Continua la pubblicazione di The Legend of Zelda: A Link Between Heroes, romanzo di Andrea Paone e vincitore del concorso indetto su Spaziogames che ha messo in palio due biglietti per il concerto The Legend of Zelda: Symphony of The Goddess, tenutosi venerdì 24 aprile scorso presso il Teatro degli Arcimboldi di Milano.
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The Legend of Zelda: A Link Between Heroesdi Andrea Paone
ZoraCarl aveva lasciato la fattoria alle prime luci del giorno, consapevole di dover raggiungere il lago Hylia il più velocemente possibile. Il tempo passato con Malon era stato una piacevole distrazione dalle preoccupazioni che lo avevano afflitto per tutta la durata del suo viaggio. Sopra le sue spalle gravava il peso di una moltitudine di persone innocenti, costrette ogni giorno a vivere nella paura. Le sue azioni future avrebbero potuto decretare le sorti di tutta questa gente, e ciò lo spaventava e lo spronava ad andare avanti allo stesso tempo. Carl però sapeva di non essere solo, molti lo aveva aiutato senza chiedere nulla in cambio, se non la speranza che un giorno le cose sarebbero cambiate, che la pace sarebbe tornata. Sebbene non l’avesse ancora incontrato, Carl sapeva che da qualche parte Link stava lottando per la sua stessa causa, e ciò lo confortava. Più volte aveva sentito parlare di lui, un eroe senza paure, coraggioso e gentile, forte ed onesto. Link era divenuto una figura di riferimento per il giovane ragazzo, e la volontà di diventare come lui era uno dei tanti motivi che lo spingevano a proseguire. Anche lui voleva essere un vero eroe, non a causa di un’antica leggenda che lo additava come tale, ma grazie alle sue sole capacità e alle gesta che avrebbe compiuto.
Quando Carl raggiunse le rive del lago Hylia il sole era già alto, prossimo a raggiungere lo zenit. Sotto gli occhi meravigliati del giovane eroe si estendeva uno dei bacini d’acqua più grandi che avesse mai visto, alimentato da una cascata che sembrava raccogliere le acque dell’intera Hyrule. Una delle particolarità di quel lago erano senza dubbio gli isolotti che sorgevano qua là in mezzo ad esso. Si trattava di piccoli atolli, collegati tra loro da dei ponteggi sospesi sulle acque limpide. Un’altra particolarità era rappresentata dalla presenza di un singolare edificio, che sorgeva in una zona rialzata della riva. Esso era piuttosto grande ed era sormontato da una gigantesca canna fumaria. La cosa che però attirò di più l’attenzione di Carl era il colore delle tegole dell’edificio, di un lillà intenso e stravagante che sembrava riflettere l’eccentricità di chi vi risiedesse. Dopo qualche istante di riflessione, il giovane eroe decise di entrare all’interno di quell’edificio, aveva bisogno di più informazione per trovare gli Zora, di cui sapeva veramente poco. La stravaganza che caratterizzava l’esterno di quella costruzione non era nulla se confrontata con il suo interno. Esso era caratterizzato dalla presenza di unica grande stanza, di cui metà era occupata da una vasca d’acqua, talmente profonda da poter arrivare a toccare il fondo del lago stesso. Sulle pareti erano addossati ed esposti diversi oggetti bizzarri, che sembravano tutti avere qualcosa a che fare con il lago. Si passava da utensili per la pesca, come arpioni e fiocine, a carapaci di tartaruga, da pesanti ancore a