Immagine di Persona 3 Reload | Recensione - Come far tornare un classico
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Persona 3 Reload | Recensione - Come far tornare un classico

Persona 3 torna in versione Reload, un remake completo in UE4 di uno degli episodi più amati della saga: com'è andata? Vediamolo nella recensione.

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

In sintesi

  • Un remake quasi perfetto.
  • Un JRPG entrato nella storia.
  • Peccato per la ripetitività del Tartaro.

Informazioni sul prodotto

Immagine di Persona 3 Reload
Persona 3 Reload
  • Sviluppatore: Atlus
  • Produttore: SEGA
  • Testato su: PS5
  • Piattaforme: XSX , XONE , PC , PS5 , PS4
  • Generi: Gioco di Ruolo
  • Data di uscita: 2 febbraio 2024

Dopo l'antipasto dello scorso anno, quando le versioni rimasterizzate di Persona 3 e Persona 4 sbarcarono su praticamente tutte le piattaforme, il brand ormai più famoso di Atlus è pronto a tornare con un remake completo del terzo episodio, uno dei più amati dai fan, intitolato, per l'occasione Persona 3 Reload.

Non essendo ancora sazi nemmeno dopo l'abbuffata di dodici mesi fa, ci siamo fiondati nuovamente nel Tartaro per voi, ansiosi di scoprire a cosa Atlus avesse messo mano e come sarebbero risultati alcuni dei nostri eroi preferiti nella nuova veste grafica.

Scopriamo allora insieme com'è andata l'operazione di restyling per questa "vecchia" bellezza.

L'episodio della svolta

Da più parti Persona 3 viene considerato come l'episodio migliore della serie, con un cast di personaggi rimasto impresso nel cuore e nella mente di milioni di appassionati e con l'esordio della struttura degli episodi moderni, che alterna la quotidianità di un adolescente, tra scuola, attività ricreative e studio, all'esplorazione notturna di dungeon brulicanti di Ombre.

Se è stato indubbiamente il quinto episodio a sdoganare la formula ed il brand al grande pubblico, è a partire dal terzo, pubblicato per la prima volta ben diciotto anni fa su Playstation 2, che la formula vincente ha iniziato a cementarsi, distanziando la serie Persona dal franchise madre di Shin Megami Tensei e gettando le fondamenta di un successo che oggi sembra inarrestabile.

Ed è altrettanto indubbio che, come visto all'incirca dodici mesi or sono, il tempo sia stato più inclemente con questo capitolo rispetto al quarto, dal momento che alcune meccaniche di gioco risultavano più acerbe e che il Tartaro, generato proceduralmente e dotato di una gamma limitata di nemici, rimaneva figlio dell'epoca in cui era stato concepito.

Atlus si è impegnata per modernizzare Persona 3, dandogli una pennellata di Persona 5.
Consci di questo, gli sviluppatori di Atlus, maestri dei JRPG in seno a Sega, hanno concentrato i loro sforzi per modernizzare Persona 3, applicandovi una pennellata di Persona 5 per portarlo ai giorni nostri, lasciandone intatti personaggi, intreccio, affinità sociali e tantissimi altri aspetti, mettendo invece mano all'intero comparto tecnico ed al combat system, così da dar vita a qualcosa di straordinario.

Avrete intuito dal voto in calce a questa recensione che ci sono riusciti senza troppe difficoltà, ma ci sono anche alcune scelte che non abbiamo ben compreso, come quella di non modificare in alcun modo il Tartaro in sé, che rimane uno dei punti deboli dell'esperienza.

Gli eventi che il giocatore sarà chiamato a vivere sono i medesimi del titolo originale: non c'era alcun motivo di mettere mano ad una narrativa che funzionava alla grande, nel suo disimpegnarsi agilmente tra gli obblighi e le battaglie interiori di un adolescente e le enormi responsabilità derivanti dal potere d cui sono latori i membri party, capaci di utilizzare una Persona in battaglia.

Vestiremo ancora i panni di uno studente appena trasferitosi alla Gekkoukan High, liceo dell'immaginaria cittadina di Tatsumi, dove succede molto di più di quanto non sembri.

La tranquilla e sonnacchiosa provincia giapponese nasconde infatti oscuri segreti, tra cui un'ora oscura, a cavallo tra un giorno e quello successivo, in cui i viventi si trasformano in bare e le Ombre vagano libere nel Tartaro, un gargantuesco dungeon a torre che compare proprio in prossimità dell'edificio scolastico.

Ma la città è anche piena di persone con cui intessere rapporti di varia natura, da un'adorabile coppia di anziani gestori di una libreria ad uno spregiudicato anchorman televisivo, e starà al giocatore scegliere con chi approfondire i rapporti e quale forma dare ad ognuno di essi: come i due episodi che lo seguiranno, Persona 3 è prima di tutto un simulatore di vita, in cui vestire i panni di un liceale che si sta aprendo al mondo e sta scoprendo l'amicizia, le responsabilità, il divertimento e persino l'amore.

