Immagine di Thymesia | Recensione - Riesce a essere l'erede di Bloodborne?
RECENSIONE

Thymesia | Recensione - Riesce a essere l'erede di Bloodborne?

Thymesia è un piccolo progetto che è apparso sin da subito piuttosto arretrato, nonostante qualche buona caratteristica del sistema di combattimento. Ve ne parliamo nella nostra recensione.

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a cura di Domenico Musicò

Deputy Editor

Informazioni sul prodotto

Immagine di Thymesia
Thymesia
  • Sviluppatore: OverBorder Studio
  • Produttore: Team17
  • Distributore: Team17
  • Piattaforme: PC , XSX , SWITCH , PS5
  • Generi: Soulslike
  • Data di uscita: 9 agosto 2022

Come spiegato un paio di mesi fa nella nostra anteprima di Thymesia, il primo progetto dei taiwanesi OverBorder non fa davvero nulla per nascondere le similitudini con Bloodborne. Non solo esistono chiari punti di contatto, ma gran parte dei sistemi di gioco sono mutuati proprio dal capolavoro di From Software.

Il progetto dato alla luce da «sette entusiasti degli action game», come piace autodefinirsi al team di sviluppo, aveva mostrato diverse mancanze che in fase preliminare ci avevano preoccupato non poco, pur ammettendo come alcune caratteristiche del sistema di combattimento funzionassero già piuttosto bene e si rivelassero intriganti per i possibili sviluppi del gioco completo.

Dopo aver testato il codice finale possiamo dire che Thymesia si è rivelato infine un titolo che può saziare un po' la fame degli incrollabili fan dei soulslike, senza tuttavia configurarsi come uno dei migliori esponenti del genere né come un progetto in grado di stare al passo coi tempi in alcun modo.

Thymesia, la storia

C'è una gran bella differenza tra chi riesce a narrare in modo ermetico e sibillino e chi ha talmente poco da dire da lasciare qua là informazioni striminzite e mai pregnanti. Thymesia è il perfetto esempio per confermare questo dato di fatto, per mostrare quanto basti davvero poco per tracciare con fermezza una netta linea di demarcazione: se da una parte tutto ciò eleva le scelte narrative tanto care a From Software, maestra nel fare di necessità virtù con la scrittura, dall'altra non fa che sottolineare la scarsa rilevanza della storia presente all'interno di questo piccolo progetto e di tanti altri che nel corso degli anni hanno provato a replicare con scarso successo la medesima formula.

Al di là delle scopiazzature presenti sostanzialmente un po' ovunque, Thymesia travolge sin da subito il giocatore con un'ambientazione e un contesto del mondo di gioco che appariranno immediatamente familiari a chi ha adorato il soulslike a tinte gotiche diretto da Miyazaki.

Pur senza mai lontanamente avvicinarsi a certe vette artistiche e narrative, ciò che racconta il titolo di OverBorder è incentrato sulle vicende legate a uno strano e sconosciuto morbo ascrivibile alla peste, diffusosi con incredibile rapidità all'interno del regno di Hermes.

In quell'epoca sciagurata, gli uomini si rivolgevano all'alchimia per tentare di arginare la malattia e sperimentare cure del tutto personali e fantasiose, con esiti che ben presto divennero catastrofici. Col regno scivolato ormai nel caos totale, e con mostri deformi che presidiano le strade, l'ultima speranza è affidata a Corvus, personaggio principale che può invertire la rotta e salvare il regno.

Per farlo dovrà però far riemergere i propri ricordi, disseminati lungo i livelli che compongono l'avventura. Non c'è dunque un mondo interconnesso né un design delle mappe elaborato: si va in una zona, si ripulisce, si uccide il boss e ci si prepara per la prossima.

La conduzione di gioco prevede un hub principale da cui si potrà parlare con una donna misteriosa che su vostra richiesta vi teletrasporterà nelle sparute ambientazioni disponibili nell'avventura. Appurato lo scarso numero di aree, ciò che ci ha fatto ancora meno piacere è la presenza di missioni secondarie che si sbloccano subito dopo il superamento delle sfide principali.

Un po' come succede con Nioh (su Amazon potete comprare la collection coi due capitoli), un paio di mansioni extra possono essere portate a termine rifacendo la stessa cosa e risolvendo obiettivi di cui non v'importerà nulla.

Al limite, l'unica vera utilità è data dal fatto che in questo modo potrete livellare un po' ed essere così più pronti ad affrontare le boss fight, unici veri ostacoli (mai davvero prominenti) di Thymesia. In queste secondarie intraprenderete talvolta percorsi diversificati e affronterete qualche nemico élite per trovare ciò che vi serve, ma ciò chiaramente non può bastare per diversificare in modo importante il riutilizzo delle stesse dinamiche all'interno degli stessi posti, né a stimolare il giocatore ad agire spontaneamente per scoprire dettagli che non si riveleranno mai succosi.

Thymesia non ha lo sviluppo, la portata, la durata né l'ampio respiro che ci aspetterebbe da un soulslike moderno, e si rivela in soldoni quasi un abbozzo rispetto a tutti gli altri titoli più in vista, un gioco cristallizzato nel passato e fuori tempo massimo.