gigantesche conchiglie, fino ad arrivare ad un inquietante polpo imbalsamato rinchiuso in un acquario. Ancorata al soffitto c’era anche una barca a remi, che sembrava non venir utilizzata da diverso tempo. L’ambiente era illuminato da delle lanterne fissate alle pareti, le quali erano accese anche a quell’ora del giorno essendo l’abitazione completamente priva di imposte. In uno dei lati della stanza si trovava un lungo bancone di legno, su cui erano poggiati una moltitudine di ampolle dalle forme e dalle dimensioni differenti, dove all’interno erano racchiusi liquidi di diverso colore, che emanavano odori intensi e penetranti. L’unico individuo presente all’interno dell’edificio era un uomo vecchio, incurvato sotto il peso degli anni, che armeggiava con diverse di quelle ampolle, miscelando e analizzando il loro contenuto. Esso dava le spalle a Carl e sembrava non essersi accorto del suo arrivo.«Scusate signore, potrei farle una domanda?» «Oh non ti avevo sentito arrivare!» L’uomo si girò improvvisamente facendo sobbalzare Carl per lo spavento. Il suo volto era talmente magro da essere simile ad un teschio sdentato, le cui orbite era riempite da due occhi grandi e sporgenti, che lo fissavano quasi allucinati. Malgrado le apparenze però la voce dell’anziano era gentile e il suo atteggiamento socievole. «Prego figliolo, chiedete pure. Se cerchi informazioni sul lago allora sei nel posto giusto, nessuno è più esperto di me in merito.»Carl tacque paralizzato per qualche istante, ma nonostante lo spavento iniziale riuscì a riprendersi. «Ecco… stavo cercando gli Zora. Mi hanno detto che avrei potuto trovarli qui nel lago.»«Gli Zora dici? Che affari avresti con loro?» La voce del vecchio continuava a non essere ostile, ma piena di curiosità.«Dovrei incontrare la principessa Ruto…» Carl non voleva rivelare troppo, ma si rese conto che forse era già troppo tardi.«La principessa degli Zora, mi stai forse prendendo in giro?!» L’uomo aveva assunto un’espressione meravigliata, che però rendeva ancora più inquietante il suo volto. «Beh gli Zora non risiedono propriamente nel lago, ma in una caverna a monte le fiume che lo alimenta. Tuttavia più di una volta ho avvistato alcuni di loro dall’isolotto più esterno, quello dove si trova l’albero privo di foglie. Mi spiace, ma non so altro.» «Non si preoccupi, mi è già stato di grande aiuto.» Carl fece per andarsene, ma ci ripensò. «Se posso chiedere, cosa state facendo?» La domanda non centrava nulla con il trovare gli Zora, ma il ragazzo era curioso di capire cosa ci facesse un uomo così anziano in un posto del genere.«Ah questa sì che è una buona domanda!» Gli occhi del vecchio scintillarono sognanti. «Sto studiando il modo per combinare le acque del Lago Hylia con altri ingredienti e produrre delle nuove medicine. E’ una ricerca rivoluzionaria!» Le parole entusiaste dell’uomo rivelarono la sua natura di scienziato e ricercatore.«Sembra interessante. Spero che la sua ricerca dia presto i suoi frutti.» Carl non aveva compreso benissimo di cosa trattasse nello specifico il lavoro dello scienziato, ma cercò comunque di incoraggiarlo, per ricambiare la sua generosità.«Arrivederci!» Il giovane eroe salutò il vecchio mentre si apprestava ad uscire dall’ingresso, ma quest’ultimo, che era ritornato al suo lavoro, era talmente concentrato che non lo sentì nemmeno.
