Immagine di Valorant è un patchwork perfetto degli sparatutto multiplayer – Recensione
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Valorant è un patchwork perfetto degli sparatutto multiplayer – Recensione

Il nostro verdetto finale su Valorant, l'ambizioso shooter competitivo di Riot Games. Riuscirà davvero a scalzare i mostri sacri come Overwatch e Counter-Strike?

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a cura di Valentino Cinefra

Staff Writer

Informazioni sul prodotto

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Valorant
  • Sviluppatore: Riot Games
  • Produttore: Riot Games
  • Piattaforme: PC
  • Generi: Sparatutto
  • Data di uscita: 2 giugno 2020

È sempre strano affrontare la lavorazione di un videogioco come Valorant. Per tutte le ore che ha trascorso su Twitch in bella vista, per il fatto che è un free-to-play accessibile da tutti, ed infine perché ogni piattaforma online come questa potrebbe essere già molto diversa di qui a due-tre mesi. Riot Games ha infatti dichiarato, fin da subito, di voler far diventare Valorant una nuova grande IP nella sua scuderia.

Ci saranno molti aggiornamenti, il team di sviluppo sarà sempre attento alle evoluzioni del metagioco, sul quale lavorerà di cesello in termini di bilanciamento e patch di ogni tipo. Valorant ha l’obiettivo di essere il nuovo grande fenomeno della scena eSport degli sparatutto competitivi, in grado di scalzare con forza i suoi ingombranti esponenti come Counter-Strike ed Overwatch in particolare.

E, nonostante non inventi esattamente nulla di inedito, potrebbe tranquillamente farcela. Perché Valorant è la dimostrazione che studiare è sempre la cosa migliore da fare quando ci si approccia a qualcosa di nuovo: per riuscire a prendere ciò che funziona della concorrenza con l’obiettivo, questo sì, di creare qualcosa di diverso.

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Valorant è la squadra che vince che non si cambia

Gli sviluppatori sono stati chiari fin dal giorno uno: Valorant è un gioco ad alto tasso di competitività, che richiede un certo grado di abilità, ed è pensato per un certo tipo di giocatori di sparatutto. E già dalle prime partite tutto ciò è estremamente chiaro e definito.

Lo scheletro del gameplay è quello mutuato da Counter-Strike: due squadre da cinque giocatori l’una si alternano tra attacco e difesa, con l’obiettivo di piazzare una bomba (la cosiddetta Spike) i primi e di disinnescarla i secondi. La partita ovviamente finisce con l’eliminazione del team avversario, a meno che gli attaccanti non abbiano già innescato la bomba, ed in quel caso bisogna anche disinnescare la Spike. Non di rado, infatti, capita di gestire male il tempo e ritrovarsi in difesa ad aver spazzato via gli avversari ma venire sopraffatti dall’esplosione della bomba.

In occasione dell’uscita è stata lanciata anche Assalto Spike, una modalità che è sostanzialmente la versione più rilassata e casual delle partite classiche. Tutti i giocatori possiedono la Spike e le abilità sono al massimo, a tutti viene data un’arma casuale e le partite si vincono al meglio dei sette round. Una modalità di gioco pensata espressamente per una partita più veloce, magari durante una pausa pranzo o, perché no, scaldarsi un attimo prima di passare alle partite più impegnative.

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Da questa dinamica si dipanano gameplay e gunplay snelli, sicuramente niente di mai visto o innovativo, ma dritti al punto. Diventa fondamentale conoscere a menadito le mappe, imparare subito come chiamare i punti strategici, sapere come muoversi e quali spostamenti fare per andare in supporto ai propri compagni oppure aggirare gli avversari.

Il movimento in particolare è un elemento fondamentale, perché correre significa fare molto rumore, nonché abbassare drasticamente la precisione delle armi da fuoco. Bisogna quindi camminare il più possibile, sparare nella quasi immobilità per essere precisi e, in generale, avere molto sangue freddo durante tutta la partita. Anche perché il time to kill è bassissimo, e sbagliare porta nella quasi totalità dei casi a proseguire il resto della partita a fare da spettatore, dopo essersi beccati una salva di proiettili dall’avversario che ci ha trovato scoperti.

