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Pro
- Un musou vario e ricco di cose da fare...
- Narrativamente è un ottimo addendum a Tears Of The Kingdom.
- Combat System semplice ma ben implementato.
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Contro
- ... ma permane l'inevitabile ripetitività.
- Si percepisce che sia una produzione cross-gen (pur essendo esclusiva Switch 2).
Il Verdetto di SpazioGames
Se ripenso a quel lontano 2014, quando il primo Hyrule Warriors fece capolino su Wii U, se qualcuno mi avesse detto che quel peculiare spin-off sarebbe diventato una serie capace di arrivare a tre capitoli in undici anni, non ci avrei mai creduto.
Non perché fosse un brutto esperimento, sia chiaro, ma perché quel primo capitolo era tanto ammaliante quanto bizzarro. Fondere l'immaginario di The Legend Of Zelda, alle dinamiche tipiche dei musou, spolverando il tutto con quegli elementi di game design tipici di Nintendo, creò un mix decisamente divertente ma che, in quella prima iterazione, sembrava troppo distaccato dalla serie principale.
Gli mancava una trama credibile e, soprattutto, un contesto dove potersi esprimere al meglio. Koei Tecmo e Nintendo, però, non si arresero e pazientarono in attesa della prima occasione utile per rispolverare quel bizzarro esperimento.
Un'occasione che gli venne fornita da Breath Of The Wild e dal suo comparto narrativo che, volontariamente, sceglieva di non narrare ai giocatori gli eventi antecedenti alla storia principale, limitandosi a lasciar intendere cosa successe tramite dei fugaci flashback.
Un'epoca splendidamente oscura
Un passato contrassegnato da una guerra fra forze del bene e del male, uno scenario perfetto per ambientarci un nuovo capitolo di Hyrule Warriors che, finalmente, poteva avere quel contesto che gli serviva per mostrare tutto quel potenziale.
Difatti, L'Era della Calamità (trovate qua la nostra recensione) si rivelò uno spin-off molto valido sul versante ludico, anche se scivolò su delle rinnovate problematiche: un comparto narrativo che si prendeva fin troppe libertà e delle performance troppo altalenanti su Nintendo Switch.
Il successo di critica e pubblico, però, fu tale da convincere Nintendo e Koei Tecmo a perpetrare quell'esperimento, attendendo nuovamente la giusta occasione.
Opportunità offerta da Tears Of The Kingdom, sequel diretto di Breath Of The Wild, che nuovamente lasciava all'immaginazione dei giocatori, il compito di riempire una parte della storia.
Se non avete ancora giocato a Tears Of The Kingdom, ogni accenno alla storia narrata dall'Era dell'Esilio potrebbe essere uno spoiler molto, molto fastidioso.
Motivo per il quale mi limito a dire che questo nuovo capitolo di Hyrule Warriors tratterà un periodo specifico della storia della principessa Zelda, la quale ricoprirà, per quanto possibile in un musou di Koei Tecmo, il ruolo della protagonista della vicenda.
A differenza, però, del precedente Era della Calamità, questa volta Nintendo e Koei Tecmo hanno optato per raccontare una storia canonica, motivo per il quale chi apprezzò poco le digressioni compiute con lo scorso capitolo, qua troveranno finalmente pane per i loro denti.
L'Era dell'Esilio, difatti, si rivela totalmente complementare a Tears Of The Kingdom, proponendo un comparto narrativo che non solo convince in termini di scrittura ma si rivela rispettoso della storia raccontata nel seguito di Breath Of The Wild.
In termini di direzione artistica c'è ben poco da dire, il titolo sfrutta i modelli poligonali del titolo di riferimento, che vengono mossi dal motore grafico utilizzato per il precedente Hyrule Warriors.
La palette cromatica è la stessa di Tears Of The Kingdom, così come quella illuminazione ambientale quasi eccessiva è analoga a quella proposta dall'ultima dilogia open world, di The Legend Of Zelda. Le voci sono le stesse sentite nell'ultimo capitolo principale della saga e le animazioni dei personaggi non tradiscono mai il fatto di trovarsi di fronte a uno spin-off realizzato da un team completamente diverso.
Il risultato finale è una produzione che risulta perfettamente amalgamata all'immaginario attuale della saga di The Legend Of Zelda e che, fino a che non si scende sul campo di battaglia e si capisce che in termini di gameplay siamo ben distanti da quanto sperimentato in Tears Of The Kingdom, si faticano a notare delle differenze.