Individuare e raggiungere l’isolotto menzionato dal vecchio scienziato fu piuttosto semplice, se non fosse per il timore, fortunatamente infondato, che i ponteggi che collegavano i vari atolli potessero cedere. Questi però si erano dimostrati estremamente resistenti capaci di reggere senza problemi l’esiguo peso di Carl. Arrivato nel luogo che gli era stato indicato, il giovane eroe iniziò a guardarsi intorno nella speranza di vedere uno Zora. Sebbene non sapesse ancora che aspetto avessero, Carl aveva dedotto che fossero creature acquatiche o che comunque possedessero grandi capacità natatorie. Per quanto si sforzasse di osservare la superficie dell’acqua Carl non riuscì ad individuare nessuno. «Principessa Ruto ci sei?» non avendo altre opzioni il ragazzo decise di provare a chiamare direttamente il saggio, che a quanto gli era stato detto lo stava aspettando proprio in quel lago. Il richiamo di Carl sembrò non avere alcun effetto, ma dopo diversi secondi di incertezza la superficie del lago vicino all’isolotto iniziò ad incresparsi.«Chi osa chiamarmi?!» Improvvisamente dall’acqua fuoriuscì una sagoma minuta e snella, che con uno slancio incredibile arrivò sull’isolotto, proprio davanti a Carl. La creatura aveva delle fattezze umanoidi, ma le similitudini con gli animali acquatici erano evidenti. La sua pelle pallida e diafana assumeva le stesse tonalità dell’oceano in corrispondenza delle estremità del corpo. Possedeva delle escrescenze simili a pinne in prossimità di gomiti e gambe, inoltre aveva i piedi palmati. La parte superiore della testa era larga e piatta, mentre i suoi occhi erano grandi e di un viola intenso. Nonostante le peculiarità che contraddistinguevano quella creatura, Carl non ne era spaventato, poiché a differenza dei Goron quella era decisamente meno minacciosa e più piacevole alla vista. Oltretutto lo strano essere era della sua stessa statura, e dalla voce sembrava essere una femmina.«Sei la principessa Ruto?» Domandò il giovane eroe ancora in dubbio riguardo l’identità della giovane Zora.«Certo che lo sono, ragazzino. Ma tu chi sei?!» Ruto squadrava Carl con sguardo altezzoso, dall’alto verso il basso.«Io sono Carl, sono venuto per… »«Oh sì Carl, il tizio dell’altro mondo.» La principessa lo interruppe sgarbatamente. «So tutto di te e della tua impresa, Rauru mi ha raccontato ogni cosa.» Nonostante la Zora avesse riconosciuto il giovane eroe e fosse al corrente del compito che si apprestava ad affrontare, continuava a guardarlo con sguardo di sufficienza. «Rauru?» Carl non conosceva nessuno con quel nome e il fatto che un estraneo potesse essere al corrente di tutta la sua storia lo preoccupava.«Non fare domande sciocche, conosci benissimo Rauru! Ma passiamo ad altro, la prova.» Un sorrisetto diabolico si aprì sul volto di Ruto. «Per guadagnarti il mio favore dovrai renderti degno ai miei occhi, ma sappi che sono molto esigente…»«Farò tutto ciò che mi chiederai.» Carl era più risoluto che mai, aveva già fatto molto per giungere fin lì e non si sarebbe di certo fermato adesso. «Confidi molto nelle tue capacità, ma sarò io ad avere l’ultima parola. Vedi, il mio compito è quello di nutrire Lord Jabu Jabu, il protettore degli Zora. Oggi però non mi va di farlo e quindi ci penserai tu! Dovrai pescare un pesce bello grosso che possa saziare un gigante come lui!»Carl aveva capito che il piano della principessa era quello di affibbiare a lui i propri doveri, in modo da poter passare la giornata ad oziare e divertirsi, mascherando il tutto come una prova che avrebbe dovuto aiutarlo a renderlo un vero eroe. «Come farò a catturare un pesce?» Di certo il ragazzo non avrebbe potuto farlo a mani nude.«Vedi quella porta?» Ruto indicò un punto in corrispondenza del margine orientale del lago, dove si trovava un porta di legno che conduceva all’interno del costone di roccia. «Oltre quella porta c’è uno stagno alimentato dal lago, dove è possibile pescare molti pesci. Lì troverai anche un uomo che ti fornirà tutta l’attrezzatura per pescare. Torna da me quando avrai pescato un pesce bello grosso, poi potremo concentrarci sul tuo compito.»Carl osservò titubante la porta che conduceva allo stagno. «Scusa ma come farò ad arrivare fin lì?» Effettivamente il piccolo lembo di terra da cui era possibile accedere allo stagno era molto lontano dalla riva, ed era circondato interamente dalle acque del lago.«Basta con queste domande inutili! Ci andrai a nuoto ovviamente!» Ruto, che non sembrava la persona più paziente del mondo, sembrava sul punto di volerlo aggredire da un momento all’altro. «Veramente… io… non so nuotare.» Carl era piuttosto imbarazzato nel rivelare quella sua mancanza. Il suo problema non stava nel nuotare in sé, ma nel non aver mai avuto l’occasione per farlo. La principessa degli Zora guardò il giovane eroe incredula, poi scoppiò a ridere, talmente forte da farle venire le lacrime agli occhi. «Tu… non sai… nuotare?! Che razza di eroe saresti?» La principessa Ruto che aveva vissuto tutta la vita fra gli Zora, non pensava neanche lontanamente che ci fosse qualcuno che non sapesse nuotare. L’imbarazzo di Carl continuava ad aumentare, come testimoniato dal rossore acceso del suo viso. Tutto ciò che riuscì a fare fu rimanere in un mesto silenzio.«In ogni caso, puoi farti dare una barca a remi dal vecchio scienziato che vive nella casa vicino alla riva.» La principessa, che era riuscita finalmente a calmarsi, indicò lo stesso edificio in cui Carl era passato poco prima.«Ci vediamo quando hai finito!» Ruto si congedò dal ragazzo gettandosi nuovamente nel lago, senza attendere la risposta. Carl, ancora ferito nell’orgoglio, si incamminò a testa bassa verso la riva, dove avrebbe dovuto trovare il modo di convincere l’eccentrico vecchio a prestargli la barca.
