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Far Cry Primal

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a cura di Doctor.Oz

Pubblicato il 12/10/2015 alle 00:00

E’ nel fin troppo conosciuto triste carosello mediatico delle notizie rivelate “per sbaglio” che poche ore fa tutta la comunità videoludica è venuta a conoscenza del nuovo quanto ambizioso progetto di Ubisoft: Far Cry Primal.
Dopo la fortunata doppietta degli ultimi anni (tripletta, se si considera quel piccolo gioiello lucente di Blood Dragon) premiati da critica e pubblico, l’azienda mamma di Altair & co. ha deciso di cambiare rotta e cavalcare furbescamente quella moda videoludica che vede di buon occhio il finora poco sfruttato mondo preistorico.
Così, dopo lo sciagurato Twitter comparso in rete e repentinamente liquidato, qualche ora dopo è stato il turno di un trailer rilasciato direttamente da Ubisoft. La casa canadese, spinta da un’hype che in poche ore ha conquistato una buona parte di pubblico, ha dato in pasto ai milioni di interessati un breve trailer in computer grafica in cui ha chiaramente mostrato i muscoli.
Terminato la visione del trailer, e cioè esattamente un minuto e cinquanta secondi dopo, la platea è andata subito in visibilio: se il problema dell’ultimo Far Cry, ambientazione a parte, era la mancanza di un’idea innovativa di fondo beh, considerando i cuori che ha smosso, questa volta mamma Ubisoft sembra aver fatto un centro perfetto.  

Smilodon e mammut, mica solo a Rebibbia
E’ proprio sulle zanne di un poderoso mammut che si apre il trailer di lancio di Far Cry Primal. In un’ambientazione da post era glaciale, in cui lussureggianti foreste di conifere lasciano il posto a sterminati tratti di tundra, si muovono gli uomini primitivi protagonisti del titolo.
Già dai primi istanti è chiaro di come la caccia, la preparazione della stessa e la ricerca del cibo sarà il fulcro sul quale probabilmente ruoterà l’intero titolo. Una volta ultimati i preparativi per la caccia, lo sparuto gruppo di cacciatori si mette sulle tracce di un branco di mammut. La battuta che ne consegue è brutale e frenetica: un cacciatore perderà violentemente la vita contro un grande mammut, ma i suoi compagni riusciranno a vendicarlo, uccidendo la bestia e assicurando così vita e prosperità alla propria comunità. Quando tutto sembra essere finito, ecco comparire all’improvviso una feroce tigre dai denti a sciabola, pronta a reclamar per sé la preda appena abbattuta. Gran finale che ci ha lasciato sorpresi e al contempo affascinati, un’imboscata notturna di un altro gruppo di ominidi in cui il protagonista è costretto a difendersi avviando una violenta lotta corpo a corpo per la sopravvivenza.
Al di là dell’analisi cinematografica, questo è un trailer che ci è piaciuto molto. Non tanto nei contenuti di cui al momento non sappiamo niente, ma del coraggio mostrato nell’aprire a molti scenari affascinanti. Dalla caccia selvaggia alla lotta per la sopravvivenza, dall’esplorazione di una terra vastissima dove non si hanno punti di riferimento alla totale mancanza di mezzi tecnologici, questo Primal si lascia alle spalle tutto quello che fino ad ora nella serie di Far Cry era un must have del gameplay, e cioè le armi da fuoco e, in parte leggermente minore, gli spostamenti a bordo di veicoli.
La cosa che salta subito all’occhio è di certo la virata improvvisa di Ubisoft verso un mondo ancora orfano di quelle molteplici bocche da fuoco che nei precedenti titoli ci avevano fatto divertire e non poco. Conosciuta in particolar modo per la sua buonissima interpretazione degli FPS, la saga di Far Cry ha le proprie fondamenta nel buonissimo feeling delle armi e della loro grande varietà. La scelta audace di rinunciare ad una buona fetta di rodato gameplay non può che farci sorgere più di una domanda spontanea: che i ragazzi di Ubisoft abbiano nei prossimi mesi delle piacevoli sorprese ancora tutte da rivelare?