L'unica vera spinta per portarlo a termine, come lasciato ampiamente intendere, non è dunque la storia, che al contrario è solo un contorno piuttosto trascurabile. É nel sistema di combattimento, semmai, che risiedono le caratteristiche migliori dell'intero progetto, che dispone di alcune variabili di gioco con buone potenzialità solo parzialmente espresse.

Gameplay

Thymesia scimmiotta in larga misura il combat system di Bloodborne, pertanto non sono previste rotolate ma solo schivate e una certa precisione nel portare a segno i colpi sui nemici. Corvus può utilizzare una sciabola per i fendenti di base, ma questi provocano solamente delle ferite che tenderanno a rimarginarsi. Per rendere effettivo il danno si dovrà dunque attaccare con uno speciale artiglio, meno rapido della lama primaria.

Tenendo premuto il tasto dell'artiglio e caricando l'attacco, invece, Corvus potrà letteralmente rubare lo spettro dell'arma pestilenziale con cui è equipaggiato l'avversario e usarla per una sola volta come se fosse a tutti gli effetti un attacco speciale.

Nulla vi vieta poi di ripetere l'operazione, ma bisognerà scegliere il momento propizio per esporsi senza troppi rischi. Anche il parry non è da sottovalutare, perché azzeccare il giusto tempismo e respingere il colpo causa in effetti delle ferite ai mostri e può potenzialmente rendere meno lunghi e pericolosi gli scontri.

Una volta imparate queste basi, un giocatore mediamente abituato ai soulslike non farà fatica a portare a termine Thymesia, che definiremmo senza troppi patemi d'animo un titolo piuttosto semplice da padroneggiare al meglio.

Scoprire delle brecce nelle difese, sfruttare delle debolezze e usare le armi pestilenziali più efficaci saranno azioni alle quali i giocatori più scafati diventeranno avvezzi in tempi brevi, ma va al contempo segnalato come ci siano certi squilibri che facilitano un po' troppo alcuni combattimenti. La speranza è possano essere mitigati con una o più patch post-lancio.

Questo non significa che Thymesia sia una passeggiata di salute, attenzione, ma solo che esiste una vasta gamma di soluzioni per uscirne sempre vittoriosi senza troppi grattacapi. Ciò è dovuto all'ampio sistema di sviluppo e crescita di Corvus e ai talenti, che oltre a lasciar personalizzare in modo soddisfacente il proprio stile di combattimento, consentono di modellare il personaggio a ogni checkpoint.

In Thymesia si potranno infatti rimescolare le carte tutte le volte, redistribuendo le evoluzioni dei talenti come più vi aggrada. Non si potrà invece fare coi parametri delle caratteristiche di base, che vanno solamente a toccare la salute, la forza e l'efficacia delle armi pestilenziali.

Non esiste la stamina, e dunque sulla carta Corvus può muoversi di continuo e senza dover sottostare alla fatica. in realtà, nonostante si possa sbloccare anche una doppia schivata, ci sono attimi non propriamente gestiti al meglio, in cui tra un'animazione e l'altra si resta scoperti. Inoltre, le limitazioni legate alle direzioni delle schivate generano spesso problematiche che portano a essere colpiti ugualmente con particolari spazzate.

Detto ciò, Thymesia dà comunque vita a combattimenti frizzanti e molto veloci, dove con le giuste abilità ci si muove come delle schegge. Questo, in piccola parte, rende più piacevoli e tecnici gli scontri.

Con più ambizioni (e organico e fondi e idee originali) il progetto avrebbe potuto emergere dal mare magnum dei cloni, ma così com'è fatica davvero a essere riconosciuto come un soulslike imperdibile. Anche tecnicamente non si difende benissimo, e pur essendo su PC e console di nuova generazione, l'aspetto generale è indietro agli albori della scorsa generazione.

Gli ambienti sono spartani, disadorni, per nulla memorabili, mentre parecchie texture sono in bassa risoluzione e non aiutano di certo a gratificare l'occhio con una cosmesi degna di nota. A corollario, segnaliamo anche qualche piccola incertezza nel frame rate, che però non si palesa durante i combattimenti ma solo in certe transizioni da una zona all'altra. Peccato davvero, perché Thymesia, nonostante tutto, avrebbe potuto dire la sua in un genere ormai ultra inflazionato.

Versione testata: PC

Voto Recensione di Thymesia - Recensione


6.7

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • Tante possibilità di personalizzare il proprio stile di combattimento

  • Armi pestilenziali e discreta profondità dei combattimenti...

Contro

  • ... Ma gli exploit sono parecchi e i giocatori esperti li scopriranno molto facilmente

  • Tecnicamente arretrato

  • assai derivativo e con una storia banale

Commento

Thymesia è un piccolo epigono di Bloodborne con qualche buona trovata del sistema di combattimento e davvero poco altro che possa catturare l'attenzione. Si tratta di un progetto assai derivativo, tecnicamente arretrato e fuori tempo massimo, se si considerano le evoluzioni sfoggiate dai titoli dello stesso genere sviluppati da team equivalenti. I fan del genere potranno approcciarsi al progetto senza trovare un livello di sfida importante, soprattutto a causa di alcune debolezze sfruttabili in modo piuttosto banale. Thymesia, in definitiva, è costretto a galleggiare in quel mare sterminato di cloni che non riescono a svettare sulla massa.
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