Lo scienziato si dimostrò più accondiscendente del previsto, concedendo a Carl la propria barca di buon grado, ma facendogli promettere che un giorno sarebbe tornato per testare alcune delle sue nuovissime medicine. L’odore intenso che scaturiva dai liquidi colorati non era molto rassicurante, ma Carl fu costretto ad accettare, non essendo in quel momento in vena di approntare lunghi discorsi di disappunto con il vecchio scienziato. L’imbarcazione era piccola e leggera, abbastanza da far sì che Carl potesse trasportarla fino alla riva del lago senza troppe difficoltà. Anche la traversata non fu estremamente impegnativa, le acque del lago erano piatte come una tavola, e arrivare al lembo di terra che dava sulla porta in legno fu solo questione di tempo, essendo il giovane eroe poco avvezzo all’uso dei remi. Inizialmente si limitò a girare su sé stesso, ma dopo qualche minuto iniziò a comprendere come utilizzare le pagaie correttamente al fine di raggiungere la propria destinazione.
PerseveranzaOltre la porta si estendeva uno degli scenari più belli che Carl avesse mai visto: circondato da un anello di roccia, sorgeva uno stagno in cui numerosi pesci nuotavano spensierati. Lo specchio d’acqua era alimentato da una piccola sorgente, che filtrava da un’apertura nella pietra. Le acque dello stagno era placide e tranquille, increspate solo dal guizzo improvviso di uno dei suoi abitanti. Quel luogo quasi paradisiaco era anche ricco di vegetazione, sotto forma di felci e arbusti in prossimità delle sponde, e di alghe e ninfee nelle zone più profonde dello specchio d’acqua. L’ingresso per quell’oasi sorgeva in concomitanza con una piccola costruzione in legno, che si estendeva al di là della porta da cui Carl era entrato. Lo spazio in un cui sorgeva l’edificio era stato scavato all’interno di una porzione dell’anello di roccia che circondava l’intero stagno, ed era caratterizzato dalla presenza di sole tre pareti, che lo rendevano completamente aperto verso lo specchio d’acqua. Sulle pareti, composte da lunghi e sottili tronchi impilati, erano affissi molti trofei di pesca, tra cui un pesce gigantesco, lungo svariati metri e di una colorazione verdognola. Sulla destra si trovava un bancone dietro il quale spuntava una rastrelliera con diverse canne da pesca, affiancate da un uomo giovane dall’aria annoiata.Notando la presenza di Carl l’uomo trasalì, rischiando di far rovesciare il piccolo acquario adagiato sul bancone. «Oh finalmente un cliente!» L’uomo cercò immediatamente di darsi un contegno, in modo da apparire serio e professionale. «Benvenuto al mio laghetto!» «Salve signore.» Carl si avvicinò al bancone, apprestandosi a parlare con quello che aveva l’aria di essere il proprietario di quel posto. L’uomo era talmente alto da costringere il ragazzo ad alzare fastidiosamente la testa per riuscire a vederlo in volto, caratterizzato dalla presenza di un paio di sottili baffi, un pizzetto e una selva di capelli ricci color castano chiaro. «Vorrei pescare.»«Allora sei venuto nel posto giusto!» L’uomo sembrava estremamente entusiasta. «Non esiste posto migliore in tutta Hyrule dove praticare la pesca! Ragazzo visto che mi stai simpatico per sole venti rupie ti presterò tutta l’attrezzatura che ti serve, e ti lascerò pescare per tutto il tempo che vorrai!»Sembrava che la principessa degli Zora nel suo discorso avesse omesso un piccolo appunto riguardante la somma da pagare per poter pescare, di cui naturalmente Carl era privo. «Mi dispiace signore, ma non ho quei soldi.» Il ragazzo giudicò inutile girarci attorno, preferendo mettere subito le cose in chiaro.Tutta l’euforia dell’uomo sparì di colpo, lasciandolo a bocca aperta. «Non hai neanche dieci miserevoli rupie…?» Carl si limitò a scuotere innocentemente la testa, facendo capire che di rupie non ne aveva neanche un po’.Il proprietario dello stagno sospirò vistosamente, scuotendo a sua volta la testa. «Promettimi almeno che tornerai e porterai degli amici…» L’uomo sembrava veramente disperato, doveva avere veramente pochi clienti per ridursi così. Effettivamente quel laghetto era un luogo magnifico che avrebbe senz’altro attirato tantissima gente, se non fosse per la sua posizione isolata.