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Le Mappe ed Apple

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Avatar di Naares

a cura di Naares

Pubblicato il 15/12/2012 alle 00:00

Che Apple piaccia o meno ci sono alcuni fatti che restano appunto fatti, e che storicamente sono andati a contraddistinguere la maniera di condurre l’azienda da parte di più personaggi chiave. La contrapposizione con Microsoft di Bill Gates non fu mai così diretta ed evidente come si potrebbe credere. Certamente, le due aziende si sfidarono sullo stesso terreno di scontro, ma con visioni del mercato molto diverse. Nel nostro presente Apple è un colosso che ha per certi versi provato a seguire la visione originale di Steve Jobs, volgendo il proprio interesse al gusto estetico, all’ innovazione, ma soprattutto cercando di affinare l’integrazione tra software e hardware a cui da sempre rivolge la massima attenzione.
Il caso Maps
Quando la prima versione di iPhone venne lanciata sul mercato, il colosso di Cupertino presentò Apple Maps, un programma di mappatura e navigazione basato su Google Maps. L’esperienza maturata infatti da Google già garantiva un’altissima qualità del servizio. Nessun problema quindi per gli utenti che potevano contare su un hardware molto performante, un design elegante e raffinato, e un servizio di mappatura di comprovata esperienza e maturità. Nel corso degli anni e al susseguirsi delle varie versioni di iPhone, Apple continuò ad affidarsi a Google.
Le cose cambiarono solo di recente, ovvero alla presentazione del nuovo sistema operativo iOS 6 che avrebbe accompagnato il lancio dell’attesissimo iPhone 5. In questo caso infatti Apple preferì allontanare la scomoda presenza di Google, essendo essa la mamma di Android, massimo concorrente di iOS e del mercato smartphone. Per fare ciò decide quindi di affidarsi a TomTom, azienda olandese affermata nel campo dei navigatori satellitari da automobile, apprezzata a livello mondiale e primo produttore sul mercato europeo.
Alla release di iPhone 5 e di iOS 6 le cose non vanno però come devono, e le prime lamentele non tardano ad arrivare. Il software non era evidentemente stato testato a sufficienza, e presentava infatti tutta una serie di problematiche che andavano dal fastidioso al decisamente imbarazzante. Il problema fondamentale che fece infuriare i clienti fu forse il fatto che un upgrade del proprio terminale avrebbe in teoria dovuto migliorare una precedente condizione, mentre la realtà fu un peggioramento nettissimo per numerosi utenti. Di base è ovvio che spendere oltre 700 euro non sia propriamente alla portata di tutte le tasche, e nella maggior parte dei casi un esborso simile comporta sacrifici non indifferenti, soprattutto in un periodo di crisi mondiale come quello in cui ci troviamo. È chiaro allora che dopo aver speso tanti soldi il cliente si aspetti di avere tra le mani un prodotto eccezionale, impeccabile sotto ogni punto di vista, soprattutto pensando alla tradizionale bontà delle produzioni della casa della mela, praticamente una garanzia.
Le nuove mappe si presentarono invece molto più spoglie delle precedenti, migliori nella visione tridimensionale degli edifici, ma nettamente inferiori nel colpo d’occhio offerto dalle mappature, nella navigabilità e nella ricchezza di informazioni. Questi elementi furono palesi fin dalla prima accensione, ma a soffiare su una brace in attesa di divampare furono i bug e gli errori più macroscopici, che segnarono un durissimo colpo per Apple. Il software aveva infatti un gran numero di problemi nel gestire la tridimensionalità di strade ed edifici, soprattutto al verificarsi di determinate circostanze. Per questo motivo la rete, i forum di discussione e il portale della società cominciarono a riempirsi di una lunga serie di screenshot che mostravano strade dalle forme incomprensibili, ponti caduti, autostrade che procedevano a zigzag, sopraelevate rese piatte, improvvisi rigonfiamenti nel terreno che spingevano le vie verso il cielo e tanto, francamente troppo altro. Difetti grafici, bug o come li si voglia chiamare che rendevano quantomeno difficile per l’utente seguire delle indicazioni o riuscire a farsi un’idea sul percorso da seguire. Ma la cosa era anche peggio di così.
Oltre ai sopraccitati difetti, il nuovo sistema di mappe ne aveva uno ben più grave: i luoghi di interesse erano posizionati in posti sbagliati.
Certamente non tutti, e fu la stessa Apple a tranquillizzare gli utenti dichiarando che solo una piccola percentuale degli acquirenti aveva segnalato dei problemi. Peccato che con un semplice calcolo parve subito chiaro che tale percentuale si traduceva in circa 400.000 persone a sole due settimane dal lancio del terminale. 
Le azioni di Apple, lanciate oltre i 700 dollari, subiscono allora una forte battuta d’arresto, mentre l’azienda vede la propria credibilità ridursi proprio mentre l’avversaria Samsung comunica i propri successi di vendita con i suoi smartphone di punta. 
Tim Cook decide quindi di prendere in mano la situazione, scrivendo una lettera di scuse ai propri acquirenti, dove dichiara la volontà di Apple di migliorarsi e di migliorare il servizio offerto. La cosa richiederà però tempo, ricerca e denaro, motivo per cui è lo stesso Cook a consigliare agli utenti del melafonino di non usare Apple Maps, e di rivolgersi piuttosto alle più rodate alternative offerte da Google e da Nokia. 
