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Sarà la generazione dei giochi gratis, prima ancora che dei giochi belli | Non Si Scherza Più #5

Avere una valanga di titoli gratuiti a cadenza regolare farà bene ai giocatori (e all'industria)?

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Avatar di Marcello Paolillo

a cura di Marcello Paolillo

Senior Staff Writer

Pubblicato il 26/03/2021 alle 15:48
Non Si Scherza Più è la rubrica dal nome chiaro e inequivocabile, ispirato dalla filosofia che sta muovendo da alcuni mesi il piglio editoriale di SpazioGames. Attenzione, quindi: quanto scritto riflette solo ed esclusivamente le idee dell’autore e non della redazione al gran completo.

Parliamoci chiaro: la cosiddetta next-gen non ha davvero ancora preso il via. Ad oggi, mese di marzo dell'anno del Signore 2021, sia PS5 che Xbox Series X|S non hanno mostrato la loro reale potenza, così come i giochi disponibili sulle rispettive piattaforme non sono di certo lo stato dell'arte, sia per quanto riguarda la resa tecnica che per la grandezza delle stesse produzioni (delle killer application, per capirci, non v'è traccia). Dopotutto, da diversi mesi tutti noi viviamo in un periodo storico e sociale davvero molto delicato (ovviamente, per via dell'emergenza sanitaria mondiale), cosa questa che ha cambiato le carte in tavola anche quello che riguarda il nostro passatempo preferito (ho già parlato su queste pagine di quanto il videogioco ci abbia "salvati", in questi lunghi mesi di reclusione forzata causa pandemia).

Nonostante quindi la falsa partenza di questa nuova generazione, dietro le quinte qualcosa sembra essersi mosso, ma non nelle modalità che siamo chiamati a pensare. Vi abbiamo già parlato, in un ottimo editoriale pubblicato alcune settimane fa sempre e solo sulle pagine di SpazioGames, del fatto che ultimamente la gente legga soltanto di persone decedute e di giochi gratis.

In questo caso, però, non parliamo di una linea di giornalismo unidirezionale, bensì di una corrente di mercato che potrebbe – sulla lunga distanza – andare a cambiare per sempre il mercato dei videogiochi sin nelle fondamenta. L'avvento di Xbox Game Pass, più che mai salito agli onori della cronaca in queste settimane – specie dopo l'acquisizione di Bethesda da parte di Microsoft – e la sempre crescente diffusione di PlayStation Plus, Epic Games Store e altri store online di vario genere, sembra stia indirizzando la community verso la necessità – quasi morbosa – di mettere mano a quanti più titoli possibili, al minor prezzo possibile. Anzi, meglio ancora se totalmente gratuiti.

I tre loghi della discordia.

Videogiocare è bello, gratis è meglio

Spesso non importa né la qualità, né tantomeno il genere di appartenenza o il team di sviluppo: importa solo che i giochi siano tanti e gratis, meglio se a cadenza settimanale. Dopotutto, perché mettere mano a un singolo titolo quando si può – in un colpo solo – scaricare sulla propria piattaforma da gioco una mole impressionante di giochi senza spendere il becco di un quattrino? Basti pensare all'iniziativa targata Microsoft Free Play Days, che permette agli abbonati a Xbox Live Gold e Xbox Game Pass Ultimate di mettere mano a svariati titoli giocabili gratis su Xbox One, Xbox Series X/S.

O ancora, il ritorno dell’iniziativa Play at Home con cui già nel 2020 Sony provò ad "alleviare" le giornate dei giocatori costretti tra le mura domestiche per via del COVID-19: in questo caso parliamo di un gioco al mese per ben quattro mesi, proposto ovviamente in forma del tutto gratuita ai possessori di console PlayStation.