«Ehm certo…» Carl non era molto sicuro sul fatto che sarebbe ritornato in quel luogo, ma nel caso sarebbe successo avrebbe fatto in modo di ripagarlo di tutto.«Allora prendi una di queste canne da pesca e divertiti. Ricordati di non andare troppo vicino all’acqua, altrimenti spaventerai i pesci.» L’uomo dal morale vistosamente basso porse a Carl una canna della sua misura, dotata di esca e mulinello.
Il giovane eroe era seduto su un grosso masso a pochi passi dalla riva dello stagno, mentre attendeva pazientemente che qualcosa abboccasse. Prima che la malattia glielo impedisse, Carl aveva accompagnato diverse volte il padre a pescare, cosa che gli aveva permesso di conoscerne i rudimenti. Certo, Carl era ben lontano dal potersi ritenere un pescatore esperto, ma le sue conoscenze, per quanto limitate fossero, gli permisero di mettersi a lavoro senza perdere ulteriore tempo. Il ragazzo sapeva che la pesca era un’attività fatta di attesa e di pazienza, ma rimanere calmo ad aspettare che qualcosa abboccasse in una situazione come la sua non era facile. Fortunatamente lo stagno e l’atmosfera che lo caratterizzava, erano in grado di tranquillizzare anche il più agitato degli uomini, e nonostante le preoccupazioni, Carl riuscì lentamente a rilassarsi. Dopo circa una decina abbondante di minuti, qualcosa sembrò finalmente abboccare. Tutto accadde all’improvviso, tanto da far rischiare a Carl di perdere la presa sulla canna da pesca. La lenza iniziò a tendersi, mentre il galleggiante spariva nelle acque smeraldo dello stagno. Il ragazzo si mise il più rapidamente possibile in piedi e iniziò a tirare a sé il pesce che aveva abboccato, cercando al tempo stesso di rimanere concentrato e vigile. L’operazione fu più impegnativa del previsto e richiese sia l’utilizzo del mulinello, che della forza bruta per far arrivare il pesce fino alla riva. Questo oppose una strenua resistenza, ma alla fine dovette cedere sotto l’incredibile abilità del giovane eroe. Con un sorriso stampato sul volto, Carl diede un ultimo strattone, facendo uscire finalmente la preda dall’acqua, che si rivelò essere un’incredibile… sardina. Sotto gli occhi attoniti di Carl si dibatteva un pesce lungo neanche dieci centimetri, decisamente inadatto per nutrire Lord Jabu Jabu.«Questo è solo il riscaldamento, adesso abboccheranno quelli grossi…» Si ripeteva Carl fra sé e sé per sollevarsi il morale, mentre poggiava il piccolo pesce sul cesto che gli era stato dato dal proprietario dello stagno. Purtroppo la previsione di Carl si rivelò alquanto inesatta: non solo i “grossi” non abboccarono, ma quella sardina fu l’unica cosa che pescò per molto tempo. I minuti divennero presto ore, e più il tempo passava, più Carl si innervosiva, consapevole di stare perdendo tempo prezioso solo per compiere il lavoro che avrebbe dovuto fare quella ragazzina viziata. «Allora come va mio giovane amico?» Il conflitto interiore che stava vivendo il ragazzo venne interrotto dall’arrivo del proprietario del laghetto, che aveva riguadagnato parte del suo buonumore. Carl si limitò a lanciare un’occhiata sul cesto praticamente vuoto, salvo poi chinare il capo verso il basso.«Non devi scoraggiarti, può capitare anche al più esperto di avere una giornata sfortunata.» L’uomo tentò di consolare il ragazzo sotto l’intento celato di invogliarlo a tornare ancora.