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Recensione

Titan Quest - Nintendo Switch

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Avatar di SirFran Snee

a cura di SirFran Snee

Pubblicato il 28/07/2018 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

6

Il tempo di dèi, titani e miti greci è cominciato millenni or sono e non ha ancora perso lo smalto e la passione che riesce a suscitare di generazione in generazione, anche quando si parla di videogiochi. Se le antiche culture continuano a proporsi come un imperituro vaso di Pandora per le innovative costruzioni di gameplay, il team di THQ Nordic non sembra essere dello stesso parere, reiterando ancora una volta il loro lavoro, a 12 anni di distanza dal primo lancio. Stessa storia, console diversa: così dal 31 luglio abbiamo potutoprovare la versione per Nintendo Switch di Titan Quest, l’hack’n’slash già approdato sulle console dopo essersi presentato in versione ampliata, corretta e piuttosto ricca su Steam con la Titan Quest Anniversary Edition nel 2016.
Sottolineiamo proprio questo aspetto perché è il più importante e dibattuto della neonata versione, che sembra non aver rispettato le attese circa i contenuti di questa uscita. Infatti il tempo ha portato con sé espansioni notevoli come Immortal Throne e un secondo contenuto aggiuntivo, Ragnarok, un contributo notevole dedicato alla mitologia nordica, ricordando un po’ i temi già affrontati nel recente God of War. Una naturale inclinazione del giocatore contemporaneo potrebbe far pensare che, stando alle attuali logiche di mercato e di correzione sempre più attenta di quanto viene prodotto, le attese fossero abbastanza elevate dopo l’ultima edizione, che aveva corretto, eliminato bug e ampliato la modalità multiplayer delle versioni precedenti. Una mod ovviamente rimasta anche in questa versione su portatile, ma “tutto il resto è noia”. Non pervenuto il contenuto aggiuntivo Ragnarok (forse un’aggiunta tenuta in serbo per un lancio “prossimamente sui nostri schermi”? Nel caso, non sarebbe una scelta molto giustificata, essendo un contenuto già esplorato tempo addietro). Già questa mancanza giustifica poco il prezzo di vendita per un titolo che non presenta di sicuro un gameplay fuori dagli schemi, tantomeno rivisitato o migliorato.
Ancora meno si trovano giustificazioni guardando al comparto tecnico in toto: oseremmo dire “rimandato con debiti”. Una bocciatura rischiata, ma evitata solo considerando lo sforzo di aver espanso la disponibilità del titolo su più piattaforme. Com’è andato però questo viaggio sulla console della grande N rossa nipponica? Un po’ sballottato e con diversi strappi, a partire dalla non immediatezza nell’uso dei controlli e nella visualizzazione di menu decisamente troppo ricchi e pieni di dettagli su uno schermo che si rivela piccolo per contenere queste informazioni. Allora annulliamo per un momento i ricordi che potremmo avere delle versioni precedenti e guardiamo al titolo con occhi da neofita. All’inizio ci troviamo di fronte alla scelta di un avatar maschile o femminile, personalizzabile al minimo sindacale, con la possibilità di giocare partite diverse a seconda di quello che decideremo di usare. A parte questa chance che ci viene offerta, veniamo catapultati nell’Antica Grecia alla volta di esseri mostruosi, demoniaci e mitologici, bestie e creature di cui abbiamo letto in tante opere greche; esattamente quello che ci aspetteremmo in un titolo del genere, ambientato in paesaggi evocativi e tecnicamente ben assemblati, come le sequenze animate e il riporto di scritte in greco antico, assolutamente in linea con l’essenza della storia. Vedremo tutto questo però solo dall’alto, “merito” di una telecamera che non potremo regolare nella sua inclinazione o ruotandola, ma solo zoomando per avere un quadro di insieme del luogo o per vedere da vicino i dettagli degli elementi. In quest’ultimo modo, noteremo come i personaggi e gli elementi non sono stati disegnati con una cura precisa e ottimale che ci aspetteremmo in un restyling nel 2018.
Come vedremo, nemmeno il comparto grafico brilla di luce propria e perfezione. Se da una parte dovremo consumare qualche diottria per leggere meglio le numerose descrizioni di oggetti, accessori e dialoghi riportati in icone piuttosto strette, non sarà migliore lo stile grafico di progettazione di questi ultimi. Una visualizzazione anacronistica, caratteri bianchi su sfondo nero, presentando una lavorazione piuttosto ruvida e niente affatto al passo con i tempi. A proposito dei dialoghi, non c’è affatto sincronizzazione tra il doppiaggio e quanto stiamo leggendo, proprio a causa del riquadro piccolissimo all’interno del quale scorrono le parole.
 
