo si affidi ad una sceneggiatura di taglio epistolare priva di effettivo pathos, che non costituisce sicuramente un buon motivo per proseguire nel gioco fino in fondo. Alla vecchia campagna che vi vedeva vestire i panni di Joe Thompson, si affianca ora quella che vi pone invece nella divisa di Nguyen An Toon, e che consente quindi di vivere il conflitto anche dal punto di vista vietnamita. Peccato che, anche in questo caso, la narrativa non sia il forte del prodotto – anche se lo sforzo fatto dai developer per produrre una sceneggiatura che potesse in qualche modo provare ad istruire l’utente sulle vicende del conflitto da ambo le parti è l’elemento più lodevole dell’intero gioco.
Per vivere le avventure dei due piloti, dovete affrontare la modalità principale, denominata Campagna: qui vi ritroverete a compiere in volo missioni che vi richiederanno di abbattere gli aerei nemici, di distruggere la contraerea avversaria, di affondare le portaerei ostili o di disboscare le distese verdi del Vietnam. La varietà non è certo il punto di forza di Air Conflicts: Vietnam Ultimate Edition, visto e considerato che già alla quinta o sesta missione vi renderete conto della ripetitività quasi imbarazzante del pattern delle diverse missioni, incapaci di offrire nuovi stimoli o di coinvolgervi realmente.
Anche mettersi alla guida di uno dei circa venti aerei disponibili (che si differenziano per caccia ed elicotteri) non è esattamente appagante: i controlli, mappati su DualShock 4 (del quale non viene sfruttata minimamente la possibilità offerta dal touchpad), rischiano di essere confusionari, ed il fatto che la selezione delle armi da una lista predeterminata sia affidata alla ai tasti su e giù della croce direzionale vi rallenterà quando magari starete ingaggiando lo scontro con un MIG nemico. Guidare l’aereo, insomma, è raramente piacevole: il momento più alto è rappresentato dal decollo dalla pista della portaerei, mentre le evoluzioni fuori dalle leggi della fisica e abbastanza grottesche nelle quali si esibiscono caccia ed elicotteri lasciano parecchio a desiderare. Una menzione particolare poi per la gestione dell’elicottero, affidata ai due stick analogici negli spostamenti (stick sinistro) e nell’altitudine (stick destro), che almeno all’inizio risulterà essere particolarmente ostile, e rappresenterà un ostacolo ben più concreto delle forze nemiche. Non c’è però troppo da preoccuparsi, considerando che, durante la Campagna, raramente vi ritroverete a pilotare un elicottero.
Una volta che avete preso il controllo del vostro mezzo, potete occuparvi di offendere l’avversario: il tasto R2 consente così di aprire il fuoco con la mitragliatrice, mentre L2 sgancia gli ordigni o spara i missili verso il bersaglio, a seconda dell’arma selezionata. Per facilitare il bombardamento degli obiettivi da una buona altitudine, premendo L3 avete anche la possibilità di accedere ad un apposito mirino, mentre tenendo premuto X potete simulare la traiettoria del razzo che intendete sparare per scoprire dove si abbatterà. Peccato che, mentre la prima feature può avere una sua utilità quando vi viene richiesto di distruggere difese o strutture nemiche, la seconda si perda nel suo tentativo di essere scenica e sia inutile ai fini ludici, rivelando di esistere solo per mettere in evidenza i difetti grafici dei quali discuteremo a breve. Abbiamo sperato che il feeling con i controlli potesse migliorare passando dall’impostazione arcade a quella simulativa, ma se possibile la cosa è addirittura peggiorata, dal momento che selezionando quest’ultima il gioco rivela tutta una serie di bug imprevedibili – uno, ad esempio, vede il vostro caccia “incastrarsi” al suolo e cominciare a roteare su se stesso come fosse incastrato quando siete troppo vicini a terra.
Nel complesso, affrontare le missioni ed i combattimenti è raramente divertente e quasi mai appagante: spesso gli obiettivi non sono chiari perché i developer hanno stringato eccessivamente le spiegazioni, e vi ritroverete a brancolare nel buio. Non demordete, però, perché vi capiterà anche di aver compreso l’obiettivo, e di vedere la missione avanzare al passo successivo completamente a caso, prima che possiate completarlo. Risultano un po’ più soddisfacenti le sfide con gli aerei nemici se solo l’esperienza non fosse minata dall’assoluta inutilità di quella che doveva essere la punta di diamante di questo prodotto: lo squadrone di caccia che vi accompagna in missione.
Meglio soli che male accompagnati
Come accennavamo, Joe Thompson affronta le sue operazioni spalleggiato da un intero squadrone di commilitoni su diversi caccia: in qualsiasi momento, avremo così la possibilità di passare dalla guida di un aereo all’altra, sfruttando magari le diverse armi e possibilità offerte da un altro velivolo. L’idea doveva essere quella vincente, ma è stata realizzata in maniera tale da creare al gioco solo ulteriore imbarazzo: quando non sono controllati da voi, infatti, i compagni mancano di qualsivoglia briciolo di intelligenza artificiale, e si limitano a girare a caso lontano dagli obiettivi (peggio, a stare fermi se sono elicotteri) fino a quando non sarete voi a prenderne il controllo. Se, insomma, la missione vi richiede di abbattere cinque caccia nemici, l’unica soluzione possibile è utilizzare il comandante Thompson nella prima campagna e il comandante An Toon nella seconda per evitare che siano uccisi, dal momento che tutti gli aerei alleati controllati dall’IA si limiteranno a subire danni senza riuscire ad arrecarne – non importa di quanti missili siano stati equipaggiati. La deficienza artificiale è evidente anche nel caso della fanteria nemica, costituita praticamente da statuette imbarazzanti che aspettano solo di essere investite dal fuoco nemico; unico elemento che si salva in questa materia sono invece i caccia avversari, che possono riuscire ad impegnarvi un po’ di più negli scontri contro di loro.
Vista l’assoluta incapacità di fare qualsiasi cosa dei vostri compagni, capiterà spesso che vengano abbattuti: il gioco vi chiederà quindi, solo se lo volete, di affrontare missioni extra dove dovete raggiungere l’area dove il compagno è tenuto prigioniero, sgomberarla da nemici e infine atterrare dove indicato con l’elicottero per recuperare il commilitone. Anche in questo caso, l’idea poteva essere buona, ma le missioni di recupero sono assolutamente identiche l’una all’altra e ben presto comincerete a decidere di lasciare i vostri compagni in mano ai VietCong (o ai militari USA, a seconda della campagna) piuttosto che perdere tempo a fare sempre la stessa cosa.
I disastri ludici proseguono anche con il fatto che, all’inizio di ogni missione, avete la possibilità di selezionare quale sarà l’aereo guidato dal comandante, e quali le armi di cui sarà equipaggiato: peccato che vi capiterà, avendo magari selezionato delle bombe, di ritrovarvi l’aereo equipaggiato di missili a ricerca, completamente a casaccio. Un tale difetto uccide completamente qualsiasi possibile approccio strategico al gioco, dal momento che vi impedisce di definire una tattica e vi abbandona tra le mani del caso.
Una brutta guerra, soprattutto da vedere
Come avete capito, l’esperienza di Air Conflicts: Vietnam Ultimate Edition ha, controller alla mano, molti tratti imbarazzanti. Tuttavia, l’aspetto ludico del gioco non è quello peggiore: considerando che ci troviamo innanzi a PlayStation 4 e ad una cosiddetta Ultimate Edition, quanto mostrato dalla grafica del prodotto di bitComposers Games è praticamente incredibile. Il prodotto soffre di un tearing così continuo da risultare irritante, ed il framerate singhiozzerà in maniera evidente durante le sfide con i caccia nemici. A peggiorare la situazione, a modelli di aerei per i quali si apprezza comunque la buona volontà di una riproduzione il più fedele possibile si affiancano delle mappe spoglie e delle texture di almeno due generazioni fa – se non tre. Le animazioni della fanteria sono tragicomiche e vengono ingenuamente messe in mostra e ribadite durante tutte le scene di intermezzo che introducono le missioni, ed anche gli effetti come le esplosioni e gli spari ci hanno rimandato a quelli che erano grandiosi solo ai tempi della prima PlayStation. Aggiungete a questo minestrone anche il continuo pop-up di elementi mentre volate a bassa quota, e vi renderete conto che una tale grafica è impresentabile su qualsiasi console nel 2014 – figuriamoci sulla nuova generazione.
A fronte di difetti simili, a nulla vale proporre una modalità multiplayer (spopolata) e varianti come la possibilità di giocare battaglie singole o le missioni della storia separatamente – né la sola soundtrack, che risulta almeno gradevole anche se ripetitiva, può bastare per risollevare le sorti di un gioco che semplicemente non ha motivo di esistere né di essere acquistato – sopratutto ai 49,90€ di listino.

