Venba | Recensione - Una bella riflessione generazionale
Venba racconta una famiglia indiana che si trasferisce in Canada e, qui, si confronta con un Paese così diverso, tentando però di custodire le sue radici.
a cura di Stefania Sperandio
Editor-in-chief
In sintesi
- Un videogioco narrativo che dura un paio d'ore, dai temi interessanti e culturalmente affascinante
- Spesso si raccontano le storie degli immigrati di seconda generazione: Venba parte dalla prima
- Con le vicende dei suoi protagonisti, è più bello da "seguire" che da giocare
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Visai Games
- Produttore: Visai Games
- Testato su: PC
- Piattaforme: PC , PS5 , XSX , XONE , SWITCH
- Generi: Avventura grafica
- Data di uscita: 31 luglio 2023
«Ho notato che molti media che racconta storie di persone immigrate, si concentrano soprattutto sulla seconda generazione, quella dei figli. Penso però che i genitori abbiano una storia più interessante da raccontare». Esordiva così Abhi, director e programmatore quando, intervistato da Eurogamer.net, spiegava le scelte dietro il suo Venba.
Il gioco riflette in effetti questa sua visione: ci pone nei panni di una madre, da cui il nome dell'opera, che insieme a suo marito ha deciso di lasciare l'India per costruirsi un futuro in Canada.
Qui, anche una volta che sarà nato loro figlio, la famiglia si renderà però conto delle grandi differenze culturali tra i due Paesi e, mentre il ragazzo tenta di integrarsi e trovare la sua strada, Venba scoprirà nella cucina un punto di contatto con le sue origini.
Generazioni a confronto
Prendendo il via negli anni Ottanta, la vicenda di Venba si snoda così in diversi capitoli – per la durata di poco meno di un paio d'ore –, raccontandoci come la nostra famiglia di cultura Tamil stia trovando il suo equilibrio tra le difficoltà che si affrontano in un Paese straniero e le certezze abbandonate in India.
Il punto comune tra le due cose, che diviene un vero e proprio atto di unione – sia per i membri della famiglia (anche se non sempre), sia nei confronti del Paese di origine – è la cucina.
Venba è strutturato come una sorta di visual novel dove i dialoghi tra i personaggi la fanno da padroni: sono ben scritti e i tre protagonisti riescono rapidamente a distinguersi per le loro caratteristiche, tra litigi adolescenziali, chiacchierate prima di dormire tra i due coniugi e ambizioni lavorative disattese.
Gli argomenti toccati dal gioco sono affrontati con delicatezza e intelligenza, con alcune trovate che abbiamo particolarmente apprezzato e di cui ovviamente non diremo altro in questa sede. Il risultato è un comparto narrativo che è messo di prepotenza al centro della scena, con qualche opzione di scelta multipla non eccessivamente significativa, ma che tiene alta la soglia di attenzione del giocatore.
A questo, si intervallano le fasi in cui bisogna cucinare. E che, paradossalmente, funzionano un po' meno, pur essendo quelle in cui si gioca a tutti gli effetti.
Nella cucina di Venba
La nostra protagonista ha portato con sé un libro di ricette di sua madre, in parte divenuto illeggibile. Come fare, allora, a seguire le sue indicazioni? Toccherà provare a ricordare e andare per tentativi. Proprio questo, come immaginerete, si traduce in un trial and error che può diventare presto frustrante – al punto che, personalmente, mi è capitato di sbuffare quando il gioco passava dalle fasi dialogiche a quelle in cucina.
In caso non si capisca bene cosa il gioco chieda di fare, sono disponibili degli aiuti (illimitati) che permettono a Venba di svelarci la soluzione del puzzle, ma questo toglierebbe ogni soddisfazione. All'altro lato della medaglia, però, andare per tentativi e ricominciare dopo gli errori non è il massimo dello stimolo.
Era difficile, certo, rendere le fasi di cucina più interessanti di così: strutturate in soggettiva, vi permettono di cliccare sui diversi elementi e trascinarli sui fornelli per mescolarli.
Al colpo d'occhio il risultato è molto gradevole, così come lo è tutta la direzione artistica del gioco, riuscitissima, ma l'interazione è ridotta all'osso e i puzzle non riescono sempre a dare quel grande senso di soddisfazione che gli avrebbe giovato.
Una bella riflessione
Il sedersi a tavola a consumare pasti ereditati dai tuoi nonni, preparati dai tuoi genitori, mentre tu stai cercando di capire se e come troverai la tua strada in una nazione completamente diversa, pone già di per sé una bella riflessione su alberi e mele che gli cadono a non troppa distanza.
Venba in questo è particolarmente riuscito, così come lo è nelle sue scelte stilistiche. Alla già citata direzione artistica, azzeccatissima anche nella palette calda e accogliente dei colori – che dà un grande senso di benvenuto nella casa dei protagonisti – si affianca un comparto sonoro molto ben fatto, che richiama la cultura indiana nei toni e negli effetti sonori, capace a sua volta di dare voce ai temi dell'opera.
Il gioco non è doppiato, i testi sono solo in inglese (peraltro non sempre accessibile a chiunque, soprattutto in cucina) e accompagnati da un effetto sonoro di scrittura a mano che ricorda Pentiment. Abbiamo apprezzato i riferimenti alla lingua Tamil e all'importanza, per i due coniugi, di salvaguardarla anche vivendo in un altro Paese – il che ricorda un po' il pensiero di Cioran sull'abitare una lingua, ancora prima che un Paese.
Venba è perfettamente compatibile con Steam Deck e non abbiamo notato nessun intoppo nelle sue performance sulla piattaforma handheld di casa Valve, che risulta ideale per goderselo in tutta comodità. Il titolo è incluso dal day-one su Game Pass.
Voto Recensione di Venba | Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
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Tematiche interessanti e ben trattate
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Longevità ben misurata
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Direzione artistica e comparto sonoro ben sposati ai temi
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Ottimo su Steam Deck
Contro
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Paradossalmente, le parti di gameplay vero e proprio in cucina sono le meno interessanti e le meno riuscite
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Solo in inglese, in alcuni casi nemmeno semplicissimo
Commento
Scriveva Paola Mastrocola che bisognerebbe scavare sotto i piedi dei figli per vedere lì, quanto sono cresciuti, «sennò da grandi cadono, come pali mal piantati nel terreno, senza radici». Venba riflette su questo concetto e ne fa un'esperienza che dura il giusto, che nelle sue circa due ore propone personaggi ben sfaccettati e contesti a cui è facile sentirsi vicini, anche laddove le meccaniche di gameplay che animano le fasi di cucina – le uniche davvero interattive, ma fondate reiteratamente sul trial and error – risultano paradossalmente essere quelle meno riuscite e meno coinvolgenti dell'opera.