Una serie di caratteristiche che i giocatori di Counter-Strike avranno assimilato nella loro memoria muscolare ed i quali, per stessa ammissione degli sviluppatori, si troveranno fin da subito a loro agio in Valorant. Le stesse armi disponibili per l’acquisto in ogni round richiamano fortemente la rosa di bocche da fuoco presenti nello shooter di Valve: cinque armi secondarie, e due armi per ogni categoria di primarie – per un totale di dodici. Ognuna di esse ha una specifica balistica, adatte quindi ad un certo tipo di stile di gioco, Agente, mappa, fase di attacco o difesa.

Considerate che, per collegarci a quanto detto all’inizio sugli aggiornamenti, già nel momento in cui scriviamo le caratteristiche delle armi sono state modificate notevolmente dalla beta. Diventa quindi anche molto importante rimanere aggiornati su quello che, a conti fatti, diventerà un vero e proprio metagioco in continuo mutamento di qui a qualche settimana, quando la community si sarà stabilizzata e verranno create delle tier list di armi ed Agenti.

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Il mondo ha bisogno di Agenti

L’idea di Valorant di mescolare lo shooting accademico e pulito con le variabili date dall’uso di abilità speciali è una scommessa su cui, onestamente, si potevano sollevare molti dubbi. A conti fatti, invece, è vinta in maniera definitiva da parte di Riot Games. L’idea è quella di supportare il gunplay e le strategie di gioco, e non di diventare l’unica risorsa con cui concludere la schermaglia. Sebbene le abilità degli Agenti di Valorant siano importanti e in grado di cambiare la partita, è sempre il giocatore ad avere il controllo totale della situazione, nonché la responsabilità di utilizzarle al meglio.

Ogni Agente ha infatti a disposizione un’abilità esclusiva sempre a portata di mano, più altre due da acquistare – e l’abilità Ultima che si ricarica ad ogni uccisione subita o collezionata, e in alcuni casi anche con l’avvicendarsi dei turni. Ad eccezione di quella esclusiva e dell’Ultima, tutte le abilità vanno acquistate durante la fase di pianificazione all’inizio di ogni turno, come fossero l’equivalente di granate e gadget vari.

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Le abilità entrano quindi nell’economia di gioco insieme ad armi e scudi, e anche considerando che hanno degli usi limitati, capite subito come sia impossibile spammare una di essere sperando di rubare una uccisione casuale. Le stesse abilità esclusive hanno un cooldown, oppure si ricaricano dopo aver effettuato due uccisioni in alcuni casi, costringendo quindi i giocatori ad usarle con attenzione e, nel caso vogliano recuperarle, a rischiare mettendosi in gioco. Giocarle a caso significa buttarle al vento, anche perché ognuna di esse ha suoni di attivazione molto distintivi e chiunque in gioco è in grado di capire cosa avete attivato e quando.

Gli Agenti sono undici in totale, di cui cinque disponibili da subito e gli altri sbloccabili attraverso l’ottenimento di punti esperienza, oppure acquistandoli. I personaggi appartengono a quattro categorie che ne indicano le peculiarità: i Guardiani sono votati alla difesa ed al controllo degli avversari; i Demolitori hanno abilità votate a destabilizzare le strategie degli avversari; gli Strateghi controllano la mappa e possono fornire informazioni; gli Assassini sono votati ad ingaggiare gli avversari direttamente.

valorant screenshot recensioneOgni Agente ha poi, ovviamente, un set di abilità specifico che ne contraddistingue lo stile di gioco e, in questo senso, Riot Games ha fatto un ottimo lavoro nel caratterizzare ognuno di essi. Con trappole, bombe, fumogeni, muri fatto di fumo velenoso, campi di rallentamento, teletrasporti, palle di fuoco ed onde d’urto che coprono tutta la mappa, ciascuno è fortemente distintivo e copre una precisa esigenza di gameplay e, quindi, gusti e predisposizioni dei giocatori. Certo, manca il minimo tessuto narrativo, quella sorta di narrazione interna che ha reso celebre Overwatch, ad esempio.