«Ma non esiste un modo di catturare in poco tempo dei pesci grandi e grossi?» Carl sperava che il proprietario gli potesse rivelare qualche trucco che lo potesse agevolare nell’affrontare quell’ingrato compito.«Certo che c’è un modo ragazzo.» L’uomo pronunciò quelle parole con talmente tanta naturalezza da far sobbalzare Carl sul posto. «Esiste un piccolo animale che è in grado di attirare anche i pesci nascosti più in profondità. Ha un corpo lungo e trasparente e quando entra a contatto con l’acqua brilla attirando ogni sorta di pesce.»«Lei ha quest’esca? Potrebbe prestarmela? La prego ne ho veramente bisogno.» Il ragazzo si alzò in piedi, guardando con occhi supplichevoli l’uomo alto.«Mi dispiace ragazzo, ma non te la darei neanche se l’avessi, è stata dichiarata illegale a causa dell’impatto che ha sui pesci. Sembra che il suo uso modifichi le loro abitudini alimentari, danneggiando l’equilibrio dell’intero ecosistema.» Il proprietario aveva assunto un’espressione incredibilmente seria, a riprova della pericolosità che quell’esca avrebbe potuto avere.«Peccato…» Carl comprendeva il motivo per cui quell’esca era proibita, ma ciò non gli fu d’aiuto nell’alleviare il senso di delusione che provava.«Se posso darti un consiglio da veterano, prova a spostarti. E’ evidente che questa zona dello stagno non è molto pescosa, quindi prova con un’altra.»«Grazie signore, farò come dice.» Il ragazzo non aveva molte opzioni, e se spostarsi avesse cambiato anche di poco la sua disperata situazione ne sarebbe valsa la pena. Dopo essersi congedato amichevolmente dall’uomo con il pizzetto, Carl iniziò a dirigersi verso la parte opposta dello stagno, sperando che questa volta le cose sarebbero andate diversamente. Mentre cercava un luogo adatto dove potersi sedere, lo sguardo di Carl venne catturato da un oggetto tra le felci, che sembrava essersi mosso. L’evento fu totalmente fortuito e casuale anche perché l’oggetto, che aveva intravisto con la coda dell’occhio, sembrava essere sparito nel nulla. Incuriosito, Carl iniziò a setacciare la terra morbida intorno alle felci, tastandone la superficie con le mani. Sebbene i suoi occhi non notassero nulla di sospetto, le sue mani si imbatterono in qualcosa di lungo e viscido, che appena venne toccato iniziò a muoversi lentamente. Carl afferrò una delle estremità del viscido oggetto e lo sollevò all’altezza del proprio viso. Davanti ai suoi occhi si dibatteva debolmente quello che sembrava un lungo verme, caratterizzato dall’avere il corpo completamente trasparente. Quella peculiarità gli aveva consentito di rendersi praticamente invisibile, almeno fino al momento in cui non era stato sollevato da terra. «Ma questo è…!» Mentre lo osservava con un certo disgusto, Carl capì che quella creatura era la stessa menzionata dal proprietario dello stagno qualche minuto prima. Con essa avrebbe potuto pescare così tanto pesce da saziare Lord Jabu Jabu per una settimana. Il ragazzo volse tempestivamente lo sguardo dietro di sé così da accertarsi che l’uomo non lo stesse guardando, ritornando poi a concentrarsi sulla sua preziosa esca. Aveva letteralmente la vittoria in pugno, doveva solo assicurare l’esca all’amo e gettare la lenza, il resto sarebbe venuto da sé. Ma per quanto ci provasse Carl non riusciva ad usarla. Voleva superare quella prova più di ogni altra cosa, ma il pensiero di poter danneggiare quel luogo magnifico lo frenava. Con un gesto repentino del braccio lanciò lontano il lungo verme, che sparì nuovamente tra la vegetazione e le rocce che punteggiavano i contorni del laghetto. Carl aveva deciso: avrebbe superato quella prova e l’avrebbe fatto senza ricorrere a mezzi così spregevoli.