Principesse "cor pugno de fero"
L'Era Dell'Esilio, così come i precedenti capitoli e, praticamente, ogni episodio della celebre serie di Dynasty Warriors, parte dalla celebre formula del uno contro 1000 tipica dei musou.
Una tipologia di produzioni che mette al primo piano il far sentire il giocatore una vera e propria forza della natura, capace di falciare centinaia di nemici semplici con un solo colpo, nel mentre che cerca di farsi strada in campi di battaglia, sempre più affollati, per raggiungere i vari boss che ne presiedono alcuni punti strategici.
Partendo da questo semplice concept, la serie Warriors (sia quella canonica che i vari tie-in realizzati nel corso degli anni) si è via via evoluta, inserendo elementi sempre più affini al genere action, obiettivi diversificati all'interno delle mappe e timidi elementi da gioco di ruolo per riuscire nell'intento di rendere il meno monotona possibile, una formula che, inevitabilmente, tende a ripetersi per decine e decine di ore.
L'Era Dell'Esilio si può definire tranquillamente come la summa perfetta dell'evoluzione compiuta da Koei Tecmo sia con la sua serie principale che con tutti i tie-in realizzati nel corso degli anni, visto che mescola sapientemente alcune delle novità introdotte nel più recente Dynasty Warriors Origins (qui trovate la nostra recensione) alla struttura che rese così convincente il precedente Hyrule Warriors, il tutto rimanendo fedele al DNA del genere musou.
Il combat system è volutamente semplice nelle sue fondamenta, offrendo attacchi leggeri, attacchi pesanti e abilità speciali (il cui utilizzo viene bilanciato dagli onnipresenti cooldown), al quale si aggiungono una schivata che, come negli ultimi capitoli principali di The Legend Of Zelda, permette di contrattaccare quando eseguita con un tempismo perfetto e gli attacchi in sincrono con gli altri membri della propria squadra, ovvero delle offensive devastanti capaci di generare una mole impressionante di danni.
Più si fanno combattere i membri del proprio party, più questi ultimi salgono di livello, sbloccando nuove offensive, migliorando le proprie statistiche generali e imparando nuove abilità.
Per speziare il tutto, Koei Tecmo ha dotato ogni personaggio di abilità uniche, capaci di entrare in sinergia con quelle degli altri combattenti, permettendo al giocatore di creare dei team pensati per lavorare insieme, massimizzando l'efficienza sul campo di battaglia, oltre a una serie di consumabili ispirati agli strumenti già visti in Tears Of The Kingdom.
Questo perché, al netto delle centinaia di soldati semplici che popoleranno ogni campo di battagli, L'Era Dell'Esilio parerà dinnanzi al giocatore combattenti più coriacei, con una difesa che andrà abbattuta sfruttando proprio le abilità di ogni combattente per contrastare le offensive più pericolose, creandosi un varco nella difesa per poter effettuare un ingente ammontare di danni.
Inoltre, gli ottimi boss presenti nel gioco (tutti ben differenziati e sapientemente caratterizzati, richiederanno non solo di studiare un minimo i loro pattern d'attacco per comprendere quando sarà meglio colpirli, ma obbligheranno il giocatore a capire sempre come colpire i punti deboli per poterli indebolire, facendogli aprire la difesa e permettendo di concatenare attacchi sincro e mosse speciali atte a ridurre drasticamente la durata degli scontri.
Questo, in parole povere, è tutto quello che viene offerto dal combat system di Hyrule Warriors. Poche cose, tutte ben confezionate, rese varie dalle situazioni che vengono costantemente proposte al giocatore e che sono capaci, nei limiti del genere di appartenenza, di rendere questo tie-in molto meno ridondante rispetto agli precedenti produzioni di Koei Tecmo.
Ogni combattente è ben caratterizzato, le sinergie fra le abilità sono molteplici e la voglia di creare sempre nuovi party per capire quale sia il più efficace contro gli avversari più forti è una costante.
Per quanto sia vero che si può giocare "semplicemente premendo due tasti a cervello spento" (d'altronde è una caratteristica intrinseca di questo genere) è anche vero che L'Era Dell'Esilio, come il recente Dynasty Warriors Origins, prova in tutti i modi a mettere in difficoltà quei giocatori che fanno affidamento esclusivamente su questo approccio.
Il tutto funziona bene, fin troppo bene. Diverte e centra in pieno l'obiettivo di intrattenere sia chi cerca una produzione action "caciarona" ma ben confezionata, sia gli amanti dei musou.
Piacerà ai fan di Tears Of The Kingdom?
La domanda è la stessa fatta anche per il precedente L'Era Della Calamità, potrà mai un musou fare breccia nei cuori di chi ha amato i titoli canonici della serie? In realtà si e no.