In occasione della nostra prima analisi eravamo preoccupati di come le tante abilità di occultamento e controllo del movimento avrebbero potuto sbilanciare il gioco. Fortunatamente in Valorant c’è sempre un modo per aggirare una buona difesa, che sia più o meno difficile in base a quanto i giocatori siano avversari siano stati capaci di usare le abilità con intelligenza.

A contribuire ulteriormente a decretare la scommessa vinta di cui sopra c’è quindi anche l’ultima prova superata, quella relativa ad un bilanciamento dei personaggi che al momento non scopre il fianco a nessuna critica. Anche ce ne fossero, Riot Games ha dimostrato già da ora di essere in grado di intervenire tempestivamente per limare ogni problema come fatto ad esempio con Sage, il cui muro è adesso molto meno resistente e longevo di quanto non fosse durante la beta.

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Free-to-play, e non pay-to-win

Apriamo una breve parentesi sul sistema economico di Valorant. Come detto si tratta di un free-to-play in tutto e per tutto, senza alcun meccanismo pay-to-win, dove gli unici acquisti che si possono fare sono relativi solo ad elementi cosmetici. Insieme ad un Battle Pass molto classico, che però a differenza del solito non permette di collezionare la valuta che poi serve a riacquistare quello della stagione successiva, ci sono gli acquisti delle skin delle armi. In questo senso va fatto notare che, in alcuni casi, i prezzi ci sono sembrati fin troppo esagerati (circa quaranta euro, ed oltre, per i set più pregiati), e pur essendo elementi del tutto opzionali e superflui ci sarebbe piaciuto vedere un po’ più di accoglienza verso i giocatori.

Per quanto riguarda lo sblocco degli Agenti è possibile ottenerli in maniera gratuita, semplicemente giocando e guadagnando punti esperienza attraverso le partite ed il completamento delle classiche missioni giornaliere e settimanali. Bisogna selezionare il contratto di un Agente – che funziona esattamente come un battle pass a dieci livelli, che al livello cinque sblocca il personaggio, e nel frattempo vi fa collezionare elementi estetici a tema. Il tempo che ci vuole per farlo, però, è abbastanza elevato, anche se c’è da fare una considerazione.

Il fulcro del gameplay di Valorant rimane sempre e comunque l’abilità del giocatore, perché al di là degli Agenti e delle loro capacità se non si ha un’abilità reale negli sparatutto non sarà la skill del personaggio a rendervi un giocatore migliore. Quindi, sebbene ci voglia un po’ per ottenere il roster completo gratuitamente (oppure molto meno spendendo dieci euro circa per ogni personaggio), non ci si ritrova di fronte ad un reale svantaggio come in altri free-to-play può capitare, anche considerato il generale bilanciamento del gioco di cui sopra.

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Solido e senza (troppi) fronzoli

Un’altra idea di Valorant è che, in quanto free-to-play, possa essere disponibile per tutti i giocatori. Per questo le specifiche tecniche minime sono davvero accessibili e, di conseguenza, il punto di forza del titolo Riot Games non è esattamente quello estetico. Non fraintendete, i personaggi sono costruiti e animati in maniera ottima, così come gli effetti sono ben curati, e vale lo stesso per le mappe – ma proprio in quest’ultimo caso ci ritroviamo di fronte ad una staticità resa tale da una interazione ambientale prossima allo zero che è frutto di una idea precisa: non generare nessun tipo di vantaggio, glitch o errore che possa compromettere il flusso di gioco. D’altronde lo dicevamo sopra che Valorant è un titolo che vuole imporsi nella scena eSport e, come ogni giocatore professionista insegna, si gioca generalmente a dettagli bassi per non avere nessun tipo di intoppo durante la partita.

Parlando di mappe, il discorso di quality over quantity fatto per gli Agenti si può trasporre qui. Le mappe sono solamente quattro, cosicché i giocatori possano studiarle ed impararle nel minor tempo possibile ma, di fronte ad una oggettiva penuria rispetto alla concorrenza, entra in gioco il fatto che ognuna di essere ha una peculiarità che la rende diversa dalle altre.