Dovremo attendere un po’ per leggere il testo completo, con il risultato di annoiarci un po’ e risentire dell’asincronia non troppo piacevole. Infine il personaggio: oltre la scarna definizione iniziale, avremo qualche facilitazione nella sua crescita, fatto salvo per la perdita di punti esperienza, commisurata al nostro livello, nel momento in cui moriremo. Avremo a che fare con le classi, qui denominate Maestrie, nove specializzazioni che definiscono lo stile di gioco e le abilità del nostro eroe, tra abilità fisiche e magiche. Questo sistema si dichiara una delle migliori opzioni di gioco, anche se il nostro personaggio non potrà interagire appieno con l’ambiente, come immergersi in acqua, fare salti e altre azioni più libere. Anche nei combattimenti non va meglio, tra qualche bug (che non risparmia nemmeno la comparsa di elementi del paesaggio circostante, talvolta) e agganci automatici del bersaglio non sempre riusciti. Il personaggio si inchioda in alcuni momenti, azioni poco fluide, insomma un’esperienza non ben elaborata.
In cosa consiste dunque la rimasterizzazione? Le migliorie apportate, se così si possono chiamare, sono davvero poche, tantomeno giustificano i 40 denari da sborsare per avere questo titolo. Titan Quest rimane ancorato alla tradizione in modo troppo fedele, faticando a migliorare notevolmente la grafica, se consideriamo la nuova tecnologia sui cui gira e i cui difetti vengono a galla nel porting su tv. Quest’ultimo ci consente di sicuro una migliore visualizzazione dei menu, che sembrano accavallarsi tra loro su console, ma le dimensioni minuscole dei caratteri rimangono. Quindi di rimasterizzazione si fa fatica a parlare, viste le problematiche tecniche dovute a poca attenzione, fretta di lanciare il titolo o chissà quale altra motivazione.

+ personalizzazione delle classi del personaggio

– difficoltà nel porting da console a tv

– grafica non ottimizzata e anacronistica

– bug nei movimenti, nel framerate e nella progressione di gioco

6.0

L’esame non è stato superato alla grande dal team, salvandosi in corner se teniamo conto del lavoro svolto nell’adattamento a nuovi comandi e interfacce grafiche. Un genere che sicuramente stona meno in versione PC e portatile, mettendo in evidenza qualche sporcatura nel porting, non solo graficamente, ma anche nell’uso concreto delle funzioni, in particolare la gestione delle abilità e del menu di gioco con l’uso di ghiere circolari. Il prezzo a cui viene proposto è decisamente troppo alto, se consideriamo l’edizione Anniversary Edition su Steam con più contenuti a un prezzo più basso. e permette un esborso più contenuto. Si può parlare di un deludente nulla di fatto per questo ritorno di Titan Quest, facendo leva probabilmente su un pubblico di nuova generazione non ancora aduso e lontano dal gameplay originale e cercando di fare gola mettendo sul mercato un genere che di per sé ben si accosta a una portatile, ma un po’ meno al pad. Una mossa ingenua o mal calcolata che di sicuro non ha generato l’effetto nostalgia nei gamer “di vecchia data”, ma una rovinosa caduta degli dèi dell’Olimpo.

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