– L’idea di poter controllare più aerei nelle missioni è stimolante…

– Potete non comprarlo

– … ma viene rovinata dalla sua realizzazione

– Grafica di due generazioni fa

– Missioni ripetitive e frustranti

– Controlli legnosi

– I bug vi terranno buona compagnia

– Rapporto qualità/prezzo imbarazzante

3.5

Air Conflicts: Vietnam – Ultimate Edition è un tentativo maldestro e quasi offensivo di strappare dei soldi agli utenti PlayStation 4. Il gioco non è divertente nelle sue fasi interattive, ripetitive e minate da bug di ogni sorta, e mettersi alla guida dei caccia in scenari così poveramente realizzati è più che altro una perdita di tempo. È inutile che i developer facciano riferimento ai miglioramenti fatti rispetto alla precedente edizione: le mappe sono più grandi, ma sono spoglie, l’intelligenza artificiale è semplicemente d’imbarazzo ed una grafica del genere è improponibile in questa epoca. Una Ultimate Edition avrebbe dovuto fare tesoro dei precedenti difetti, mentre in questo caso ci troviamo innanzi ad un prodotto che riesce addirittura a fare di peggio. Se a fronte di tutto questo proviamo a stilare un rapporto qualità-prezzo, il voto rischia di scendere ancora di più.

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