C'è tanto da leggere, per quanto il numero di dialoghi doppiati sia aumentato a dismisura in questo remake, ma lo si fa con piacere, perché la gran parte degli scambi tra personaggi è ben scritta e la caratterizzazione dei numerosissimi NPC è degna delle migliori produzioni sul mercato.

Peccato, allora, per la mancata inclusione dei contenuti extra visti nella versione FES dell'originale e nell'edizione per PSP, come l'epilogo giocabile e la protagonista femminile, che Atlus ha deciso di tagliare in questo remake, rendendoli in un qualche modo non canonici all'interno della timeline del franchise.

Restaurare un capolavoro

Non contenta di aver dato vita ad uno dei migliori sistemi di combattimento a turni dell'era PS2, in questo remake Atlus ha messo mano agli scontri di Persona 3 per renderli ancora più veloci, avvicinando il flow del sistema di combattimento a quello del mai troppo lodato Persona 5.

Le novità sembrano minori, ed in un certo senso lo sono, ma concorrono tutte a rendere più rapidi e soddisfacenti gli scontri con i nemici comuni che affollano il Tartaro – e, nel contempo, a donare ulteriore profondità alle sfide contro i boss, leggermente meno impegnative di come ce le ricordavamo, per via del generale ingentilimento del livello di sfida, ma comunque probanti per la maggior parte dei giocatori.

Oltre alla possibilità di controllare direttamente tutti i membri del party – a differenza di quanto accadeva nell'uscita originale e in Persona 3 FES – e in linea con la versione PSP del gioco, il team di sviluppo ha inserito il rodato sistema di staffetta dinamica apprezzato nel quinto episodio, consentendo, dopo aver colpito una debolezza nemica, di palleggiare il turno tra membri del party, così da affondare i colpi ancora di più e chiudere gli scontri nel minor tempo possibile.

Probabilmente gli stessi sviluppatori sono consapevoli che le fasi all'interno del Tartaro siano quelle invecchiate peggio, con lo spettro della ripetitività che fa capolino, ed hanno allora voluto velocizzare gli scontri più comuni e minimizzare il grinding necessario ad avanzare lungo la storia principale.

Ciliegina sulla torta, la Teurgia, una potente tecnica individuale che altro non è che una sorta di limit break, la cui barra si carica differentemente a seconda del personaggio: se per Takeba conta quanto ha curato gli altri membri del party, per il personaggio principale si riempie ogni volta che evoca una Persona differente, e così via.

Gli scontri sono più rapidi e soddisfacenti, l'unico neo è rappresentato dal Tartaro, rimasto perlopiù immutato.
Oltre ad essere tremendamente spettacolari, con animazioni dedicate davvero belle da vedere, le Teurgie si dimostrano sempre risolutive, visto il quantitativo di danni che infliggono e la possibilità di tenerle da parte per gli scontri più ostici: c'è anche qui una meccanica di rischio e ricompensa, tuttavia, dal momento che una barra piena può essere dimezzata qualora il personaggio che l'ha riempita veda i suoi punti vita azzerati.

Grazie a queste tecniche e ai ritocchi apportati al sistema economico del gioco, adesso più generoso, il livello medio di sfida si è un po' abbassato rispetto alla release dello scorso anno, e consigliamo quindi a tutti coloro che abbiano dimestichezza con il genere e con gli altri episodi del franchise di andare su Difficile come livello di difficoltà di default.

D'altra parte, la maggiore tolleranza di Reload alle risposte sbagliate e l'impossibilità di rovinare il rapporto con uno degli NPC con cui si era creato un legame assicurano anche ai neofiti la possibilità di rafforzare tutti i social link (compresi quelli inediti), godendo così di notevoli vantaggi durante la fusione delle Personae.

L'elefante nella stanza, l'unico per quanto ci riguarda, è rappresentato dall'enorme dungeon che ospita le avventura notturne del gruppo: scegliendo di rimanere fedeli al titolo originale, gli sviluppatori hanno lasciato perlopiù immutata la struttura procedurale del Tartaro, che però impallidisce se confrontato con i dungeon finemente cesellati che hanno accompagnato le scorribande di Joker e compagnia nel quinto episodio.

Certo, ci sono stati piccoli accorgimenti da parte dei dev (dall'eliminazione del fattore fatica alla possibilità di correre, così da accorciare ulteriormente il tempo trascorso nel dungeon), ma nondimeno i piani si susseguono uno uguale all'altro, e le fasi di esplorazione ne escono ridimensionate – addirittura rispetto al quarto capitolo, che, pur ricadendo nei medesimi errori, garantiva quantomeno una maggior varietà visiva.