«Sarebbe questo il pesce?» La principessa Ruto osservava la sardina con un’espressione imperscrutabile.«Ho fatto del mio meglio, ma questo è tutto ciò che sono riuscito a pescare…» Il morale di Carl era a pezzi, come testimoniava l’espressione tetra che aveva stampata sul volto. Purtroppo cambiare posizione non era servito a nulla, e nonostante tutta la buona volontà che il ragazzo dimostrò nel voler continuare a discapito dei risultati fino a quel momento ottenuti, la pesca risultò un vero e proprio fallimento. Le ore passate a pazientare in attesa che qualcosa abboccasse erano testimoniate solo da quella piccola sardina, che per qualche strano scherzo del destino era stato l’unico pesce ad aver catturato. Ritornare da Ruto consapevole di aver fallito la prova era stato frustrante, ma presentarsi da lei con quel misero pesce lo aveva fatto sentire inutile e imbarazzato. Carl non faceva altro che chiedersi se fosse effettivamente valsa la pena di gettare l’esca, rinunciando così alla possibilità di sconfiggere Ganondorf.«A quanto pare la leggenda si sbagliava…» La gola di Carl era stretta in una morsa e per questo la sua voce risultò nient’altro che un sussurro.«Io invece non credo sia così.» La Zora esibì uno dei suoi soliti sorrisetti. Vedendo il giovane eroe fissarla inebetito continuò. «Hai superato la prova Carl.»«M-m-m-ma come è possibile?!» Il ragazzo continuava a non capire, come aveva potuto superare la prova con quel misero risultato? Per quanto si sforzasse non riusciva a capirne la logica.«Il vero significato della prova non era catturare il pesce più grande.» La principessa questa volta esibì un largo sorriso genuino. «So cosa hai fatto allo stagno, so a cosa hai rinunciato. Utilizzando quell’esca avresti potuto ottenere facilmente la vittoria, non ci sono dubbi, ma il prezzo da pagare sarebbe stato molto alto. Anche il più nobile dei propositi può essere corrotto dall’oscurità, se il prezzo per raggiungerlo comporta la sofferenza e il sacrificio di innocenti. Farlo non ci renderebbe migliori di Ganondorf e la pace ottenuta sarebbe effimera come la vita di una farfalla. Tu sei un vero eroe Carl, non per la tua forza o per la tua astuzia, ma per l’aver posto davanti ad ogni altra cosa il benessere di chi ti sta intorno, in un mondo che ti è estraneo.»Il ragazzo continuava ad essere senza parole, la sua gola era bloccata in un nodo ferreo dovuto all’emozione. Sapeva però di aver valutato male la principessa Ruto, dietro il suo atteggiamento scontroso e beffardo si nascondeva una saggezza e una bontà d’animo degna di un vero saggio. «Lascia che risvegli un altro frammento del tuo potenziale.» La giovane Zora afferrò le mani di Carl cingendole con le sue. Il ragazzo venne attraversato ancora una volta da quello strano formicolio che dal suo corpo sembrava penetrare sino nei meandri della sua anima. Questa volta la sensazione fu più intensa e duratura, ma essa cessò del tutto una volta che la principessa Ruto interruppe il contatto fisico.«E’ stato più faticoso del previsto…» La ragazza Zora era visibilmente provata, ma il suo orgoglio come regnante le impediva di manifestare eccessivamente il suo disagio. «Grazie principessa, le tue parole sono state illuminanti.» L’esperienza passata al lago Hylia aveva fatto maturare Carl, che adesso era certo di sapere per cosa stava lottando così duramente.