Immagine di Romancing SaGa 3, meglio tardi che mai - Recensione
Recensione

Romancing SaGa 3, meglio tardi che mai - Recensione

Attese ben ripagate

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

Informazioni sul prodotto

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Romancing SaGa 3
  • Produttore: Square-Enix
  • Piattaforme: PC , PS4 , XONE , SWITCH , PSVITA , TECH , APPLE
  • Generi: Gioco di Ruolo
  • Data di uscita: 11 novembre 2019

Questo è decisamente un bel momento per essere videogiocatori: un momento in cui due dei principali sogni di un adolescente che possedeva un Super Nintendo ed amava i JRPG si realizzano nel breve volgere di pochi mesi.

E così, a poca distanza dalla pubblicazione di Trials of Mana, oggetto del desiderio di tutti coloro che avevano amato Secret of Mana, ecco giungere in Europa, per la prima volta, anche il capitolo conclusivo della trilogia di Romancing SaGa – quel Romancing SaGa 3 per giocare il quale, fino ad oggi, era necessario rivolgersi all’importazione e a traduzioni amatoriali (peraltro ben fatte). Quella che segue è la recensione della versione PS4, ma il titolo è disponibile anche su Switch e PC.

Un ciclo di luce ed oscurità

A tutti coloro a cui è piaciuto (e chi ci legge abitualmente sa che noi siamo tra questi) l’approccio corale di Octopath Traveler, l’inconsueta struttura che sorregge Romancing SaGa 3 risulterà familiare: otto eroi, ognuno con la propria storia, i cui destini si incrociano all’interno di un disegno più grande, da vivere numerose volte dai punti di vista di ognuno di loro.

Che si opti per vestire i panni di un semplice contadino (Julian, Ellen e sua sorella Sara), di un nobile dal sangue blu (il marchese Von Roanne e sua sorella Monika), di un mercenario (Khalid), di una delle guardie scelte di Sua Maestà (Katarina) o di un semplice mercante (Thomas), l’intreccio narrativo tessuto dagli sceneggiatori Square appare profondo e ben bilanciato, con dialoghi, personaggi e missioni secondarie differenti tra una run e quella successiva, a tutto vantaggio della varietà di situazioni in cui il giocatore si può trovare.

Come se questa moltitudine di personaggi non bastasse, poi, è possibile scegliere tra otto differenti tipologie di armi, ognuna dal comportamento unico in battaglia, dall’ascia all’arco passando alle arti marziali, e tra cinque divinità protettrici, che garantiscono bonus peculiari durante la partita. Insomma, anche a fronte di una longevità limitata per ognuna delle singole avventure, ogni partita risulterà differente da quella che l’ha preceduta, e chi volesse potrebbe perdersi nel mondo di gioco per settimane.

La storia narra che ogni trecento anni, in concomitanza con un cataclisma, tutti i nuovi nati sul pianeta vengano spazzati via (che siano essi umani, animali, mostri e persino vegetali): quando un bambino sopravvive al cataclisma, ne approfitta per diventare signore di tutto il creato, regnando con pugno di ferro e incutendo timore in tutti i suoi sudditi.

Fortunatamente per i destini della Terra, però, trecento anni dopo un altro bambino sopravvive all’olocausto, e stavolta egli tende verso la luce. Riuscirà a contrastare chi lo ha preceduto?

Se, in sé, il plot non entusiasma per originalità, già al tempo della prima pubblicazione i punti di forza della produzione furono individuati nella pluralità dell’intreccio e nelle motivazioni che spingono otto sconosciuti a gravitare attorno al protagonista. La possibilità di imbarcarsi in dialoghi del tutto opzionali con centinaia di personaggi non giocanti, ottenendo in cambio missioni secondarie e nuove location da esplorare è un testamento alla bontà del lavoro svolto dal team di sviluppo capeggiato da Akitoshi Kawazu ventiquattro anni or sono.

Sistema di crescita controverso ma unico

In questo terzo capitolo non molto è cambiato in termini di meccaniche di gioco: il controverso (ma unico) sistema di crescita dei personaggi è ancora presente, e premia con potenziamenti apparentemente randomici gli sforzi del giocatore in battaglia.

Gli scontri avvengono ancora a turni, con una certa attenzione al posizionamento dei personaggi sul campo di battaglia e alla scuola di magia scelta: differentemente da molti congeneri, insomma, difficilmente uscirete vincitori dalle battaglie regolari di Romancing SaGa 3 semplicemente spammando il comando di attacco. Anche i nemici comuni, infatti, possono rappresentare una sfida, e i picchi di difficoltà purtroppo ancora presenti costringono a stare sempre in campana, nemmeno fossimo in un Souls qualsiasi.

L’estrema libertà di movimento e di esplorazione del mondo di gioco, limitata solamente dalla forza dei nemici presenti su certe mappe e dal numero di dialoghi in cui il giocatore decide di imbarcarsi (molte zone della mappa, come detto, divengono disponibili solo dopo averle menzionate) rimangono due dei punti di forza del titolo, rivoluzionario vent’anni fa e ancora perfettamente godibile al giorno d’oggi, complice anche l’assenza di incontri casuali al di fuori dei dungeon preposti.