Se da un lato la possibilità di mettere mano a una quantità industriale di videogiochi più o meno meritevoli di attenzione alla modica cifra di zero euro è un'offerta fin troppo ghiotta per ciascun videogiocatore, dall'altro potrebbe tramutarsi in un'arma a doppio taglio sulla lunga distanza. Non c’è niente di male a scaricare giochi gratis. Magari, però, farlo con l'intenzione primaria di giocarli prima ancora che accumularli sarebbe meglio. Capita sempre più spesso infatti che i giocatori si ritrovino con una lista di titoli da recuperare realmente impressionante, dovuta proprio a questa pratica riconducibile a un accumulo compulsivo. O peggio, capita che molti utenti decidano di iniziare sei/sette giochi contemporaneamente (sempre tra quelli offerti gratuitamente dai vari servizi in abbonamento), non portandone però a termine nessuno.

Questa pratica ricorda in maniera piuttosto grottesca la gloriosa era dei 32-bit e delle PlayStation modificate, quella in cui il 99% dei giocatori (l'1% era il sottoscritto) preferiva acquistare dodici giochi su CD pirata dal venditore ambulante sotto casa, piuttosto che una bella copia originale a prezzo pieno.

Dovremo dire addio a giochi come The Last of Us?

Il futuro influenza il presente tanto quanto il passato

Il problema, però, potrebbe essere anche un altro: siamo certi che il rilascio di giochi gratis non crei una certa assuefazione verso chi produce e sviluppa videogiochi? Ha senso spendere milioni di dollari nel tripla o quadrupla A di turno, quando in realtà gran parte dell'utenza desidera solo che lo stesso titolo esca su Game Pass al day one? La possibilità di mettere mano a titoli di grosso calibro, grazie a un servizio che punta molto (tutto?) sulla quantità di titoli in catalogo piuttosto che sulla quantità di copie vendute, rischia di gambizzare sul lungo termine la messa in produzione di veri e propri kolossal, i quali potrebbero essere quindi pubblicati con il contagocce, o non pubblicati affatto.

Il budget investito sui nuovi progetti non sarebbe più legato necessariamente al numero di copie vendute a prezzo pieno, portando così a una vera e propria invasione di titoli "medi". Di conseguenza, assisteremmo a un repentino calo del mercato dei blockbuster e il preoccupante dilagare di un "modello à la Netflix" non troppo nelle corde di un certo numero di videogiocatori (ossia, quelli non disposti ad abboffarsi di giochi per il puro gusto di farlo). L'intera industria diventerebbe una supercazzola.

Dividere il mercato dei videogiochi tra chi scarica giochi gratis e chi copie fisiche o digitali a prezzo pieno è una bugia rassicurante per non ammettere a noi stessi che il mercato ha cominciato a correre troppo in fretta. Non facciamo in tempo a goderci un gioco che ne salta fuori un altro, e un altro ancora. Abbiamo perso il conto. Farnetichiamo di nuovi titoli da scaricare a cadenza regolare mentre il backlog ci guarda con occhi sbarrati da dietro un angolo, in preda all'ennesimo attacco d'ansia. Davvero vogliamo parlare di quanto siano belli i giochi gratis? Oppure ci sentiamo semplicemente obbligati a seguire la moda del momento?

Nei prossimi anni il videogioco gratuito diventerà la nostra quotidianità, ci piaccia oppure no. Lo indoreranno con la quantità, ce lo faranno trangugiare con qualche iniziativa social del tipo “resta a casa, ai giochi ci pensiamo noi".  La qualità precipiterà, l'assuefazione ai cataloghi online aumenterà, le piattaforme da gioco diventeranno favelas in cui trovare ogni genere di prodotto.

O forse no. Forse la mia è solo riluttanza a questo mondo digitale. Forse, sto solo immaginando un futuro da incubo in cui il mercato dei videogiochi sarà un susseguirsi senza capo né coda di roba gratis o a poco prezzo. Basterà girarsi dall'altra parte e il problema sarà risolto. Che abbiamo da perdere?

Se, nonostante tutto, volete unirvi al mondo di videogiochi Xbox vi raccomandiamo di dare un’occhiata a Game Pass: lo trovate a prezzo vantaggioso su Instant Gaming.
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