«Aspetta non ho ancora finito con te!» Ruto indicò lo scudo che il giovane eroe teneva nella mano sinistra. «Dammelo un momento, posso renderlo veramente speciale…»Carl guardò la Zora con sospetto, sembrava che stesse tramando qualcosa, ma il ragazzo non aveva più motivo per non fidarsi di lei. Così le porse lo Scudo Deku, che ancora portava i segni del combattimento con il gigantesco essere scheletrico.Il saggio afferrò rapidamente lo scudo, ed iniziò ad armeggiare con esso volgendo le spalle a Carl. L’operazione richiese diversi minuti, e si concluse con una soddisfatta Ruto che nascondeva lo scudo dietro di sé, mentre sorrideva raggiate verso il giovane eroe.«Non ero sicura che funzionasse, ma fortunatamente è andata bene, ecco qua il tuo scudo!» La principessa Zora mostrò entusiasta l’oggetto delle sue fatiche a Carl, mettendolo ben in vista. In realtà lo scudo era praticamente identico a prima che la ragazza lo prendesse, se non fosse per la strana patina trasparente che ne ricopriva la superficie.«Ma che roba è?» Carl tastava con l’indice il nuovo strato, che risultava al tatto viscoso ma allo stesso tempo compatto.«Quella che stai toccando è della rarissima gelatina prodotta all’interno della pancia di Jabu Jabu!»Sentendo quelle parole il giovane eroe ritrasse il dito, disgustato «Interno della pancia?!»«E’ un materiale straordinario!» continuò Ruto ignorando la domanda di Carl. «Con esso il tuo scudo sarà in grado di deviare persino i potenti attacchi di Ganondorf!» Il giovane eroe prese la protezione, facendo molta attenzione a non toccarne la superficie gelatinosa. «Beh grazie…»«Ah nel caso volessi saperlo, mentre eri impegnato nella tua proficua pesca…» La principessa si interruppe un istante per enfatizzare la frecciatina contro Carl. «è venuto a trovarmi Link. Sai un giorno noi due ci sposeremo, me l’ha promesso…» Ruto fece una risatina arrossendo.«Link? Immagino sia già andato via…» Era incredibile, ogni volta erano ad un passo dall’incontrarsi, ma fino a quel momento non ci erano mai riusciti. Carl decise volontariamente di ignorare il matrimonio menzionato dalla principessa. «Sì, aveva molta fretta. Però mi ha detto di dirti che il momento in cui vi incontrerete è più vicino di quanto tu possa immaginare.» Per la prima volta l’espressione di Ruto era incredibilmente seria, come a testimoniare che quell’incontro sarebbe coinciso con la disputa finale con il malvagio Ganondorf.«Capisco. Speravo di poterlo incontrare in circostanze più piacevoli, ma la nostra missione ha la priorità su tutto. Prima che vada principessa Ruto, potreste svelarmi l’identità e la posizione dell’ultimo saggio?» «Non l’hai ancora capito vero? Hai già incontrato il terzo saggio, più di una volta tra l’altro. Ma non preoccuparti, sarà lui a trovare te. Adesso devo lasciarti, ricorda ciò che hai imparato durante il tuo viaggio, ti servirà nel momento del bisogno.» Le enigmatiche parole della Zora si conclusero con il suo congedo nelle profonde acque del lago.Carl, ormai solo, decise di tornare alla piana di Hyrule. Aveva ancora a disposizione diverse ore di luce e l’idea di sprecarle attendendo l’arrivo del fantomatico saggio non era sopportabile.