L'Era Della Calamità, cerca in tutti i modi di sfruttare il DNA da musou come fondamenta per un action game frenetico ma meno confusionario rispetto al genere di appartenenza, ma rimane indubbio che, al netto di una storia davvero ben narrata e di un ritmo che in tutti i modi cerca di rimanere sempre elevato, passare dalla totale libertà offerta da Tears Of The Kingdom al combattere in arene ampie, ma limitate, falciando centinaia di nemici semplici mentre si risolvono attività molto basilari o si cerca di raggiungere i vari boss dell'area, potrebbe risultare straniante, ma non bisogna dimenticarsi che si tratta di generi completamente diversi fra loro.
L'Era Dell'Esilio è un musou, ma è un musou molto ben confezionato. La progressione passa per una mappa di gioco molto minimalista, esattamente come quella proposta nel precedente capitolo, dove con il progredire dell'avventura compariranno missioni principali, attività secondarie (per lo più limitate a un paio di linee di dialogo e al reperimento di oggetti specifici durante le battaglie principali) e missioni opzionali, pensate principalmente per migliorare i propri personaggi.
Discorso diverso invece, per quanto riguarda la corposa storia principale: sempre ritmata a dovere, con spedizioni molto varie, ricolme di oggetti da raccogliere, attività complementari da svolgere e boss ben variegati. Una formula che riesce a scacciare, quasi del tutto, il fantasma della ripetitività, facendo affacciare maggiormente L'Era Dell'Esilio, nel territorio degli action/adventure.
Se a questo si unisce una narrazione sempre intrigante, una durata delle missioni ben bilanciata (e che permette di fruirlo anche in brevi sessioni mordi e fuggi da 15/20 minuti), una longevità elevata (la trama principale la si può portare a termine in una ventina di ore) e una pletora di riferimenti al gioco principale pensata pensata per ingolosire i fan dei capitoli principali, viene da se che se non si è proprio allergici a questa peculiare tipologia di gioco, L'Era Dell'Esilio piacerà sicuramente a chi ha amato alla follia Tears Of The Kingdom.
Ovvio, come detto più volte, rimane un musou, ma siamo di fronte a uno dei musou più vari realizzato fino a ora da Koei Tecmo.
Tecnicamente in un limbo
Se i timori di trovarsi di nuovo di fronte a un comparto narrativo che poteva rivelarsi controverso sono stati fugati, rimane da capire se L'Era Dell'Esilio è in grado di sopperire ai problemi di performance che affliggevano il suo predecessore.
Indubbiamente l'averlo realizzato esclusivamente per Nintendo Switch ha permesso di garantire delle ottime performance alla nuova fatica di Koei Tecmo. 1080p/4K (sempre upscalati ovviamente) e 60fps granitici in entrambe le modalità di gioco. Decisamente un salto di qualità notevole rispetto al precedente episodio.
Il problema è che, non trattandosi di una produzione cross-gen (visto che è esclusiva di Switch 2) il motore grafico inizia a mostrare il peso degli anni e il colpo d'occhio restituisce una visione d'insieme che ci si aspetta da una produzione cross-gen e non da una esclusiva per Nintendo Switch 2, specialmente considerando che a breve sempre Koei Tecmo trasporrà sulla nuova console del Colosso di Kyoto il recente Dynasty Warriors Origins.
Questo non significa che Koei Tecmo avrebbe dovuto stravolgere la direzione artistica di Tears Of The Kingdom in virtù di impressionare tutti con una grafica maggiormente realistica, ma che semplicemente laddove gli effetti particellari, così come i modelli dei personaggi e le loro animazioni, sono sempre convincenti, molteplici texture sembrano rimaste ancorate alla precedente generazione di Switch.
Ora è indubbio che L'Era Dell'Esilio, così come Bananza prima di lui, sia un progetto nato sulla precedente console e poi migrato su quella nuova, ma a differenza dell'ultima avventura di Donkey Kong, che si presenta con un comparto grafico da "titolo di inizio generazione", il nuovo Hyrule Warriors ricorda più quanto si è visto con le recenti Nintendo Switch 2 Edition, ovvero dei titoli per la vecchia console con una risoluzione più alta, performance stabili e caricamenti più veloci.
È un problema? Assolutamente no, alla fine abbiamo assistito a produzioni esclusive per Switch 2 ben peggiori sul versante tecnico, ma rimane incomprensibile l'assenza dell'Era Dell'Esilio dalla ludoteca della precedente console ibrida di Nintendo.