Secondo delle voci ovviamente non confermate sembra però che la mail di scuse non abbia messo d’accordo proprio tutti in casa Apple, e a distanza di qualche giorno si apprende che Scott Forstall è stato rimosso dal proprio ruolo. Per chi non lo sapesse Forstall era da anni una delle figure chiave di Cupertino, fedelissimo di Steve Jobs, con il quale condivideva una tempra non esattamente accondiscendente. Sembra per l’appunto che lo sviluppatore non fosse d’accordo con l’idea delle scuse pubbliche, motivo per cui si è rifiutato di firmare la missiva dando benzina ai già notevoli attriti con Cook. Forstall passerà quindi ancora qualche mese nell’azienda rivestendo un ruolo da consulente, cosa che lo terrà di fatti fuori dai giochi di Apple fino alla sua completa rimozione dall’azienda. 
La sua testa è quindi stata la prima a cadere, ma certamente non l’unica, e la sua perdita significa per la compagnia privarsi di uno dei veterani sulla scacchiera, nonché dell’uomo dietro lo sviluppo di Mac OS X e dei primissimi software iOS.
Contemporaneamente e successivamente una serie di altri eventi hanno continuato a danneggiare l’immagine di Apple, tra cui le difficoltà produttive di schermi Retina e la conseguente penuria di iPhone 5, i problemi legali e umani del suo maggior partner Foxconn, la presentazione di iPad 4: tutti elementi che hanno contribuito a far scendere il valore azionario della società poco sopra i 500 dollari per azione, un disastro dal punto di vista borsistico ed economico per gli investitori. 
L’ultima in senso cronologico è quanto accaduto in Australia, con un certo numero di persone che seguendo le indicazioni fornite dall’applicazione Apple Maps si sono ritrovate da tutt’altra parte rispetto a dove sarebbero dovuti arrivare. Se questa “altra parte” fosse stata una città o un paese magari la cosa sarebbe finita lì, ma gli sventurati si sono ritrovati in un immenso parco naturale, non esattamente il luogo più sicuro del mondo. Gli utenti hanno quindi chiamato le autorità telefonicamente per farsi tirar fuori dalla natura selvaggia, e poco dopo è stata la stessa polizia australiana a segnalare in un comunicato ufficiale quanto l’accaduto fosse stato pericoloso, invitando i cittadini a non utilizzare il servizio di mappe creato da Apple. Il parco naturale in questione era infatti del tutto sprovvisto di acqua potabile per esseri umani, e considerati i picchi di temperatura oltre i 46 gradi centigradi le forze dell’ordine hanno definito l’affidarsi a tale applicazione pericolosa per la propria vita, fino al punto da risultare letale. Dichiarazioni molto forti, ma tutto sommato comprensibili considerato che si sta pur sempre parlando di forze dell’ordine, che dovrebbero giustamente avere come priorità la sicurezza e la protezione dell’incolumità del cittadino.
A questo punto torna allora in scena il colosso di Mountain View Google, che ripropone su App Store a partire dal 13 dicembre una versione aggiornata del proprio Maps. Il programma continua ad essere gratuito, la grafica è stata adattata al formato dello schermo di iPhone 5, il codice è stato perfezionato migliorando la navigabilità e lo scrolling. È la stessa Google a definire questa versione di Maps migliore della controparte Android in quanto dotata di più funzioni. Ma l’elemento più importante dal punto di vista strategico è l’implementazione delle nuove API, che permetteranno una migliore e più agevole integrazione di software esterni con le mappe realizzate da Google. 
Alcuni potranno interpretare una mossa di questo tipo come un’ammissione di inadeguatezza da parte di Apple, ma a nostro avviso è giusto sottolineare come l’azienda stia riuscendo in questo modo a riporre tutte le proprie attenzioni sulla soddisfazione dei clienti, piuttosto che arenarsi dietro una testardaggine che non avrebbe giovato nessuno. Certamente Google sta guadagnando in immagine, andando a toccare un potenziale bacino di circa trenta milioni di utenti. Ma ne sta guadagnando anche Apple, offrendo ai propri clienti un servizio all’altezza delle loro aspettative. 
Non abbiamo dubbi sul fatto che la casa di Cupertino continuerà intanto a migliora il proprio servizio Mappe, ma è giusto dare agli utenti la possibilità di scegliere, piuttosto che costringere a qualcosa che non soddisfa tutti. Lo ha fatto Microsoft con Internet Explorer, e per un po’ la cosa ha funzionato. Poi la gente dice basta. 

Apple ha fatto a nostro avviso la mossa giusta, allontanandosi dalla tipica politica isolazionista per ottenere e concedere un vantaggio che farà felici i più. Secondo alcuni tale decisione avrà delle brutte ripercussioni in borsa, e un colosso come Apple non può certamente trascurare un aspetto di tale importanza. Rincuora però sapere che per una volta si sia deciso di andare incontro alle esigenze del cliente, piuttosto che al vil denaro, e che in fondo, nonostante il trambusto mediatico, stiamo parlando semplicemente di un’applicazione accettata e distribuita in App. Store come migliaia di altre ogni giorno.

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