Se dovessimo segnalare un difetto della produzione, figlio dell’epoca da cui essa proviene, citeremmo probabilmente la mancanza di tutorial e di spiegazioni esaurienti su molti dei sistemi in-game: dalla crescita dei personaggi alle abilità che è possibile sbloccare, dal fatto che alcune aree della mappa di gioco sono esplorabili solamente al raggiungimento di un determinato livello dei personaggi, sono tante le informazioni spiegate frettolosamente o del tutto ignorate.

I neofiti che volessero imbarcarsi in questo straordinario viaggio potrebbero comunque affidarsi alle numerose guide presenti in rete, che per due decenni si sono rese necessarie in assenza di una traduzione ufficiale e della pubblicazione europea del titolo, rimasto troppo a lungo confinato ai confini giapponesi.

L’importante è che, chiunque decidesse di approcciarsi a Romancing SaGa 3, lo faccia sapendo che attività come il grinding e l’ottimizzazione continua dell’equipaggiamento del proprio party sono necessarie (ma non sufficienti) per non incappare in maniera fastidiosamente frequente nella schermata di game over, esattamente com’era vent’anni fa.

Sull’altro piatto della bilancia, però, il gioco mette una libertà di approccio notevole (pensate alla faccia che fecero molti appassionati nel 1995!), combattimenti sempre stimolanti e una profondità strategica che emerge sia nella gestione dei dialoghi sia in quella del party: insomma, un signor gioco di ruolo che, se per certi versi arriva fuori tempo massimo, per altri dimostra quanto fosse avanti per l’epoca in cui fu pubblicato.

Novità e pixel art

Le novità che questa versione porta in dote rispetto all’originale non sono tante, ma tutte quante consistenti: un’azzeccatissima opera di rimodernamento della grafica in pixel art è quella che balza subito all’occhio, ma ai fini del gameplay pesano assai di più l’aggiunta di un dungeon inedito e, soprattutto, l’introduzione del New Game Plus, che estende la longevità e permette alla rigiocabilità del titolo di risaltare ancora di più.

Il lavoro svolto sugli sprite originali, sugli sfondi disegnati a mano e sulla colonna sonora del gioco è di ottima qualità, mentre sono rivedibili alcune dei moveset dei personaggi e, in generale, il comparto animazioni, con alcune di raccordo che mancano del tutto.

Nondimeno, anche giocato su televisori dalla diagonale ampia, Romancing SaGa 3 non sfigura, anche se sarà sicuramente apprezzato maggiormente da quanti lo aspettavano dai tempi del Super Nintendo rispetto alle nuove generazioni di videogiocatori.

Siamo rimasti ammaliati (di nuovo) dalla colonna sonora, che non ha perso un’unghia della sua epicità e della sua bellezza, ma quanti hanno vissuto in prima persona l’epoca d’oro di Square (che allora non era ancora fusa con Enix) sulla macchina a sedici bit di Nintendo non si stupiranno più di tanto della notizia.

Anche alla luce del buon lavoro svolto e della longevità ulteriormente rinforzata dall’introduzione del New Game Plus, il prezzo richiesto è probabilmente troppo alto: a meno di non prenderlo in offerta, il gioco di ruolo confezionato da mamma Square costa quasi 32€, un esborso francamente spropositato – non tanto in rapporto alla quantità di contenuti e alla qualità intrinseca del prodotto, ma al lavoro che c’è dietro e all’abbondanza di titoli concorrenti sugli shop digitali di PS4 (versione da noi recensita) e Switch offerti a molto meno.

+ Libertà estrema

+ Combattimenti impegnativi e strategici

+ Colonna sonora da applausi

+ Il New Game Plus permette di godersi appieno tutte le storie

- Criptico tanto nella narrativa quanto nei tutorial

- Livello di sfida a tratti mal calibrato

- Costoso

7.7

Speriamo vivamente che tanti altri giochi che non hanno mai visto la luce in occidente (Chrono Cross, please!) arrivino da queste parti con la cura e l’amore che Square Enix ha riservato dapprima alla Collection of Mana e poi a questo Romancing SaGa 3, che dimostra come un quarto di secolo non sia sufficiente a scalfire idee rivoluzionarie per l’epoca.

Certo, non stiamo parlando di un titolo adatto a tutti: un bilanciamento della difficoltà rivedibile e l’oscurità di molti passaggi non lo rendono particolarmente consigliato ai neofiti del genere, ma chi mangia pane e giochi di ruolo giapponesi dovrebbe comunque dargli un’occhiata, nonostante un prezzo troppo elevato.

Voto Recensione di Romancing SaGa 3 - Recensione


7.7

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • Libertà estrema

  • Combattimenti impegnativi e strategici

  • Colonna sonora da applausi

  • Il New Game Plus permette di godersi appieno tutte le storie

Contro

  • Criptico tanto nella narrativa quanto nei tutorial

  • Livello di sfida a tratti mal calibrato

  • Costoso

Commento

Speriamo vivamente che tanti altri giochi che non hanno mai visto la luce in occidente (Chrono Cross, please!) arrivino da queste parti con la cura e l'amore che Square Enix ha riservato dapprima alla Collection of Mana e poi a questo Romancing SaGa 3, che dimostra come un quarto di secolo non sia sufficiente a scalfire idee rivoluzionarie per l'epoca.

Certo, non stiamo parlando di un titolo adatto a tutti: un bilanciamento della difficoltà rivedibile e l'oscurità di molti passaggi non lo rendono particolarmente consigliato ai neofiti del genere, ma chi mangia pane e giochi di ruolo giapponesi dovrebbe comunque dargli un'occhiata, nonostante un prezzo troppo elevato.