Caccia, survival e rock ‘n roll
Un trailer di nemmeno due minuti e qualche artwork di alcuni studi preparatori sono ben poca cosa per farci un’idea chiara su quello che sarà il nuovo titolo Ubisoft. Nella logica di mercato legata ad internet, in cui l’hype viene meticolosamente gestito al fine di creare le migliori aspettative e di gonfiare al massimo i numeri dei pre-order, il fatto di centellinare le informazioni poco a poco, fa parte del sadico gioco tra consumatore e publisher, tra speranze riposte e segreti da custodire gelosamente.
Proprio per questo, l’unica cosa che possiamo fare al momento, memori delle nostre esperienze passate, è provare ad immaginare ciò che vorremmo nel prossimo Far Cry. Senza nasconderci dietro un dito, ciò che Ubisoft ha messo in campo ci ha colpito fin dal primo momento. Seppur cavalcando l’onda dei molti giochi a tema preistorico che si stanno affacciando o che lo faranno a breve nel panorama videoludico, l’azienda di Montreal ha saputo con furbizia tendere la mano ai giocatori, mettendo sul piatto un’ambientazione fin’ora sfruttata e sicuramente pregna di fascino.
Ben consapevoli delle ultime edizioni di Far Cry, realizzazione artistica ed esplorabilità sono le parole chiave dove vorremmo che gli sforzi di Ubisoft si concentrassero. In un mondo ostile, selvaggio, primordiale, in cui la sopravvivenza è messa a dura prova in ogni singolo minuto passato fuori dal proprio rifugio, ci piacerebbe un titolo in cui le fasi esplorative riescano veramente ad infonderci adrenalina, in cui la missione principale è seriamente quella di non soccombere. Vorremmo veramente che per una volta il titolo di survival si più di un’etichetta da appiccicare sopra al genere del videogioco. 
Ora, ben tutti sappiamo che per fare di un gioco un bel gioco, non basta la formula open world-esplorazione-molteplici cose da fare. Sommersi da giochi mostruosamente estesi ma intrinsecamente poveri, quello che vorremmo in Far Cry Primal sarebbero delle meccaniche nuove, atipiche, e perché no anche spiazzanti, in linea con un mondo brutale e primitivo. Al momento, divertendoci nel nostro mondo immaginato, a poco ci basterebbero le sessioni di caccia viste precedentemente negli altri Far Cry. Seppur ben fatte, vorremmo qualcosa di nuovo, qualcosa che ci immerga in prima persona nella lotta primordiale per la sopravvivenza. Di meccaniche rodate e funzionanti ma pur sempre riciclate ne abbiamo viste assai, quello che ci manca ora è una bella ventata di novità. Vista in prospettiva e considerata la ricchezza di mezzi di Ubisoft, non vogliamo accontentarci e vogliamo che questa bella idea diventi anche un bel gioco, magari di quelli impegnativi.
Così, cullandoci nel periglioso mare dei se e dei ma, e memori del pregevolissimo gameplay offerto fino ad ora dalla serie Far Cry, in cuor nostro abbiamo riposto tante, tante speranze. Magari è la volta buona di vedere un capolavoro padre del proprio genere, chissà.

E’ sicuramente presto per farci un quadro chiaro di quello che sarà Far Cry Primal. Di certo l’idea portante del titolo Ubisoft ci è piaciuta, sia per la sua innovatività che per la sua audacia nel portarla avanti. Messi da parte (forse) mezzi di locomozione e armi da fuoco, quello che rimane del mondo preistorico è un concentrato di brutalità, violenza ed istinto di conservazione di sé e degli individui della propria comunità. Sperando in un mancato riciclaggio di quelle molteplici meccaniche viste e stra-viste che fino ad ora ci hanno accompagnato nella saga, che sia la volta buona di un nuovo, piacevolissimo punto di svolta della saga Far Cry? Al momento non possiamo far altro che aspettare, e sperare forte che gli smilodon e i mammuth abbiano delle zanne molto, molto affilate.

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