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Bind ha due teletrasporti unilaterali che servono a tagliare considerevolmente il movimento, nonché a fare trappole modificando i propri spostamenti (ma il suono dell’attivazione è altissimo); Haven è l’unica con tre punti bomba; Split ha una zona centrale molto intricata e delle funi su cui è possibile arrampicarsi; Ascent, inserita in occasione della release, ha una mid molto ampia e due porte nei punti bomba che si possono chiudere (e distruggere successivamente).

Per concludere il discorso sul lato tecnico parliamo degli ormai celebri server a 128-tick e, in generale, dell’esperienza del netcode. Anche in questo caso, come promesso, ci siamo ritrovati sia durante la beta che nelle prime ore della release con una infrastruttura incredibilmente stabile, anche se non inattaccabile ed esente da difetti.

Il matchmaking è estremamente veloce, e solo di rado si assiste a lag spike molto brevi, con una contropartita di un bilanciamento del ping sempre ottimo grazie alla rete interna di server Riot Direct, fiore all’occhiello dell’infrastruttura. Guardando alla storia che ci ha consegnato piattaforme online in stato ben peggiore (anche considerevolmente, alle volte) di questo al day one e, anche considerato che per Riot Games questo è un campo del tutto inesplorato, il lavoro fatto ci sembra francamente encomiabile.

+ Sound design strepitoso

+ Il gameplay ibrido è una scommessa vinta

+ Estremamente punitivo ma soddisfacente

- Non aspettatevi nessuna innovazione reale

- Modalità di sblocco degli Agenti un po’ tediosa

- Giocare da soli può risultare molto frustrante

8.2

Valorant è un progetto a dir poco audace, pieno di incognite e cose che potevano andare male o malissimo: una tra tutte, il bilanciamento tra il gameplay degli FPS classici e degli hero shooter. Inoltre non solo Riot Games si ritrova ad esplorare un genere del tutto inedito, ma lo fa gettando apertamente il guanto di sfida ad una concorrenza illustre e a dir poco agguerrita. Per quelle che sono le intenzioni dello studio di sviluppo ci sentiamo di dire che la scommessa, ad oggi, è vinta.

Pur non rinnovando oggettivamente niente ma, anzi, ispirandosi a ciò che funziona della concorrenza di cui sopra, Valorant è esattamente ciò che era stato promesso: uno shooter competitivo che richiede un alto tasso di abilità, ma che soddisfa enormemente chi ha la dedizione di giocare duro. Certo, il futuro è tutto da dimostrare, perché piattaforme del genere hanno bisogno di tenere il colpo anche sulla media distanza, ma la stoffa del nuovo fenomeno eSport c’è.

Voto Recensione di Valorant - Recensione


8.2

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • Sound design strepitoso

  • Il gameplay ibrido è una scommessa vinta

  • Estremamente punitivo ma soddisfacente

Contro

  • Non aspettatevi nessuna innovazione reale

  • Modalità di sblocco degli Agenti un po’ tediosa

  • Giocare da soli può risultare molto frustrante

Commento

Valorant è un progetto a dir poco audace, pieno di incognite e cose che potevano andare male o malissimo: una tra tutte, il bilanciamento tra il gameplay degli FPS classici e degli hero shooter. Inoltre non solo Riot Games si ritrova ad esplorare un genere del tutto inedito, ma lo fa gettando apertamente il guanto di sfida ad una concorrenza illustre e a dir poco agguerrita. Per quelle che sono le intenzioni dello studio di sviluppo ci sentiamo di dire che la scommessa, ad oggi, è vinta. Pur non rinnovando oggettivamente niente ma, anzi, ispirandosi a ciò che funziona della concorrenza di cui sopra, Valorant è esattamente ciò che era stato promesso: uno shooter competitivo che richiede un alto tasso di abilità, ma che soddisfa enormemente chi ha la dedizione di giocare duro. Certo, il futuro è tutto da dimostrare, perché piattaforme del genere hanno bisogno di tenere il colpo anche sulla media distanza, ma la stoffa del nuovo fenomeno eSport c’è.