Ai giocatori più giovani, avvicinatisi alla saga con il quinto capitolo, il Tartaro sembrerà un consistente passo indietro, e la scelta di preservarlo nonostante accusi il peso degli anni rappresenta la sola nota stonata di una produzione altrimenti eccelsa.

Metterci mano e avvicinarne la struttura a quella vista in Persona 5 avrebbe richiesto sicuramente più lavoro da parte del team di sviluppo – e avrebbe probabilmente fatto storcere il naso ai puristi più oltranzisti, ma avrebbe senza dubbio innalzato Persona 3 Reload all'altissimo livello qualitativo del titolo pubblicato nel 2017.

Una bella rinfrescata

Difficile muovere critiche al lavoro svolto sulla presentazione e sul lato tecnico della produzione, rifatti quasi da zero pur senza stravolgere la visione originale e la predominanza del blu, laddove il giallo caratterizza il quarto episodio ed il rosso il quinto.

Persona 3 Reload non poteva contare su un budget stratosferico e si è appoggiato ad una versione customizzata di Unreal Engine 4, eppure il risultato finale è strabiliante, soprattutto grazie ad una direzione artistica fuori parametro, che poggia sugli asset visti in Persona 3 Dancing in the Moonlight, che segnò la prima occasione in cui il cast originale passò dalla bassa all'alta definizione.

Gli artwork dei personaggi sono stati ridisegnati, i modelli dei nemici affinati ed arricchiti di particolari, ci sono nuove scene di intermezzo pre-renderizzate in stile anime di ottima fattura a sottolineare alcuni dei momenti topici della storia – e, soprattutto, c'è una colonna sonora strabiliante, che prende il meglio di quella originale e aggiunge nuovi pezzi sgargianti e vivaci, che si adattano benissimo al contesto scolastico che fa da sfondo alla quotidianità dei personaggi principali.

D'altronde, i nomi tirati in ballo sono ben noti agli appassionati di character design e cultura pop giapponese: da Shigenori Soejima, vero e proprio guru del franchise, ad Atsushi Kitajoh per le musiche, cantate, tra gli altri, anche da artisti del calibro del rapper Lotus Juice e di Azumi Takahashi.

La percentuale di dialoghi doppiati, come detto, è aumentata considerevolmente e tutto il cast originale è stato riunito, assicurando continuità sia nella traccia originale sia in quella in lingua inglese, per la gioia degli appassionati della prima ora.

Non che a livello puramente tecnico ci sia da lamentarsi, beninteso: i 30 fps dell'originale sono diventati 60 fps, con risoluzione a 4K su PC e console current gen, le aree sono affollate da un gran numero di NPC, il pop-in della versione originale è solo un lontano ricordo e la sottotitolazione nella nostra lingua è più che buona, per non parlare della nuova interfaccia utente, che trasuda stile ed inventiva da ogni pixel.

La nostra prova è avvenuta su PS5, e quindi le nostre considerazioni tecniche sono relative a questa versione, ma siamo pressoché sicuri che l'ottimizzazione non sia un problema anche sulle altre piattaforme, fatte le debite proporzioni.

Voto Recensione di Persona 3 Reload


8.7

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • Tante piccole accortezze rispetto all'originale sparse qua e là

  • Sistema di combattimento ancora fluidissimo

  • Storia e personaggi di alto livello anche dopo tutti questi anni

  • Decine e decine di ore di gioco

  • Che colonna sonora!

Contro

  • Il Tartaro è l'unico elemento ad avvertire il peso degli anni

  • Perché non includere i contenuti di Persona 3 FES e Portable?

Commento

Con questa, sono cinque volte complessive che arriviamo ai titoli di coda di Persona 3, senza mai accusare stanchezza, noia o senso di già visto: il piacere di immergersi nella quotidianità di uno studente e di tornare al liceo è immutato, e crediamo davvero che questo sia il miglior complimento possibile per Persona 3 Reload.
Avremmo gradito che anche le fasi di esplorazione del Tartaro avessero goduto delle attenzioni e dei rimaneggiamenti destinati ad altre meccaniche di gioco, e non ci sarebbe dispiaciuto rivedere i contenuti tagliati della versione FES dell'originale dell'episodio per PSP, ma – anche così com'è – questo remake rappresenta uno dei punti più alti del genere, tanto su console quanto su PC.
Per stile, sistema di combattimento, scrittura e quantità di contenuti siamo dinanzi ad una delle pietra angolari del genere, un titolo la cui importanza storica per il franchise di riferimento supera persino quella dei due successori, che pure gli sono superiori in tanti altri aspetti.
Che abbiate giocato o meno ad una delle precedenti declinazioni di questo titolo, Persona 3 Reload saprà risucchiarvi nel suo ipnotico loop fatto di combattimenti, musica j-pop e legami sociali come pochi altri titoli sono capaci di fare, e non vi mollerà prima di un'ottantina buona di ore.
Ecco, forse vi conviene avvisare il partner ed il datore di lavoro, prima di partire all'avventura.
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